Franco Giordani chitarra, mandolino, banjo, bouzouki e voce
Simone Serafini contrabbasso
Paolo Manfrin tin whistle
Vittorio Vella fisarmonica
Elvis Fior batteria
Tony Longheu slide guitar
Irene Dolzani voce
Miky Martina armonica a bocca
Parole
e musica di Franco Giordani, e Barbara Floreancig eccetto:
"Cuintretimp", "Prova a dimi tu", "La
musia è una preghiera" e "Piel scur"e
con testo di Luigi Maieron. "The old trinagle" di
Brendan Behani
Racconti:
Contropiede micidiale
Il riposo del guerriero
Il bastian contrario
I. Il lampadario
II. La gradazione alcoolica
III. Cervi di Claut
Il campanaccio di Rita
Octi
Mucche e Rolling Stones
Franco
Giordani: "In Cuintretimp" Block Nota
-
2015 Reperibile ai concerti
e online
Tracklist
01
Cuintretimp
02
Quando
sei in guadagno
03
Nel
giro di uno sguardo
04
Piel
scure
05
Gente
persa per la città
06
Prova
a dimi tu
07
Cosa
importa
08
Non
ho mai
09
Solitudine
e libertà
10
Fum
11
La
ballata di RIcardo
12
La
musica è una preghiera
13
Effetti
speciali
14
The
old triangle
Franco
Giordani è un cantautore polistrumentista friulano, orgoglioso
della sua terra e di quei saperi, quelle conoscenze legate alla
terra e ai suoi riti, ritmi e abitudini che resistono all’invadente
globalizzazione culturale. Il suo passato dimostra un attaccamento
e una passione vitale forte e sanguigna, pur avendo frequentato
e suonato tanto rock anglosassone con le formazioni giovanili
Klautans, Top Secret e Bottle of Smoke. Quelle però sono
ora filtrate dalla più dolce e allegra musica irlandese,
e dalle atmosfere indigene di una regione ai margini del paese,
come una riserva indiana dove l’identità rimane ancorata
a una lingua che non viene dal latino e a suoni che hanno il fascino
di mondi perduti. In corso la collaborazione sonora e di scrittura
col gruppo folk emiliano Mé Pék & Barba.
Fondamentale l’amicizia e
la collaborazione artistica con il maestro Luigi Maieron nei suoi
album "Une primavere" e lo splendido
"Vino tabacco e cielo" del 2011. Il
maestro lo coinvolge infatti in tutti i suoi lavori teatrali:
dal work in progress “Due uomini di parola…”
tutto improvvisato sera per sera, dove i protagonisti diventeranno
successivamente tre con le narrazioni di Mauro Corona e Toni Capuozzo
completate dalle composizioni di Maieron; a quello dedicato all’opera
giovanile di Pier Paolo Pasolini "I turcs tal Friul”
scritto ancora in tempo di guerra e che trasla dolori e angosce
dell’occupazione nazista alle incursioni turche del XV secolo.
A
proposito degli spettacoli con Corona, narra Giordani: "In
un paese del Friuli venne fuori il discorso "morra"
e Mauro si infervorò: “In osteria si giocava a morra,
ma poi qualcuno ha deciso di vietare questa pratica. Si, è
vero, qualche rissa c’è stata, ma la morra è
un gioco che richiede grande prontezza ed intelligenza”
(segni di consenso del pubblico).
“La morra è il gioco degli scacchi dei poveri. Io
metto uno e allo stesso tempo devo indovinare che tu metti due
e dire tre. Ma tu, pensi: Questo vuole mettere uno e dire tre,
allora io metto tre e dico quattro! E così via, il tutto
in qualche decimo di secondo” (altri segni di condivisione
dei presenti).
“E poi, che senso ha vietare la morra quando oggi i bar
sono pieni di macchinette mangiasoldi?”
(applauso scrosciante). “Le solite leggi fatte da gente
che non capisce niente. La morra sviluppa l’intelligenza,
e fa parte della nostra cultura!” (breve pausa): “Bisognerebbe
introdurre l’insegnamento della morra nelle scuole!”.
Il pubblico scoppiò a ridere, partì un lunghissimo
applauso, e Mauro sorridendo disse: “Beh, forse ho esagerato”.
Quest’album
di esordio “Incuintretimp” arriva
quindi dopo una lunga maturazione artistica e umana, quando i
continui e piacevoli riscontri nei live ha convinto Franco della
bontà dei brani.
E’ un album consapevole delle bellezze che si stanno perdendo,
dei legami umani che si fanno leggeri e senza forza, dei luoghi
di sempre che cambiano, delle belle amicizie che vanno curate
finché sono vive per non rivangare col senno di poi, dei
sapori rurali che fanno da guardia, dei suoni della natura soverchiati
dai rumori, di gioventù appena lontane e già antiche,
di anziani racconti che fanno sospensione, di personaggi border
line edi dei rurali svaniti nei ricordi. Il tutto accompagnato
da una band di fidi, capaci di sospensioni e di corse, sempre
senza strafare, mentre la voce ruvida e piacevole di Franco narra
quelle storie che nascono lassù in alto a destra sulla
cartina, da dove sono sempre passati popoli e suoni, e dove certe
visioni diventano prima che altrove storia comune.
Maieron offre all’amico quattro liriche, tre in un friulano
misterioso e incomprensibile che si fa subito musica. Sono però
percepibili senso ed emozioni, i temi sono quelli, il tempo che
scivola via lasciando graffi e battiti, e così “le
parole dicono quello che già sappiamo / e se ne vanno un
po’ più in là / perdendosi tra luce e dolore”
(Las peraules a disin ce che già i savin / e s’a
van plui in là a si pierdin tra lûs e dolôr"
Cuintretimp), i cambiamenti lasciano solo dubbi
e speranze da accarezzare possibilmente in due “Prova a
dirmi se l’anno prossimo / la luna porterà più
neve o sereno / Come un fiume silenzioso il tempo tace / e l’acqua
piange e canta / Prova a dirmi tu come si gioca / a cercare il
tutto e a sentire il niente / Il viaggio che ho dentro è
un sentiero fuori mano / leggero come l’aria, leggero e
lontano / Su strade nascoste passano i giorni / famiglie si muovono,
si muovono radici (Prova a dimi tu)”
e le radici che si spostano escono a nudo, fanno spaesamento anche
in chi viene da lontano (arpeggi e slide a segnare Piel
Scure). Torna questo vivere in controtempo, fuori
dal clamore, lì dove “anche gli angeli, sera dopo
sera / sanno che La musica è una preghiera”.
Le altre liriche sono di Giordani e della brava compagna Barbara
Floreancig, ed ecco il ritratto di un outsider ne La
ballata di Riccardo; quello del fumatore capace
di trovare senso nelle cicche in Fum,
tutta giocata su chitarra e bouzuki; la variegata e serenamente
rassegnata sopravvivenza nei bar, nella sostenuta Gente
persa per la città, perché poi le
cose acquistano chiarezza solo quando sono già alle spalle,
e non sempre è un male perché “non vedi strade,
ma vedi solo errori / non hai tempo per rimedi, ma è troppo
presto per andare via / A volte sei in guadagno e in compagnia,
e magari non lo sai”(Quando sei in guadagno).
La vita spesso delude i sogni (Effetti speciali),
si finisce col perdere la compagnia nel viaggio, si cade da soli
(Non ho mai). “Sogno voli lontani,
ma le coperte non sono ali / guardo le foglie appassite, so che
il vento le solleverà / ma sento la giacca pesante, il
mio abito è questo qua / Chi mi ha riempito la tasca di
sassi?” (Solitudine e libertà),
“Tutto accade presto, tra oggi e domani / tutto nel giro
di un istante, / tutto accade presto, e sei sempre in ritardo/
tutto Nel giro di un istante” quando perdita c’è
“che cosa importa se c’è la distanza / che
cosa importa se il tempo manca / che cosa importa se non lo posso
urlare / cosa importa se non ho niente da dire / E penso dentro
me, che cosa importa se lei non c’è”(Cosa
importa) perché al destino a volte bisogna
piegarsi, come un giunco, fino a che la tempesta è passata,
per lasciarla passare.
Chiude l’album un omaggio sentito al poeta irlandese Brendan
Behan, un bevitore con problemi di scrittura, voce dell’indipendenza
irlandese, che nella sua vita provò anche i duri pagliericci
della prigione raccontati poi anche in questo brano già
restituito al grande pubblico dai Pogues, The old
triangle.
Il libretto offre ancora pagine di racconti, le piccole storie
di un paese montano, di una gioventù ancora padrona di
un mondo, di un territorio, di campi e fiumi avventurosi, di personaggi
che accompagnano quelli cantati nelle canzoni.
Da ascoltare l’album di Franco Giordani, magari vicino a
un caminetto acceso, a una compagnia scelta bene, a un bel rosso
d’annata, per tenere l’inverno lontano, soprattutto
dal cuore.