Una Brigata di memoria, di cultura, di utopie,
di speranze, d'informazione, dell'uomo.


Scarica le canzoni per la pace
 














 
Le BiELLE RECENSIONI
Acustimantico: "Disco numero 4"

Delizia per palati fini
di Leon Ravasi

Non sono uno "specialista" degli Acustimantico. Non ho neanche tutti i loro dischi, non ho mai ascoltato con la dovuta attenzione Santa Isabel, ma "Disco numero 4" ha un fascino e una complessità che trascinano. E' la bellezza fatta musica, l'eleganza scesa in terra, la competenza e la follia che corrono a braccetto. Ascoltate con attenzione l'intro di "Canzone del telaio del cielo". Le note di chitarra che stillano argentine e pacate dalle dita e dalle corde di Stefano Scatozza. un minuto e cinquanta di sola musica, prima che entri la fascinosa voce di Raffaella Misiti. Note che piovono dall'alto come schizzi d'acqua dal cielo (e dal suo telaio). Poi partono parole che non sono gettate a caso: "Tessere una tela / infinita e circolare / sospesi assieme in aria / senza volare". La poesia è qui.

Ma è anche poco dopo, quando entra il sassofono di Marcello Duranti, mentre cresce la base ritmica formata da Massimiliano Natale (batteria e percussioni) e Paolo Graziani al contrabbasso. Infine entra anche il violino di Carlo Cossu e la magia si forma completa. Ci sono canzoni e canzoni: la "Canzone del telaio del cielo" è una di quelle che ti fa sentire meglio. Perché l'ascolti e capisci che è una bellissima canzone e ti ritieni fortunato ad averla potuta ascoltare. Ma fosse solo qui sarebba la storia di una canzone e invece siamo di fronte alla storia di un disco, per giunta dal vivo, che si chiama "Disco numero 4" non per qualche vezzo cabalistico, ma solo perché è il quarto disco effettivo del combo romano.

Eleganza è forse il termine eponimo quando si ha a che fare con Scatozza, Misiti e soci. Fin dal primo disco, quello omonimo, contraddistinto da una copertina nera con luna bianca, aperto da "Fiori di loto" e che conteneva per l'appunto "Il canto del telaio del cielo", ma in una versione affatto diversa da quella attuale. Dal primo "disco nero" (ogni disco degli Acustimantico è contrassegnato da un colore: il "disco nero" è il primo, quello "blu" è "La bella stagione", ossia il secondo, e "Santa Isabel" è il disco bianco, terzo della serie. Il disco numero quattro è grigio) vengono recuperati 6 pezzi, che sarebbe stato un peccato non ricordare (oltre al "Telaio", "Raganitza" che è l'unico strumentale, peraltro vocalizzato, "F", "Cose da fare", "Fiori di loto" e "Questo è quanto"). In realtà il primo disco, forse ora introvabile, viene riproposto integralmente. Sei canzoni erano e sei canzoni trovano posto qui, in versione alternativa che non necessariamente è sempre superiore, ma categoricamente è sempre un "altrove". Fino a sembrare quasi nuove canzoni.

Da "La bella stagione" vengono ripresi solo due brani: "Radio" e "Lotta di classe e d'amore", che, peraltro, rappresentano due "imprescindibili nella produzione
del gruppo. Forse ci si potrebbe lamentare per la mancata comparsa di un paio dei brani del secondo cd, come la title track o "Colazione d'inverno". Va ancora peggio a "Santa Isabel", un disco che, stando al nostro Silvano Rubino "può lasciare in bocca una leggera sensazione di freddezza, un eccesso di testa a scapito del cuore". Qualcosa di simile devono aver pensato anche gli Acustimantico se hanno scelto una sola canzone da questo cd, "La canzone dell'equilibrio", cambiandola in parte e chiamando alla voce, a fianco a Raffaella, Piero Brega, che ne dà un interpretezione soffusa ma ficcante, ben integrata con gli interventi della Misiti. Insomma, un'altra canzone e soprattutto un'altra grande canzone! ("Quando il buon dio, per leggerezza, / creò il governo / creò il governo / quando il buon dio, per leggerezza, / creò il governo di questa nazione / per equilibrio dovette invocare / l'assoluzione")

Il giro degli ospiti "illustri" comprende anche Andrea Satta dei Tetes de Bois, che duetta con Raffaella in un altro dei "must" del disco ossia "Les Anarchistes" di Leo Ferré, nella traduzione di Giorgio Medail (purtroppo non riportata sul libretto per questioni editoriali, immagino). La versione del classico di Leo Ferré è resa in modo mirabile dal'improvvisato duo. Rarefatta e rallentata come di dovere, dolente e fiera come si dovrebbe. Le voci ospiti in questo disco hanno di sicuro un risultato immediato positivo: togliere quel tanto di artefatto e di studiato che la sola voce virtuosistica di Raffaelle potrebbe sottintendere. Il resto lo fa fa Raffaella Misiti, cresciuta in maniera esponenziale come interprete. Sempre altrettanto brava, sempre virtuosa, ma molto più "sporca", molto più "vissuta", molto più "bella" (anche fisicamente, sono uno strenuo ammiratore della Misiti!) e soprattutto più calda.

Andrea Satta compare anche in "F" dove il suo timbro rauco si miscela alla perfezione con quello della cantante: una strofa a testa e inciso in comune, mentre dietro di loro il violino di Cossu distilla magie e lacrime. Ancora una grande canzone, giustamente sottolineata dagli applausi del "pubblico pagante". Infatti non dimentichiamo che il disco è dal vivo ed è stato registrato quasi tutto in una sessione, il 28 aprile di quest'anno, a "La Palma Club" di Roma. "Les Anarchistes" e "Radio" sono stati invece registrati sempre live il 22 ottobre 2004 al Teatro Piccolo Eliseo di Roma, nel corso della data organizzata da "L'isola che non c'era". Infine la "Canzone dell'equilibrio" è stata registrata in studio.

Ma che musica fanno gli Acustimantico? Ci sono due definizioni, entrambi loro, che contemplano tutte le possibilità e che ben rappresentano il crogiuolo musicale in cui operano: la prima è "musica obliqua", praticamente una striscia sonora tra i balcani e la Francia, dove dal valzer musette al rebetico sta dentro quasi di tutto, ma solo se guardata con un'ottica "obliqua". L'altra è "ensamble post-acustico" e qui il riferimento è più alle scelte strumentali. Scegliete voi quella che vi pare. Comunque li giriate è musica di qualità.

La piccola lista degli inediti termina con "Alfonsina y el mar" di Felix Luna e Ariel Ramirez. Scritta alla morte per suicidio, in mare, della poetessa argentina Alfonsina Storni (1938) la canzone è gradatamente cresciuta fino a livello di un classico per voci femminili e Raffaella non poteva mancare all'appello. Grande versione. Dato tutto l'apprezzamento del caso anche a "Radio", abbastanza diversa dall'originale, scritta con riferimento ai fatti di Genova del 2001 e a "Lotta di classe e di amore", mi resta da ricordare la bellezza intima di "Cose da fare" e lo splendido apporto di tutti gli strumentisti che hanno l'occasione di aumentare l'apporto sonoro nei 52 primi in cui sono suddivise le 11 canzoni del disco, per una media che sfiora i 5 minuti a brano (dai 2'52" di Lotta di classe ai 7' di Telaio) e ricordare che tutti i testi, tranne quelli delle cover, ovviamente, sono di Danilo Selvaggi, il settimo Acustimantico, l'unico non di palco: uno scrittore raffinato e profondo, ai cui testi le musiche di Stefano Scatozza rendono la giusta pariglia. Qualità su qualità.


Acustimantico
"Disco numero 4"

Manifesto Cd - 2005
In tutti i negozi di dischi

Ascolti collegati

Ultimo aggiornamento: 21-11-2005

HOME