Come
un caffè di intenso aroma
di Giorgio Maimone
Credo
che una delle massima ambizione per un cantautore o per un musicista
sia sentire dire che ricorda solo se stesso. Non avviene mai. Chi
più chi meno ci si porta tutti dietro retaggi, ci si avvicina
ad altri artisti. Alessio Lega evita, in parte, questo rischio.
Soprattutto perché i suoi legami e referenti sono più
antichi e internazionali. Per cui, in buona fede, si può
prendere questo “Resistenza e amore” schiaffarlo sul
lettore cd e rendersi conto che di dischi così in circolazione
ce n’è pochi. Riflessione a doppio taglio. Perché
ce n’è pochi? Lato positivo: perché pochi sanno
scrivere così. Lato negativo: perché nessuno scrive
più così.
Alessio Lega per me è una macchina del tempo. E
credo lo possa essere per chiunque navighi tra i 40 e i 60 anni.
Correva l’inverno ‘57/58 e a Torino , per iniziativa
di Sergio Liberovici, Michele Straniero, Fausto Amodei e
Duilio del Prete, con la collaborazione di Italo
Calvino e di Franco Fortini si costituiva il gruppo dei
Cantacronache. Scopo del gruppo era di rompere
il fronte della canzonetta di consumo. Storia breve ma brillante
la loro. Nel 1962 l’esperienza volgeva al termine.
Nel 1962 mancavano
ancora 10 anni esatti perché nascesse Alessio Lega (a proposito,
buon compleanno: tra tre settimane, il 26 settembre faranno 32 anni).
Punti di contatto nulli direte voi? In parte. Il buon Alessio deve
essere cresciuto a pane e “Dischi del Sole”
(ma anche a pane e chansonnier francesi) nella sua infanzia
leccese, a oltre 1000 km e 10 anni di distanza dal fenomeno Cantacronache.
Fatto sta che, se la musica accettasse le paternità dirette,
una lunga linea tratteggiata unirebbe Lega ad Amodei e soci.
Se consideriamo
poi che il fenomeno dei Cantacronache fu (è stato ed è)
uno dei momenti più brillanti nel genere della parola messa
in musica, ecco già anticipato il giudizio finale su Lega
Alessio cantautore: anacronistico, anarchico, assolutamente geniale.
Messa a punto
un’ipotesi sulla filiazione ideale del Lega, veniamo a parlare
del disco che presenta 11 brani, intervallati dal 4 frammenti, ma
attenzione ai frammenti. Normalmente riempitivi, ma qui non sono
messi a caso. Lega ci racconta, attraverso di essi, il suo mondo,
i suoi riferimenti, la sua passione, la sua estrazione. Da un canto
rivoluzionario di Pietro Gori a un frammento lirico,
da una vecchia canzone all’italiana a un brano di sola musica.
Tutto sommato è un bel riassunto e condensato del disco.
Ma per complicare
le cose il Lega, che se le va a cercare, ha scelto di non fare il
disco da solo, ma di scegliere la strada, molto più accidentata
delle “canzoni di Alessio Lega, suonate dai Mariposa
e interpretata da lui medesimo” come dice la nota sul retro
di copertina. I Mariposa (e apparirà chiaro a chiunque li
conosca) sono quanto di più lontano possa esistere da una
dimensione di chansonnier. Gruppo di “trovarobato musicale”
si autodefiniscono. Fate conto, tra il Canterbury sound degli anni
‘70/80, la fusion, il progrock, folk e psichedelica. Fate
conto: un incubo di Tom Waits, coi testi rivistati da Capossela
non nei suoi momenti più sobri.
Una mayonnaise
in grado di impazzire in qualsiasi momento e che, invece, non impazzisce
(se non in qualche gioioso e dovuto momento). I Mariposa, che con
Lega dividono la direzione artistica del progetto, si mettono al
servizio delle canzoni e ne forniscono versioni di assoluto valore,
che, dopo un primo ascolto in parte spiazzante, riescono a interessare
quanto e più degli originali. Ode a loro e ad Alessio che
ha “osato” mettere la minigonna alle sue canzoni (vedi
De André e la PFM, dichiarazione dello stesso Fabrizio) prima
ancora che fossero conosciute da un pubblico più ampio da
quello che ha potuto ascoltarlo dal vivo in questi lunghi anni di
apprendistato. Sono 7 anni ormai che il timido “impiegato
kafkiano” di sera imbraccia la chitarra come un’arma
che può uccidere i fascisti e batte i terreni impervi dei
centri sociali, delle situazioni di lotta, delle fabbriche occupate,
in quanto “caparbio militante dell’anarchia, della poesia
e dell’assurda fede nella possibilità di cambiare questo
mondo. Anche con la musica”.
Ci sarebbe
ora da parlare delle singole canzoni: e diciamo subito che “Straniero”,
“Nemmeno per un attimo”, “Vigliacca”, “Altrove”
e “ Un’oasi nel deserto” hanno un incidere
e uno svolgimento dei temi (musicali e concettuali) superiore alle
altre. Che “Ode al moto perpetuo” è
una vera chicca, recitata con passione e competenza e scritta da
Dio: “La rivoluzione - compagni – arriverà
in bicicletta” … “La rivoluzione sta già
pedalando”. Che “Rachel Corrie” (la
pacifista inglese uccisa lo scorso anno da un carro cingolato israeliano
nella striscia di Gaza) e “L’ultima galleria”
(su Carlo Giuliani e i fatti di Genova, ma rivisti da un’ottica
personale) seguono magnificamente l’esempio epico dei giornali
cantati. Che “Resistenza e amore”,
oltre che titolo del disco, è un lungo e fascinoso brano.
Considerato tutto quanto sopra ne consegue un’unica delusione
che, paradosso, è una delle canzoni di Alessio che mi piacciono
di più (voce e chitarra): “Parigi val bene
una mossa”, dal testo luciferino e ammagliante che
non trova una risoluzione su vinile (plastica?) degna del suo valore
intrinseco. Ma ci saranno altre occasioni e altre versioni.
Lega affronta
le canzoni (tutte) in un corpo a corpo sanguigno che ricorda in
certi tratti il miglior Modugno (pugliese a sua
volta), quello degli esordi, dotato di più muscoli e grinta
e di indubbie qualità teatrali, mentre alcune soluzioni compositive
richiamano invece Sergio Endrigo (accomunati dal
comune bagnarsi nell’Adriatico?). Ascoltare “Oasi nel
deserto” per credere. E’ difficile pensare che si tratti
di un debutto, soprattutto per chi da anni è abituato a sentire
il Lega all’assalto con la sua chitarra di qualsiasi platea
gli si ponga davanti, ma di esordio assoluto si tratta e la miscela
che ne emerge è come un caffè di quelli forti, ricchi
di aroma, in grado di reggere in verticale da soli un cucchiaino.
Quei caffè che, inizialmente, sembrano troppo caldi o troppo
forti, ma che hanno invece bisogno solo di tempo per emergere e
guadagnare l’attenzione partecipe di chi si accinge a sorbirselo.
E volete perdervi un caffè di tanto sapore?
Alessio
Lega
"Resistenza e amore"
Nota - 2004
Nei negozi di dischi o sul
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aggiornamento: 01-09-2004 |