Giua Corsi
Tre
Egea - 2/2012 Nei negozi di dischi
e su iTunes
Tracklist
Cd 1
01
Scatole cinesi
02
Gru di palude
03
Belem
04
Pop corn
05
Forse non è amore
06
La culla di giunco
07
Totem e tabù
08
Alberi
09
Beleza
10
Penelope
11
La via dell'amore
12
Qui sul collo e sull'orecchio
13
Agave
14
Wonderwoman
15
Come fa una mela
Cd 2
01
Volver
02
La casa nel parco
03
Cantarito de Greda
04
I' te vurria vasà
05
Veinte años
06
Beuga bugagna
07
Bonus Track: Volver
La ricetta è semplice, ma gli ingredienti devo essere di prima qualità. Prendete una giovane cantautrice, piena di brio, di freschezza, di talento e di ironia, capace di andare oltre al semplice accompagnamento alla chitarra. Aggiungete una vecchia volpe ben stagionata delle sei corde, uno che sa arrampicarsi con le dita sulle vette degli accordi di ottavo grado, restituendoci note cristalline come le nevo d'alta quota. Spruzzate con una manciata abbondante di amore comune per la musica sudamericana - ma quella briosa - infine, cospargete di voglia di divertirsi quanto basta e decorate, a piacere, una manciata di musicisti con in controfiocchi. Se siete fortunati, e avete seguito le istruzioni con cura, otterrete Tre. E comincerete a capire il perché del titolo. Peché se è vero che Tre è il terzo disco (arrotondando per eccesso, il secondo in effetti è una ristampa del primo con l'aggiunta di qualche inedito dopo l'avventura sanremese del 2008) di Giua, è altrettanto vero che Corsi e Giua sono due, ma sono anche un uno più uno che fa tre. Con a loro c'è la musica, ci sono gli ingredienti che abbiamo detto prima, compresa la manciata di amici che hanno contribuito a rendere questo disco così speciale, anche in questo momento d'oro per la canzone femminile italiana.
Si dice che il secondo disco sia il più difficile da realizzare, specialmente se il primo ha creato delle aspettative; Giua supera brillantemente l'esame. La ragazza è cresciuta, ed è cresciuta bene. Ha sfoderato un lato ironico che non conoscevamo, o forse, meglio, che non aveva infilato nel suo primo lavoro, e ha raffinato la scrittura. Abbandonato gianluca martinelli, per alcuni brani si è fatta dare una mano a sostenete il timone da Oscar Prudente, vecchio lupo di mare che seguir le stelle e annusare il vento.
E se dal punto di vista musicale il duo riesce a fondere così bene le suggestioni latine con quelle ispanico-brasiliane, ma anche africane, tanto da non limitarsi a un'amalgama, ma da formare una vera e propria lega, da quello dei testi, che girano prevalentemente nel mondo del sentimento il lavoro di lima e di cesello rende il materiale levigato e lucente.
Ancora, se è vero come sostiene la saggezza contadina - o marinara - di Armando corsi, che la canzone deve reggere chitarra e voce, è altrettanto vero che le sapienti pennellate di Riccardo Tesi, Jaques Morelenbaum, Marco Fadda e Fausto Mesolella, leggere, mai invadenti o prevalenti sanno evidenziare piuttosto che nascondere quello che già sta sul canovaccio e aggiungono giochi di luci e di ombre, profondità e prospettive tutte da Da parte loro, Giua e Corsi tirano fuori il meglio dalle loro chitarre – di volta in volta classiche o acustiche e Corsi si diverte anche a mettere le dita sulla tastiera di un pianoforte e di un Rhodes.
Infine, se nel precedente lavoro di Giua si percepiva qualche traccia di pop - per quanto elegante e raffinato - da questo tre tutto quel che ne è rimasto è "Pop corn" critica per niente velata non al pop in se, ma al modo bulimico di consumare questo tipo di musica, dove tutto deve essere pronto subito, subito consumato senza neanche "il tempo di capire quello che ho ingoiato" e viene, peraltro, subito dimenticato. Per il resto si parla di sentimento nelle sue varie sfaccettature, dalla felicità giocosa alla sofferenza, ma sempre con ironia, che è un po' il fil rouge che lega il tutto.
Nel secondo cd, sei canzoni di altri artisti, scelte tra repertori eterogenei, dal sudamerica a Napoli passando per Genova, perché "ci sono brani in cui ci si riconosce, e non importa se
non li abbiamo scritti noi, ma fanno parte di noi"
Ultima notazione, l'album è dedicato a Beppe Quirici, l'artefice della fioritura di Maria, colui che aveva capito e coltivato il suo talento e l'aveva appoggiata e sostenuta nella produzione del suo primo lavoro.
Il discorso potrebbe anche finire qui; con il vivo suggerimento di acquistare il disco (delizioso anche nella sua confezione - non per niente Maria è anche una pittrice), che sarà uno dei grandi dischi di quest'anno, e anche di andare ad ascoltare uno spettacolo, perché nella forma live il progetto assume una terza dimensione, quella del rapporto con il pubblico.
Volendo si può aggiungere anche il consiglio di andare a esplorare accuratamente tra i solchi, e di soffermarsi anche sui brani strumentali come "Belem", che si srotola su una strada di note perfette e, come Armando Corsi dice "Quando la strada è quella giusta, davanti ai tuoi occhi passa un film e tu lo segui con le tue note, raccogliendo e improvvisando" o come Beleza, che "Prima di pesarlo non c'era niente. Mi son sentito libero di avere delle idee e altre ancora" o come Alberi, dove l'organetto di Riccardo Tesi disegna foglie fatte di note, o ancora come "La Via dell'Amore" dove le corde della chitarra di Corsi si intrecciano con quelle del violoncello di Morelenbaum ricamando suggestioni come sia barbagli di sole sul mare di Liguria.