Irritante
e irresistibile, così nasce un capolavoro
di Leon Ravasi
Giorni
interi a girare sul lettore, passando, alternativamente, da stati
di alterazione e irritazione a fasi di ammirazione. Canzoni a manovella
"soffre di genialità". Troppa. In eccesso. Ne basterebbe
meno. In alcuni momenti sembra un disco tratto direttamente da un'altra
epoca (gli anni '30? '40?) e in altri ancora ti stupisce il suo
essere fuori dal tempo, il suo vagare sulla luna alla ricerca di
un senno che Capossela stesso deve aver intravisto qualche volta,
ma così ... di sfuggita.
La
canzone del Decervellamento, tratta da Jarry, è una chicca
assoluta. Ma non da meno la Polka di Warsava, fatta di soli 8 versi
"Il cielo è fosforo/ la terra è cenere/ sferraglia
celere/ il treno e va/ Sui bastimenti/ va la fanfara/ la terra implora/
un altro brindisi". Irritante e da rincorrere col bastone "Marajà",
ai limiti "Bardamù" che alterna strofa bella a
ritornello demenziale.
Dolcissima
la "Canzone a manovella", nonostante "palombaro/scafandro/boccaglio"
o forse proprio per quello. Un misto tra "La marcia di Cip
e Ciop" e un capolavoro. Qualcuno lo interdica per "Rosamunda"
e gli elevi inni per "Solo mia". Bella "Corre il
soldato", dal vago fuoco balcanico. "Signora Luna",
"Nella pioggia" e "Resto qua" sono belle pagine
un po’jannacciane. Tutto sa di Jannacci a dire il vero.
Sia
l'atmosfera da circo che gli attimi più intimi e delicati.
Quest'aria di polvere e pioggia e inverno e caldarroste. Delicato
acquarello "I pagliacci". Sospeso tra Babbo Natale e le
merce del periodo bellico, un miglio oltre Paolo Conte e dimentico
di Tom Waits. È un disco ipertrofico, gonfio, strapieno.
Con più strati di una torta pasqualina. Insomma da mangiare
con appetito, da spilluzzicare o da rigettare per il troppo pieno.
Da amare o da disprezzare, ma comunque (credo) da comprare. Ce ne
sono pochi di dischi così in Italia!
"Una
notte sul canale di Lubecca
in una vecchia fabbrica di polvere da sparo,
lì giacciono nella polvere accasciati
i vecchi pianoforti
dalla guerra abbandonati,
cani senza più padroni,
sull'attenti come vecchi maggiordomi
e in quelle casse sorde e addormentate
giace lì il silenzio di milioni di canzoni"
(I pianoforti di Lubecca)
Vinicio
Capossela
Canzoni a manovella
CGD - 2000
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aggiornamento: 08-10-2000 |