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Le BiELLE RECENSIONI
Teatro degli Orrori: "Il mondo nuovo"
L’Apocalisse new rock del Teatro degli orrori
di Mario Bonanno
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Crediti:
Teatro degli Orrori è:
• Pierpaolo Capovilla - voce
• Gionata Mirai - chitarra
• Giulio Favero - basso, chitarra, tastiere
• Francesco Valente – batteria

• Rodrigo D'Erasmo - archi
• Caparezza - voce e testo in Cuore d'oceano[
• Andrea Appino (Zen Circus) - chitarra in Io cerco te
• Aucan - tastiere in Cuore d'oceano
• Egle Sommacal (Massimo Volume) - chitarra in Doris[
• Mirco Mencacci - sonorizzazione in Adrian
• Annapaola Martin - voce in Io cerco te
• Mara Haregu Pagani - voce in Gli Stati Uniti d'Africa[
• Marco Catone
• Fabio Rondanini - batteria in Pablo[
• Richard Tiso - basso in Nicolaj
• Carlo Garofalo - percussioni in Nicolaj
• Stefano Pilia - chitarra in Pablo
• Alfonso Santimone - in Vivere e Morire a Treviso
Masterizzazione presso l'Air Mastering Studio di Londra

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Video : "Non vedo l'ora"
Video "Rivendico"


Teatro degli Orrori
"Il mondo nuovo"

La Tempesta/Universal - 2012

Tracklist

01 Rivendico
02

Io cerco te

03 Non vedo l'ora
04 Skopje
05 Gli Stati Uniti d'Africa
06 Cleveleand-Baghdad
07 Martino
08 Cuore oceano
09 Ion
10 Monica
11 Pablo
12 Nicolaj
13 Dimmi addio
14 Doris
15 Adrian
16 Vivere e morire a Treviso
Comincio con taglio da spot (immaginate che ad imbonire sia lo speaker-tipo finto colloquiale, insopportabilmente giovanilista): ehi gente, volete farvi un favore?, dimenticate il più in fretta possibile Sanremo, le strofe superflue, le balbuzie analfabete del pop, i figli dell’invasione talent show, il canta che (tanto non) ti passa, ritornate alla grande sul pianeta Terra con Il teatro degli orrori (nomen omen): l’affresco del collasso globale sta al loro “Il Mondo nuovo” (La Tempesta dischi, 2012) come la straripante vena rock alla canzone sociale.

Lo so che, tre volte su tre, i consigli per gli acquisti sdoganano cazzate, ma se questo incipit fosse davvero una pubblicità sarebbe la classica eccezione che conferma la regola: mollate le menate (questa è parafrasi del Finardi ribelle) e ri-fatevi orecchie, muscoli e cervello con queste sedici tracce che sono i capitoli di un romanzo impietoso, la presa diretta dall’Apocalisse che è ora e qui.

E non illudetevi nemmeno di cavarvela al primo ascolto: l’album è stratificato, difficile, a tesi, nero, tesissimo, punto di raccordo di biografie minime, snocciolate come i grani di un rosario fatto di alienazione / sopraffazione / solitudine / morte (ma, di contro, anche di speranza / ostinazione / coraggio).

“Buoni” e “cattivi”, sfruttati e sfruttatori (questi ultimi pensateli in giacca e cravatta e taglio di capelli rassicurante), sullo sfondo di un’Italia che non è il migliore dei mondi possibili, come non lo era ai tempi del Bennato denunciante. Il filo rosso tematico del disco sarebbe quello dell’emigrazione, ma non aspettatevi niente di scontato. In questo cd mancano i pistolotti di moda engagé (povero migrante negretto-albanese-tunisino-marocchino), il viaggio al termine della notte globale è politico e guarda al senso lato del sopravvivere massificati.

Riguarda la vicinanza/lontananza, i sogni morti all’alba, gli scazzi, i dolori, dell’uomo a una dimensione. L’immigrazione, insomma, è solo la punta affiorante dell’iceberg di metastasi sociali violente, sessiste, disumane. I cardini sui quali poggia quel mondo nuovo che qui ha molto poco di manifesto utopico e moltissimo di grande presa per il culo e deragliamento collettivi.


Come un vetero-Virgilio imparentato con Masoch, Il teatro degli orrori non ci risparmia nulla, cicerone impietoso nelle stanze quotidiane della tortura subliminale: quelle abitate da "Martino", "Doris", "Pablo", "Monica", "Ion", soprattutto Ion, che di cognome faceva Cazacu, e di mestiere l’operaio, morto bruciato nella civilissima Varese dell’anno 2000.

"Cleveland – Baghdad" e "Vivere e morire a Treviso" si spartiscono l’alloro dell’incisività, ma mi mordo la lingua e la pianto qui perché è brutto, in un album a tesi, rendicontare sulle singole tracce.

Un ultima cosa, piuttosto: il tappeto sonoro guarda al new rock piuttosto che alla ballata di stampo cantautorale, concorrendo con parole-bisturi all’affresco scuro-scuro di un album tra i più convincenti della scena indie degli ultimi anni. Per chi proprio necessitasse di indicazioni di ascolto siamo in zona Luci della centrale elettrica. Con meno visionarietà e più sacrosanta cattiveria. Applausi.

Ultimo aggiornamento: 19-02-2012