Registrato e mixato nello studio di registrazione “Macchina
Magnetica” di Romeo Chierici.
Mastering presso lo studio Creative Mastering di Forlì
di Stefano Cappelli
Testi e musiche: Stefano Pezzarossa, tranne 1,3, 12 di Federico
Romano e 4 di Federico Romano e Franco Giordani)
Produzione artistica ed esecutiva: Gigi Cavalli Cocchi
Grafica: Gigi Cavalli Cocchi
Impaginazione: Max Cavalli Cocchi
Foto di Stefano Montagna
Mè
Pek e Barba
"La scatola magica" Autoprodotto - 2012 In alcuni negozi di dischi
o scrivendo a info@mepekebarba.it
Tracklist
01
Voodoo
padano
02
Il
treno del '900
03
Striament
04
La
Magdona dal casal
05
Mi
piacerebbe svegliarmi
06
Polvere
e brina
07
La
scatola magica
08
Tacabanda
e orsanti
09
Turnarà
la fùmèra
10
Buona
fede
11
Che
cos'è l'amore
12
La
carovana del mistero
13
La
fen del mund
14
Al
me paes
Sì,
li avevamo già recensiti i Mé Pek e Barba. Nel 2006
per "Pùtost la bev tòta me", il loro esordio
discografico, ma mi era rimasto in mente solo il nome, piuttosto
originale invero. Per il resto li avevo persi di vista, nonostante
un buon esordio. E' stato Franco Giordiani, glorioso mandolinista
con Luigi Maieron a segnalarmi il loro ultimo lavoro "La
scatola magica", dicendomi che, oltre ad aver scritto un
brano per loro e ad aver suonato nel disco, era convinto che avessero
delle buone potenzialità. Ebbene sì, Franco aveva
visto bene. Le canzoni di questo album viaggiano sopra la media:
sono ben cantate, ben strumentate e ben pensate e il disco è
uno dei miei preferiti in questa fine estate (ma anche in tutto
il 2012).
Nel frattempo, mentre noi siamo stati fermi, loro hanno inciso
altri due dischi ("Il vento che soffia dalla luna" nel
2007 con la collaborazione di Alberto Morselli e "La rosa
e l'urtiga" nel 2009, sempre girando, come tanti, attorno
al mitico studio di Rubiera e con la collaborazione di Morselli,
anche produttore e direttore artistico), poi hanno preparato questa
"Scatola magica" sotto la guida, questa
volta di Gigi Cavalli Cocchi,
nume tutelare del folk in salsa emiliana. Che musica fanno? Ricordano
i Modena, certo (chi non ne ha subito l'influenza negli ultimi
decenni in Italia?), ma molto di più Davide Van De Sfroos,
anche perché questa "La scatola magica" in realtà
vuole essere una sorta di concept dischi, articolato in 13 pezzi
attorno al tema del mistero. Loro definiscono la propria musica
"niu folk" e non si fanno tema di portarsi in giro un
nome che incuriosisce ancora prima di sentirli. Ma cosa vuole
dire Mè Pèk e Barba? Sono tre personaggi del tempo
di guerra del loro paese (Roccabianca). la cui storia è
integralmente riportata sul sito
del gruppo.
"Il disco - scrivono sul sito - esce all’inizio
di un anno, il 2012, capace di rievocare paure ancestrali, superstizioni
e tendenze millenaristiche sempre presenti nel profondo del nostro
inconscio. Questo ritorno all’irrazionale, questa paura
dell’imponderabile, si contrappone anacronisticamente alla
concezione deterministica e tecnicistica che la società
occidentale ha costruito nell’ultimo secolo. Siamo andati
troppo oltre? Eventi recenti quali terremoti, incidenti nucleari,
disastri legati ai cambiamenti climatici, ci scuotono nel profondo
e fanno riemergere in noi emotività e irrazionalità,
tornando a farci sentire poca cosa al cospetto dell’immensità
di fenomeni che rimangono ancora imprevedibili o incomprensibili
ai nostri occhi". E allora, forse anche per combattere
i Maya e le loro profezie ecco invece un disco carico di energia
positiva, il modo migliore per cacciare i fantasmi, ma rispettare
il mistero, che, in fondo, è il sale della nostra vita.
O il senso?
Bella la confezione, studiata da Gigi Cavalli Cocchi,
che replica una scatola magica, anche se non di facilissimo utilizzo.
Tra le canzoni mezzo punto in più per quelli in dialetto
parmigiano. Potrei fare una piccola playlist di preferite, ma rischiano
di essere tante. Vediamo: "Striament"
di sicuro, poi la "Magdona dal casal",
"Mi piacerebbe svegliarmi" che
è una delizia, "Turnarà la fùmèra",
"Che cos'è l'amore",
"Polvere e brina".
Siamo al 49% e non è che gli altri brani stiano molto sotto.
Tra le partecipazioni sono da rimarcare quella di Michela Ollari
che riveste di voce argentina ed espressiva la "Magdona
dal casal", "Tacabanda e orsanti",
"Striament" e "Che cos'è l'amore" e Vito
Bicocchi, il comico bolognese, che offre interventi vocali sia in
"Che cos'è l'amore",
che è un brano interamente recitato, oltre che all'inizio
di "Mi piacerebbe svegliarmi" e in "Tacabanda
e Orsanti". Invece di "Polvere
e brina" è inconfondibile la voce di Alberto
Morselli, primo vocalist dei Modena City Ramblers, la voce di "In
un giorno di pioggia", per intenderci. Proprio questa canzone
merita una parentesi in più. Gli Orsanti erano genti dell'Appennino
settentrionale che, costrette a divenire girovaghe, nell'arco di
alcuni secoli emigrarono in paesi lontani alla ricerca di una vita
migliore. Le loro specialità erano le esibizioni nelle strade
e fiere, suonando e mettendo in mostra scimmie, cani, uccelli, orsi
e cammelli più o meno addestrati.
E' storia che diventa musica popolare che, come è noto, è
popolata di storie. Che poi le minuscole e le maiuscole le lasciamo
agli altri. Orsanti ci sentiamo anche noi, avendo a che fare con
un mondo variopinto di girovaghi cantori che si esibiscono ormai
in cambio di un inchino e di un giro col cappello o poco più.
In breve le canzoni: "Voodoo padano"
è una storia di vagabondo sciamano che piacerebbe a Van De
Sfroos, "Il treno del '900"
è un blues cupo e ossessivo che narra di un viaggio nella
memoria. "Striament" è
la forza della natura che si dispiega in un temporale. "La
Magdona dal casal" è una fatucchiera della
bassa parmense, vera guaritrice e collettore di tutti i mali della
zona. Pezzo epico. "Mi piacerebbe svegliarmi"
racconta, per l'appunto un mattino: "Mi piacerebbe svegliarmi
la mattina / non avere mal di gola o mal di schiena / vedere il
tuo corpo senza le lenzuola / e il tuo culetto mi guarda e mi fa
gola".
"Polvere e brina" parla invece
di una fredda notte d'inverno. "La scatola magica",
che dà il titolo al disco parla di un mostro di paese "e
più che mostro a me mi sembra scemo", di una polvere
magica e di uno starnuto che riporta alla realtà. Di "Tacabanda
e orsanti" abbiamo già parlato. "Turnarà
la fùmèra" è la canzone
dedicata al ritorno delle nebbie con l'arrivo dell'autunno. "Buona
fede"è un pezzo tutto dedicato ai fantasmi,
che però sono quelli personali. "Che cos'è
l'amore" è il brano destinato al mistero
più grande. "La carovana del mistero"
parla del Mago, dell'illusionista che manipola le persone. "La
fen del mond" parte invece dalla profezia dei
Maya e arriva ...al "Giudizio Universale" di De Sica e
Zavattini. Avete presente? La frase: "Cominciamo per ordine
alfabetico". "Io mi chiamo Zuzzurro!". "Al
me paes", la bonus track è dedicata al
paese di Roccabianca, in provincia di Parma, tremila abitanti (i
rocchesi) equamente divisi tra maschi e femmine, sul Po, a un passo
da Zibello (culatello) e a due da Busseto (Verdi).
Sì,
è un disco di musica popolare, ma la musica popolare è
bella, se fatta bene, con amore e con idee. Sono ormai secoli che
esistono le canzoni popolari ed è bellissimo notare come
sono ancora in grado di cambiare, di trasformarsi, di adeguarsi
alle epoche e alle persone. Il loro scopo, si diceva prima, è
quello di raccontare le storie, ma proprio ascoltando queste storie
le vediamo, attimo per attimo trasformarsi in Storia, quella della
tradizione orale, contadina, ma anche operaia e comunque di paese
o di provincia. C'è molta Irlanda nelle musica dei Mè
Pèk e Barba, ma altrettanta America e anche una buona, buonissima
fetta di Italia, di Emilia. Che è poi quella che ci resta
nel cuore. E la musicalità del dialetto emiliano è
qui: tutta da ascoltare.