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Le BiELLE RECENSIONI
L'Orage: "Come una festa" (e "La bella estate")
Vento nuovo dalle Alpi occidentali
di Giorgio Maimone
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Crediti:
Alberto Visconti: voce, chitarra acustica
Rémy Boniface: violino, organetto diatonico,
ghironda, voce
Vincent Boniface: organetto diatonico, clarinetto, sax soprano, cornamusa, low whistle, voce
Memo Crestani: chitarra elettrica, chitarra acustica, chitarra manouche, oud Ricky Murray: cajon, djembé, darbuka, bodhràn, lagerofono, shakers
Stefano Trieste: basso acustico, basso elettrico
Florian Bua: batteria

Liriche: Alberto Visconti (tranne "Queste ferite sono verdi" di Dario Voltolini). "Il novello anarchista" è liberamente tratto dal canto anarchico "Il Galeone";
musiche: Remy Boniface, Alberto Visconti, Vincent Boniface eccetto "Rogodon", tradizionale e "Tempo spietato" di Remy Boniface.

Questo disco è dedicato alla vita e alle opere di Arthur Rimbaud, e a loro offerto

Arrangiamenti L'Orage
Registrato agli studi Blumusica di Torino
da Pippo Monaro

Su Bielle
Ascolti: "Queste ferite sono verdi"

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L'Orage
"Come una festa"

Grand-Mère - 2010
In alcuni negozi di dischi ad Aosta e Torino e in download su www.lorage.it

Tracklist

01 Povero diavolo
02

La fête du village

03 Come una festa
04 Rigodon
05 Il novello Anarchista
06 La teoria del veggente
07 Mi manda in aria
08 Queste ferite sono verdi
09 Tempo spietato
10 Satura
11 Mi uccido
12 Yonkele (live)
Non parliamo di un disco solo. Questa volta parliamo di due. Al prezzo di uno. Non temete. La recensione la pagate lo stesso: zero. I due album di cui parliamo sono “La bella estate” e “Come una festa” degli Orage e ne parliamo assieme perché, ammettiamolo, fino a Musicultura di quest’anno non ne conoscevamo l’esistenza. Né dei due album, né de L’Orage. Beh, è un gruppo nuovo che nasce nel 2009 dall’unione di un paio di progetti precedenti: inizialmente c’erano il cantautore Alberto Visconti e il polistrumentista Remy Boniface, attivo da anni in Val d’Aosta nel campo della musica tradizionale. Poi la formazione si è completata, fino a un composito ensemble di sette elementi (oltre ai due già citati Vincent Boniface, fratello di Remy, Stefano Trieste al basso, Florian Bua alla batteria, Memo Crestati alla chitarra e agli strumenti a corda e Rick Murray alle percussioni) ed è arrivato anche il primo disco “Come una festa”, dodici canzoni dedicate all’opera di Arthur Rimbaud, “l’uomo con le ciabattine di vento” come l’ha definito Visconti, a sottolineare l’attenzione per i testi del gruppo e il loro essere musicisti di frontiera.

L’Orage infatti viene dalla Val d’Aosta, terra non più avara di talenti, dopo lo sbocciare di Naif Herin. “Come una festa” esce nel 2010 ed è una fantastica miscela di folk rock cantautorale con un pezzo guida come “Queste ferite sono verdi”, il cui testo è stato scritto per loro dallo scrittore Dario Voltolini e altri brani forti come l’iniziale “Povero diavolo” o “Mi mandi in aria”. In questi due anni L’Orage suona dappertutto e sempre con ottimi esiti, facendosi notare dal miscela Rock Festival di Torino a Tavagnasco rock. Partecipano a Demo su Radio 1 Rai, vincono il concorso Radar e sono tra i finalisti di Musicultura di quest’anno, manifestazione da cui escono con tre premi: . Insomma è difficile che, ovunque vada L’Orage passi inosservata. Da una fama locale pian piano la conoscenza si fa nazionale ed è già ora del secondo album che si intitola “La bella estate”, che continua il filone fin qui inaugurato, con l’aggiunta di qualche spezia rock e di un paio di cover di qualità: una è “Bang Bang”, la celebre canzone di Sonny & Cher e l’altra “Sous le soleil, Exactement” che è una cover di Serge Gainsbourg o meglio un tributo-omaggio.




Ecco il testo, tutto, di "Queste ferite sono verdi", tratto da "Come una festa" e con il testo scritto per loro dallo scrittore Dario Voltolini che rielabora la poesia "Vocali" del poeta francese. E' un brano che non può non colpire, con una lunga intro di organetto diatonico a cui poi si unisce la ghironda e solo dalla seconda strofa in poi il pieno degli altri strumenti: bello l'impasto musicale, ma bella anche la resa vocale e corale.

"Queste ferite sono verdi / queste ferite sono azzurre / queste ferite sono occhi / non li guardare che ti perdi // Sono due occhi di bastardo / sono due lampi per sedurre / sono due candidi rintocchi / non li guardare tu codardo //

Nera è la A, bianca è la E
rossa la I verde la U
O è blù, oblò cazzo ne so
oblò oblù io non sei tu

Questa infinita tenerezza / questo volermi ricreare / questo castrarmi e vomitare / nella più sordida purezza // Sono soltanto alcune parti / della mia voglia di godere / della mia voglia di morire / della mia voglia di sbranarti //

Rossa è la I, verde la U
nera è la A, bianca la E.
O è blù oblò cazzo ne so
oblò oblù tu non è me

Guarda che non vedrai domani / guarda le squallide suburre / guarda i cuscini di pidocchi / ma non guardare le mie mani // Nelle mie mani c'è un fucile / nelle mie mani c'è un veleno / nelle mie mani c'è un rasoio / che brilla cieco mentre muoio //

Bianca è la E, nera la A,
verde è la U, rossa la I,
O è blù oblò cazzo ne so
oblò oblù lei non sei qui

Non mi guardare che ti perdi / non mi parlare che non sento / non mi toccare che mi sporchi / non profanare gli occhi verdi // Io ero il fiume che lambisce / io ero il cancro che guarisce / ero la carne che marcisce / io ero il lupo che guaisce //

Verde è la U, rossa la I,
bianca è la E, nera la A
O è blù oblò cazzo ne so
oblò oblù io è di là"
.

Che musica fanno L’Orage? Armati di organetto e ghironda, ma anche di chitarre elettriche, basso e batteria, sono un combo che si basa sul polistrumentismo dei fratelli Boniface, che insieme suonano la bellezza di 8 strumenti e sulla vena autorale di Alberto Visconti. Possiamo citare quel lungo filone che si dipana da Loy e Altomare fino alla Piccola Bottega Baltazar, con delle reminiscenze vicinali dei Lou Dalfin, nell’ambito della musica tradizionale delle Alpi Occidentali.

Ma L’Orage fa soprattutto musica propria che non rientra nei canoni esatti del folk rock. E’ canzone d’autore ibridata di folk, una miscela fascinosa che ha il merito di lasciare ampio spazio alla musica, intesa anche come elemento aggregante. E non a caso la festa rientra nel titolo del primo album. C’è la festa, ma non fine a sé stessa. Festa di musica con testi pensati e pensanti. E mai pesanti. Una miscela di difficile realizzazione, ma che con l’Orage trova una sua forma ben precisa che convince anche col passare degli ascolti.

L’Orage è un temporale in francese, ma richiama anche l’età dell’oro, come suggeriscono sul sito della band in costruzione. Massì usiamolo questo termine, per quanto logorato: è musica non omologata. Canzoni che cercano di risvegliare, interessare, colpire, senza utilizzare colpi bassi, né stranezze, né scorciatoie.


"Come una festa" è addiritittura più rigoroso dell'album successivo. E apparentemente più maturo, anche se ha il difetto di venire come album d'esordio. Molto interessante la rielaborazione de "Il galeone", antico canto anarchico che diventa "Il novello Anarchista", un modo in più per ricordare che il brano è stato rielaborato anche, qualche anno fa (dieci per l'esattezza) dai Les Anarchistes di Marco Rovelli e Nicola Toscano in "Figli di origine oscura".

Non riesce facilissimo, soprattutto in assenza dei testi e dei libretti (abbiamo solo gli mp3, gentilmente offerti da Alberto Visconti) orizzontarsi nei testi, in particolare quelli in francese, e seguire le complesse vicende biografiche di Arthur RImbaud, ma ci fidiamo sulla parola. I dodici brani costituiscono una specie di concept album che racconta la vita del poeta francese dall'infanzia (“La fête du village”) o allo scontro con i poeti parnassiani, reso bene nel video, riportato qua sotto di "Come una festa": "Era come una festa / mi girava la testa e la lingua parlava da sola / e sembrava di fuoco / nella stanza i poeti perplessi restavano lì / con gli sguardi aggrottati e il sottile sospetto di essere stati beffati / Son rimasti di stucco coi bicchieri a mezzaria / si sono proprio arrabbiati / però li avevo incantati / per un attumo almeno li avevo incantati". E la deliziosa "erre moscia" di Alberto Visconti, qui molto più evidente che ne "La bella estate", aggiunge un tocco di parigino al tutto.

Un album tenero e prezioso, per nulla ingenuo. Semmai giustamente presuntuoso. Quella capacità di presumere di essere capaci di fare poesia e di fare musica che possa essere ascoltata e piacere. Ma state attenti: con L'Orage un po' è come una festa, ma un'altra parte è impegno e attenzione. Disco d'esordio dell'anno. Peccato averci messo due prima di conoscerli.

Ultimo aggiornamento: 17-08-2012