Schmidbauer
Pollina Kälberer
"Süden" Storie di Note - 2012 Acquistabile
presso i migliori negozi di dischi
Tracklist
01
Passa il tempo
02
Die ganz groBe Kunst
03
Bruno
04
Mia san zua
05
Camminando
06
Im Süden von meim Herzen
07
La vita è bella così com'è
08
Nebelmeer
09
Deve sei stato?
10
Eis und Schnee
11
Ultima dolcezza
12
Gschenk
13
Il
mondo è la mia patria
14
Zusammen-Hang
15
Qualcosa
di grande
16
Zwoa
Gschichtn oa Liad
Questo
disco è la storia di un'amicizia. Ci sono cose che stanno
scritte nell'aria e che aspettano solo di essere lette, così
come ci sono tante canzoni che aleggiano nel vento in attesa che
qualcuno le componga e le regali a tutti noi. Allo stesso modo le
amicizie sono quelle perle che improvvisamente arricchiscono la
collana della nostra vita in maniera improvvisa ma naturale. Cantare
e suonare insieme, frequentarci con regolarità e scambiarci
idee di vita e passioni è stata una cosa che fin dall'inizio
della nostra conoscenza ci è sembrata ovvia e quasi scontata.
Eppure parlavamo lingue diverse e provenivamo da due realtà
culturali lontane …
(Pippo Pollina)
Così inizia
il commento di Pippo Pollina a questo suo nuovo disco scritto
a sei mani con Werner Schmidbauer e Martin Kälberer, due
musicisti bavaresi conosciuti davvero per caso una sera in cui
suonava in un bar e d’improvviso gli si ruppe una corda
della chitarra, chiese allora se qualcuno dei presenti fosse in
grado di cambiarla mentre nel frattempo avrebbe raccontato barzellette
e fu così che si fece avanti Werner che, cercata la corda
giusta la riparò rapidamente. Vista l’abilità
dello sconosciuto, Pippo gli chiese se era un musicista e, avutane
conferma, gli chiese di cantare con lui una sua canzone e così
avvenne. Quella sera in sala c’era anche l’amico Martin,
erano in realtà venuti entrambi per ascoltare Pippo, attirati
dalle lodi tessute dal loro organizzatore a Bad Aibling nei confronti
di questo cantautore italiano.
Lì, in quella
sera, è nato un rapporto di sincera amicizia, di scambi
d’idee, d’ideali comuni vissuti con intensità
e che è confluito in questo magnifico disco.
Sembra incredibile
come queste tre voci e queste lingue, apparentemente così
lontane fra loro, siano riuscite a miscelarsi, a sovrapporsi,
a incastonarsi creando un caleidoscopico universo dal quale ci
si lascia ben presto irretire e di fronte al quale si rimane estasiati,
quasi senza fiato, nel vedere come la musica sia davvero linguaggio
universale.
Musicalmente
il disco respira a pieni polmoni aria di anni ’70, a più
riprese sembra di ascoltare quelle sonorità, quel gusto
per le melodie, l’uso dei cori a più voci che caratterizzarono
il magico e irripetibile sound del Festival di Woodstock, vengono
così in mente nomi come Crosby, Stills, Nash & Young,
è come se si facesse un tuffo nel passato per riuscire
a guardare con più speranza in un futuro ancora possibile
e realizzabile.
Tutto
il disco è stato suonato dai tre amici musicisti, con solo
pochi altri contributi e questo contribuisce a dare compattezza
all’intero lavoro e allo steso tempo a conferire un’aria
conviviale, gli spettatori del loro tour possono star sicuri che
ascolteranno dal vivo uno spettacolo non molto lontano da quanto
è stato suonato in studio di registrazione, l’impressione
è che quest’amicizia, questa complicità sia
rintracciabile in ogni singola nuota suonata.
Le tracce
che compongono la tracklist sono ben sedici per un minutaggio
di oltre 63 minuti, quasi che la copiosità della messe
prodotta dai tre, fatichi a stare nello spazio consentito da un
cd singolo, ma vi assicuro che di queste tracce nulla è
superfluo, nulla suona inappropriato e non c’è una
traccia che non emozioni profondamente.
Per motivi
di spazio e anche di lingua, unica pecca è che il libretto
riporta i testi delle canzoni nella lingua originale in cui sono
state scritte senza traduzioni, mi limiterò a toccare solo
alcuni brani, partendo proprio da quello di apertura “Passa
il tempo”, una canzone di Pippo, pregna di malinconia per
tutto quello che inevitabilmente passa, ma la speranza non muore
mai perché “Passa il tempo … Però non
passa il mio amore, lui non muore, lui non capirà qual
è il senso di queste parole. E per questo sopravviverà”.
Una delle
canzoni più belle in assoluto per l’intrinseca dolcezza
è “Bruno” ed è firmata da Madlaina Pollina,
figlia di Pippo che, oltre a dimostrarsi un’ottima autrice,
ci dona un bellissimo cameo con la sua meravigliosa voce. Ancora
adesso scrivendone mi vengono le lacrime agli occhi ripensando
ai versi “Look at the river that flows like me / look at
the sun and there I will be / forever here in the place I love
/ I’m here and there I’m beyond and above“ dedicati
a Bruno Manser il quarantottenne speleologo misteriosamente scomparso
nell’agosto del 2000 in Borneo, dopo aver vissuto, unico
bianco, con la popolazione Penan, un'etnia nomade nascosta nella
giungla dello Sarawak e averne difeso il territorio dall’ignobile
sfruttamento delle multinazionali del legname.
“Camminando”
dipinge quello che è lo stato d’animo di chi abbandona
la propria patria in cerca di migliore fortuna, magari anche deludendo
le aspettative nutrite da altri “Ed io penso a mia madre
e con lei i suoi sorrisi, / mi vedeva dottore nei suoi sogni ormai
in crisi, / ed io penso alle sue carezze e al suo pianto salato
/ quando venne il giorno triste in cui me ne sono andato”
però sempre guardando avanti “Camminando, camminando
troverai la tua strada, / sarà come la volevi e non è
poi lontana, / Camminando, camminando avrai freddo alle mani /
Ed allora metti i guanti ed affronta il domani”.
Un dolcissimo
e suadente pianoforte apre “La vita è bella così
com’è”, un’intima canzone di quelle che
riguardano la sfera personale di un autore, è il canto
del non detto “Cosa non mi hai detto / In questo tempo lungo
e mai distratto / Cosa non ti ho detto / Lo capirai se ancora
non l’hai fatto” e del non vissuto “Perché
la vita è bella così com’è / E nessuno
mai può dirle addio / Finché avrà i vostri
occhi / A illuminarla”. Una canzone che guarda oltre la
vita e che è dedicata a una persona Elke, nel libretto
non è detto altro.
C’è
ancora il pianoforte ad aprire “Dove sei stato”, ma
qui ha un ritmo più incalzante, il brano è molto
corale e lingua italiana e tedesca si contendono alla pari gli
spazi per parlare del tema della lontananza, partendo dalla domanda
iniziale “Dove sei stato in tutto questo tempo in cui non
t'ho cercato” fino all’invocazione finale “rimani
qui … geh bleib halt da…”.
E’
sempre il pianoforte a introdurci nell’atmosfera quasi impalpabile
di “Ultima dolcezza”, poi entra la voce meravigliosa
e calda di Pippo a cantare questi versi “Adesso che il vento
si è posato su di noi / e la terra è un puntino
lontano / e la pace dei tuoi occhi fra queste onde sull’oceano
/ ecco cosa resterà / sarai un’ombra tutta scolpita
nel meriggio / sarai una lunga sete figlia del miraggio / la vita
è una speranza, è il tuo sorriso acceso / la vita
è l’innocenza di un bacio mai perduto”, è
il momento di una fisarmonica e a chiudere ancora il pianoforte.
Che cosa posso aggiungere? E’ solo puro incanto.
E’
molto diverso il sound di “Il mondo è la mia patria”,
un brano molto accattivante che nei contenuti rispecchia in pieno
il modo di vedere il mondo di Pippo “Il mondo è la
mia patria, il mondo è la mia via / il suo canto al tramonto
mi tiene compagnia / Ed ogni suo sorriso ed ogni suo dolore /
E’ una ferita aperta sul mio cammino in fiore”, ideali
sempre ben presenti e mai rinnegati neppure quando è avvenuto
l’incontro che gli ha cambiato la vita “Poi un bel
giorno guardando i tuoi occhi / così grandi e diversi dai
miei / da coprire milioni di sguardi/ lo rifarei”.
E’
davvero difficile discernere il meglio tra tante gemme, proprio
come quando ci s’imbatte in quella meraviglia di “Qualcosa
di grande”, una canzone dall’andamento quasi epico,
in cui Pippo, partendo da un’umana riflessione “E
rinascerò volgendo gli occhi al cielo / come non ho fatto
/ un po’ perduto / un po’ distratto / e me ne andrò
/ per la mia strada / convinto di un’idea / di un’altra
vita che mi aspetta” giunge a una fiduciosa speranza, quasi
una convinzione “E sarà / qualcosa di grande / a
mostrarmi quel mondo / che verrà / a bussare alla porta
/ la mia casa è aperta / e sorrido e rincorro parole /
Il mattino è un preludio un trionfo del sole / sarà”.
Splendida.
Come dicevo
prima, è soprattutto dettata da motivi di spazio la scelta
di non affrontare una a una anche le tracce scritte da Werner
Schmidbauer perché meriterebbero altrettanto spazio di
riflessione, ne cito solo una “Im Süden von meim Herzen”
perché contiene in se il motivo fondamentale per cui questo
disco è stato intitolato “Süden”. Basta
ascoltare i versi cantati da Pippo per rendersene conto “Al
sud del mio cuore c’è una casa di campagna / dove
tutto è quiete riposano i pensieri / e dove il vento si
è fermato in un abbraccio dolce / ed i tuoi occhi un cielo
dove lo sguardo fugge”, sembra che anche il cuore abbia
una sua mappa geografica e che anche lì possa esistere
un sud, che non è ovviamente un luogo geografico ma un
modo di vivere la vita, dove vi è ancora spazio per l’amore
e soprattutto per la speranza in un futuro umanamente possibile,
un futuro che non sia solo economia e finanza e dove tutto non
sia usa e getta come lo è ad esempio la maggior parte della
musica attuale.
Mi chiedo:
è solo il disco di tre inguaribili sognatori? Non credo,
penso che ci sia tanto bisogno di un disco che, guardando al passato
e senza mai rinnegarlo, anzi gettandovi le fondamenta, abbia il
coraggio di portare avanti i propri ideali guardando al futuro
con fiducia perché sono solo le armi di sempre, amore e
speranza, a poterci risollevare dopo ogni caduta.
Concludo
sottolineando il bellissimo package cartonato che, almeno per
la versione italiana, include un bellissimo libretto con i testi,
le note di credito (unica pecca come dicevo le traduzioni) ma
soprattutto con dei bellissimi scatti fotografici in bianco e
nero di Andrea Bix (tranne ”Nebelmeer di U.Stolle). Nella
copertina i tre musicisti sono fotografati sulle colonne del tempio
di Selinunte (Trapani), quasi a voler comunicare che dalle macerie
del passato si può costruire con fiducia un futuro migliore.