Crollano Ideali, Miti,
Uomini e Torri.
Crolla il mondo
non appena ci voltiamo.
Abbiamo paura
di strade nuove
e cerchiamo noi stessi
in un'ombra
sempre più inquietante.
Siamo stanchi, provati,
ma siamo sempre qui.
Perche' una canzone,
perche' Bielle?
Perche' in una chitarra,
nelle "nostre" note,
nei versi che naufragano nel cuore
e si addormentano
nel cervello
possiamo ancora riuscire
a dare un volto
ai nostri sogni.
E Bielle vuol dire musica,
ma vuol dire soprattutto resistenza.
Resistenza ad una società
che non vogliamo accettare,
in cui non ci riconosciamo,
che viene cantata
e raccontata
da tantissime voci
semi nascoste,
deboli e oscurate,
ma pronte
a graffiare ancora,
nonostante tutto.
Claudio,
e come lui tanti altri,
ci aiuta a sopravvivere
in un mondo che ostacola
tutto ciò che non è
capitale o guerra.
Questo spazio
e' per le loro voci
e le nostre parole.
Portiamo avanti
questa stella
con la speranza che la scia
possa arrivare lontano.
Lontano da qui,
fra le nuvole e il sole,
fra le braccia di Utopia.
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Davide Van De Sfroos:
"Pica!"
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Ci
abbiamo pensato a lungo prima di decidere quale era stato il disco
dell'anno per il 2008. "Miserabili",
politicamente, ci sembrava più valido, ma regge poco come disco.
Lo si apprezza, ma non viene voglia di ascoltarlo di nuovo. Troppo
teatrale. "Arimo" è bello,
ma fragile e ancora di transizione. Davide Van De Sfroos invece ha
raccontato belle storie di lago (e di fiume) e, a distanza di mesi,
resta un disco che si ascolta con piacere. Proprio questo perdurante
piacere è il motivo della nostra scelta. "Pica!"
per Bielle è l'imperdibile del 2008. (segue) |
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Sulutumana:
"Arimo"
Un
pianoforte, un violino, un contrabbasso, una voce. Una musica che
sembra venire da lontano, dalle
sponde del lago, da quella cucina con l'acqua sul fuoco, dove la
radio a valvole irradia melodie per l'aria. Che non si spegneranno
presto. Musica per giorni di pioggia. Se non
fate attenzione potrebbe farvi scivolare via sulle onde dei rigagnoli.
(segue) |
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Marco
Paolini e Mercanti di Liquore: "Miserabili" |
Capita
poche volte, ma capita di essere totalmente d'accordo con un disco.
Capita più di frequente che piaccia o che non piaccia, ma capita
di rado di trovarsi "ideologicamente" d'accordo con un disco.
"Miserabili" è un grande esempio di teatro-canzone
civile e sociale, attorno un tema molto difficile da mettere in musica:
il liberismo. Ma il risultato è eclatante. Imperdibile? Di
più. Essenziale. |
Max
Manfredi: "Luna persa" |
Tredici
brani, uno è un'introduzione di 19", un altro un kolossal
di 13 minuti, un terzo è la riscoperta di un bellissimo e introvabile
duetto con Fabrizio De André. Restano 10 brani: cinque sono
da cinque stelle, due da quattro, uno da tre e due da due. Un percorso
a ostacoli. Basta questo per scrivere che si tratta di uno dei dischi
più importanti dell'anno? Basta eccome. |
Michele
Gazich: "La nave dei folli" |
Siete
a favore dell'emozione e contro i centri commerciali? Siete convinti
che Dostoevskij non sia il nome di una grappa? E allora forse questo
disco fa per voi. La nave dei folli approda, ma le facciamo riprendere
subito il largo e tracciare una nuova rotta. Si vede il mattino dalla
tolda della nave e l'orizzonte, forse, non è più così
cupo. Tanto ci sarà sempre un altro porto in cui arrivare,
per riportare l'idiota in città. |
Luca
Ghielmetti: "Luca Ghielmetti" |
Credo
che sostanzialmente si faccia questo mestiere perché si spera
di trovarsi di tanto in tanto di fronte a un disco così.
Una
doccia rinfrescante, una pioggerella autunnale, un vortice di foglie
cadenti, in un volo della memoria tra sensazioni del tempo andato,
ritmi e rime che porebbero piacere agli chansonnier, dietro a storie
di quotidianità assoluta. |
Umberto
Sangiovanni: "Calasole" |
Quel
blu di Prussia del cielo, il bianco bruciato della case, il verde
faticoso dei campi, il grigio della terra e il rosso incongruo di
un divano che appare, imprevisto nella foto di copertina (di Giovanni
Rinaldi). Sono gli elementi visuali che incarnano le storie disincarnate
nella musica della Daunia Orchestra e di Umberto Sangiovanni. Un album
dedicato a Giuseppe Di Vittorio, sindacalista e bracciante e a tutti
braccianti e cafoni di allora e di ora. |
Vinicio
Capossela: "Da solo" |
E'
un disco meraviglioso, perché conosce la meraviglia, ma anche
concettuale. E pure, in certi momenti, ricercatamente lezioso. Non
tutto scorre armonico come sarebbe nelle intenzioni dell'autore. Eppure,
proprio in queste sue asimmetrie, in questo procedere claudicante
e sbrindellato sta la sua grandezza. Un frullato musicale a denominazione
d'origine controllata: quel gran genio di Vinicio.
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Domenico
Fiumanò Violi: "Il biciclettista" |
Un
disco che conosce la poesia degli ultimi e delle piccole cose e la
musica del mondo che ci gira interno, dolcemente, amaramente, disperatamente,
ma non senza redenzione: é "una terra di fuoco e di chiodi
/ dove la vita non vale uno sputo / La strada dell'uomo sembra tutta
in salita", ma c'è ancora lo spazio per l'emozione dei
"saltimbanchi, trasformisti / giocolieri e grandi, grandi artisti"
e, perché no?, musicisti. "Un'altra magia e poi se ne
andrà via / sparirà così nella notte", ma
a noi rimane il sapore di quella magia ed è persistente e buono,
come sapone di bucato. |
Yo
Yo Mundi: "Album rosso" |
Dopo
mesi e mesi di calma piatta, in cui i dischi emozionanti si erano
fatti rari come le aurore boreali portiamo a casa un ottimo disco
di canzoni degli Yo Yo Mundi.Gli
Yo Yo Mundi ci hanno abituati a ibridare i discorsi musicali con quelli
letterari e cinematografici e anche qui vedo, sento, ascolto e gusto.
Uno spettacolo multimediale. Che sta dalla parte giusta. Quella dove
il rosso non ha ancora cambiato colore. |
Baustelle:
"Amen" |
Il
clima è cupo, ci si muove in una società in cui le persone
hanno perso i valori. O non li hanno mai avuti. Ragazzi con il cuore
infranto che vedono solo la fine; bilanci emozionali fallimentari,
esperienze che non portano a migliorarsi, ma soltanto a sprofondare
nello sconforto. L’inquietudine pervade il mondo. Un bel quadretto,
non c’è che dire. Ma... |
Luciano
Ligabue: "Primo tempo" |
E'
il miglior Ligabue degli ultimi dieci anni. Per forza! E' il Ligabue
di dieci anni fa! La ricetta è presto fatta. Prendi un artista
sulla cresta dell'onda, fagli incidere un album retrospettivo che
racconti tutta la sua storia in musica. E faglielo dividere in due
parti: dalle origini al 1995 e dal '95 a oggi. Aggiungi un inedito
d'atmosfera e molto ispirato. Aggiungi un secondo dvd dei video dello
stesso periodo. Il risultato è una bellissima operazione, commerciale
quanto si vuole, ma destinata restare. |
Paolo
Benvegnù: "Le labbra" |
Disco
di parecchie pretese e tutte mantenute. E già questo non è
facile. Non si presenta come prodotto di consumo e non lo è.
Quindi dategli il tempo necessario per aspettarlo, ascoltarlo e capirlo.Un
piccolo sunto dell’amore e odio oppure dell’amore. Sicuramente
della non-indifferenza. Una pietra miliare che, d'ora in poi sarà
necessario tenere presente per valutare il cammino della musica d'autore
in Italia. |
Cesare
Basile: "Storia di Caino" |
Misterioso,
cupo, desertico, difficile da seguire tra la gran messe di riferimenti
biblici, così poco italiani e così dylaniani. Ma la
musica di Cesare Basile, più, che a Dylan, rimanda ai cantori
desertici come i Green on red. Musica che non suona italiana, per
uno dei dischi più interessanti della stagione. |
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Gruppo
Folk Internazionale : "'75-'79" |
Erano
bravissimi. Sono durati solo quattro anni, proprio perché
erano troppo bravi. E soprattutto erano in anticipo sui tempi. Il
Gruppo Folk Internazionale ha mosso i primi passi in anni molto
ricchi da molti punti di vista e molto interessanti ancora da molti
punti di vista: politici, musicali, personali.
Insomma un album indispensabile per capire la storia della musica
popolare e i tempi del suo arrivo nel nostro Paese.
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Signori presidenti
di Herbert Pagani
Per quella schiuma bianca
che copre i nostri fiumi
Per tutti i nostri pesci che vanno a pancia in su
E per la primavera che cede i suoi profumi
Al superdetersivo con i granelli blu.
E per i panni sporchi lavati troppo tardi
In certe lavatrici intorno al Quirinale
Che puzzano d'inganni di sangue e di miliardi
Mentre la lira scende ed il terrore sale.
Per tutta la violenza che scende
nelle case
Dai cieli crocefissi da antenne di tivù
Quando non è di turno tra Cirio e Belpaese
Il papa che consiglia: votate per Gesù.
Per l'urlo del pallone che vomita la radio
Coprendo altre urla nei vostri mattatoi
Prima che ci stendiate sull'erba di uno stadio
Signori Presidenti grazie da tutti noi.
E bravi per le belle centrali
nucleari
Che tutti già paghiamo e che nessuno vuole
E che circonderete di mille militari
Finché non metterete un contatore al sole.
Bravi per la giustizia, che se non tace, giace
Per la rivoluzione che ha i piedi gonfi e siede
E per aver ridotto la libertà e la pace
A tristi prostitute che fanno il marciapiede
Bravi per le colombe costrette
a fare i falchi
Perché vendete armi al meglio compratore
E per i vostri amori imposti ai rotocalchi
Perché la gente creda che voi c'avete un cuore.
Io vi ringrazio ancora e me ne vado adesso
La musica era bella e le parole no
Ma il mondo è bello e voi ne avete fatto un cesso
E finché ci sarete, così io canterò.
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