Come
arrivare in ritardo su un buon disco
di Leon Ravasi
E'
un buon disco, che per una di quelle strane pieghe del caso, è
rimasto seppellitto sotto montagne di materiale analogo per parecchi
mesi ed è arrivato alle nostro orecchie solo un anno circa
dopo la pubblicazione. Eppure i dati per interessare c'erano tutti:
la Spasulati Band è espressione di una vivace minoranza etnica
italiana, gli Arbereshe, italiani di etnia albanese, da anni stabilitisi
sulle coste e nell'entroterra delle nostre regioni centro-meridionali,
soprattutto Molise e Calabria e che non hanno mai rinunciato alle
loro radici etniche, ma anche linguistiche. Tant'è che l'arbereshe
è correntemente parlato (e persino scritto) nelle isole etniche
italiane. E' la prima volta però che lo si canta.
Quanto meno è la prima volta che lo si fa su un prodotto
a distribuzione nazionale. La Sapsulati Band nasce nel 1996 a Santa
Sofia d'Epiro, un enclave albanese di 3000 persone nel cosentino,
dove però vive e prospera una radio libera (pirata ed autogestita)
che si chiama Radio Epiro e che funge un po' da catalizzatore per
gli eventi della zona
Da
questo "brodo di cultura" nascono i sette personaggi che
danno vita alla band: Guido Fabio "Il Zalles"
- basso/voce; Marchianò Gianluca "Inter
Loxur" - chitarra/voce; Guido Carmine "Pizzuti"
- sax; Biancofiore Angelo "Gjisa sound selecter"
- tastiere; Biancofiore Cristian "Bestiani"
- batteria; Sica Giovanni "Ibiri Garibaldi"
- tromba; Godino Giampiero "Rullo" -
tromba, come si presentano sul loro sito.
L'album è tutto ciò che possiamo definire gradevole,
anzi, di più: "godevole". neo-mix tra godibile
e gradevole. Tempi lenti, suoni caldi, poco elaborati e un cantato
che si avvicina agli stilemi della dub poetry. Una particolare patchanka
in salsa arbereshe, composta di reagge (tanto) e di ska (un po'
meno) che accompagna le giornate senza stridere mai e invitandoti
(è cosa buona e giusta!) a rallentare tutti i ritmi, compresi
quelli di produzione. Un invito musicale a godersela e rilassarsi,
lasciare il tempo passare e le preoccupazioni in un altrove ben
lungi da qui.
Si potrebbe anche dire, e a ragione, che non succede nulla di particolarmente
nuovo (se on per qualche piccolo accenno sghembo a qualche ritmo
vagamente balcanico e un uso delle trombre che si colloca a metà
strada tra Roy Paci e Goran Bregovic. Ma l'insieme non è
certo musica d'avanguardia o etnica di purismo assoluto. Siamo piuttosto
nell'ottica delle "Campari Mixx Big Band", musica da spiaggia
e da serate al mare. Ma fatta con gusto e grazia e comunque espressa
nella loro lingua locale, che rappresenta pur sempre un tentativo
di tenere alto il vessillo di una cultura "minoritaria"
e localistica contro la massificazione generalistica, contro la
globalizzazione strisciante.
Degni di nota anche i testi che, in italiano in un unico caso "Massimo
rispetto", scelgono però tematiche interessanti,
come è il caso di "Thuja" ("Muoviti
/ grida più forte / questo è il tuo mondo / muoviti
/ lascia queste spine / non sei solo nel tuo mondo") o
di "Difensoiu" ("Difenditi
da questo mondo difenditi / da questo mondo ricco ma misero / difenditi
dalla televisione e da questa borghesia"), gli unici brani
di cui sono riportati i testi all'interno del libretto.
Spasulati
Band
"Spasulati Band"
Suoni Music - Storie di Note - 2004
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aggiornamento: 27-03-2005 |