Il
tributo del Mucchio Extra a Giorgio Gaber convince
di Giorgio Maimone
La
domanda era: sarà possibile mangiare Gaber? Con De André,
in fin dei conti, banchetto è stato fatto (e non è
ancora finito), ma Gaber? Gaber è un dubbio. Gaber già
nel fisico simboleggiava il dubbio, con quella sua aria appesa,
con quella sua camminata sghemba, con la sua figura a punto interrogativo
che sublimava il significato in una faccia incredula, a volte ilare
e a volte disgustata, ma più spesso attraversata dal dubbio,
dai dubbi. E così non possiamo che essere anche noi di fronte
a questa operazione. Ben venga! Ben vengano i riconoscimenti per
cantanti e autori che hanno fatto la storia della nostra musica
e della nostra canzone. Il Mucchio Extra ci riprova. Dopo aver dato
fondo lo scorso anno a una compilation De André, inferiore
alla contemporanea “Papaveri Rossi” di Marco Pandin,
quest’estate è la volta di “Un’attrazione
un po’ incosciente” (un omaggio e Giorgio Gaber).
In un
disco composito come questo si fa ovviamente più fatica a
chiosare “è un buon disco” oppure no. Il discorso
è più complesso: quanto si presta Gaber, quanto sono
affini i gruppi scelti (o che si sono dichiarati disponibili). Perché
ci sono state anche le defezioni dell’ultima ora : i Modena
City Ramblers e i Fiamma Fiumana che non ce l’hanno fatta.
O i La Crus che, con il brano già pronti, sono stati stoppati
dalla Wea, loro casa discografica. L’insieme è senz’altro
interessante, ma, come sempre in questi casi, quello che conta davvero
è l’analisi dei singoli brani e dei singoli interpreti.
Che rappresentano
comunque un bel campione del rock alternativo italiano: Paolo
Benvegnù, Caravane de Ville, Giulio Casale, Baustelle, Virginiana
Miller, Marta sui Tubi, Pinomarino, Bandabardò, Rosaluna,
Mircomenna, Roy Paci e altri. Rispetto a “Non più
i cadaveri dei soldati” (un omaggio a Fabrizio De André)
dello scorso anno, pubblicato sempre col Mucchio Extra, ritroviamo
i Rosaluna, gli Spirogi Circus, la Bandabardò e i
Mariposa. Il parco canzoni offerte va dalla più
vecchia “Non arrossire” del 1959 alla
recente “Se ci fosse un uomo” del 2000,
ripresa anche nel disco postumo “Io non mi sento italiano”
del 2003. su 18 canzoni solo tre non vengono dagli spettacoli teatrali
(“Non arrossire”, “Barbera e Champagne”
del 1969 e “Il tic”). Se non erro poi “Il
tic” non compare in nessuna parte della discografia
gaberiana.
La parte del
leone è riservata agli anni ’70, i più creativi
di Gaber: ben 11 delle 18 canzoni del cd derivano da quel decennio,
mentre dagli anni ’90 deriva la sola "Destra-Sinistra”.
Concluse le seriazioni statistiche, scendiamo alla somma dei singoli
fattori che sono, in questo caso, inferiore al risultato globale.
Analizzando a una a una le canzoni possiamo trovare acerbità,
dissonanze, stravaganze, ma il disco nel suo complesso è
un qualcosa che “doveva esserci”. Un’ora, sedici
minuti e dieci secondi di tuffi a piedi uniti nell’universo
Gaber.
Le stranezze:
due volte “Latte 70” (Virginiana Miller
e Baustelle), una canzone che non mi sembra ai vertici del canzoniere
gaberiano. Curiosamente entrambi i gruppi ne danno una versione
molto elettrica ed “effettata” e abbastanza lontana
dall’originale. Più convincenti i Baustelle, anche
per il magnetismo della voce di Francesco Bianconi. Seconda stranezza
“Il tic” di Roy Paci. Carina, ma “Il
tic” è tutta da vedere, più che da ascoltare.
Anche se gradevole, restano 2’18” che non danno la minima
idea di Gaber. Mah, strana scelta.
I “fedeli”:
i Daunbailò fanno una versione calligrafica
di “Non arrossire”, con uso di Farifsa e Wurlitzer,
puri strumenti “vintage”, per rendere bene il clima
del periodo. “La festa” di
Giulio Casale è addirittura impressionante come
adesione al personaggio. Anche la voce di Casale gabereggia. Stesso
modo di trascinare alcune vocali, stessa intonazione. Un’interpretazione
di gran classe e l’unica voce che ricorda il Signor G. Pure“Barbera
e Champagne” dei Je ne t’aime plus,
per quanto leggermente più caciarona, è assolutamente
nel solco gaberiano. Indovinata. “Chiedo scusa se
parlo di Maria” di Mircomenna cerca
a sua volta di stare sulla falsariga dell’originale, ma la
voce si perde e la resa è di qualche punto inferiore all’originale,
nonostante una bella fisarmonica sullo sfondo. Quello che Mircomenna
non riesce a fare è trasmetterci la carica che Gaber innervava
in questo brano, peraltro uno dei più belli della sua sterminata
discografia.
Corretta “Un’emozione”
dei Rosaluna, anche se anni-luce distante dall’originale,
mentre all’ambito delle delusioni appartiene “Un’idea”
dei Mariposa, dove la batteria sembra andarsene
assolutamente per proprio conto rispetto al ritmo della canzone
e la resa in generale è troppo affrettata. Dai Mariposa ci
aspettavamo molto di più. Sorpresa in positivo invece dalla
Bandabardò che immaginavo molto distante
dal mondo poetico ed espressivo del cantore di via Londonio e che
invece “fisicizza” in modo realistico “L’odore”
(da “Anche per oggi non si vola”) , facendone quasi
una canzone propria, molto convincente. “Ora che non
sono più innamorata” dei Valentina Dorme è
un'altra canzone lineare, ma senza spunti particolari e più
o meno lo stesso discorso si potrebbe fare per Paolo Benvegnù
e la sua "Io e le cose" se non
fosse che la sua voce ha del magnetismo che intriga.
Il punto più
alto del disco arriva esattamente a metà: “I
reduci” di Spirogi Circus, soprattutto
grazie alla voce di Moreno Spirogi, è il pezzo più
“carico” di tutto l’album. Rabbia, sentimento,
partecipazione, si può cogliere di tutto in questo pezzo
estratto da “Libertà obbligatoria” del 1976:
“E
allora è venuta la voglia di rompere tutto,
le nostre famiglie, gli armadi, le chiese, i notai,
i banchi di scuola, i parenti, le 128,
trasformare in coraggio la rabbia che è dentro di noi.
E tutto che saltava in aria e c’era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio la storia”.
….
“Ma il fatto di avere la coscienza che sei nella merda più
totale
è l’unica sostanziale differenza da un borghese normale.
E allora ci siamo sentiti insicuri e stravolti
come reduci laceri e stanchi, come inutili eroi,
con le bende perdute per strada e le fasce sui volti,
già a vent’anni siam qui a raccontare ai nipoti che
noi...
Noi buttavamo tutto in aria e c’era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio la storia”.
Grande
canzone e grande la resa estetica ed esistenziale di Spirogi che
arriva quasi a farsi preferire all’originale gaberiano. Voce
vibrante, presa totale del testo, convinzione gli elementi vincenti.
Da iscrivere d’autorità in una compilation ideale del
mezzo anno fin qui trascorso. Ritorniamo invece in zona dubbi con
Pinomarino che rallenta “Shampoo”,
dandole una lettura sofferto-esistenziale che non le conoscevamo
e che forse non le è propria. E’ difficile però
pensare a Shampoo cantata da qualcun altro che non sia Gaber. Anche
Mina ci si era provata senza entusiasmare. Almeno Pinomarino prova
a fare qualcosa di diverso. Che poi sia riuscito è un altro
discorso.
I Caravane
de Ville puntano come al solito sulla voce vincente di
Sara Piolanti e sul caratteristico “suono
Caravane” che rende “Se ci fosse un uomo” una
canzone molto poco Gaber e molto più da repertorio del gruppo
emiliano. Questo può essere un rischio delle forti personalità
quando si misurano con le cover, ma il brano funziona anche dimenticando
Gaber.
Ultime tre
cover: “Destra-sinistra” di Mandara,
un brano qualunquistico che detesto, ma che i Mandara affrontano
con bella grinta e un muro di suono dalle risonanze etniche che
lo rendono più accettabile. Buono anche il lavoro dei Lecrevisse
(a me ignoti) con “Quando lo vedi anche”.
Ultimi della lista, solo in ordine di esecuzione però, Marta
sui tubi che interpretano “Dopo l’amore”
con grande rispetto e concentrazione. Il brano è
stato registrato in casa con campionamenti e una chitarra. Approccio
sotto-minimalista, ma nell’intimo gaberiano. In definitiva
un tributo diseguale, come tutti i tributi, ma sostanzialmente azzeccato.
Anche per chi non conosce ancora Gaber.
AAVV
Un'attrazione un po' incosciente (un omaggio a Giorgio
Gaber)
Mucchio Extra - 2004
In edicola a 7 euro
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aggiornamento: 23-06-2004 |