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Le
BiELLE BIOGRAFIE |
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Davide
Van De Sfroos |
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Non
è un reato nascere a Monza ... Violenti
a volte, come nelle belle giornate, caratterizzate da un sole che è
sole, un’ombra che tende quasi al blu e un cielo così azzurro
da scottare. Oppure delle mezze tinte dei giorni di pioggia, dei lunghissimi
autunni, delle giornate in cui cielo e lago si confondono e si fondono.
A sufficienza per decidere di cambiare cognome e di mettersi sul serio
a raccontare storie. Così nasce Davide Van De Sfroos e va in pensione
(per un po’) Davide Bernasconi, vittima delle stesse storie raccontate
dal suo autore. Forse se gli chiedessimo adesso dov’è Davide
Bernasconi ci risponderebbe che sta girando per i bar, lungo il lago (“L’ho
percorso tutto il lago, così tante volte da aver consumato la strada”)
per sentirsi raccontare le storie che finiranno nelle sue canzoni, di
notte passate “cavalcando una sedia” oppure “aspettando
un treno fantasma”, pronti “a barattare l’attesa con
il viaggio, usando la tempesta che aveva in tasca come motore e una fotografia
come timone”. Al Bernasconi compete peraltro un compito: quello
di scrivere libri, di scrivere poesie, i testi delle storie che poi vengono
pubblicati in libri come “Perdonato dalle lucertole” o “Capitan
Slaff”. Compaiono già nella lista dei titoli alcuni brani destinati a passare alla storia, alla piccola storia della DVSB, Come “De Sfroos” o altri noti ai “cauboi” più incalliti come “El Vent”, l’epocale “Zia Luisa”, “Balacuntelluf” (balla col lupo). La parte musicale è straordinariamente curata per un gruppo all’esordio. Niente a che vedere col classico chitarra-basso-batteria. Un sound molto americano, con chitarre, fisa e violino in evidenza, country scurito con un’ombra di blues. E testi in puro dialetto tramezzino (“che non ha niente a che fare col panino!”), “lagheè” insomma, come ormai abbiamo imparato tutti a dire. Un dialetto che, rispetto ad altre parlate del nord lombardia, scivola sulle “esse”, con le “u” belle chiuse alla francese e dominanti sulle altre vocali. Ovviamente è introvabile. Non è il caso di andare per negozi di dischi a chiedere Ciulandari. C’è magari il rischio di essere mandati al diavolo da commessi pratici nell’uso del dialetto. L’unico
modo per avere accesso a queste canzoni, come consigliano sulla mailing
list di Davide, è “farsi degli amici, in primo luogo, poi
conoscerli ai concerti e quindi chiedere a loro il favore di una copia
di queste sacre reliquie”. Altrimenti resta la lotteria di lunghissimi
pellegrinaggi per le strade impervie di Internet, ma vi assicuro che arrivarci
è una vera impresa! Fa
la sua unica comparsa il brano “Adriana” (non di quelli da
antologia). Insomma, il clima è divertente, il treno musicale travolgente,
ma non tutto fila liscio. È ancora evidente all’alba del
’94 che il ragazzo e il suo gruppo devono trovare una strada meno
battuta, anche se la cifra personale è innegabile da subito: per
il dialetto, per il modo di cantare, per la voce così caratteristica,
raspante e annerita il giusto per chi debba narrare storie da bar e di
paese. Che ne sarebbe stato di Tom Waits con il timbro da coro delle voci
bianche? Da qui parte una frenetica attività dal vivo che proporrà il nome e la musica di Davide per ogni sperduta corte del profondo nord, dagli oratori, alle pubbliche piazze, alle scuole. Dovunque ci sia un palco e qualcuno che abbia voglia di sentirlo suonare. Come gli antichi Cantastorie. La fama di questo cantante dal nome “olandese” inizia a girare e così quando esce Breva e Tivan nel 1999, giusto sul finir del secolo morente, i tempi sono maturi perché arrivi il successo. Sempre un successo relativo, è chiaro, però dai contorni sempre più ampi. Le radio si accorgono di lui, parte il passaparola e Davide diviene in breve un piccolo fenomeno di costume. Il cantautore, auto-prodotto, che canta in dialetto tramezzino stretto, che suona ovunque e che vende fior di dischi ai propri concerti. Breva e Tivan è un disco compiuto, con una distribuzione quasi regolare (è il primo tra gli album di cui abbiamo parlato finora che si trova in commercio) e che contiene delle pietre miliari nella produzione del nostro: “La ballata del Genesio” “I cauboi”, “El fiöeu del Guglielmo Tell”, ma soprattutto “Pulènta e galèna frègia” e “Föemm e pruföemm”, accanto a brani minori come “Il duello” (divertente, ma poco più di una barzelletta) e “La balera” (idem, ma molto piacevole). Il mondo musicale vira dal country folk a un power folk di impatto più british. Echi di Shane Mc Gowen e dei Pogues, gran lavoro della fisarmonica e meno spazio del solito alle chitarre. Comunque è con questo disco che il “resto del mondo” non lagheè si accorge di Davide Van De Sfroos. Tanto successo ha questo disco (Premio Tenco per il miglior autore esordiente) che il successivo Per una Poma sembra un po’ un piccolo passo indietro. Un mini cd di sole tre canzoni, di ispirazione biblica: “La poma”, “Caino e Abele” e “Il diluvio universale”, tutte e tre molto lunghe (oltre i sei minuti) poco aggiungono alla fresca fama del nostro che mette radici molto più sostanziali in Breva e Tivan che in questa, piacevole, ma non fondamentale escursione. Per l’occasione assistiamo a un nuovo cambio di formazione. Entra per la prima volta il violinista Angapiemage Galliano Persico, mentre, più o meno nello stesso periodo fa la comparsa il chitarrista Claudio Beccaceci, ora pard inseparabile e tra i protagonisti dell’ultimo lavoro del Davide. Grande
protagonista della parte musicale di E semm partii è Davide Billa
Brambilla, fisarmonica e mente del gruppo nel corso delle incisioni e
però già sparito dalla line-up all’inizio delle tourneè
successive, sostituito da Simeone Pozzini. La formazione con cui ora gira
“il” Davide (l’articolo è tutto lombardo) è
costituita da Pozzini e Beccaceci quando si esibisce come trio power-folk,
a cui si aggiungono Angapiempage, Diego Scaffidi alla batteria e Alessandro
"Pocahontas" Parilli al basso nella formazione tipo “big
band”, a cui a volte si aggiungono ai cori Le Balentes, un gruppo
vocale sardo che ha collaborato al disco, In sintesi:
A cui si affiancano
quattro album ufficiali: E due raccolte
di poesia e un libro di racconti Le canzoni eseguite
in concerto e mai pubblicate sono le seguenti: Ps: si ringrazia
il sito www.cauboi.it e la mailing list dei
Des Fans, |
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Ultimo
aggiornamento: 30-12-2003 |
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