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Le BiELLE RECENSIONI
 
Paolo Benvegnù : "Piccoli fragilissimi film"

C'è molto, ci potrebbe essere di più
di Leon Ravasi

Lo stile di Paolo Benvegnù non è esattamente quello che mi fa sobbalzare sulla sedia. Siamo nell’ambito di quel suono un po’ raggelato ed elettronico che tanta parte ha avuto nella rinascita di una via italiana al rock, sullo sfondo di quella grande madre che può essere rappresentata da Csi e corollari derivati (Marco Parente, GPR, Ginevra di Marco, Massimo Zamboni). Però ben vengano dischi come questo! Ben fatto, ben suonato, con atmosfere centrate e intense.

Il recitar cantando di Benvegnù si appoggia su un minimalismo musicale che ha una paradossale densità quasi sinfonica. Ossia pochi tocchi, che quasi non si notano, per formare una parete di suono paragonabile a quella del vecchio Phil Spector. Basti pensare che la lista degli esecutori è lunga quasi una pagina, per un totale di 47 strumenti impiegati! Rende l’idea?

Il pezzo introduttivo, “Il mare verticale”, è il miglior biglietto da visita del disco, che, una volta tanto risulta impaginato con logica giustamente commerciale. Da un punto di vista testuale i brani sono costruiti con cura e con classe, scritti con proprietà (e un piacevole corretto uso del congiuntivo, modo in via di estinzione). Il tono complessivo è piuttosto cupo ed esangue e la voce di Benvegnù non è propriamente un modello di felicità, per cui l’ascolto intero del disco in sequenza non è facile.

Molto meglio sentire, in un ascolto random mischiato con altri, un brano ogni tanto. Ma non vorrei suonasse a critica eccessiva. “Il sentimento delle cose” è un altro ottimo brano e “Suggestionabili”, il singolo prescelto, dal ritmo appena più vivace degli altri, a sua volta lascia il segno, come anche “Quando passa lei”, mentre “Brucio” e “Fiamme”, accomunati dal tema combustibile mi paiono decisamente troppo fragili rispetto al livello medio del disco dell’ex Scisma.

“Piccoli fragilissimi film” il bel titolo che, in fin dei conti, rappresenta perfettamente il lavoro. Molto curato, quasi patinato in certi passaggi che si possono definire molto vicini ad un sensibilità pop, purtroppo il disco soffre anche di un eccessiva uniformità dei paesaggi sonori che, a volte, si riscattano con testi, intimisti indubbiamente, ma anche in grado di offrire bouquet di sapori più raffinati. Non è un disco di facile ascolto, ma non è per niente un disco da trascurare. Forse andrebbe asciugato nel minutaggio che sfiora i 55 minuti, al servizio di 11 brani che solo due volte scendono sotto i 4’20”.

Paolo Benvegnù
"Piccoli fragilissimi film"

Santeria/Stoutmusic per Audioglobe - 2003
Nei negozi di dischi

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Ultimo aggiornamento: 12-06-2004
 
   
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