Ambrogio
Sparagna:
"Vola vola vola" Con De Gregori
per le strade di sale della musica popolare di
Giorgio Maimone
Ascolti
collegati
Ambrogio Sparagna
Ambrogio Sparagna
Orchestra Popolare
La notte della Taranta 2005
De Gregori/Marini
Sento il fischio del vapore
Francesco De Gregori
Per brevità chiamato artista
Francesco De Gregori
Pezzi
De Gregori/Dalla
Work in progress
Crediti:
Francesco De Gregori (voce); Maria Nazionale (voce); Amarcanto
(voce); Ambrogio Sparagna (voce, organetto diatonico, direzione
d'orchestra); Anna RIta Colaianni (voce, direzione dle coro);
Orchestra Popolare ITaliana dell'Auditurium Paro della Musica
di Roma, diretta da Ambrgio Sparagna: Antonio Vasta (organetto,
cornamusa, piano); Antonello di Matteo (cornamuse, oboe tradizionale,
clarinetto); Erasmo Treglia ( flauti tradizionali, hurdy gurdy,
violino); Raffaello Simeoni (voce, flauti tradizionali, mandoloncello,
chitarra battente); Cristiano Califano (chitarra, chitarra
battente); Lucio Cremonesi (viola); Diego Micheli (contrabbasso);
Valentina Ferraiuolo (voce, tamburello); Ottavio Saviano (batteria,
cajon).
Amarcanto:
Franco Alaimo, Davide Amati, Laura Amati, Cecilia Caramazza,
Novella Caramazza, Nicoletta De Luigi, Michele Fabbri, Riccardo
Mrini, Michele Paolizzi, Giacomo Pasini, Maddalena Rastelli,
Anna Tedaldi, Maria Chiara Zammarchi (voci)
Testi e musiche: 1, 2, 7, 8, 9. 10, 12, 12 di Ambrogio Sparagna
3, 4, 5, 6, 8, 11,13 di Francesco De Gregori
9 e 11 di derivazione popolare
Registrato
live all'Auditorium Parco della Musica a Roma nell'ottobre
2011 da Giacomo De Caterini. Mixato da Giacomo De Caterini
all'Auditorium Parco della MUsica.
Masterizzato
da Massimiliano Cervini all'Auditorium Parco della musica.
Supervisione alla registrazio, mixaggio e masterizzazione
di Roberto Catucci
Prodotto dalla Fondazione musica per Roma, Parco della Musica
Records.
Ambrogio
Sparagna
"Vola Vola Vola" Parco della Musica Records - 2012 Nei negozi di dischi
Tracklist
01
Vorrei
ballare
02
Quanno
so' morto
03
La
ragazza e la miniera
04
Ipercarmela
05
Babbo
in prigione/L'asino che balla
06
San
Lorenzo
07
Noi
non ci bagneremo
08
Santa
Lucia
09
Chi
t'ha dipinto
10
Canzone
pe' Jacuruzingaru
11
Stelutis
alpinis
12
Dormi
piccola carina
13
Volavola
14
Piovere
e non piovere
Le contiguità
tra la musica popolare e Francesco De Gregori sono state
ripetute nel corso degli anni. E Ambrogio Sparagna, a buon diritto,
si può considerare un centro motore di questa continuità.
Il primo episodio insieme risale a "Fine di un killer",
dentro "Prendere o lasciare" del 1996. Poi nel 2004 Francesco
partecipa al primo disco cantato di Ambrogio Sparagna e canta con
lui il primo brano: "L'onore". Poi partecipa ancora alla
"Notte della Taranta del 2005", ancora una volta eseguendo
il primo brano, in terzine dantesche: "Nel mezzo del cammin
di nostra vita / Pizzicherella". Nel frattempo, nel 2002, De
Gregori aveva inciso con Giovanna Marini "Sento il fischio
del vapore", l'unico disco di musica popolare italiana che
sia stato inciso dalla Sony. Adesso, sono passati dieci anni, e
Sparagna e De Gregori ci regalano questo "Vola vola vola -
Canti popolari e canzoni", dove Francesco canta in otto brani
e sei sono suoi (più una rielaborazione popolare) e uno di
Sparagna. Un disco a quattro mani allora? Le mani sono di più.
Le teste due. E il disco è un giulebbe, dove musica popolare
e canzone d'autore si tengono strette per mano.
Ambrogio Sparagna e De Gregori si dividono circa a metà
il peso compositivo dell'album. De Gregori canta di più,
ma Sparagna si assume tutto il compito della concertazione e della
direzione d'orchestra. Ad aiutarli nel percorso Raffaello Simeoni,
Erasmo Treglia, Maria Nazionale, gli Amarcanto oltre all'Orchestra
popolare italiana e al Coro Popolare. Ne esce un disco composito
e unitario allo stesso tempo, dove la scissione, se scissione ci
deve essere, tra musica tradizionale e canzone d'autore è
tenuta a livelli minimi. Uno pensa: è un nuovo disco di De
Gregori, sentiamo prima le sue canzoni. E invece no. Innanzitutto
non è un nuovo disco, ma la riproposizione di vecchi brani,
secondo un'apprezzabile traiettoria che privilegia i brani minori,
in secondo luogo i brani più nuovi, nel senso di non sentiti,
sono quelli della tradizione popolare (anche se poi frutto della
penna di Ambrogio Sparagna). Quindi abbiate pazienza, non saltate
subito ad ascoltare i brani di De Gregori (che sono belli. Lo dichiamo
subito così ci togliamo un peso e vi leviamo una curiosità),
ma provate ad ascoltare l'album così come viene presentato:
con la stessa successione dei brani, con lo stesso denso stillicidio
di soni e di atmosfere. Che non deflettono mai. Non c'è crasi,
non c'è rottura tra vecchio e nuovo, tra De Gregori e Sparagna.
I brani trapassano l'uno nell'altro con naturalezza. L'arrangiamento
è lo stesso, l'Orchestra è la stessa, la mente orchestrante
ugualmente la stessa.
E' per questo che Sparagna è l'idea guida dell'album e l'album,
in fondo, per noi, è a suo nome. De Gregori prende il ruolo
bizzarro di cantante dei suoi stessi pezzi, secondo un arrangiamento
differente e, in caso solo, il ruolo puramente di cantante su "Dormi
piccola carina" di Ambrogio Sparagna, che canta
con lui.
E' un disco lungo, di quelli che dà soddisfazione ascoltare,
ma non è mai un disco noioso né assolutamente stanco.
Oltre un'ora di musica (63'20") suddivisa in 14 brani e nessun
cedimento mai. Pensate di essere fan di Francesco De Gregori e che
non vi interessi la musica popolare? Lasciate perdere. Pensate che
via piacciano le canzoni di De Gregori, correte a prendere questo
album. Vi piace la musica popolare? Correte a prendere questo album.
Insomma ci sono il 66% di motivi buoni per accattarvi questo album.
Non fatevelo scappare!
Canzone per canzone, si inizia da "Vorrei ballare",
scritta e cantata da Sparagna: "Vorrei
ballare per tutta una notte / su una terrazza della costiera / piena
di gente che canta alla vita / ricca di fiori, profumi e limoni
/ cento canzoni e cento tamburi per ritardare l'arrivo del sole
/ cos' aspettare che il giorno ci prenda / portandoci dentro a mille
rumori /sogno una notte che mai tornerà /sogno una festa
passata lontano da queste città / piena di archi di luce
stordita da mille sapori / di terra, di mare e sudore / di incenso,
di fuoco, di mirto ginestra". Ed eccolo qua il senso di
tutto l'album, il clima complessivo, la cifra che vi si impregna
e che si respira. L'attacco è destinato a un assolo di organetto,
lo strumento guida di tutto l'album. E' una canzone di gioia e di
vita che ci catapulta nel contesto dell'album. Mentre la seconda
cambia clima e contesto: "Quanno so' morto":
"Quanno so' morto vojo lassà scrittu / nun me mettino
accanto un altro mortu / me faccino un fossittu longo e strittu
/ quanto ce capi lo misero mio corpu / Su la lapide poi ce lasserò
scrittu / e chi la leggerà sarà un gran dottu / ce
giace sotto qui un amante afflittu / che da la bella mia ebbe confortu",
canzone tragica, affidata alla voce adatalla alla bisogna di Raffaello
Simeoni.
Poi lasciamo spazio a De Gregori. "La ragazza e
la miniera" è esposta in versione superiore
a quella minimalista presente su "La donna cannone". Ne
esce una canzone bellissima, a cui si è rifatto il trucco
e che sotto mostra una struttura di grande bellezza. Così
come sorprendente è la nuova versione di "Ipercarmela",
canzone che esce dalla preistoria di "Buffalo Bill" e
che viene qui interpretata dal Deg assieme a Maria Nazionale, la
cantante neomelodica napoletana. Un vero gioiello lucidato. Anche
qui siamo un passo più su dell'originale. "Babbo
in prigione" viene invece unito a "L'asino
che balla" e trova una forma di complezza che non aveva nel
suo essere la breve fiammata di un attimo. Un quadro di colori seppiati
e dal contenuto potente.
"San Lorenzo" è già
un brano più conosciuto e viene da reoto pure esso. Ma da
un remoto meno preistorico. Tutto sommato risente meno del risciacquo
dei panni in terra popolare. Da notare il coro che che accompagna
Francesco e che fornisce una maggior forza drammatica d'impatto.
Già nasceva simile. Resta una magnifica canzone.
Saltiamo le canzoni di Sparagna per chiudere con Francesco. "Santa
Lucia" invece è un classico maggiore e,
nuovamente con la voce di Maria Nazionale, acquista ancora un po'
di forza. Ma è una canzone che ha già fatto la storia,
non è una riscoperta come le altre. E' tuttavia presentata
in una versione smagliante e accorata. Ancora due brani per Francesco:
"Stelutis alpinis", brano sottovalutato
ai tempi e che riprende un'aria popolare, ovviamente trova una bella
ragione di esistere e infine "Volavola"
che è la più recente, uscendo dritta dall'ultimo album
di inediti: "Per brevità chiamato artista". Già
allora la definimmo "un magnifico canto popolare che si
apre in canzone d'amore, di quelle più classiche dove "se
risalisse il fiume alla foresta / se ritornasse l'acqua alla montagna
/se rivenisse l'ora della festa / sarebbe ancora grano la farina
/ se ritornasse l'acqua alla montagna / se si tenesse il mare in
una cesta". Che dire? Poteva non starci bene qui?
Chiudo rapidamente con le ultime canzoni di Ambrogio: "Noi
non ci bagneremo". "Abbiamo il collor
duro, la faccia di terra bbiamo / e le braccia di legna secca, colore
di mattoni. / Abbiamo i tozzi da mangiare / insaccate nelle maniche
delle giubbe ad armacollo". Epica. Degna della tradizione.
il canto dei mietitori. "Chi t'ha dipinto"
è un canto tradizionale, riscritto da Sparagna ed affidato
alle voci degli Amarcanto. Il fascino del canto vocale, senza accompagnamento
altro che le altre voci. "Canzone pe' Jacuruzingaru"
mi ricorda qualcosa. E' una canzone che ho già sentito da
qualche parte. Per forza: sotto il nome "La bonavita"
era presente sul primo album cantato di Ambrogio Sparagna: “Sono
turnate tutte ‘e parole / tutte chelle c’amme parlate
/ so’ turnate tutte canzone / tutte chelle c’amme cantate”.
Ancora più bella da riscoprire dopo qualche anno.
"Dormi piccola carina" ha un motivo di interesse in più.
E' l'unico brano che De Gregori non ha scritto, in cui canta, assieme
ad Ambrogio: "Dormi piccola carina / sogna fino a domattina
/ la paura si allontana / con la buoan compagnia / Quando chiuderai
i tuoi occhi / devi al sonno ricordare / di chiamare anche la luna
/ ti farà guida sicura". Una tenera ninna nanna.
Che però non chiude l'album. E' un concerto dal vivo e la
chiosa tocca a un brano di pieno orchestrale come "Piovere
o non piovere", musica di Ambrogio Sparagna su
liriche tradizionali. Coro in gran spolvero e tutti quanti sul palco
per il gran finale. Un finale travolgente e in crescendo, come appartiene
normalmente a un disco dal vivo.
Insomma, non è il disco nuovo di De Gregori (anche se ormai
sarebbe ora: sono 4 anni dall'ultimo album di inediti che resta
"Per brevità chiamato artista"
del 2008), però i degregoriani di stretta osservanza trovano
pane per i loro denti. Non è un disco di sola musica popolare,
ma di musica popolare ce n'è tanta. Non è neanche
il disco nuovo di Sparagna, ma lo si assaggia e lo si incontra sempre
con piacere. Insomma è un bellissimo disco di mezz'estate.
Non lasciatelo tra gli invenduti!