Paolo
Benvegnù
"Earth Hotel" Woodwor Music - 2014 Nei negozi di dischi e ai concerti
Tracklist
01
Nello
Spazio Profondo
02
Una
nuova innocenza
03
Nuovosonettomaoista
04
Avenida
Silencio
05
Life
06
Feed
the distruction
07
Stefen
Zweig
08
Orlando
09
DIvisionisti
10
Piccola
pornografia urbana
11
Hannah
12
Sempiterni
sguardi e primati
Paolo
Benvegnù viaggia a vista, in un tempo nebbioso che lesina
certezze e momenti quasi unici di intima felicità, e nel
suo vagabondare tra le architetture del nostro tempo riesce a
modellare un paesaggio plastico, a tratti avvilente ma, vivaddio,
vivo e sanguigno come il suo desiderio d'amore.
È
la sua la consapevolezza di sopravvivere nella torre di Babele,
mentre tutti corrono in un caos inerte e nel tentativo vano di vivere
davvero . Ed è la consapevolezza di aver accettato questo
immenso inferno dantesco in massa, corresponsabili tutti del degrado
rivelato. Nel rock duro di "Nuovosonettomaoista"
spietata l'analisi e il cantato diventa invettiva "abbiamo
aperto le porte per un nuovo rinascimento, falso come le madonne
del cinquecento, e voi siete caduti dentro".
Non
esiste un ordine nel nuovo ordine, ogni luogo è un non luogo,
solo una presenza casuale, a circondare la solitudine inevitabile
dell'uomo, al suo doloroso e frustrato bisogno d'amare, alla distanza
tra l'universo interiore e la deludente realtà. "Come
vorrei ingannare ancora e avere sete / io sempre distratto e fuori
tempo" recita "Stefan Zweig",
canzone dedicata al poeta austriaco perseguitato dal nazismo e suicida
nel 1942 disperato per l'avvento della barbarie. Anche la passione
può mutare in dolore, un apatico farsi del male, come in
"Piccola Pornografia Urbana".
I
piani sono una rappresentazione verticale di situazioni, luoghi
e sentimenti diversi, una struttura teatrale della disumanità,
un ' allegoria della distanza tra desideri e privazione, così
il primo piano è il settantesimo, la notte copre le cose
ma fa cadere le barriere innaturali delle convenzioni e delle abitudini,
e mostra, a chi ha ancora la capacità di guardare in alto,
lo spettacolo incredibile delle stelle "è un fuoco
inestinguibile / vedere l'invisibile / nello spazio profondo".
L'illusione della verità, nel brano new wave d'apertura,
scompare con la luce che restituisce ruoli e insofferenze, "precipito
in ambiente artificiale / per farti male, per farmi male".
E a fronte di questa decadenza da tutti percepita e accettata, cosa
resta se non un altro viaggio, a indagare i recessi del cuore e
dell'amore, anch'essi pieni d'incognite e timori, ma anche forieri
di qualche forma di possibile redenzione?
"Una nuova innocenza" avvolgente
e ipnotica, la voce viscerale, profonda, è la preoccupazione
amorevole di un padre che, come Savater, conosce i pericoli di un
mondo che ha smarrito l'etica "Ti insegneranno cose che
non serviranno / ti insegneranno ciò che non vorrai / consegnerai
il tuo corpo alla dolcezza / cercandoti senza trovarti mai / nel
crimine che adora l'innocenza / l'attesa che acuisce la distanza
/ rifioriranno rose e l'incoscienza / trovandoti senza cercarti
mai". Feroci "Feed The Distraction"
e la bella "Divisionisti", grida
d'amore deluso per questa caduta senza speranza, questa catastrofe
annunciata e rimossa, questo degrado che non indigna.
Lo smarrimento, l'inquietante difficoltà nel trovare un senso
anche in se stessi è uno dei temi ricorrenti nei brani, la
globalizzazione dei segni e dei linguaggi si fa evidente nell'apocalittica
avvolgente e multilingue "Avenida Silencio".
Alla delicatezza sentimentale di "Life"
un'oasi pacifica ritagliata al caos, segue la bella "Orlando",
dai richiami di un macerato Tenco, una dichiarazione passionale
mentre la notte si stempera e il pensiero rigenerato dall'arrivo
del nuovo giorno riconsidera le priorità con la necessaria
e consapevole illusione di immortalità. Ancora amore quieto
nella terzinata "Hanna", quasi
una ninna nanna protettiva.
L'ultima tappa di questo viaggio senza movimento è la certezza
di non avere risposte per una ricerca che non può smettere
di ricominciare, "ora ho molte più domande / non
è vero che finisce la notte / e le cose più belle
non ritornano mai... / esiste un tempo per la verità / un
tempo per la gioia / un tempo per la solitudine e la noia..."
L'ultimo album di Benvegnù è un inno all'amore, nelle
sue mille forme, spesso livido, indefinito e senza certezze, un
urlo di sentimenti spesso disadattati e inascoltati, un'opera ricca
di suggestioni poetiche, ruvide carezze e graffi da contatto, per
eroi del quotidiano che cercano, magari invano, ma caparbiamente,
una luce vitale, calda, in questo triste inverno del cuore.