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Sergio Caputo
Sergio inizia a caputeggiare, ops a suonare la chitarra a tredici anni, e si impallina subito per il folk-rock americano. Invece di dedicarsi a fare il musicista a tempo pieno però, sperpera un sacco di energie allo scopo di diventare architetto. Ma la sera rinsavisce e bazzica i locali "storici" di Roma dove si lascia affascinare dal jazz. Al Folk Studio conosce Ernesto Bassignano, con il quale inizia la sua avventura musicale con il singolo "Libertà dove sei". A questo punto Sergio decide saggiamente che l'architettura non fa per lui, ma ancora una volta invece di buttarsi a pesce sulla musica si lascia distrarre da qualcos'altro. Si trasferisce a Milano dove intraprende la carriera di art director in pubblicità. Finalmente nel 1983 pubblica il suo primo album "Un sabato italiano" con il quale si fa conoscere dal grande pubblico. L' album, che precorre decisamente i tempi, racconta la storia di un gruppo di singles con tutte le loro problematiche: la ricerca ossessiva dell'amore insieme alla paura di "legarsi"; la difficoltà di integrarsi in una società in cui soldi e successo sembrano essere gli unici obiettivi, sentendosi dentro intellettuali romantici, ma allo stesso tempo decisi ad aprirsi una strada; la paura del futuro e il tentativo di esorcizzarla con notti sregolate, alcol, il mito di Fellini da una parte, quello della "beat generation" dall'altra, e Charlie Parker a tutto volume nell'autoradio. Inizia per Sergio il momento della popolarità, popolarità che si conferma con "Italiani, Mambo!", il suo secondo album. Abbandona la carriera di pubblicitario per dedicarsi definitivamente alla musica. Pubblica "NO SMOKING" ed incontra poi Dizzy Gillespie che accetta di collaborare con lui in due brani di "Effetti personali", il suo lavoro successivo. Intanto è cominciata l'era della computermusic: Sergio ne è affascinato: nasce così "Storie di Whisky andati". Pubblica in seguito "Lontano che vai", quindi si trasferisce in Toscana, dove nasceranno i suoi due figli ed i suoi tre album successivi: "Sogno erotico sbagliato", "Egomusicocefalo" e "I Love Jazz". Stufo della vita campagnola, torna a Milano e pubblica "Serenadas". Attualmente vive e lavora negli USA. Il suo ultimo album, nato come progetto per internet, è ora disponibile anche in formato CD su Vitaminic. |
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Discografia 1983 Un sabato
italiano |
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www.sergiocaputo.com |
Cimici e bromuro
Bibbi grandi occhi, occhi sempre
pronti alla deriva
gatti che svaniscono leggeri nella notte radiottiva.. eih..
bibbi guarda guarda .. guarda che mi tocca sopportare
sbarre alle finestre, cimici e bromuro, questa qui è la neuro militare
non ho niente da fare guardo le poesie graffiate sopra i muri scalcinati
facce da soldati scoglionati aspettano i parenti nel cortile
nel cortile non ci voglio andare, fa caldo e non mi va di bazzicare suore
nere
meglio stare chiusi in una stanza qui a fumare ed ammazzare le zanzare
e che zanzare..
bibbi fu davanti al mare che ti confessai "non so nuotare"
tutta quella gente e adesso sono solo.. solo ed ho paura di affondare
di affondare dentro questa stanza buia come il bisbigliare dei dottori
dietro queste sbarre c'è una notte così bella
Bibbi grandi occhi, devo uscirne fuori
e non so come ma ti giuro che uscirò di qui
tutto un brutto sogno da dimenticare
con in tasca le prove della nostra santità
sarà bello camminare ancora per le strade.. eih...
Io e Rino
Io e Rino, barba finte, occhiali
scuri ce ne andiamo,
sotto i salici inconcludenti di un tramonto stile Hollywoodiano
via delle comiche finali, incrocio viale degli orrori
ed è una strana tristezza quella che ci prende dentro e fuori
Io e Rino in evidente stato confusionale
ci muoviamo voluminosi in uno spazio bidimensionale
vittime di un complotto finanziato dalla notte scura
con la banda dei cuori infranti che ci fa premura
E una birra di qua e una birra di là e la sera se ne va
Se pensiamo di noi, che sarà
Se la gente di qui, si avvilisce così e ci tratta da ragazzini
è perché alla TV non guarda i films su New York city
Io e Rino, giovani marmotte dell'alienazione
Ci spostiamo in automobili carrozzate "dissociazione"
Abili venditori di brutture cittadine
A chiunque ci chieda consulenze malandrine
Io e Rino, grandi imprese, amori
fallimentari
assi del mordi e fuggi in circostanze particolari
persi nella metropoli effetto notte americana
ammazziamo la solitudine affascinati dal panorama
E una birra di qua e una birra
di la e la sera se ne va
Se pensiamo di noi, che sarà
se la gente di qui si avvilisce così e ci tratta da ragazzini
è perché alla TV non guarda i films su New York City
Vita Dromedaria
Chi ha dormito nel mio letto dio
lo sa
Il cuscino è tutto sporco di fard
Poi ricordo vagamente, per comprar le sigarette
Ho sbagliato e sono entrato al "paradise"
Ahimè, che fatalità, tonight
E la vita dromedaria se ne va
Nel deserto della quotidianità
Noi la seguiamo incompetenti eludendo i cambiamenti
Sopraggiunti con l'andare dell'età
Ahimè, tempi duri per noi Gagà J
Accidenti è domenica, sono
a pranzo dai miei
Troppo tardi, sono quasi le sei,
mi sorprende la malinconia con le mani nel sacco della biancheria
preoccuparmi di esistere, mi logora quanto i postumi del whisky e anche più
mentre cerco i pantaloni sento gli usignoli fischiettarmi " Tea for two
" J
E la vita dromedaria se ne va,
soffia il ghibli della casualità ù
fra odalische inflazionate e passioni simulate
per difenderci dall'aridità
poesia da gran varietà " voilà"
Sin dirada la zazzera, che panico,
"specchio idiota, non discuto con te"
Nell'alba post pomeridiana splende una triste banana gialla come me
Le nevrosi di un cinico, si evolvono, oltre i danni di una notte flambé
Con la faccia plissettata esco per la strada e " salve, fammi un bel caffè!!!"
Grazie a Sergio Caputo per la sua disponibilità