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Le BiELLE RECENSIONI
Giovanni Allevi: Composizioni

Regista di un film in tredici capitoli
di Lucia Carenini

Prendete tempo. Bilanciate una pausa di tre quarti d’ora circa e infilate “Composizioni” nel lettore. Non è musica da ascolto distratto. Oddio, va bene anche come sottofondo, ma sarebbe un peccato. Regalatele un po’ di voi e ne riceverete un regalo più grande.
Potrei parlare di stile, armonie, commistioni tra classica, rock e ritmi sincopati, ma scivolare nei dettagli tecnici sarebbe riduttivo. Questa musica non ha un genere, valica i generi, li doma e li cavalca; a tratti cerca di aprire strade nuove a colpi di machete. E provoca emozioni.
Così parlerò di emozioni.

Il tredici deve essere un numero fortunato per Giovanni Allevi: tante sono le dita nel del precedente disco, tanti sono i brani di questo "Composizioni". Però le mani sulle copertine di entrambi di dita ne hanno 12. Le ho contate e ricontate. Chissà perché... In compenso non ci sono parole, tranne quelle dei titoli, che possono però servire come spunti per la storia da narrare. Quale storia? Quella che voi inventerete per la musica. Ci vuole impegno, non è un ascolto passivo, bisogna entrare nel gioco. Ma non è difficile, le immagini del film si srotoleranno presto davanti a voi.

Tutto inizia con l’Idea. Le note cominciano a rotolare. Sono note panciute; fin da piccola le ho sempre immaginate in 3D. Palline che per qualche loro strano gioco se ne stanno appollaiate come tondi passerotti su quei cinque fili e lì giocano. All’altalena, a rimbalzare, a salirscendere, a rincorrersi. Si avvicinano e si allontanano, scappano a scatti degni di centometristi e poi rallentano e riprendono fiato.

Tutto questo accade di giorno, ma anche di notte. Note di notte, e che c’è di notte, se si ha fortuna? Ma la luna, no? Beh, ne ha ispirati non pochi, il nostro satellite preferito. Come? Abbiamo solo quello? Vabbè… sarebbe il preferito lo stesso. Da Leopardi a Chopin, ecco, Chopin. Così restiamo in tema musicale. E’ decisamente un chiaro di luna. Note dolci, tenui. Tracciano merletti sul pentagramma. Volano delicate, mettono il capino sotto l’ala. Morbide piume per morbide note che aleggiano calme, e calde, portate da un vento tiepido del sud che arriva e racconta del suo paese e di come tutto, lì, ha un andamento più tranquillo.

Già, le notizie portate dal vento… ma non c’è solo il caldo scirocco, e il pentagramma si fa telegrafo e le note si fanno punti e linee che tracciano argentine parole e narrano altre storie, più allegre o più cupe, con qualche eco di pathos e qualche colpo di scena.

Poi le notizie si fan racconti e i racconti si fanno incontro. Passi che si cercano e si inseguono, si scambiano e si ritrovano. Parlami, dai che ti racconto di me. Sai, mi sembra di averti sempre conosciuto… E ridono, le note spensierate. Si sono incontrate, si sono trovate simili e se ne vanno, tenendosi per mano, fino ad arrivare al cielo.

Dove… che succede? C’è qualcosa che brilla ma non è una stella. Perché questo brano s'intitola Apollo13? Una sfida con l'ignoto, dice lui. Io ci vedo la Fretta. Abbiamo fretta. Che succede nel cielo? Non so forse è un sogno.

Ci si risveglia al mattino presto, in una camera che è casa. Piccolo monolocale accogliente, ambiente ovattato che coccola. Il gorgoglio delle note si divide tra il profumo di caffè e l'acqua della doccia. Tiepida, gentile, poi via nella morbida spugna a raccogliere il giornale dallo zerbino.

E lì ci sono altre storie, le storie di persone importanti e di gente comune, che non meno importante è. Ma non c’è solo la cronaca, andiamo avanti. Ritmo rilassato e via a scoprire un buon libro da leggere o un brutto film da non vedere e magari poi si troverà, tra tutta questa gente, un amico con cui parlarne.

Goethe… c’entrerà Goethe? Buffi questi pensieri. Inanellati come un filo di perle. A prima vista sembrano tutti uguali, poi scopri che ognuno ha la sua luce. Note fatte perle… ognuna riflette le altre, e nelle altre si riflette.

Tanti piccoli specchietti mossi dal vento. Appesi ad un albero, riverberano al sole. E il vento gioca alla gibigianna, tra il grano e i fiordalisi e porta alla campagna i profumi del mare e trascina con se i pollini per le api. Oggi nell’aria ci sono i colori dell’estate, ma il vento ora soffia più forte.

Che succede? Il cielo si scurisce, si fa cupo, Nuvole di pombo, si prepara un temporale, avversario del sole. Cadono le prime gocce…

E con l'acqua che scroscia l’aria si fa scura e il pensiero torna alla notte prima, quella di luna e stelle cadenti. Parla sottovoce, ci possono sentire. Dai, siediti qui, aspettiamo che passi... Aspetta e sogna, ma sogna grande, allarga i sogni, allarga gli orizzonti…

E ora? Uno scroscio, di più una cascata. Energia, velocià, forza, potenza, un vortice. Il colore è bianco, turbina, spacca, irrompe… poi… rallenta… ma solo per un attimo. Il ritmo riprende vorica ancora come una come arte marziale. Forza e rigore. Poi… Stop!

E’ normale, che ad un certo punto cali il sipario. E questo lo fa con una grazia speciale. Velluto di seta rosso, pesante e morbido. Cade con pieghe flessuose, quasi al rallentatore. La luce disegna ombre cangianti tra i festoni che si sciolgono nell’attesa di dispiegarsi nella loro interezza Puff, fino a terra. La scena è piena del loro rosso. E il sipario è pronto a riaprirsi su una storia nuova.

Questo era il mio film; il vostro – e qui sta il bello – sarà solo vostro.


Giovanni Allevi
Composizioni

Soleluna/Edel - 2003
Nei negozi di dischi

Ultimo aggiornamento: 27-05-2004

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