Testi: Alberto Visconti (tranne Bang Bang e Sous le soleis,
exactement);
musiche: Remy Boniface, Alberto Visconti, Vincent
Boniface.
Arrangiamenti
L'Orage
Collaborazioni: Jasmine Trinca, Michele di Mauro,
Gigi Meroni.
Copertina: Daniele Galliano
Registrato allo studio Blumusica di Torino
L'Orage
"La bella estate" Grand-Mère - 2012 In alcuni negozi di dischi ad Aosta e Torino e in download su www.lorage.it
Tracklist
01
La
bella estate
02
Rose
e rasoi
03
Giugno
04
Sous
le soleil, Exactement
05
Laridé
de la Princesse
06
Ronnie
07
Un
morto contento
08
Bang
Bang
09
Le
voltigeur
10
Come
macchie
11
Titoli
di coda
12
E
te ne andrai
Non
parliamo di un disco solo. Questa volta parliamo di due. Al prezzo
di uno. Non temete. La recensione la pagate lo stesso: zero. I due
album di cui parliamo sono “La bella estate” e “Come
una festa” degli Orage e ne parliamo assieme perché,
ammettiamolo, fino a Musicultura di quest’anno non ne conoscevamo
l’esistenza. Né dei due album, né de L’Orage.
Beh, è un gruppo nuovo che nasce nel 2009 dall’unione
di un paio di progetti precedenti: inizialmente c’erano il
cantautore Alberto Visconti e il polistrumentista Remy Boniface,
attivo da anni in Val d’Aosta nel campo della musica tradizionale.
Poi la formazione si è completata, fino a un composito ensemble
di sette elementi (oltre ai due già citati Vincent Boniface,
fratello di Remy, Stefano Trieste al basso, Florian Bua alla batteria,
Memo Crestati alla chitarra e agli strumenti a corda e Rick Murray
alle percussioni) ed è arrivato anche il primo disco “Come
una festa”, dodici canzoni dedicate all’opera di Arthur
Rimbaud, “l’uomo con le ciabattine di vento” come
l’ha definito Visconti, a sottolineare l’attenzione
per i testi del gruppo e il loro essere musicisti di frontiera.
L’Orage infatti viene dalla Val d’Aosta, terra non più
avara di talenti, dopo lo sbocciare di Naif Herin. “Come una
festa” esce nel 2010 ed è una fantastica miscela di
folk rock cantautorale con un pezzo guida come “Queste
ferite sono verdi”, il cui testo è stato
scritto per loro dallo scrittore Dario Voltolini e altri brani forti
come l’iniziale “Povero diavolo”
o “Mi mandi in aria”. In questi
due anni L’Orage suona dappertutto e sempre con ottimi esiti,
facendosi notare dal miscela Rock Festival di Torino a Tavagnasco
rock. Partecipano a Demo su Radio 1 Rai, vincono il concorso Radar
e sono tra i finalisti di Musicultura di quest’anno, manifestazione
da cui escono con tre premi: . Insomma è difficile che, ovunque
vada L’Orage passi inosservata. Da una fama locale pian piano
la conoscenza si fa nazionale ed è già ora del secondo
album che si intitola “La bella estate”,
che continua il filone fin qui inaugurato, con l’aggiunta
di qualche spezia rock e di un paio di cover di qualità:
una è “Bang Bang”,
la celebre canzone di Sonny & Cher, qui cantata dall'attrice
Jasmine Trinca e l’altra “Sous le soleil,
Exactement” che è una cover di Serge
Gainsbourg o meglio un tributo-omaggio.
Il secondo album non è un concept. E' più aperto e
forse cerca anche consensi più ampi. L'importante è
che L'Orage sappia dimostrare, come in questo caso, che è
possibile puntare verso mai più aperti o vette più
grandi, ma senza perdere di vista né le proprie radici, né
il cammino concluso.
Che musica fanno L’Orage? Armati di organetto
e ghironda, ma anche di chitarre elettriche, basso e batteria, sono
un combo che si basa sul polistrumentismo dei fratelli Boniface,
che insieme suonano la bellezza di 8 strumenti e sulla vena autorale
di Alberto Visconti. Possiamo citare quel lungo filone che si dipana
da Loy e Altomare fino alla Piccola Bottega Baltazar, dai Mercanti
di Liquore ai Noir Desire, con delle reminiscenze vicinali dei Lou
Dalfin, nell’ambito della musica tradizionale delle Alpi Occidentali.
Ma L’Orage fa soprattutto musica propria che non rientra nei
canoni esatti del folk rock. E’ canzone d’autore ibridata
di folk, una miscela fascinosa che ha il merito di lasciare ampio
spazio alla musica, intesa anche come elemento aggregante. E non
a caso la festa rientra nel titolo del primo album. C’è
la festa, ma non fine a sé stessa. Festa di musica con testi
pensati e pensanti. E mai pesanti. Una miscela di difficile realizzazione,
ma che con l’Orage trova una sua forma ben precisa che convince
anche col passare degli ascolti.
Il nuovo album si apre con una delle canzoni più significative,
quella che dà il titolo ossia "La bella
estate": "Hai riso quanto ti ho trovata
sola nel vagone e il tuo sorriso illuminava in ogni direzione, parlando
quella sera mi ha guardato con coraggio e mi hai chiesto, mi hai
proposto ci vediamo ancora a maggio // Mi avevi regalato un vecchio
libro di racconti, / l'ho letto per i campi, per la strada e sotto
i ponti / ho parlato con il santo che organizza pioggia e sole /
l'ho pregato di prestarmi ancora un giorno le parole // La luna
nella sera era lì per Baudelaire / che usciva dai suoi libri
per cantare un po' con me / quando arrivava notte alla sua amicizia
antica non troppo a malincuore preferivo la tua fica // Cantammo
a squarciagola quella sera le canzonbi / la gente ci guardava e
ci credeva dei barboni / ad avere avutoil legno avremmo acceso pure
il fuoco / al fine non si è fatto però c'è
mancato poco".
L’Orage è un temporale in francese, ma richiama anche
l’età dell’oro, come suggeriscono sul sito della
band in costruzione. Massì usiamolo questo termine, per quanto
logorato: è musica non omologata. Canzoni che cercano di
risvegliare, interessare, colpire, senza utilizzare colpi bassi,
né stranezze, né scorciatoie. “Laridé
de la Princesse” è un brano esclusivamente
musicale che a me commuove, un blues rinascimentale per scomodare
categorie già usate a suo tempo per De André. “Rose
e rasoi” e “Ronnie”
spostano il tiro più sul versante rock, ma “Titoli
di coda” ed “E te ne andrai”
riportano il tutto nei binari noti.
«Sono
tutti pezzi avventurosi, in cui capita qualcosa che non ti aspetti.-
spiega Alberto Visconti, che del gruppo è il principale
autore- Anche perché siamo allergici alla noia. Per cui
abbiamo messo tantissima carne al fuoco, senza porre barriere
di generi, impiegando, poi, due anni per mettere a punto un cd
di cui siamo orgogliosi.». “La bella estate”
è uscita a luglio, poco tempo dopo la triplice vittoria
di Macerata (migliore musica, targa della critica e, soprattutto,
vittoria assoluta). I testi dei L’Orage cercano comunque
appigli nella migliore letteratura: da Rimbaud, già citato,
a Calvino, a Pavese, poi rielaborate dalla sensibilità
poetica di Visconti e da quella musicale dei fratelli Boniface.
Un modo per sfuggire alla noia del già sentito, coniugando
antico e moderno, passioni musicali e letterarie di buona qualità.
"Una musica tanto antica che diventa "Musica del futuro",
secondo la definizione del regista Marco Ponti che ha diretto
il loro ultimo video. Sono bravi, non ci sono palle! Ci sono invece
i pallini della critica che sforano verso i cinque. Senza pretendere
di avere scoperto nessuno, ma di segnalare un altro dei gruppi
che fa buona e buonissima musica in giro per l'Italia, da levante
a ponente e da nord a sud. L'Orage. E che temporale sia!