Eugenio
Finardi: voce (5)
Simona Bencini: voce (10)
Alberto Patrucco: voce (12)
Prodotto da Fabrizio Consoli e Paolo Santoli
Registrato nelle serate del 4-5 maggio 2010 al Cape Town Cafè
di Milano da Alessandro Ciola, assistito da Max Bocchio e
Alessio Puglisi
Mixato nel luglio 2010 e masterizzato nel maggio 2011 da Alessandro
Ciola e Fabrizio Consoli negli Studi Imagina Production di
Torino
Fabrizio
Consoli
Live in Capetown
Banksville Records / SlowMusic - 2011 Nei
migliori negozi di dischi o su iTunes
o su Mondadori
Shop
Tracklist
01
Casa mia
02
Sugar
03
Musica per ballare
04
Di quale amore
05
La forza dell'amore
06
Una rosa
07
Que vida es?
08
Camera con vista
09
Il coraggio
10
Giro
di carte
11
Autogrill
(Ibrahimovic)
12
Canzone
intelligente
Carpe
diem! Si, cogli l’attimo, questa in sintesi potrebbe essere
la chiave di lettura di questo bel disco live di Fabrizio Consoli.
Perché momenti di grazia e di
puro divertimento musicale come quelli racchiusi in questo disco
bisogna saperli cogliere, cosa che il sottoscritto non ha purtroppo
fatto quando, né il 4 né il 5 maggio del 2010 ha
mosso le proprie chiappe dal divano di casa per mettersi al volante
e raggiungere la non lontana Milano e, per la precisione, quel
locale che risponde al nome di Cape Town Cafè, un bar per
niente deputato né alla musica dal vivo, né tantomeno
alla registrazione di un disco live, ma si sa che a volte i miracoli
accadono e così è nato questo straordinario “disco
di strada”.
Un disco che ha grandissimi pregi e ben pochi
difetti, del tutto trascurabili.
Il maggiore pregio è quello di aver saputo
cogliere magistralmente la magica atmosfera di complicità
creatasi tra i vari protagonisti dell’evento, musicisti
e pubblico davvero uniti in unico spazio fisico, senza la presenza
di un vero e proprio palco e senza alcuna linea di demarcazione
tra i due ruoli.
Gran parte del merito di questo piccolo miracolo
va a Dario Zigiotto che, nel tentativo di dare un seguito a una
prima fortunata serie di concerti legati alla presentazione del
precedente disco “Musica per ballare”, propone a Fabrizio
l’idea di realizzare un disco dal vivo, in attesa di tempi
migliori e nuovo materiale la realizzazione di un disco in studio.
E’ però lo stesso Fabrizio ad avere
l’intuizione della location, la scelta sembra inizialmente
dettata più da esigenze economiche, il Cape Town è,
infatti, situato nel palazzo accanto a quello in cui Fabrizio
ha trasferito nel novembre 2009 il proprio studio di registrazione
e ciò vorrebbe dire poter ridurre le spese per i trasferimenti
di musicisti e strumentazione. Non è però una scelta
facile, primo perché il Cape Town non è luogo dedito
alle serate live, anche se è vero che il proprietario Giancarlo
Chiodaroli è solito offrire qualche saltuaria serata jazz
alla propria clientela, secondo perché non sembra essere
logisticamente un locale progettato per eventi musicali, tanto
meno la registrazione di dischi live, vista anche la propria forma
a L allungata, con il bancone bar sul lato lungo.
Il primo
ostacolo è, però presto superato, Fabrizio una sera
lascia nelle mani di Giancarlo una copia del disco “Musica
per ballare”, non passa neppure una settimana che
il proprietario gli chiede altre venti copie del disco e, soprattutto,
gli dice che la serata si può fare.
Il secondo problema, squisitamente tecnico è invece risolto
sistemando lo studio mobile nell’angolo, all’estremità
superiore del lato lungo, prima della cucina, in modo da permettere
al fonico Alessandro Ciola di essere alle spalle dei musicisti
e quindi fuori dal fuoco sonoro delle casse destinate all’ascolto
diretto del concerto da parte dei presenti.
Fondamentali
poi sono state alcune scelte foniche come quelle di isolare il
meno possibile i vari strumenti, dettata anche da evidenti ragioni
di spazio e, soprattutto, quella di non cancellare totalmente
il “suono del locale e della strada” fatto anche di
tintinnare di bicchieri, chiacchiere, brindisi, commenti vari.
Perché
tanti dettagli tecnici? Solo per far capire quale ostinata forza
dell’amore per la musica c’è dietro ad un’operazione
come questa.
“C’era
proprio bisogno di un altro disco live?”, è ciò
che si chiede Fabrizio nel bel libretto che accompagna il disco
(splendidi per altro gli scatti in bianco e nero).
Premetto
di non amare per nulla o quasi i dischi live, penso che spesso
siano dischi più legati a operazioni meramente commerciali
che non veri e propri progetti inseriti in un percorso artistico
dell’artista e, se poi vedono l’addensarsi di cori
di pubblico in delirio per il proprio beniamino, direi che mi
danno pure sui nervi.
Sono poche
le eccezioni che salvo da questo calderone. Tralasciando alcuni
lives storici, mi vengono alla mente così, tanto per fare
qualche nome, “Live in blu” di Max Manfredi o “Live
alla Fontana” di Ruben, profondamente diversi per genere
e risultati, ma entrambi egualmente sinceri e genuini.
Proprio come
questo disco live di Fabrizio Consoli.
Io quella
sera o meglio quelle due sere, perché nel disco sono unite
registrazioni di due differenti sessioni, non c’ero ma grazie
a questo disco ho potuto coglierne la fisicità, lo sforzo
dei protagonisti, la loro gioia di suonare insieme, il fremito
e la vivacità del pubblico e provo ancora una grande nostalgia.
E’ possibile provare nostalgia di un non vissuto? Sembrerebbe
proprio di si, miracoli della bellezza delle canzoni di Fabrizio
e dei protagonisti che l’hanno messa in scena.
Primo fra
tutti lo stesso Fabrizio Consoli che, se l’Italia fosse
un paese serio, non si troverebbe come tanti a sbattersi, scrivere,
telefonare per elemosinare serate sottopagate. Dotato di un tocco
alla chitarra che è una meraviglia e di una voce calda
e graffiante, insomma uno capace di “… scrivere canzoni
/ Che emozionano anche i cani / Che colorino le labbra / Alle
ragazze sui balconi “ (“Camera con vista”) sa
coinvolgere ed emozionare sia su disco sia dal vivo.
Al suo fianco
musicisti straordinari, come il pianista Gigi Rivetti, il percussionista
Silvio Centamore e, ultimo arrivato ma non meno importante, il
trombettista Marco Milani. Tre moschettieri ma tutti per uno.
Infine gli
ospiti “si sa che la presenza di special guest contribuisca
ad alimentare il prestigio di un’operazione discografica,
nonché, e a volte in maniera determinante, alla sua promozione”,
scrive ironicamente Fabrizio sempre nel libretto, in realtà
amici di quelli veri, che hanno voluto onorare con la propria
presenza questo evento.
In primis Eugenio Finardi, la cui presenza è stata fortemente
voluta da Fabrizio che altrimenti non si sarebbe mai permesso
di interpretare da solo la canzone “La forza dell’amore”
che porta la firma dello stesso Consoli, di Finardi e di Vittorio
Cosma. Ne è nato cos’ un duetto molto bello, da brividi.
Simona Bencini
e Alberto Patrucco sono gli altri due ospiti, entrambi avevano
già duettato con Fabrizio in “Musica per ballare”,
qui rieseguono dal vivo rispettivamente la splendida “Giro
di carte” e la meravigliosa cover di “Canzone intelligente”
con la quale si chiude il disco.
Una “Canzone
intelligente” che ha il pregio, ancora una volta, di aiutarci
a comprendere come la canzone di qualità, quando è
ben scritta ed eseguita, può anche divertire, emozionare,
far ballare e scusate se è poco … grazie Fabrizio!