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Le BiELLE RECENSIONI
 
Ginevra De Marco: Smodato temoperante

Ginevra De Marco, o delle occasioni perse
di Giorgio Maimone

Buoni testi e bella voce, cristallina, adatta per discese ardite e risalite, ma, molto spesso, voce come strumento affidata a se stessa, senza nessun altro strumento per volare o atterrare che la tentazione di un nuovo volo, un arabesco, un ghiribizzo. Una voce alla Sandy Danny o alla Mimì Farina, adatta ai grandi spazi, alle note alte da cogliere solo due centimetri sotto la volta del cielo, prima che la infranga con l'ennesimo acuto. Voce da vocalese, da acrobazie appoggiata al palo fragile di una nota da percorrere tutta, dalla tonica, alla sottodominante, alla dominante.

Ma l'uso dei soli registri alti (o di prevalenti registri alti) toglie necessariamente duttilità e toglie, soprattutto carica interpretativa. Nel nuovo disco, il brano Luce appare non scende un secondo di tono. Molto più mossa Lilith che infatti riesce a farsi apprezzare molto di più.

L'ambito nuovo rock in cui Ginevra ha scelto di muoversi (fin dal tempo dei Csi e anche prima) rende ancora piùteso il contesto: fa l'effetto di una traversata del deserto in cui non si trova mai un momento d'ombra, un albero, una sorgente: la possibilità di rigenerarsi. È tensione continua: nella voce, negli strumenti tirati, nell'esigenza di correre. Fino a che non si arriva alla traccia sei..

E qui si scopre l'oasi. Il tempo rallenta, anzi Il cuore rallenta la testa cammina/in quel pozzo di piscio e cemento/ a quel campo strappato dal vento/ a forza di essere vento. La versione di Khorakanè è la boccata d'ossigeno che mancava: l'armonia si dispiega, la passione traspare, la tensione si stempera in un canto che sembra antico nella sua magia senza tempo.

Quasi per contagio i brani successivi seguono una Trama tenue, come dal titolo dell'omonima canzone. Il filo teso dei primi brani si sfilaccia in brandelli laterali, ogni tanto percorsi da una scossa elettrica, ma anche da contenuti che non hanno bisogno di essere urlati per uscire. E si apre una seconda fase Khorakanè,Terraluna, Trama Tenue, Eclissi) di godimento piùintenso, di carezze ai sensi anzichèdi graffi all'intelletto. Un gran piacere anche la cover di Ederlezi e il finale Canto di accoglienza.

Di tutto il disco (11 brani) solo Luce appare e Tante Susanne dagli occhi neri appaiono nuove. Oltre alle due cover di Fabrizio De Andrè e di Goran Bregovic. La musica pompa energia sotterranea, ma questo pompare è in contrasto con il calore del canto e si ascolta con animo partecipe. Il disco è la registrazione di un concerto dal vivo tenuto da Ginevra al Teatro Nicolini di San Casciano Val di Pesa il 24 febbraio 2001. Come tutti i dischi del Manifesto ha il pregio di costare pochissimo e di offrire quindi un ottimo rapporto qualita' prezzo.

Smodato temperante
Luce Appare - Il Manifesto 2002

   
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