Pierangelo Bertoli

Pierangelo Bertoli nasce a Sassuolo (MO), il 5 Novembre del 1942, e, ingiustamente, non viene quasi mai nominato quando si tratta di ricordare la fertile scuola musicale emiliana in generale (Dalla, Ligabue, Carboni, Morandi) e modenese in particolare (Guccini, Vasco Rossi fino ai Modena City Ramblers).
Eppure Bertoli è un autore molto prolifico ed è innegabile che abbia agito da battistrada per molti suoi colleghi. Già il disco d'esordio, "Eppure soffia" del 1976, rappresenta bene quelli che saranno i temi trattati da Bertoli nella sua produzione: impegno sociale, riscoperta delle radici (ci sono due canzoni in dialetto, e l'anno successivo uscirà "S'at ven in meint" interamente in modenese) e canzone d'amore nel senso più classico del termine.
Il primo vero successo di pubblico è rappresentato però da "Certi momenti", album del 1981 in cui oltre alla famosa "Pescatore", impreziosita dalla voce di Fiorella Mannoia, trova posto il pezzo che da il nome al disco "Certi momenti", canzone stupenda a sostegno dell'aborto che si scaglia senza mezzi termini contro chiesa e benpensanti. E' naturale che trattando tematiche così scottanti, Bertoli non si faccia certo amare da quel pubblico lobotomizzato dal mercato buonista delle canzoni su mamme e fiori.
Dopo aver prodotto album con cadenza annuale, nel 1986, per festeggiare i dieci anni di carriera, Pierangelo Bertoli produce un doppio album antologico, "Studio & Live", un gioiello imperdibile, e nel 1987, con "Canzone d'autore" rende omaggio ad alcuni colleghi (tra cui Conte e De Andrè) interpretandone dei brani. L'anno successivo, nel disco "Tra me e me", Bertoli canterà anche una canzone dell'allora sconosciuto Luciano Ligabue, "Sogni di rock'n'roll".
Bertoli, come è noto, è poliomelitico ed è costretto a vivere su di una sedia a rotelle, e nel 1989, dopo l'album "Sedia elettrica", il cantautore modenese vince un telegatto per lo spot televisivo della "Lega per l'emancipazione dell'handicappato"; l'anno dopo esce "Oracoli", in cui è presente anche Fabio Concato, con cui Bertoli interpreta il singolo "Chiama piano".
Nel 1991, a sorpresa, Bertoli decide di presentarsi a San Remo, manifestazione lontanissima dalla concezione musicale dell'artista, ma che è pur sempre un palcoscenico dove presentare un saggio di musica d'autore italiana: e difatti "Spunta la luna dal monte", cantata col gruppo sardo dei Tazenda, raccoglie consensi di critica, pubblico e vendite. Uscirà anche l'album omonimo, un "greatest hits" impreziosito dal brano portato all'Ariston.
Nel 1992 Bertoli sarà di nuovo al festival nazionale con "Italia d'oro", un'accusa pesante alle truffe politiche e sociali italiane che anticipa la tangentopoli che sarebbe scoppiata poco tempo dopo ("mangiati quel che vuoi fin quando lo vorrai, tanto non paghi mai").
La produzione di Bertoli è poi continuata con dischi inediti e diverse raccolte, alcune anche acustiche.
Bertoli ci lascia il 7 ottobre 2002.

 

aFranco Zanetti nel retro di copertina de "Il centro del fiume" (1977)


"Quando si parla di Pierangelo Bertoli il discorso cade inevitabilmente su alcuni temi obbligati: la sua tempra di uomo provato dalla vita, la sua indommita forza di volonta', il suo impegno civile di cittadino, il suo spessore artistico di musicista, le sue doti vocali di cantante, la trasparente sincerita' dei suoi testi. E questo e' proprio Pierangelo Bertoli, quello che da anni lavora con coerenza, cantando sulle piazze e includendo dischi sempre pregni di emozioni. E forse Bertoli e' l'ultimo esempio di cantastorie; vecchia maniera, ma moderno ed originale nell'espressione di tematiche attuali oggi come ieri e domani: l'amore per la donna e la terra, il diritto ad un lavoro dignitoso, il rispetto per la natura, la lotta civile e sociale. [...] "il centro del fiume"; il secondo lavoro "ufficiale" di Pierangelo Bertoli, che fa seguito al primo trentatre' giri e diffuso in proprio e a quell'"Eppur soffia" che apre la discografia la discografia del cantautore di Sassuolo. E' questo un album duro, privo di qualsiasi concessione alla gradevolezza e alla morbidita', requisiti - al tempo della sua prima pubblicazione - pressoche' indispensabili per ottenere programmazioni radiofoniche, passaggi televisivi e pagine patinate di periodici; le sue canzoni raccontano storie di emarginazione ("Rosso colore"), d'incomunicabilita' generazionale ("1967"), di disimpegno colposo ("Il centro del fiume"), di alienazione suburbana ("Vedere il quartiere"), di paradisi artificiali ("La luna sotto casa"), di sopraffazioni sociali ("Ballata per l'ultimo nato"), di un futuro prima sanguinoso e poi edenico a tal punto da sfiorare l'utopia ("Un tempo d'oro"). E le due sole canzoni "quasi d'amore" ("Un'altra volta" e la tenerissima "Per te") non dimenticano nemmeno per un attimo la necessita' di tenere gli occhi bene aperti sul mondo, perche' "vivere significa lottare". Pierangelo Bertoli rifugge le eleganze formali; le sue parole sembrano scandite da cortei, scritte su manifesti, pennellate con violenza sui muri; il loro pregio e' quello di appartenere non gia' al vocabolario artificioso della politica, ma a quello sanguigno e viscerale della gente comune, e di essere cantate da una voce aspra, carnale, virile: la voce di un uomo vero."

Un ottimo sito che, tra gli altri si occupa anche di Bertoli
http://digilander.iol.it/gianni61dgl/bertoli.htm

Il nuovo sito dedicato a Pierangelo Bertoli da Domenico Mangiardi,
autore di Pierangelo Bertoli, i "certi momenti", la biografia ufficiale uscita per i tipi di Bastogi
http://digilander.libero.it/pierangelobertoli.it


Un altro sito dedicato a Bertoli da Marco Morrone:
http://www.bertolifansclub.org

Un grazie di cuore ad Andrea Galgano, Franco Buratti, Nico Chillemi, Gianni61 e Chiara Zacchè
per tutto il materiale che hanno voluto condividere con noi e con voi

 

aDISCOGRAFIA PIERANGELO BERTOLI


1973 Marcia d'amore / Per dirti t'amo
con Bartolo Bruno, Lello Zacquini (45 giri)
1974 Scoperta / Marcia d'amore
con Bartolo Bruno, Alberto Bocchini (45 giri)
1974 L'autobus / Matrimonio (45 giri)
1974 Rosso colore dell'amore
con Lello Zacquini, Claudia Montis, Silvana Zigrino, Ciccio Giuffrida
1975 Roca Blues (ristampato nel 2002)
1976 Eppure soffia
1977 Il centro del fiume

1978 S'at ven in meint

1979 A muso duro

1981 Certi momenti

1982 Album

1983 Frammenti

1984 Dalla finestra

1985 Petra

1985 Bertoli Studio & Bertoli live

1987 Canzoni d'autore

1988 Tra me e me

1989 Sedia elettrica

1990 Oracoli
1991 Spunta la luna dal monte e grandi successi
1992 Italia d'oro

1993 Gli anni miei

1995 Una voce tra due fuochi

1997 Frammenti di...
1998 Angoli di vita

2002 Trecentouno guerre fa


aAlcuni testi sparsi
MATRIMONIO (1974)

Questa storia che vi dico
È il matrimonio d'un vecchio amico.
Guadagnava, come dire,
Uno stipendio di poche lire.
Ne parlammo coi compagni
Di questi poveri suoi guadagni.
Discutemmo con passione
E poi trovammo la soluzione.
Per chi aveva più bisogno
Inventammo un fondo cassa,
Gli operai, d'accordo, in fila,
Si versavano la tassa
E nel giro di due mesi
Il matrimonio è finanziato
Ed è suo ma è anche nostro
E lo abbiamo preparato.
Nella fabbrica festosa
Il vecchio amico è lì che si sposa.
Cantavamo ritornelli,
Eravamo tutti fratelli.
Una festa strepitosa,
Viva l'amore viva la sposa!
Questa storia che vi dico
È il matrimonio di un vecchio amico.

RIDERE DI UN'ORA (Canzone per Carlotta)
(P.Bertoli-A.Borghi)


Felicità, giorni sereni in fondo a quel sorriso che mi fai
Tante parole dette da una bocca che non ha parlato ancora
Cosa farai quando sarai più grande e nella vita te ne andrai
Quando dovrai lottare per un giorno che finisce a ogni sera
Verrà il momento anche per te e troverai chissà
Che bello poter ridere di un'ora
E crescerai, non voglio dirti i sogni che non finiranno mai
Spero che giunga il sole, giunga il sole nei tuoi occhi di bambina
Verrà il momento anche per te e troverai chissà
Che bello poter ridere di un'ora.

VERSO EUROPA

Franz sorride e Kraut guida un camion verso Bonn e non si ferma mai
Mentre da Parigi fanno sogni di pernod da tanto tempo ormai
Ricordi non ne ho ma cerco sempre un mare blu
Un angolo anche qua per respirare in libertà
John ha perso i denti e mischia il whisky con lo smog nei pressi di Bon-street
Mentre nelle vene del mercato di Amsterdam si cercano gli dei
Ricordi non ne ho ma cerco sempre un mare blu
Un angolo anche qua per respirare in libertà
Passa da Milano la fortuna e se ne va
Chi la ricorda più
Mangeremo pizza e cavolini di Bruxelles e forse tornerà
Ricordi non ne ho ma cerco sempre un mare blu
Un angolo anche qua per respirare in libertà
Per respirare in libertà…

SCOPERTA (1974)

Pareva fosse un giorno come gli altri,
Andavo in bicicletta al mio lavoro,
La fabbrica è proprio lì davanti,
Persone che parlavano tra loro.
Curioso mi fermai ad ascoltare
Ed altri si facevano d'attorno;
Dicevi: qui dobbiamo scioperare,
La Direzione chiude un altro forno.

La mia ragazza, quasi una bambina,
Ti ho vista bene per la prima volta,
Pensavo fossi ancora ragazzina,
Mi hai visto e mi hai gridato: vieni, ascolta,
Vogliono licenziare il buon Leone
E Mario e Gigi e Franco e poi l'Arturo,
Dobbiamo dimostrare chi ha ragione
E mettere il padrone spalle al muro.

Vederti lì, sicura di vittoria
Perché ti sorreggeva la ragione,
Scrivevi tu la vera nuova storia,
Un primo passo di liberazione;
Avrei voluto essere un pittore
Per farti un quadro stabile e immortale,
Un giovane bellissimo oratore
Davanti agli operai tutti a guardare.

Qualcuno si opponeva per i soldi
Che oggi non avrebbe guadagnato,
Che cosa avrebbe dato alla famiglia?
Temeva, insomma, di esser licenziato.
Un attimo e stavo lì al tuo fianco
E mi facevo in quattro per spiegare;
Un attimo, un attimo soltanto
Ed eravamo in mille lì a lottare.

Spiegare bene: stiamo tutti uniti,
Ché siamo in tanti, e uniti siamo forti,
I tempi del terrore son finiti,
Senza di noi i padroni sono morti;
Uniamoci, facciamo agitazione,
Uniamoci, la lotta sia serrata,
Se non si piegheranno alla ragione
Si troveran la fabbrica occupata.

La lotta ci portò alla vittoria,
Degli operai nessuno è licenziato,
Ma dentro a questa storia c'è è una storia
Che proprio dalla lotta ha germogliato:
Quel giorno che ti ho vista che lottavi,
Quant'è la dignità che poi ti muove,
Mi sono accorto quanto sopportavi,
Io sempre cedo alle cose nuove.

La mia ragazza, quasi una bambina,
Ti ho vista bene per la prima volta,
Pensavo fossi ancora ragazzina
Ma ho capito quello che più importa:
Da oggi so che posso star sicuro,
Che quando penso a te non c'è timore,
Non sento più incertezza nel futuro,
Da oggi alfine so che sei l'amore.

 

FONDI DI BICCHIERE

Nel mare buio
che e' in fondo al mio bicchiere
naviga un mondo
confuso tra le ore
perse fra i flutti
ci sono le parole
dette nell'acqua
da labbra sorridenti

suoni che il vento (che e' solo una parete)
non sa tenere nel giusto sentimento
liquidi versi che calmano un momento
la sete stanca che sento nella bocca

vele strappate da canti di sirene
nuotano pigre tra resti di tempesta
ombre di stelle ed isole di festa
sfidano onde decise a cancellare

nel mare pieno
che e' in fondo al mio bicchiere
un vecchio cielo
trascina cose nuove

OA muso duro, nella musica e nella vita

di Francesco Genitoni, da www.prodigio.it/articoli.asp

Il cantautore Pierangelo Bertoli non è di certo un "handicappone", l'handicappato pigro e piagnucoloso che pro.di.gio. ha esorcizzato come pericoloso fin dal suo "numero zero". Lo testimoniano la carriera artistica del cantautore, il suo impegno politico e sociale, la vita privata. Lo cantano le sue canzoni/poesie, con testi che accanto a storie liriche e d'amore parlano anche di sfruttamento, di emarginazione, di tossicodipendenza, di emigrazione.
"A muso duro" - canzone che è manifesto programmatico e una sorta d'autoritratto in musica - chiude da sempre i suoi concerti. E non per caso né per narcisismo, ma per coerenza, per sincerità, per il desiderio di manifestare sempre il proprio punto di vista, anche quando è scomodo, controcorrente, e si paga con l'esclusione dai grandi mezzi di comunicazione (leggasi TV, regno del perfetto, del bello, della condiscendenza) e la messa in disparte. La caparbietà e la forza espressiva di alcune delle sue più famose canzoni Bertoli le ha esercitate anche nei confronti della vita.
I suoi pezzi si caratterizzano per i testi e un linguaggio musicale personale, con contaminazioni tra rock, musica popolare italiana, country, blues. Il cantautore emiliano è sempre andato e va ancora a cantare dappertutto, dai teatri ai palazzetti dello sport alle feste popolari o di partito. Di recente ha tenuto una serie di concerti all'interno di alcune carceri italiane, con grande impatto emotivo.

"Io sono nato libero. Mia madre era per la libertà assoluta. Ho cercato di vivere una vita normale. Mi è andata bene. Avevo un fisico 'stortignato' dalla metà in giù ma molto forte. E l'ho trattato malissimo: ho faticato e fumato troppo, guidato tanto, fino a 800 chilometri al giorno per 300 giorni all'anno. Oggi il corpo mi dà, e con ragione, qualche segnale di stanchezza: sento più adesso che quando ero giovane la condizione di handicappato".

Bertoli mi riceve nella sua villa nella zona sud di Sassuolo, capitale mondiale delle piastrelle di ceramica, 40.000 residenti tra i quali Pierangelo è uno dei pochi che può vantarsi di essere nato nel quartiere più tipicamente e orgogliosamente sassolese. Di recente ha ripubblicato la sua prima raccolta di canzoni nel dialetto locale: "Roca Blues" (1975), che conteneva già alcuni dei testi ancora oggi famosi.

"Anche se non ho potuto mai muovermi davvero da solo, ho cercato di vivere una vita normale, avendo rapporti con le donne, una moglie, la benedizione dei figli. Cosa mi è mancato? Be', non ho mai giocato a pallone, ad esempio. Le donne? Erano loro la risorsa, mi cercavano e risolvevano i problemi. D'altra parte si conquista una donna solo se lei è disposta a farsi conquistare: sono loro che scelgono...".

Cosa può diventare causa di limitazione, di prigionia?
«L'educazione, la cultura, i genitori, il prete, la suora, gli anziani... Non bisogna mai piangersi addosso, usare espressioni come quelle che usavano con me: "Poverino, così bello, che peccato!". I genitori non devono vivere e fare vivere l'handicap come una tragedia. Ricordo una ragazza all'Handy Camp, il campeggio per handiccapati di Ronchi d'Ala: venne al campo costretta dal suo medico e alla fine non voleva più tornare a casa. Io dissi alla madre: "Madri e fratelli spesso ti aiutano ad essere più dipendente: l'eccesso di amore ha effetti negativi"».

Ma è possibile essere autonomi fuori di casa?
«L'handicappato è un rompiscatole. In Italia l'abbattimento delle barriere è ancora un problema: negli uffici pubblici, in chiesa, all'università, in banca, nel condominio... La possibilità di muoversi e lavorare all'interno delle strutture più vecchie è praticamente nulla. Negli anni '80 ho fatto parte della Commissione parlamentare per le leggi sull'handicap. Quando si proponevano sanzioni contro chi non rispettava le leggi erano tutti contrari; ancora oggi in Italia si può violare qualunque norma, senza problemi. La Jervolino mi diceva che agli enti che si occupano di assistenza - perlopiù ecclesiastici - venivano pagate cifre enormi, date spesso alle persone sbagliate, quelle che impediscono al portatore di handicap di vivere la sua vita "qui ed ora". È vero - come disse anche l'on. Formigoni, qualche anno fa, al Circolo della Stampa di Milano, in occasione della presentazione di uno spot contro le barriere architettoniche - che le barriere più grandi le abbiamo nella testa, ma è anche vero, come gli replicai io, che ci sono tanti problemi pratici. Potrei fare mille esempi. Se sulla patente o sulla carta d'identità, per facilitarmi, sta scritto "professione invalido", perché pago l'IVA come uno sano? Le facilitazioni, quando ci sono - come la riduzione delle tasse o l'assegno di accompagnamento - sono solo apparenti: sulla macchina pago il 4% anziché il 20% ma poi il cambio automatico e i comandi manuali costano diversi milioni... In Inghilterra, in Francia le leggi a favore dell'handicap sono anche meno che in Italia, dove ce ne sono a quintali ma non servono a niente, solo ad essere contravvenute, in particolare al Sud, dove il senso della legalità è più scarso».

Ma parliamo anche della tua esperienza musicale...
«Quando ero piccolo non avevamo neanche la radio. Questo non mi impedì di innamorarmi della musica di Frank Sinatra. Quando avevo 18/19 anni mio fratello cominciò a suonare in casa con il suo complesso: scoprii la batteria, il basso, il coro. Mi avevano regalato un giradischi, comprai tanti dischi.
A 23 anni mi diedero una vecchia chitarra, nel giro di un anno scrivevo canzoni, su quaderni dei quali ne conservo ancora un paio. Cantavo per gli amici, le mie canzoni piacevano, e poco alla volta, in quasi dieci anni, presi coraggio. Anche se spesso mi dicevano che in Italia per un handicappato non c'era spazio, che contavano solo la perfezione fisica, la bellezza, il look... Per fortuna io ero cantautore e il cantautore, come mi disse il produttore discografico Sugar, è il personaggio di quanto scrive. Così mi sono trovato a fare il mestiere della musica, con 225 canzoni scritte e incise. In questo mondo più che il talento oggi contano la pubblicità, la promozione, la casa discografica, i rapporti con la radio, la tv: niente succede gratis. I dischi, grazie alla tecnologia, si possono realizzare con pochi soldi ma la pubblicità costa anche 20 volte di più che ieri. Poi ci sono gli sponsor e tutto il resto...».

Dopo quasi trent'anni nel mondo della musica (con due partecipazioni a San Remo, cinque al premio "Tenco" e varie presenze nei maggiori talk-show televisivi) Bertoli non è ancora un integrato, come si diceva una volta, non si è mai fatto chiudere in un clichè, in giri di parole vuote ripetute per correre dietro al successo di cassetta, alle più facili mode. Resta il cantautore ostinato che è sempre stato, poeta e musicista originale, nel rispetto di se stesso e degli altri. La musica può essere ancora strumento di riscatto, di liberazione?
«Una volta i suonatori (come i pugili o i calciatori) venivano dal mondo del lavoro, della fatica, anche della miseria. Oggi cantanti e cantautori non sono più poveri o poverissimi, sono laureati e la musica non è riscatto. Le motivazioni sono diverse: può essere un modo più facile per avvicinare le donne ("Il palco fa più bello"...) oppure - come per mio figlio, che fa il rocker - un modo per demassificarsi, terminologia degli anni '60, oggi più attuale che mai. Il dio denaro sembra comunque l'unico per cui la gente è disposta a sacrificarsi. Credo che di tutto Marx almeno una frase, che cito a memoria, vada salvata: "Fino ad oggi ho creduto che fossero le leggi a determinare le religioni, l'economia. È invece il contrario».

Come si vede, aveva ragione Sugar: il cantautore è già il personaggio di quanto scrive. E anche Bertoli ha ragione a chiudere i suoi concerti cantando a "Muso duro", senza rischiare l'ipocrisia opportunistica o l'appropriazione indebita di un ruolo.



TORNA AGLI ARTISTI

HOME