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Le BiELLE RECENSIONI
Mè Pek e Barba: "La scatola magica"
Finezze del folk emiliano, danze sull'aia e storie di terrore
di Leon_Ravasi
Ascolti collegati

Mè Pek e Barba
Pùtost la bev tòta me

Lassociazione
A strapiombo

Fabrizio Frabetti
Uh! .

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Can I tell dabòn

Luigi Maieron
Vino, tabacco e cielo

Terramare
Canti rubati

Crediti:
Sandro Pezzarossa: Voce e chitarra acustica
Nicola Bolsi: Batteria, percussioni, voce
Federico Romano: Fisarmonica
Stefano Risolo: Chitarre
Federico Buffagni: Flauti
Davide Tonna: Banjo e Bouzouki
Simone Bernardelli: Basso
Filippo Chieli: Violino
Ferenc Vojnity Hajduk: Violino
Dido Didonna: Ghironda
Roberto Guerreschi: Fonico ufficiale

Ospiti: Stefano “Vito” Bicocchi (voce); Gigi Cavalli Cocchi (percussioni); Alberto Morselli (voce); Michela Ollari (voce); Franco Giordani (mandolino) ; Valentino Spaggiari (trombone): Dido Didonna (ghironda).

Registrato e mixato nello studio di registrazione “Macchina Magnetica” di Romeo Chierici.
Mastering presso lo studio Creative Mastering di Forlì di Stefano Cappelli
Testi e musiche: Stefano Pezzarossa, tranne 1,3, 12 di Federico Romano e 4 di Federico Romano e Franco Giordani)
Produzione artistica ed esecutiva: Gigi Cavalli Cocchi
Grafica: Gigi Cavalli Cocchi
Impaginazione: Max Cavalli Cocchi
Foto di Stefano Montagna

Su Bielle
Ascolti: "La magdona dal casal"

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Mè Pek e Barba
"La scatola magica"

Autoprodotto - 2012
In alcuni negozi di dischi
o scrivendo a info@mepekebarba.it

Tracklist

01 Voodoo padano
02

Il treno del '900

03 Striament
04 La Magdona dal casal
05 Mi piacerebbe svegliarmi
06 Polvere e brina
07 La scatola magica
08 Tacabanda e orsanti
09 Turnarà la fùmèra
10 Buona fede
11 Che cos'è l'amore
12 La carovana del mistero
13

La fen del mund

14 Al me paes
Sì, li avevamo già recensiti i Mé Pek e Barba. Nel 2006 per "Pùtost la bev tòta me", il loro esordio discografico, ma mi era rimasto in mente solo il nome, piuttosto originale invero. Per il resto li avevo persi di vista, nonostante un buon esordio. E' stato Franco Giordiani, glorioso mandolinista con Luigi Maieron a segnalarmi il loro ultimo lavoro "La scatola magica", dicendomi che, oltre ad aver scritto un brano per loro e ad aver suonato nel disco, era convinto che avessero delle buone potenzialità. Ebbene sì, Franco aveva visto bene. Le canzoni di questo album viaggiano sopra la media: sono ben cantate, ben strumentate e ben pensate e il disco è uno dei miei preferiti in questa fine estate (ma anche in tutto il 2012).

Nel frattempo, mentre noi siamo stati fermi, loro hanno inciso altri due dischi ("Il vento che soffia dalla luna" nel 2007 con la collaborazione di Alberto Morselli e "La rosa e l'urtiga" nel 2009, sempre girando, come tanti, attorno al mitico studio di Rubiera e con la collaborazione di Morselli, anche produttore e direttore artistico), poi hanno preparato questa "Scatola magica" sotto la guida, questa volta di Gigi Cavalli Cocchi
, nume tutelare del folk in salsa emiliana. Che musica fanno? Ricordano i Modena, certo (chi non ne ha subito l'influenza negli ultimi decenni in Italia?), ma molto di più Davide Van De Sfroos, anche perché questa "La scatola magica" in realtà vuole essere una sorta di concept dischi, articolato in 13 pezzi attorno al tema del mistero. Loro definiscono la propria musica "niu folk" e non si fanno tema di portarsi in giro un nome che incuriosisce ancora prima di sentirli. Ma cosa vuole dire Mè Pèk e Barba? Sono tre personaggi del tempo di guerra del loro paese (Roccabianca). la cui storia è integralmente riportata sul sito del gruppo.

"Il disco - scrivono sul sito - esce all’inizio di un anno, il 2012, capace di rievocare paure ancestrali, superstizioni e tendenze millenaristiche sempre presenti nel profondo del nostro inconscio. Questo ritorno all’irrazionale, questa paura dell’imponderabile, si contrappone anacronisticamente alla concezione deterministica e tecnicistica che la società occidentale ha costruito nell’ultimo secolo. Siamo andati troppo oltre? Eventi recenti quali terremoti, incidenti nucleari, disastri legati ai cambiamenti climatici, ci scuotono nel profondo e fanno riemergere in noi emotività e irrazionalità, tornando a farci sentire poca cosa al cospetto dell’immensità di fenomeni che rimangono ancora imprevedibili o incomprensibili ai nostri occhi". E allora, forse anche per combattere i Maya e le loro profezie ecco invece un disco carico di energia positiva, il modo migliore per cacciare i fantasmi, ma rispettare il mistero, che, in fondo, è il sale della nostra vita. O il senso?



Bella la confezione, studiata da Gigi Cavalli Cocchi, che replica una scatola magica, anche se non di facilissimo utilizzo. Tra le canzoni mezzo punto in più per quelli in dialetto parmigiano. Potrei fare una piccola playlist di preferite, ma rischiano di essere tante. Vediamo: "Striament" di sicuro, poi la "Magdona dal casal", "Mi piacerebbe svegliarmi" che è una delizia, "Turnarà la fùmèra", "Che cos'è l'amore", "Polvere e brina".

Siamo al 49% e non è che gli altri brani stiano molto sotto. Tra le partecipazioni sono da rimarcare quella di Michela Ollari che riveste di voce argentina ed espressiva la "Magdona dal casal", "Tacabanda e orsanti", "Striament" e "Che cos'è l'amore" e Vito Bicocchi, il comico bolognese, che offre interventi vocali sia in "Che cos'è l'amore", che è un brano interamente recitato, oltre che all'inizio di "Mi piacerebbe svegliarmi" e in "Tacabanda e Orsanti". Invece di "Polvere e brina" è inconfondibile la voce di Alberto Morselli, primo vocalist dei Modena City Ramblers, la voce di "In un giorno di pioggia", per intenderci. Proprio questa canzone merita una parentesi in più. Gli Orsanti erano genti dell'Appennino settentrionale che, costrette a divenire girovaghe, nell'arco di alcuni secoli emigrarono in paesi lontani alla ricerca di una vita migliore. Le loro specialità erano le esibizioni nelle strade e fiere, suonando e mettendo in mostra scimmie, cani, uccelli, orsi e cammelli più o meno addestrati
. E' storia che diventa musica popolare che, come è noto, è popolata di storie. Che poi le minuscole e le maiuscole le lasciamo agli altri. Orsanti ci sentiamo anche noi, avendo a che fare con un mondo variopinto di girovaghi cantori che si esibiscono ormai in cambio di un inchino e di un giro col cappello o poco più.

In breve le canzoni: "Voodoo padano" è una storia di vagabondo sciamano che piacerebbe a Van De Sfroos, "Il treno del '900" è un blues cupo e ossessivo che narra di un viaggio nella memoria. "Striament" è la forza della natura che si dispiega in un temporale. "La Magdona dal casal" è una fatucchiera della bassa parmense, vera guaritrice e collettore di tutti i mali della zona. Pezzo epico. "Mi piacerebbe svegliarmi" racconta, per l'appunto un mattino: "Mi piacerebbe svegliarmi la mattina / non avere mal di gola o mal di schiena / vedere il tuo corpo senza le lenzuola / e il tuo culetto mi guarda e mi fa gola".

"Polvere e brina" parla invece di una fredda notte d'inverno. "La scatola magica", che dà il titolo al disco parla di un mostro di paese "e più che mostro a me mi sembra scemo", di una polvere magica e di uno starnuto che riporta alla realtà. Di "Tacabanda e orsanti" abbiamo già parlato. "Turnarà la fùmèra" è la canzone dedicata al ritorno delle nebbie con l'arrivo dell'autunno. "Buona fede"è un pezzo tutto dedicato ai fantasmi, che però sono quelli personali. "Che cos'è l'amore" è il brano destinato al mistero più grande. "La carovana del mistero" parla del Mago, dell'illusionista che manipola le persone. "La fen del mond" parte invece dalla profezia dei Maya e arriva ...al "Giudizio Universale" di De Sica e Zavattini. Avete presente? La frase: "Cominciamo per ordine alfabetico". "Io mi chiamo Zuzzurro!". "Al me paes", la bonus track è dedicata al paese di Roccabianca, in provincia di Parma, tremila abitanti (i rocchesi) equamente divisi tra maschi e femmine, sul Po, a un passo da Zibello (culatello) e a due da Busseto (Verdi).

Sì, è un disco di musica popolare, ma la musica popolare è bella, se fatta bene, con amore e con idee. Sono ormai secoli che esistono le canzoni popolari ed è bellissimo notare come sono ancora in grado di cambiare, di trasformarsi, di adeguarsi alle epoche e alle persone. Il loro scopo, si diceva prima, è quello di raccontare le storie, ma proprio ascoltando queste storie le vediamo, attimo per attimo trasformarsi in Storia, quella della tradizione orale, contadina, ma anche operaia e comunque di paese o di provincia. C'è molta Irlanda nelle musica dei Mè Pèk e Barba, ma altrettanta America e anche una buona, buonissima fetta di Italia, di Emilia. Che è poi quella che ci resta nel cuore. E la musicalità del dialetto emiliano è qui: tutta da ascoltare.

Ultimo aggiornamento: 10-09-2012