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BiELLE Libri

"Nome di battaglia: Corsaro"
di Silvano Rubino

Capita, a volte, di rado, di commentare qualcosa fatto da amici, parenti e conoscenti, magari altri personaggi di Bielle. In attesa di recensire il primo disco di Moka (non preoccupatevi, canta come un cane!) ecco il primo libro di Silvano Rubino, firma storica e membro del nucleo fondatore di Bielle e anche dello storico sito su Fabrizio De André. Ma nel commentare "Nome di battaglia: Corsaro" i rapporto di comunanza sotto il tetto delle Brigate Lolli conteranno poco. Perché questo è un ottimo libro, indipendentemente da altre considerazioni.

Silvano ha utilizzato parte delle sue esperienze giornalistiche (è stato, tra l'altro corrispondente dal Tribunale di Milano per La Stampa), le ha mischiate con i suoi ricordi famigliari e storici, con le sue passioni, con l'amore per Genova, con un attenta attività di informazione ed ha distillato un giallo contemporaneo (un legal thriller?) in cui un giudice indaga su una serie di delitti impuniti che affondano le loro radici ai tempi della guerra partigiana. Il suo antagonista è il Corsaro del titolo, ma i due sono destinati a non incontrarsi fino alle ultime battute del romanzo.
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"Pianoforte vendesi " di Andrea Vitali e Sulutumana
"... A mille ce n'è, nel mio cuore di fiabe da narrar..." Non appena il cd ha iniziatoa girare nel lettore, il pensiero è immediatamente volato alle mitiche fiabe sonore su disco, che non importa se il 45 giri era rovinato, pasticciate, saltante e gracchiante, ma che avevano la capacità di farci sognare. Il concetto non cambia di molto, c'è un narratore e c'è della musica: ma la storia è scritta e narrata da ndrea Vitali; le musiche e le canzoni originali dei SULUTUMANa sono cantate da loro stessi.
"Summer of love" di George Martin
Sempre, quando si scrive un libro su un solo disco, il risultato è decisamente tecnico e riservato agli appassionati assoluti. In questo caso però il disco di cui si parla è una pietra miliare come "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", il gruppo sono i Beatles e chi scrive il libro è George Martin, a lungo definito "il quinto Beatles", ossia l'intelligenza che è sempre stata presente nelle fatiche dei quattro di Liverpool in sala di incisione.
"Ai miei amici cantautori" di Fernanda Pivano
Fernanda Pivano era un'entusiasta per natura. Che però una che aveva conosciuto Hemingway e Scott Fitzgerald possa andare in brodo di giuggiole per Jovanotti mi sembra un po' eccessivo. O che riservi lo stesso entusiasmo a Dylan, Springsteen Vasco Rossi, Patti Smith che forse (e dico forse prudenzialmente) hanno dato contributi diversi all'evoluzione della musica rock. La vera Pivano ma la compagna di strada e attenta ascoltatrice e sincera appassionata del mondo dei cantautori, quella che negli ultimi tempi andava dicendo che i poeti in Italia non esistono più, ma ci sono i cantautori, ecco, questa è proprio lei.
"C'è tutto un mondo intorno" di Michele Monina
"Guida poco ragionata e molto autoreferenziale alla musica leggera italiana da Nilla Pizzi a Mondo Marcio". Il sottotitolo dovrebbe spiegare tutto. Il resto lo si può spiegare in poche parole. Questo libro è una stronzata. Come quasi tutti i libri di No Reply lascia con l'amaro in bocca. L'amaro per tanti baldi alberi sacrificati per produrre la carta su cui scrivere queste banalità. Resta la domanda sul "perché" lo si voglia scrivere. E soprattutto chi lo compri.
"Woodstock" di Michael Lang
Novità sconvolgenti non ce ne sono. Molte curiosità sì. E soprattutto la sensazione che il Festival sia andato bene nonostante tutto, nonostante perfino la mancanza di organizzazione e di capacità previsiva su tantissime cose (dal cibo, al blocco stradale, dall'impossibilità di far pagare i biglietti, alle scalette senza capo né coda). Tutto è andato bene per il lavoro instancabile dei volontari e per il pubblico, questa immensa Woodstock Nation che ha voluto a tutti i costi celebrare tre giorni di pace, amore e musica, impegnandosi in prima persona perché questo succedesse. E' successo. E' stato un successo!
"Taking woodstock" di Elliot Tiber
Tra tutti i libri su Woodstock, usciti impetuosi questa primavera in vista del quarantennale della manifestazione è il meno in tema. Elliot Tiber (nome d'arte di Eliyahu Teichberg) ha avuto un ruolo marginale (ma fondamentale) nell'organizzazione dei tre giorni di pace, amore e musica e il libro lo rispecchia. Ma dal suo libro è stato tratto il film di Ang Lee "Taking Woodstock" che se solo rispettasse la leggerezza del libro sarebbe un ottimo film.
"Il tempo di Woodstock" di Gino Castaldo/Ernesto Assante
Castaldo e Assante si limitano a citare fatti, raccontare episodi, anche spezzoni di interviste, ma tutte già edite e uscite su altri libri, riviste o pubblicazioni. Niente di originale sotto il profilo documentario quindi, ma indubbiamente questo è "il" libro di cui non si può fare a meno se si vuole avere un'idea di cosa successe a Woodstock. Soprattutto perché è il libro più interessato alla musica tra quelli usciti, in secondo luogo perché contestualizza il festival nel periodo musicale.
"Foto di gruppo con chitarrista" di Mauro Pagani
In mezzo troviamo di tutto: citazioni di luoghi e circostanze (Strippoli, la Statale, la Galleria del Corso con i bar dei musicisti e dei turnisti in attesa di ingaggio, l'apertura dei primi locali alternativi, birrerie e ristoranti, le comuni, piccole storie di malavita e grandi storie di vita) il tutto condotto con linguaggio svelto, ironia e padronanza della materia. Un libro che spinge al sorriso più volte, per come è scritto, per quello che racconta, perché ci permette di frugare nei magazzini della memoria (condivisa) e scritto troppo bene per restare opera unica.
     
 
"Un destino ridicolo" di Fabrizio De André e Alessandro Gennari   "Chronicles - Volume 1" di Bob Dylan

Non credo che fosse un "romanzo" quello che, almeno io, cercavo in quelle pagine. Non mi sono disposto a leggere "Un Destino Ridicolo" come sono solito fare quando prendo in mano un libro. Non l'ho chiuso come faccio con altri libri, soppesando se il tutto avesse funzionato a dovere. "Un destino ridicolo", io non l'ho letto. L'ho ascoltato, come una canzone.

  Un libro letto con piacere e per piacere, vivendoci dentro e senza potermi sottrarre al dolce obbligo di risentire tutti i dischi dell'ultimo periodo di Dylan. E se non fosse per altro, già solo per questo "Chronicles" varrebbe oro. Ora restiamo in attesa del volume 2, sperando che ci parli anche del periodo in cui le canzoni gli "rombavano dentro come tuoni". Ottima la traduzione di Alessandro Carrera. Ha trama e storia (fa quasi sempre freddo nel libro di Dylan) ed è ricco di frasi da imparare a memoria. Oltre che di alcune "chicche". Sapevate di un disco di Dylan ispirato da Cechov?
 
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