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Viola
d'inverno
Arriverà
che fumo
o che do l'acqua ai fiori,
o che ti ho appena detto:
"scendo, porto il cane fuori",
che avrò una mezza fetta
di torta in bocca,
o la saliva di un bacio
appena dato,
arriverà, lo farà così in fretta
che non sarò neanche emozionato …
Arriverà
che dormo o sogno, o piscio
o mentre sto guidando,
la sentirò benissimo
suonare mentre sbando,
e non potrò confonderla con niente,
perché ha un suono maledettamente eterno:
e poi si sente quella volta sola
la viola d'inverno.
Bello
è che non sei mai preparato,
che tanto capita sempre agli altri,
vivere in fondo è così scontato
che non t'immagini mai che basti
e resta indietro sempre un discorso
e resta indietro sempre un rimorso…
E
non potrò parlarti, strizzarti l'occhio,
non potrò farti segni,
tutto questo è vietato
da inscrutabili disegni,
e tu ti chiederai
che cosa vuole dire
tutto quell'improvviso starti intorno
perché tu non potrai, non la potrai sentire
la mia viola d'inverno.
E
allora penserò
che niente ha avuto senso
a parte questo averti amata,
amata in così poco tempo;
e che il mondo non vale
un tuo sorriso,
e nessuna canzone
è più grande di un tuo giorno
e che si tenga il resto, me compreso,
la viola d'inverno
E
dopo aver diviso tutto
la rabbia, i figli, lo schifo e il volo,
questa è davvero l'unica cosa
che devo proprio fare da solo
e dopo aver diviso tutto
neanche ti avverto che vado via,
ma non mi dire pure stavolta
che faccio sempre di testa mia:
tienila stretta la testa mia.
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Roberto Vecchioni, La rabbia e le stelle in Di Rabbia
e di stelle. Nuovo disco, anzi grande disco. Si può
dire che è un ritorno?
Sì,.
È un bel ritorno. È un ritorno meditato,
perché sono stato tre anni senza fare un disco
per poi pensarlo così. Anche per vedere più
chiaramente, rapportarci un po’ di più
alla realtà. Soprattutto nei due album precedenti
ero stato un po’ astratto. Forse troppo letterario.
Qui è più vivo. Ci sono cose di tutti
i giorni.
E’
più la rabbia o sono più le stelle?
Molta
più rabbia, ma anche molta più tristezza,
più disfacimento, più abbandono, più
sconforto. Sarà un po’ l’età,
un po’ che le ho provate tutte e le ho viste quasi
tutte, ma una situazione del genere io proprio non l’ho
mai vista, né per l’Italia né per
l’umanità. E non è solo un fatto
politico. E’ purtroppo un fatto umano la decadenza
naturale. Naturale come la vecchiaia e anche culturale
perché stiamo andando sempre più verso
traguardi sbagliati. Forse per rimediare alla vecchiaia.
Comunque la rabbia c’è. Le stelle sono
confuse, molto confuse e anche molto appannate. Però
ogni tanto qualcuna brilla e fa piacere.
Un
lampo della notte
Un
lampo di pascoliana memoria o anche di gucciniana memoria
(ride).
Però
è una rabbia che sembra sapere di voglia di reazione,
una rabbia che incita a reagire.
Sì,
assolutamente sì. Non è una rabbia inconsulta,
una rabbia che è violenza o spinge a controbattere
il mondo con una reazione oltre misura. Una rabbia non
potente, ma che ha la misura della poca saggezza e della
poca intelligenza che è rimasta a poche persone.
Un tentativo di alleanza con queste persone per far
qualcosa. Non sono tanti purtroppo. (segue)
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Roberto
Vecchioni nasce a Carate Brianza il 25 giugno del 1943,
sotto il segno del cancro e della guerra che aveva spinto
la famiglia Vecchioni a sfollare lì. Però
la famigla è di origine napoletana. Nel 1968 si laurea
in Lettere antiche presso la Cattolica di Milano e inizia
a insegnare greco e latino ai licei. Ancora più giovane
inizia però a scrivere canzoni per altri, insieme
ad Andrea LoVecchio e ne 1968 partecipa per la prima volta
al Festival di Sanremo come autore della canzone "Sera",
cantata da Giuliana Valci e Gigliola CInquetti. La vittoria
a Sanremo arriva quindi 43 anni dopo la prima presenza al
Festival. Nel '68 incide anche il suo primo 45 giri, destinato
a nessun successo e a una rapida dimenticanza. Nel 1971,
oltre a comporre l'inno dell'Inter, cantato dal calciatore
Mario Bertini, incide il suo primo album ("Parabola")di
una lunga e luminosa carriera, arrivata ora a 26 dischi
di studio, più tre live e molte raccolte. I suoi
anni migliori sono stati tra il '75 e l''80, ma qua e là
piovono gemme.
Sito ufficiale:/www.vecchioni.it/
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Il contastorie
(live+libro)
Universal
Music - 2005
Le stagioni nel sole
/ Vincent / Canto Notturno (di un pastore errante
dell'aria) / Parabola / E invece non finisce mai /
Blumùn / Ritratto di signora in raso rosa /
La bellezza / Canzone per Sergio / Celia De La Serna
/ Alighieri / Viola d'inverno / Samarcanda / La stazione
di Zima / Le lettere d'amore (Chevalier De Pas) /
Luci a San Siro |
Di rabbia
e di stelle
Universal
- 2007
La
ragazza col filo d'argento / Non lasciarmi andare
via / Neanche se piangi in cinese / Oh amore amore
amore / Comici spaventati guerrieri / Amico mio /
Questi fantasmi / Non amo più / Mond lader
/ Tu, quanto tempo hai? / Il cielo di Austerlitz /
Il violinista sul tetto / Le rose blu
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Incantus
Universal
- 2009
Vissi d'arte / L'Uomo
Che Si Gioca Il Cielo A Dadi / Il nostro amore / Le
cinque stagioni / Milady / Di te / A Dio / La stazione
di Zima / Se tornassi indietro / Le rose blu / Sogna
ragazzo sogna / Viola d'inverno / Samarcanda / Luci
a San Siro |
Chiamami
ancora amore
Universal
- 2011
Chiamami
ancora amore / Mi porterò / La casa delle farfalle
/ Canzoni e cicogne / Dentro gli occhi (con Ornella
Vanoni) / Piccolo amore / Mi manchi / L'amore mio
/ Love song (con Federica Fornabaio) / Lontano lontano
/ Il nostro amore (con Dolcenera) / Hotel supramonte
/ 'O surdato 'nnamorato (Solo da iTunes Stores)
/ Il bene di luglio (Solo da iTunes Stores)
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Vecchioni
sta sulle palle, Vecchioni annoia
di
Leon
Ravasi
Vecchioni sta sulle palle, Vecchioni annoia, Vecchioni
deqquà e dellà..
Vecchioni
è un professore, Vecchioni ha messo su boria, Vecchioni
rifà se stesso
Lo
Smeraldo apre lo sipario, scalca un concerto al solito autocelebrativo,
e in effetti sarebbe stupido negare che il prof non sa come
lavorare "lungo un facile vento di sazietà..":
Vecchioni Roberto conosce perfettamente i meccanismi del
gioco e dei sentimenti di chi compra i suoi dischi, sa come
toccarli e quando-quanto premerli. L'ultimo disco trasuda
mestiere, è vero. Il concerto gronda mestiere, altrettanto
da riconoscere. Però, però.. Però questo
cazzuto "lanciatore di coltelli" nel mestiere
non si "imbroglia le dita" ma lo porta a passeggio
ancora bello (l'ultimo disco è, bello), proprio perché
il suo mestiere, come dice quella canzone, è la sua
ragazza e minchia, lui è uno che l'amore lo striglia
giù duro.
Ancora
prima che si apra il sipario mi sento risuonare dentro le
solite musiche. Non è una “Viola d’inverno”,
per fortuna, ancora non l’ho sentita mai. Ma è
la storia di Celia de la Cruz, quella di Mariù, la
musica degli Anni. Un percorso minimalista individuale.
Hai visto mai che si coincida?
"..forse
non lo sai ma pure questo è amore.."
“Parlami d’amore/ parlami d’amore Mariù”
Vecchioni
fa il drammatico, il saccente, il barone.. Sì, però
quel suo stile così uguale a sè stesso, quando
ti prende le viscere, non te le molla. Che la Passione in
cui intinge gesti e parole sia in parte calcolata è
chiaro, uno dopo trentanni-e-deppiù di carriera il
mestiere se lo trova nelle tasche e lui è uno che
le mani le mette e le esce di tasca in continuazione, la
farina dell'esperienza (quella il cui colore conosciuto
anche ai muri ne dipinge le canzoni) spolvera le dita, è
inevitabile.
Buio
in sala. Puntuale come un orologio il prof! Suona la campanella
e lui comincia. E come prima cosa ti lancia un coltello
proprio in mezzo alla figura. Non è vestito esattamente
come “Il padre” dei “Sei personaggi in
cerca d’autore” come l’ultima volta che
l’ho visto dal vivo, ma, diciamo così, nessuna
concessione all’estro. Ma è lì pronto,
a lato del palco a lanciare i suoi pugnali diritti verso
il cuore, perché Vecchioni si commuove e sa commuovere.
Perché si sente che è vero e non finge.
Ma Vecchioni è bravo e lo rimane.
Ma bravo, in fondo, ha sempre saputo di esserlo. Forse più
di quanto sia. (segue)
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