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Gli imperdibili del 2010
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Archivio dischi 2010 
















Crollano Ideali, Miti,
Uomini e Torri.
Crolla il mondo
non appena ci voltiamo.
Abbiamo paura
di strade nuove
e cerchiamo noi stessi
in un'ombra
sempre più inquietante.
Siamo stanchi, provati,
ma siamo sempre qui.
Perche' una canzone,
perche' Bielle?
Perche' in una chitarra,
nelle "nostre" note,
nei versi che naufragano nel cuore
e si addormentano
nel cervello
possiamo ancora riuscire
a dare un volto
ai nostri sogni.
E Bielle vuol dire musica,
ma vuol dire soprattutto resistenza.
Resistenza ad una società
che non vogliamo accettare,
in cui non ci riconosciamo,
che viene cantata
e raccontata
da tantissime voci
semi nascoste,
deboli e oscurate,
ma pronte
a graffiare ancora,
nonostante tutto.
Claudio,
e come lui tanti altri,
ci aiuta a sopravvivere
in un mondo che ostacola
tutto ciò che non è
capitale o guerra.
Questo spazio
e' per le loro voci
e le nostre parole.
Portiamo avanti
questa stella
con la speranza che la scia
possa arrivare lontano.
Lontano da qui,
fra le nuvole e il sole,
fra le braccia di Utopia.

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Piccola Bottega Baltazar:
"Ladro di rose"

Un capolavoro? Forse. Nel senso del miglior lavoro possibile a questo punto nella loro storia. Un album raffinato e popolare, politico e poetico, elittico e concreto. E' un album a molte facce. Difficile quanto è bello e bello per quanto possa essere difficile. Comparta un'adesione. Intellettuale e sentimentale. Disco comunque per pochi. Ma meno male che quei pochi esistono. Per loro. E per noi.(segue)


Grazia Verasani: "Sotto un cielo blu diluvio"
Il pregio della buona letteratura, del buon cinema e delle buone canzoni è che non tutto finisce con le fruizione. Si mette in movimento qualcosa dentro. E questo qualcosa ti porta altrove, si fa spazio, si allarga e di contrae a misura di respiro. Grazia Verasani questo sa e questo fa. Ti porta in viaggio all'interno della sua anima. A volte ulcerata, a volte ferita, a volte esposta, ma sempre e comunque umana. Un viaggio che commuove e che ampia, che è tenebra e respiro. Che è grande canzone. (segue)

Ligabue: "Arrivederci, mostro!"
A me questo disco di Ligabue piace. Mi piace perché si è tanto incazzato da scrivere la sua avvelenata sotto forma di lettera a Guccini ("Caro Francesco"), mi piace perché parla di un fatto di cronaca doloroso come la strage di Dendermonde in "Quando mi vieni a prendere?". Mi piace perché quest'album, coi mostri, finalmente vibra di vita. Il suo migliore del decennio e tra i migliori in assoluto.
SursumCorda: "Le porte della cascata"
I Sursum Corda rappresentano in Italia un po’ qualcosa che non c’è. Se proprio si vuole trovare un corrispettivo possiamo pensare alle Penguin Café Orchestra o alle melodie senza tempo di René Aubry. Fatevi trascinare dall'incanto. Gustate l'esperienza. Siate aperti alla scoperta. Date spago alla fantasia. Non trattenete le sensazioni. Non temete le profondità. Ecco, adesso siete pronti per varcare "La porta dietro la cascata", che è il titolo de nuovo disco dei Sursumcorda.
I Luf: "Flel"
I Luf sono loro e non temono le imitazioni (a volte cadono nel rischio di imitarsi da soli, ma non è un difetto). Belle canzoni, temi importanti, un suono presente come altre volte mai, limpido, forte e pulito. E una crescita che di disco in disco continua senza deludere mai. Tre anni per fare un disco non sono poi tanti, basta poi suonarlo per tre anni ancora.
Riccardo Tesi: "Sopra i tetti di Firenze"
È sempre un piacere entrare nella bottega di Riccardo Tesi. Una bottega di un artista infaticabile, di un artista ricercatore, paladino del lavoro collettivo e delle aperture a influssi e contributi esterni. Questa volta il suo lavoro e quello di uno dei suoi più fidi compari, Maurizio Geri, si concentra sulle radici, non solo musicali, ma di vita artistica di entrambi.
Michele Gazich: "Dieci esercizi per volare"
Michele Gazich ha visto gli angeli. Niente di grave. E’ quando si vedono i demoni che la propria vita può essere arrivata a fine corsa. Ne ha visti tanti: almeno quattro, ma poi, sulla sua Nave dei folli, ha imbarcato anche “Dieci esercizi per volare”, l’ape-puttana di “Sanguedolce”, la “pietra che rotola” di Joe Hill, più ali, stelle e cuori ardenti. Il risultato è sorprendente per chi non abbia mai ascoltato il primo disco del gruppo costituito dal violinista bresciano; è invece una conferma per chi quel disco aveva ascoltato e anche amato.

(Dal 2000 al 2008)
Ci sono dischi, film e libri che, per un motivo o per l'altro, non dovremmo mai perdere e a volte ci passano davanti così velocemente che non ce ne ricordiamo neanche. Questa rubrica vuole porre un freno ai guasti della memoria. Secondo noi gli imperdibili del 2008 sono:


Vinicio Capossela : "Canzoni a manovella"
Claudio Lolli: "Dalla parte del torto"
Francesco Guccini: "Stagioni"

Sulutumana: "Danza"
Davide Van De Sfroos: "E semm partì"
Max Manfredi: "L'intagliatore i santi"

Luigi Maieron: "Si Vif"
Mercanti di Liquore: "La musica dei poveri"
Acustimantico: "La bella stagione"

Claudio Lolli e il Parto Nuvole Pesanti:
"Ho visto degli zingari felici 2003"

GianMaria Testa : "Altre latitudini"
Sulutumana: "Di segni e di sogni"

Mauro Pagani : "Creuza de ma 2004"
Massimo Bubola : "Segreti trasparenti"
Marco Paolini e Mercanti di Liquore: "Sputi"

Davide Van De Sfroos: "Akuaduulza"
Sulutumana: "Decanter"
Francesco De Gregori: "Pezzi"

Vinicio Capossela: "Ovunque proteggi"
GianMaria Testa : "Da questa parte del mare"
Claudio Lolli: "La scoperta dell'America"

Teresa De Sio: "Sacco e fuoco"
Luigi Maieron: "Une primavere"
GianGilberto Monti: "Ce n'est qu'un debut"


Davide Van De Sfroos: "Pica!"
Sulutumana: "Arimo"
Mercanti di Liquore e Marco Paolini: "Miserabili"

Carmen Consoli: "Elettra"
Elisir: "Pere e cioccolato"
Goran Kuzminac : "Dio suona la chitarra"

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Luisa Cottifogli: "Anita"
Album delicato e tenue, fragile come cristallo ed altrettanto bello. Album trasparente e intelligente, fatto con l'anima e la testa per non lasciare niente di intentato nel desiderio di comunicare. Uno dei migliori. Non perdetelo. Un disco che resti e non passi piacevole e fresco come acqua di un torrente.
Edoardo Bennato: "Le vie del rock sono infinite"
Il dubbio che un critico, col passar degli anni, possa rincoglionirsi, mi ha sempre sfiorato. Sarei potenzialmente favorevole alla rottamazione dei critici, giunti all'età critica dei 50 anni. Il dubbio che in questa situazione ci sia io mi è venuto dall'ascolto dell'ultimo disco di Edoardo Bennato. "Le vie del rock sono infinite" a me piace, con pochi "se" e quasi nessun"ma".
Marlene Kuntz: "Cercavamo il silenzio ..."
"Un po' come quando si sente un musicista dire: ho cercato di concepire il tipo di disco che mi piacerebbe comprare". Probabilmente i Marlene Kuntz comprerebbero questo disco, ma io pure e senza timore nemmeno di doverci ripensare. "Cercavamo il silenzio" e abbiamo trovato un gruppo che nel silenzio sa ritagliarsi uno spazio ben preciso per pensare, parlare, cantare, suonare e far pensare.
Mirco Menna & Banda d'Avola: "e l'italiano ride"
Per capir bene questa operazione di rivisitazione o forse meglio di riscrittura di alcuni brani di Menna già presenti nei suoi precedenti lavori (Nebbia di idee e Ecco) è secondo me utile leggere l’introduzione scritta da Menna stesso che spiega com’è nata questa collaborazione tra lui e questa giovane banda composta di cinquanta bravi musicisti, quando cita un'antica iscrizione avolese: "Bacco ama la mandorla ... donne e vini". Amicizia, complicità, esperienza di vita.
Biglietto per l'inferno: "Tra l'assurdo e la ragione"
Più di tre quarti d'ora di cavalcata a cavallo dei decenni, dagli anni '70 agli anni 10 del nuovo millennio, mangiandosi 40 anni di musica e canzoni, sull'onda non della nostalgia, ma dell'attualità. Perché se una cosa riesce a fare questo smagliante album resuscitato (e reinventato: è a tutti gli effetti un nuovo album di vecchie canzoni) è dimostrare l'attualità del progressive rock. Anche quando (o anche perché?) si veste di folk. Lunga vita a questa musica! E acquistate anche voi il vostro "Biglietto per l'inferno"!
Simone Cristicchi: "Grand Hotel Cristicchi"
Non fidatevi di Simone Cristicchi! E soprattutto cercate di capirlo bene. Basta un attimo di distrazione e ci si trova a recensire come stronzate quelle che in realtà sono fini giochi di parole, calembour, paradossi. Ascoltatelo, godetevelo, ma anche interrogatevi. In un Grand Hotel ci sono arrivi e partenze, ma pure angoli discreti dove raccogliersi a pensare e guardare il mondo. Prima che la cena sia servita. Sempre che non si sia scelto il servizio in camera ... 
Evasio Muraro: "O tutto o l'amore"
Non abbiamo ancora finito di spellarci le mani per "Canzoni per uomini di latta" che ci tocca replicare. Cosa ti combina il buon Muraro, un passato di lusso nei Settore Out? Ti prende una piccola manciata di cover eclettiche, di cui una sua e una dei Settore Out, e le miscela con un'altra manciata di canzoni nuove. Il risultato? Eclatante! Un viaggio nella poesia dei risvolti dell'anima. Marginale e intimo. Delicato e forte. Intenso e profondo.


Marco Ongaro:
"Canzoni per adulti"

Due sono brani di Leonard Cohen, gli altri lo sembrano soltanto. Direi che questa può già essere la chiave della recensione. Marco Ongaro sforna un album di canzoni che hanno l'ambizione di essere tutte legate a un tema che è quello eterno dell'innamoramento e dell'amore. Uno dei migliori dischi dell'anno. Complesso, stratificato, poetico e musicale: in una parola "bello"! (segue)


Cristiano Angelini: "L'ombra della mosca"
Angelini porge con pudore le sue storie delicate, ma è un'educazione che è classe, una discrezione che affascina e che offre una chiave d'ingresso privilegiata a un mondo intimo meraviglioso. E le musiche portano lontano, consentendo il privilegio di pensare. Che di questi tempi è merce sempre più rara (segue)
Edoardo Bennato: "Le vie del rock sono infinite"
Il dubbio che un critico, col passar degli anni, possa rincoglionirsi, mi ha sempre sfiorato. Sarei potenzialmente favorevole alla rottamazione dei critici, giunti all'età critica dei 50 anni. Il dubbio che in questa situazione ci sia io mi è venuto dall'ascolto dell'ultimo disco di Edoardo Bennato. Bennato è qui, a più di 60 anni, carico come una molla e ricco di storia da cantare. Per tutti quelli che le vogliono ascoltare. E anche per quelli che non vogliono. Ma i ribelli e i rinnegati esistono anche per questo.
Bonaveri: "Città invisibili"
Solitario, contrabbandiere di tempo, di speranze, di resistenza.Un album che bisognerebbe tenere a mente al momento di scegliere le nomination per le Targhe Tenco. Perché Bonaveri (e lo dicevamo già anni fa) quando scrive sa cosa sta scrivendo ed ha sempre cose interessanti da dire. Ascoltiamolo senza paraorecchie. Sono parole che fanno bene al cuore. Sono musiche che fanno respirare. Sono canzoni da portare con noi.
Zibba e Almalibre: "Una cura per il freddo"
Un felice serraglio con musiche di ogni colore: dal blu del blues al rosso del rock, dal fucsia color cantautore al verde brillante manouche, dal giallo balcanico-kletzmer al marrone della musica popolare, dal ghiaccio-elegante-ballata al noir nerofumo di una notte di jazz. Shakerate forte e bevetelo freddo: sarà la vostra cura estiva per il freddo.
Piero Sidoti: "Gente inattesa"
Piero Sidoti ha messo insieme un bel collage di personaggi, esterni a sè, che possono contemporaneamente essere gente inattesa, ossia inaspettata, oppure gente in attesa, presa sulla soglia, sul limitare, su un crinale dal quale è possibile scendere, una volta che si rompe l'istante sospeso creato dalla canzone, da un lato a dall'altro. un esordio tardivo sì, ma benedetto dagli dei della musica. Di idee ce ne sono tante. Come salame e fichi. Come una colazione sull'aia. Come una chiacchiera in un bar. Come vita di paese dove c'è sempre qualcuno che ha una storia da narrare. Le storie di Piero.

Unfolk: "The venetian book of the dead"
Dario Bronori: "Brunori Sas"
Akkura: "Brucerò la Vucciria"
Micol Martinez: "Copenhagen"

Paolo Andreoni: "La caduta delle città del nord"
Fabrizio Frabetti: "Uh!"
Giuseppe Cucè: "La mela e il serpente"
Naif Herin: "Tempo di raccolto"
Fabio Abate: "Itinerari precari"
Massimiliano D'Ambrosio: "Cuore di ferro"
Giancarlo Frigieri: "Chi ha rubato le strade ..."
Alessandro Fiori: "Attento a me"
Piero Crida: "L'arte del camaleonte"
Giubbonsky: "Storie di non lavoro"
Ultimavera: "Ai caduti in bicicletta"
The Vad Vuc: "La parata dei secondi"
Taranteana: "Donna Giuvannina"
Andrea Chimenti: "Tempesta di fiori"
Dario Brunori: "Brunori Sas - Vol. Uno"
Ti viene naturale alzarti, afferrare la puntina prima che percorra l'ultimo solco e che fermi il piatto, posizionarla con cura nei solchi iniziali, quelli più neri e lisci e lasciare ripartire la delizia di queste nove canzoncine. Certo, trattasi di canzonette, come ebbe a dire il mitico Jannacci. Ma si tratta di saperle fare. E Dario Brunori sa come si fa. Da solo o in Sas.
Micol Martinez : "Copenhagen"
Micol Martinez ha tutti i numeri della cantautrice di razza, e Copenhagen è un disco di cui c'era bisogno. Uno di quei dischi che li infili nel lettore e non li levi più. Musiche curate e parole che escono come fiotti dall'anima e tirano fuori emozioni. Altamente consigliato.
Akkura: "Brucerò la Vucciria col mio piano in fiamme
Sostanzialmente un concept album, uno spettacolo multimediale (libro e canzoni) per raccontare tutta una città e restituircela da dentro, darci i colori e i sapori, qualche volta gli odori, le puzze e le fetenzie. I racconti e le canzoni si amalgamano e si inseguono, si raggiungono e si perdono, si separano e si intrecciano. Ma in un gioco di specchi in una città, se la si sa leggere, ci sta ogni città. Bravi Akkura!
Massimiliano D'Ambrosio: "Cuore di ferro"
Un disco dal forte cotè letterario, frutto di buone letture e ottimi ascolti. Puro stile cantautorale per melodie autunnali e malinconiche o solari e gioiose, con un piede nella tradizione deandreiana e una voglia di narrare a tutta prova. Ottimo inizio d'anno.
Fabrizio Frabetti & the Bluesfrog: "Uh!"
Springsteen all'italiana? Se vogliamo esagerare sì. Se vogliamo stare coi piedi per terra parliamo di Ligabue? Magari di Graziano Romani che è meglio. Energia, storie da raccontare, immagini da far passare al servizio di una voce di velluto ruvido. L'impressione che si tratti di un disco importante e, come tale, destinato a far fatica per girare.Spargete comunque la voce: Fabrizio Frabetti va ascoltato.
Paolo Andreoni: "La caduta delle città del Nord"
Suonato bene, pensato bene, cantato meglio, con gradevoli cambi d'atmosfera da una canzone all'altra o all'interno della stessa canzone.Niente esoterismi, niente salti mortali. Tutto molto naturale. E nella naturalezza rifulge la bellezza del disco, che sa di album, di lavoro coerente e continuo, di passione musicale e della capacità di sorridere quando serve. Cos'altro ci vuole per farsi piacere un disco?
Gabriella Grasso: "Cadò"
Abbiamo trovato una nuova autrice e vogliamo tenercela stretta. Due omaggi a due grandi interpreti come Mercedes Sosa e Rosa Balestrieri, ma il resto è tutta farina del suo sacco, farina che non andrà in crusca. Un album di canzoni, varie, smaglianti e ben definite: che coinvolgono e attirano e ti tengono saldo nelle loro spire. "Cadò" come un regalo, un gran bel regalo di Natale.   .
Davide Tosches: "Dove l'erba è alta"
Uno sguardo diverso sulla realtà, uno sguardo che viene forse dal lato buio, quello meno illuminato, quello dove però, come in questo caso, non si ha paura. Non è un nero come assenza di luce, un nero che atterrisce, ma un buio come rifugio, dove non si è guardati agli altri, ma da dove, a volte si può guardare. Non è il freddo sotterraneo di una tomba, ma il calore e l'intimità che si prova sotto una coperta. E forse, non è a caso che la produzione di un lavoro così raffinato sia opera di un artista marginale ma di assoluto pregio come gianCarlo Onorato.
Piccola Compagnia Instabile: "Signora Clessidra e lo sposo bambino"
Evviva! Abbiamo trovato dei nuovi compagni di viaggio! Prima il pregiudizio del nome giusto, quindi gli ospiti scelti. Poi arriva la musica. E il canto. La musica si dilata il giusto, si prende i suoi spazi, girando tra il folk, il cantautorato più avvertito e qualche limitato fraseggio jazz. Il canto è epico e collettivo. Uno di quei canti che ti fa sentire parte di un insieme, parte del tutto, membro eroico di una collettività, anche nella propria piccolezza e irrilevanza personale.
Filippo Andreani: "La storia sbagliata"
E' un disco acustico, un disco di chitarre, prodotto artigianale, sì, ma di quella strana forma di artigianato che la passione colora di riflessi dorati. Poi, per l'occasione, ci si trova anche ad approfondire la conoscenza di un momento della storia d'Italia poco noto, poco cantato, poco celebrato, se non dalla parte dei vincitori. Neri e Gianna non hanno vinto. O meglio sì, hanno vinto la guerra, ma hanno perso la loro Storia sbagliata, quella che va cantando, continuando a sbagliare, Filippo Andreani. Lunga vita a tutti quelli che sbagliano o che scelgono di sbagliare!
Lino Straulino: "'Baruc"
Fossimo in un altro Paese del mondo Lino Straulino sarebbe celebre come Bruce Springsteen . Invece vive in Carnia e canta in friulano. Ma questo suo disco merita di essere conosciuto. E' un disco politico dove Lino impugna la chitarra come un'arma. La protesta monta e soffia per i solchi di questo disco, utilizzando gli strumenti del rock. Un disco dai sentori buoni, col quale è facile e naturale volersi schierare.
Flk: "Dancing Calipso"
Togliamo subito il dubbio. Calipso è scritto con la "i" e non con la "y". Non di ballo trattasi, ma di ninfa. Sono cerchi nel grano, sono ondate progressive che curvano gli steli. Orizzonti più ampi, aria pulita, la fluidità di un ruscello e pochi ostacoli davanti. Passate la voce. Senza vento la buona musica si esaurisce. Fate corrrere la voce e fate scorrere questo disco sul lettore. Tracimerà morbidamente.


Mary Gauthier - "The foundling" John Mellencamp - "No better than this"
Johnny Flynn - "Been listening"



Ci sono dischi, film e libri che, per un motivo o per l'altro, non dovremmo mai perdere e a volte ci passano davanti così velocemente che non ce ne ricordiamo neanche. Questa rubrica vuole porre un freno ai guasti della memoria. Secondo noi gli imperdibili del 2009 sono, per ora:

"Le vie del rock sono infinite" - Edoardo Bennato
"Sotto un cielo blu diluvio" - Grazia Verasani
"Dieci esercizi per volare" - Michele Gazich
"Flel" - I Luf
"Brunori Sas"- Dario Brunori
"Sopra i tetti di Firenze" - Riccardo Tesi e Maurizio Geri
"Grand Hotel Cristicchi"- Simone Cristicchi
"Brucerò la Vucciria" - Akkura
"Copenhagen" - Micol Martinez
"Cuore di ferro" -  Massimiliano D'Ambrosio
"e l'italiano ride" - Mirco Menna & Banda d'Avola
"Uh1" - Fabrizio Frabetti