Crollano Ideali, Miti,
Uomini e Torri.
Crolla il mondo
non appena ci voltiamo.
Abbiamo paura
di strade nuove
e cerchiamo noi stessi
in un'ombra
sempre più inquietante.
Siamo stanchi, provati,
ma siamo sempre qui.
Perche' una canzone,
perche' Bielle?
Perche' in una chitarra,
nelle "nostre" note,
nei versi che naufragano nel cuore
e si addormentano
nel cervello
possiamo ancora riuscire
a dare un volto
ai nostri sogni.
E Bielle vuol dire musica,
ma vuol dire soprattutto resistenza.
Resistenza ad una società
che non vogliamo accettare,
in cui non ci riconosciamo,
che viene cantata
e raccontata
da tantissime voci
semi nascoste,
deboli e oscurate,
ma pronte
a graffiare ancora,
nonostante tutto.
Claudio,
e come lui tanti altri,
ci aiuta a sopravvivere
in un mondo che ostacola
tutto ciò che non è
capitale o guerra.
Questo spazio
e' per le loro voci
e le nostre parole.
Portiamo avanti
questa stella
con la speranza che la scia
possa arrivare lontano.
Lontano da qui,
fra le nuvole e il sole,
fra le braccia di Utopia.
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Piccola Bottega
Baltazar:
"Ladro di rose"
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Un
capolavoro? Forse. Nel senso del miglior lavoro possibile a questo
punto nella loro storia. Un album raffinato e popolare, politico
e poetico, elittico e concreto. E' un album a molte facce. Difficile
quanto è bello e bello per quanto possa essere difficile.
Comparta un'adesione. Intellettuale e sentimentale. Disco comunque
per pochi. Ma meno male che quei pochi esistono. Per loro. E per
noi.(segue)
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Grazia Verasani:
"Sotto un cielo blu diluvio"
Il
pregio della buona letteratura, del buon cinema e delle buone canzoni
è che non tutto finisce con le fruizione. Si mette in movimento
qualcosa dentro. E questo qualcosa ti porta altrove, si fa spazio,
si allarga e di contrae a misura di respiro. Grazia Verasani questo
sa e questo fa. Ti porta in viaggio all'interno della sua anima.
A volte ulcerata, a volte ferita, a volte esposta, ma sempre e comunque
umana. Un viaggio che commuove e che ampia, che è tenebra
e respiro. Che è grande canzone.
(segue)
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Ligabue:
"Arrivederci, mostro!" |
A
me questo disco di Ligabue piace. Mi piace perché si è
tanto incazzato da scrivere la sua avvelenata sotto forma di lettera
a Guccini ("Caro Francesco"), mi piace perché parla
di un fatto di cronaca doloroso come la strage di Dendermonde in "Quando
mi vieni a prendere?". Mi piace perché quest'album, coi
mostri, finalmente vibra di vita. Il suo migliore del decennio e tra
i migliori in assoluto. |
SursumCorda:
"Le porte della cascata" |
I
Sursum Corda rappresentano in Italia un po’ qualcosa che non
c’è. Se proprio si vuole trovare un corrispettivo possiamo
pensare alle Penguin Café Orchestra o alle melodie senza tempo
di René Aubry. Fatevi trascinare dall'incanto. Gustate l'esperienza.
Siate aperti alla scoperta. Date spago alla fantasia. Non trattenete
le sensazioni. Non temete le profondità. Ecco, adesso siete
pronti per varcare "La porta dietro la cascata", che è
il titolo de nuovo disco dei Sursumcorda. |
I
Luf: "Flel" |
I
Luf sono loro e non temono le imitazioni (a volte cadono nel rischio
di imitarsi da soli, ma non è un difetto). Belle canzoni, temi
importanti, un suono presente come altre volte mai, limpido, forte
e pulito. E una crescita che di disco in disco continua senza deludere
mai. Tre anni per fare un disco non sono poi tanti, basta poi suonarlo
per tre anni ancora.
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Riccardo
Tesi: "Sopra i tetti di Firenze" |
È
sempre un piacere entrare nella bottega di Riccardo Tesi. Una bottega
di un artista infaticabile, di un artista ricercatore, paladino del
lavoro collettivo e delle aperture a influssi e contributi esterni.
Questa volta il suo lavoro e quello di uno dei suoi più fidi compari,
Maurizio Geri, si concentra sulle radici, non solo musicali, ma di
vita artistica di entrambi. |
Michele
Gazich: "Dieci esercizi per volare" |
Michele
Gazich ha visto gli angeli. Niente di grave. E’ quando si vedono
i demoni che la propria vita può essere arrivata a fine corsa.
Ne ha visti tanti: almeno quattro, ma poi, sulla sua Nave dei folli,
ha imbarcato anche “Dieci esercizi per volare”, l’ape-puttana
di “Sanguedolce”, la “pietra che rotola” di
Joe Hill, più ali, stelle e cuori ardenti. Il risultato è
sorprendente per chi non abbia mai ascoltato il primo disco del gruppo
costituito dal violinista bresciano; è invece una conferma
per chi quel disco aveva ascoltato e anche amato.
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Luisa
Cottifogli: "Anita" |
Album
delicato e tenue, fragile come cristallo ed altrettanto bello. Album
trasparente e intelligente, fatto con l'anima e la testa per non lasciare
niente di intentato nel desiderio di comunicare. Uno dei migliori.
Non perdetelo. Un disco che resti e non passi piacevole e fresco come
acqua di un torrente. |
Edoardo
Bennato: "Le vie del rock sono infinite" |
Il dubbio che
un critico, col passar degli anni, possa rincoglionirsi, mi ha sempre
sfiorato. Sarei potenzialmente favorevole alla rottamazione dei critici,
giunti all'età critica dei 50 anni. Il dubbio che in questa
situazione ci sia io mi è venuto dall'ascolto dell'ultimo disco
di Edoardo Bennato. "Le vie del rock sono infinite" a me
piace, con pochi "se" e quasi nessun"ma". |
Marlene
Kuntz: "Cercavamo il silenzio ..." |
"Un
po' come quando si sente un musicista dire: ho cercato di concepire
il tipo di disco che mi piacerebbe comprare".
Probabilmente i Marlene Kuntz comprerebbero questo disco, ma io pure
e senza timore nemmeno di doverci ripensare. "Cercavamo
il silenzio" e abbiamo trovato un gruppo che nel silenzio
sa ritagliarsi uno spazio ben preciso per pensare, parlare, cantare,
suonare e far pensare. |
Mirco
Menna & Banda d'Avola: "e l'italiano ride" |
Per
capir bene questa operazione di rivisitazione o forse meglio di riscrittura
di alcuni brani di Menna già presenti nei suoi precedenti lavori
(Nebbia di idee e Ecco) è secondo me utile leggere l’introduzione
scritta da Menna stesso che spiega com’è nata questa
collaborazione tra lui e questa giovane banda composta di cinquanta
bravi musicisti, quando cita un'antica iscrizione avolese: "Bacco
ama la mandorla ... donne e vini". Amicizia, complicità,
esperienza di vita. |
Biglietto
per l'inferno: "Tra l'assurdo e la ragione" |
Più
di tre quarti d'ora di cavalcata a cavallo dei decenni, dagli anni
'70 agli anni 10 del nuovo millennio, mangiandosi 40 anni di musica
e canzoni, sull'onda non della nostalgia, ma dell'attualità.
Perché se una cosa riesce a fare questo smagliante album resuscitato
(e reinventato: è a tutti gli effetti un nuovo album di vecchie
canzoni) è dimostrare l'attualità del progressive rock.
Anche quando (o anche perché?) si veste di folk. Lunga vita
a questa musica! E acquistate anche voi il vostro "Biglietto
per l'inferno"! |
Simone
Cristicchi: "Grand Hotel Cristicchi" |
Non
fidatevi di Simone Cristicchi! E soprattutto cercate di capirlo bene.
Basta un attimo di distrazione e ci si trova a recensire come stronzate
quelle che in realtà sono fini giochi di parole, calembour,
paradossi. Ascoltatelo,
godetevelo, ma anche interrogatevi. In un Grand Hotel ci sono arrivi
e partenze, ma pure angoli discreti dove raccogliersi a pensare e
guardare il mondo. Prima che la cena sia servita. Sempre che non si
sia scelto il servizio in camera ... |
Evasio
Muraro: "O tutto o l'amore" |
Non
abbiamo ancora finito di spellarci le mani per "Canzoni per uomini
di latta" che ci tocca replicare. Cosa ti combina il buon Muraro,
un passato di lusso nei Settore Out? Ti prende una piccola manciata
di cover eclettiche, di cui una sua e una dei Settore Out, e le miscela
con un'altra manciata di canzoni nuove. Il risultato? Eclatante! Un
viaggio nella poesia dei risvolti dell'anima. Marginale e intimo.
Delicato e forte. Intenso e profondo. |
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Marco
Ongaro:
"Canzoni per adulti"
Due
sono brani di Leonard Cohen, gli altri lo sembrano soltanto. Direi
che questa può già essere la chiave della recensione.
Marco Ongaro sforna un album di canzoni che hanno l'ambizione
di essere tutte legate a un tema che è quello eterno dell'innamoramento
e dell'amore. Uno dei migliori dischi dell'anno. Complesso, stratificato,
poetico e musicale: in una parola "bello"! (segue)
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Cristiano Angelini: "L'ombra della mosca"
Angelini
porge con pudore le sue storie delicate, ma è un'educazione
che è classe, una discrezione che affascina e che offre una
chiave d'ingresso privilegiata a un mondo intimo meraviglioso. E le
musiche portano lontano, consentendo il privilegio di pensare. Che
di questi tempi è merce sempre più rara (segue) |
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Edoardo
Bennato: "Le vie del rock sono infinite" |
Il dubbio che un critico, col passar degli anni, possa rincoglionirsi,
mi ha sempre sfiorato. Sarei potenzialmente favorevole alla rottamazione
dei critici, giunti all'età critica dei 50 anni. Il dubbio
che in questa situazione ci sia io mi è venuto dall'ascolto
dell'ultimo disco di Edoardo Bennato. Bennato
è qui, a più di 60 anni, carico come una molla e ricco
di storia da cantare. Per tutti quelli che le vogliono ascoltare.
E anche per quelli che non vogliono. Ma i ribelli e i rinnegati esistono
anche per questo. |
Bonaveri:
"Città invisibili" |
Solitario,
contrabbandiere di tempo, di speranze, di resistenza.Un album
che bisognerebbe tenere a mente al momento di
scegliere le nomination per le Targhe Tenco. Perché Bonaveri
(e lo dicevamo già anni fa) quando scrive sa cosa sta scrivendo
ed ha sempre cose interessanti da dire. Ascoltiamolo senza paraorecchie.
Sono parole che fanno bene al cuore. Sono musiche che fanno respirare.
Sono canzoni da portare con noi. |
Zibba
e Almalibre: "Una cura per il freddo" |
Un
felice serraglio con musiche di ogni colore: dal blu del blues al
rosso del rock, dal fucsia color cantautore al verde brillante manouche,
dal giallo balcanico-kletzmer al marrone della musica popolare, dal
ghiaccio-elegante-ballata al noir nerofumo di una notte di jazz. Shakerate
forte e bevetelo freddo: sarà la vostra cura estiva per il
freddo. |
Piero
Sidoti: "Gente inattesa" |
Piero
Sidoti ha messo insieme un bel collage di personaggi, esterni a sè,
che possono contemporaneamente essere gente inattesa, ossia inaspettata,
oppure gente in attesa, presa sulla soglia, sul limitare, su un crinale
dal quale è possibile scendere, una volta che si rompe l'istante
sospeso creato dalla canzone, da un lato a dall'altro. un esordio
tardivo sì, ma benedetto dagli dei della musica. Di idee ce
ne sono tante. Come salame e fichi. Come una colazione sull'aia. Come
una chiacchiera in un bar. Come vita di paese dove c'è sempre
qualcuno che ha una storia da narrare. Le storie di Piero. |
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Dario
Brunori: "Brunori Sas - Vol. Uno" |
Ti
viene naturale alzarti, afferrare la puntina prima che percorra l'ultimo
solco e che fermi il piatto, posizionarla con cura nei solchi iniziali,
quelli più neri e lisci e lasciare ripartire la delizia di
queste nove canzoncine. Certo, trattasi di canzonette, come ebbe a
dire il mitico Jannacci. Ma si tratta di saperle fare. E Dario Brunori
sa come si fa. Da solo o in Sas. |
Micol
Martinez : "Copenhagen" |
Micol
Martinez ha tutti i numeri della cantautrice di razza, e Copenhagen
è un disco di cui c'era bisogno. Uno di quei dischi che li
infili nel lettore e non li levi più. Musiche curate e parole
che escono come fiotti dall'anima e tirano fuori emozioni. Altamente
consigliato. |
Akkura:
"Brucerò la Vucciria col mio piano in fiamme |
Sostanzialmente
un concept album, uno spettacolo multimediale (libro e canzoni) per
raccontare tutta una città e restituircela da dentro, darci
i colori e i sapori, qualche volta gli odori, le puzze e le fetenzie.
I racconti e le canzoni si amalgamano e si inseguono, si raggiungono
e si perdono, si separano e si intrecciano. Ma in un gioco di specchi
in una città, se la si sa leggere, ci sta ogni città.
Bravi Akkura! |
Massimiliano
D'Ambrosio: "Cuore di ferro" |
Un
disco dal forte cotè letterario, frutto di buone letture e
ottimi ascolti. Puro stile cantautorale per melodie autunnali e malinconiche
o solari e gioiose, con un piede nella tradizione deandreiana e una
voglia di narrare a tutta prova. Ottimo inizio d'anno. |
Fabrizio
Frabetti & the Bluesfrog: "Uh!" |
Springsteen
all'italiana? Se vogliamo esagerare sì. Se vogliamo stare coi
piedi per terra parliamo di Ligabue? Magari di Graziano Romani che
è meglio. Energia, storie da raccontare, immagini da far passare
al servizio di una voce di velluto ruvido. L'impressione che si tratti
di un disco importante e, come tale, destinato a far fatica per girare.Spargete
comunque la voce: Fabrizio Frabetti va ascoltato. |
Paolo
Andreoni: "La caduta delle città del Nord" |
Suonato
bene, pensato bene, cantato meglio, con gradevoli cambi d'atmosfera
da una canzone all'altra o all'interno della stessa canzone.Niente
esoterismi, niente salti mortali. Tutto molto naturale. E nella naturalezza
rifulge la bellezza del disco, che sa di album, di lavoro coerente
e continuo, di passione musicale e della capacità di sorridere
quando serve. Cos'altro ci vuole per farsi piacere un disco? |
Gabriella
Grasso: "Cadò" |
Abbiamo
trovato una nuova autrice e vogliamo tenercela stretta. Due omaggi
a due grandi interpreti come Mercedes Sosa e Rosa Balestrieri, ma
il resto è tutta farina del suo sacco, farina che non andrà
in crusca. Un album di canzoni, varie, smaglianti e ben definite:
che coinvolgono e attirano e ti tengono saldo nelle loro spire. "Cadò"
come un regalo, un gran bel regalo di Natale.
. |
Davide
Tosches: "Dove l'erba è alta" |
Uno
sguardo diverso sulla realtà, uno sguardo che viene forse dal
lato buio, quello meno illuminato, quello dove però, come in
questo caso, non si ha paura. Non è un nero come assenza di
luce, un nero che atterrisce, ma un buio come rifugio, dove non si
è guardati agli altri, ma da dove, a volte si può guardare.
Non è il freddo sotterraneo di una tomba, ma il calore e l'intimità
che si prova sotto una coperta. E forse, non è a caso che la
produzione di un lavoro così raffinato sia opera di un artista
marginale ma di assoluto pregio come gianCarlo Onorato. |
Piccola
Compagnia Instabile: "Signora Clessidra e lo sposo bambino" |
Evviva!
Abbiamo trovato dei nuovi compagni di viaggio! Prima
il pregiudizio del nome giusto, quindi gli ospiti scelti. Poi arriva
la musica. E il canto. La musica si dilata il giusto, si prende i
suoi spazi, girando tra il folk, il cantautorato più avvertito
e qualche limitato fraseggio jazz. Il canto è epico e collettivo.
Uno di quei canti che ti fa sentire parte di un insieme, parte del
tutto, membro eroico di una collettività, anche nella propria
piccolezza e irrilevanza personale. |
Filippo
Andreani: "La storia sbagliata" |
E'
un disco acustico, un disco di chitarre, prodotto artigianale, sì,
ma di quella strana forma di artigianato che la passione colora di
riflessi dorati. Poi, per l'occasione, ci si trova anche ad approfondire
la conoscenza di un momento della storia d'Italia poco noto, poco
cantato, poco celebrato, se non dalla parte dei vincitori. Neri e
Gianna non hanno vinto. O meglio sì, hanno vinto la guerra,
ma hanno perso la loro Storia sbagliata, quella che va cantando, continuando
a sbagliare, Filippo Andreani. Lunga vita a tutti quelli che sbagliano
o che scelgono di sbagliare! |
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Lino
Straulino: "'Baruc" |
Fossimo
in un altro Paese del mondo Lino Straulino sarebbe celebre come
Bruce Springsteen
. Invece vive in Carnia e canta in friulano. Ma questo suo disco
merita di essere conosciuto. E' un disco politico dove Lino impugna
la chitarra come un'arma. La protesta monta
e soffia per i solchi di questo disco, utilizzando gli strumenti
del rock. Un disco dai sentori buoni, col quale è facile
e naturale volersi schierare.
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Flk:
"Dancing Calipso" |
Togliamo
subito il dubbio. Calipso è scritto con la "i"
e non con la "y". Non di ballo trattasi, ma di ninfa.
Sono cerchi nel grano, sono ondate progressive che curvano gli steli.
Orizzonti più ampi, aria pulita, la fluidità di un
ruscello e pochi ostacoli davanti. Passate la voce. Senza vento
la buona musica si esaurisce. Fate corrrere la voce e fate scorrere
questo disco sul lettore. Tracimerà morbidamente.
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Ci
sono dischi, film e libri che, per un motivo o per l'altro, non dovremmo
mai perdere e a volte ci passano davanti così velocemente che non
ce ne ricordiamo neanche. Questa rubrica vuole porre un freno ai guasti
della memoria. Secondo noi gli imperdibili del 2009 sono, per ora:
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