Riflessioni
sotto lo specchio dell'acqua
di Lucia Carenini
Giulio
Casale prosegue nella sua carriera solista non solo discografica,
ma anche teatrale. In fondo al Blu infatti, non solo è il
secondo lavoro solista dell'ex (?) leader degli Estra, ma nche il
punto di partenza di “Illusi d'esistenza”, uno spettacolo
con la regia di Roberto Citran in cui le canzoni del disco, eseguite
in ordine diverso, si alternano a monologhi di ispirazione civile.
Ma “In fondo al Blu” vive benissimo anche di vita propria:
è il disco di un cantautore che pur rimanendo intimista ed
emozionale, ha voglia di raccontare la realtà prendendo delle
posizioni ben precise.
Ed ecco allora Casale che inspira una bella boccata d’aria,
si immerge nella sua personale piscina a cui si ispira per il titolo,
trattiene il fiato e poi lascia fluire liberamente pensieri ed emozioni
come bolle d’aria che se ne vanno verso la superficie. E le
bolle si aprono sul mondo e lo raccontano con una disarmante schiettezza
e sincerità.
Si soffermano sui malesseri, sulle illusioni-disillusioni, sulle
ipocrisie, sui falsi valori, sull’appiattimento della cultura.
E ancora vanno ad analizzare i rapporti umani, le fandonie che raccontiamo
quotidianamente a noi stessi per “far finta di essere sani”.
Casale fa tutto questo in un modo leggero, che fa anche sorridere,
ma che sicuramente fa pensare.
La dimensione del lavoro è piuttosto placida e riflessiva,
con influssi cantautorali, ma soprattutto sulla strada del teatro-canzone
di Gaber di cui - specialmente in alcuni brani - si rivela ottimo
prosecutore.
Così nascono piccoli gioielli come Eccomi qua, con quel
suo splendido inciso “Ora lotto come un uomo, soffro come
un uomo, perché sempre ti ho amata come un animale e come
tale adesso sono qua”; o Vivacchio, un grido contro chi vuole
rendere la vita un surrogato di se stessa - “Siccome non ho
più gambe per raggiungere qualunque meta ho qui in fronte
un videoproiettore/Ho pochissima materia grigia per distinguere
tra bene e male così mi affido sempre fiducioso agli elaborati
del computer centrale…”- o ancora Parassita intellettuale
un’ironica e a modo suo feroce accusa contro gli artisti di
regime.
Gli arrangiamenti del disco sono ottimi e i suoni “naturali”
della chitarra acustica e degli archi si mescolano e si amalgamano
con naturalezza con alcune atmosfere più elettroniche, ma
non troppo, sono quasi un fruscio, quel tanto che basta a sottolineare
alcune venature più tecnologiche dei testi.
Merita un cenno anche il libretto dei testi. Curatissimo, che inizia
nel fondo di quella piscina e termina con Casale che riaffiora in
superficie. Fuori dal blu.
Into the black?
Giulio
Casale
In Fondo Al Blu
Artes / Mescal / Sony - Maggio 2005
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aggiornamento: 06-10-2005 |