Incontriamo
Claudio in un caldo pomeriggio di fine agosto alla festa dell'Unità.
Tra il profumo delle salamelle e quello dello zucchero filato ci
parla di "Rumore rosa", del suo prossimo album "vero",
dei fermenti giovanili e di cosa gli piace nel panorama musicale
italiano presente e passato.
Cosa c’è nel prossimo futuro di Claudio Lolli dopo
Rumore rosa?
Beh, come sai Rumore rosa è un piccolissimo libro
di poesie. Sono 40 testi corredati da 40 foto di Enzo Eric Toccaceli,
mio amico grande fotografo. Inoltre 10-11 di queste poesie le leggo
e il Maestro Capodacqua suona qualcosa sotto queste letture.
C’è chi ha detto che scrivere poesie fino a 30 anni
è accettabile, da 30 anni in poi è segno di demenza
senile. Penso che sia quello che è capitato a me: prima non
avevo mai avuto il coraggio di sputtanarmi così profondamente
scrivendo poesie, perché non sono in grado, e soprattutto
leggendole. Però, insomma, come tu sai, giunti ad una certa
età si può fare quel che si vuole, poi i miei amici
hanno insistito tanto affinché, quindi mi son buttato in
questa cosa.
Rumore rosa, non so se lo sai, è una specie di fruscio, un
rumore artificiale che i fonici “sparano” nell’ambiente
per avere delle indicazioni su come equalizzare i suoni. Quindi
la metafora è più o meno questa: rumore rosa è
un fruscio artificiale che in qualche modo dovrebbe equalizzare
- in senso negativo, secondo me - la nostra vita. Ci puoi mettere
tutti gli aggettivi e i verbi che vuoi: normalizzarla, appiattirla,
omologarla, standardizzarla… La piccola idea è questa.
È un librino molto intimo che riguarda un po’ il fronte
interno, la presenza-eventuale assenza di questo fruscio artificiale
dalla mente. È molto personale, ma come tutte le cose personali
può avere una luce, una proiezione sulla vita pubblica.
E a quando un cd "vero"?
Ci sarà, ci sarà… E sarà un cd di inediti,
perché di mescoloni ne abbiamo già fatti tanti…
È vero, di “mescoloni”
ce ne sono tanti, anche se uno proprio bello secondo me non c’è.
Manca un po’ un vero “The best of Claudio Lolli”.
Ma il discorso ti interessa?
Ma no… sai sono state fatte delle cose un po’
strane… tre inediti, due editi, due rimaneggiati… messi
insieme perché avessero comunque un senso eccetera…
Poi c’è la Emi che ogni tanto tira fuori qualcosa per
i cazzi suoi senza che io ne sappia niente, tanto che me lo dicono
gli amici che è uscita… Un “The best of”
pensato da me no. Non c’è. Ma spero che non ci sarà
mai. Anche perché è difficile scegliere: è
tutto “Best”! Comunque per il disco nuovo se tutto va
bene dovrei registrare nell’estate 2005.
Hai già del materiale
pronto?
Sì, stiamo cominciando a pensarci anche se è difficile
scrivere oggi: la realtà è talmente volgare che prenderla
in giro è come sparare sulla Croce Rossa e riuscire a trovare
un senso nelle cose è molto difficile. Oer lo meno a me non
riesce molto facile.
E il famoso live di cui si
era parlato con i Gang come ospiti?
Mah, questo proprio non mi risulta… I Gang mi hanno chiesto
un testo da inserire nel loro nuovo disco e questo lo farò
nei mesi prossimi. Ma un live con loro non è in programma.
L'unico live resta quello di Zingari...
A proposito, l’uscita
di Zingari è arrivata in un periodo di movimento non solo
intorno a te, ma proprio di un certo interesse generale verso tutto
il filone musicale degli anni ’70 da parte dei giovani e dei
giovanissimi. Addirittura sono stati fatti dei seminari all’università
e sembra quasi che questa generazione di giovanissimi che non ha
vissuto quegli anni che sono stati l’ultimo fermento di ribellione
di un’epoca piatta e massificata si voglia avvicinare in qualche
modo a quella che è stata la contestazione con tutto quello
che c’era intorno. Che ne pensi? Che ne dici?
Il dato mi sembra confermabile, perché mio figlio più
grande che ha 14 anni adora i Doors e anche i miei studenti amano
molto la musica di quegli anni, soprattutto gruppi come i Pink Floyd,
gli Yes e via discorrendo. A me sembra giusto perché quell’epoca
è stata credo - anche se io non sono un esperto - con le
dovute eccezioni, una delle epoche più creative e innovative
nella musica. Il fatto che i giovani abbiano voglia di questo mi
sembra un segnale assolutamente positivo dopo tanti anni di appiattimento,
di musica pensata unicamente per il commercio, l’industria,
la quiescenza, le colonne sonore della noia. Benissimo se cercano
qualcosa di formalmente più strano. Curioso, innovativo.
Mi sembra un ottimo segnale. Adesso non so se riguardi anche l’Italia,
ma questi gruppi anglofoni sono molto amati. Vedo dappertutto magliette
dei Led Zeppelin… bene, ottimo.
Invece a te chi piace sulla scena musicale
italiana odierna?
Samuele Bersani.
Perché?
Mi sembra molto intelligente e raffinato ed è uno che prova
a fare anche della musica “ascoltabile”, ma non ci riesce,
spesso. È troppo desideroso della novità, della bellezza.…
non credo di aver mai sentito una canzone sciocca delle sue e Giudizi
universali secondo me è un capolavoro assoluto, una canzone
bellissima.
Se invece dovessi elencare delle “pietre
miliari” fondamentali della musica italiana?
Beh, le solite…
E quali sono le tue solite?
Ma “pietre miliari” in che senso?
Nel senso di canzoni o dischi indimenticabili
che hanno costituito una base per quello che è venuto dopo
o che hanno segnato dei punti chiave nel percorso della canzone.
Beh, tra i più recenti non potrei fare a meno di citare Titanic
e La storia di De Gregori. Per il resto i soliti, appunto: alcune
cose straordinarie le hanno fatte De André e Guccini. Non
vado molto più in là. Abbastanza banale e normale,
no? Sono queste le cose…
Beh, Titanic non direi che sia poi
così “normale”…
I muscoli del Capitano è un capolavoro assoluto, tutto il
disco lo è. Anche la prima canzone, dove c’è
questa metafora del ghiaccio, questo suggerimento molto in dettaglio
e molto insistito, dal ghiaccio nel bicchiere agli occhi di ghiaccio
del marconista che è molto bello dal punto di vista narrativo
e letterario. Sembra quasi un racconto di Conrad dove ci sono questi
piccoli segnali che ti fanno immaginare la fine della storia. È
costruito benissimo. Io amo molto De Gregori. Lui non lo sa, ma
io lo amo molto. Come capita molto spesso coi grandi amori, no?
Intervista
effettuata il 27 agosto 2004
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