Umberto
Sangiovanni e Daunia Orchestra
"Di fame, di denaro, di passioni" Controra - 2012 In
alcuni negozi
Tracklist
01
Faciteve li cazza vostra
02
Che bella cummedia
03
Bene mio
04
Il lamento dei mendicanti
05
Fra me e te
06
La notte è bella
07
Mo’ ve’ la bella mia dalla
muntagna
08
Padrone mio
09
Il tango delle mosche
Per
parlare di questo disco meraviglioso parto da una mia personalissima
considerazione, nata come logica conseguenza di una ricerca effettuata
tra quel mare d’informazioni che è internet, con l’intento
di saperne di più su questo disco. Sapete cosa ho trovato?
Poco o nulla, solo qualche sparuto articolo
sullo spettacolo di Sergio Rubini dal quale il disco ha tratto
il titolo “Di fame di denaro di passioni”, una breve
intervista a Umberto Sangiovanni, né un accenno a come
o dove acquistarlo che, vi assicuro, sarebbe stata la notizia
più utile e importante, né ulteriori notizie, vediamo
allora di inserirlo almeno nel giusto contesto.
Cominciamo a dire che, dopo i dischi “La
Controra” e “Calasole”,
prodotti da Rai Trade, e il terzo cd “Sciamboli
e Nuovi Inverni”, Umberto Sangiovanni e la sua
DauniaOrchestra sono tornati al lavoro con questo nuovo disco,
il quale come si diceva riprende il titolo dall’omonimo
spettacolo teatrale di Sergio Rubini dedicato alla figura di Matteo
Salvatore.
Matteo Salvatore è stato un compositore
e cantante di musica popolare, oltre che interprete di canti tradizionali
del Gargano, che ha segnato e segna tuttora questa parte del sud
Italia.
Trascorsa l'infanzia nella povertà che
ha afflitto la sua terra natia e l'Italia intera dopo la prima
guerra mondiale, si può dire che proprio infanzia e povertà
divennero i temi maggiormente ricorrenti nei testi delle sue canzoni.
E’
stato personaggio molto discusso e controverso, che ebbe si la
stima di molti intellettuali tra cui ad esempio Italo Calvino
che di lui scrisse “Le parole di Matteo Salvatore noi le
dobbiamo ancora inventare”, ma occorre anche ricordare che
nel 1973 la sua carriera s’interruppe bruscamente, causa
un arresto con l'accusa di aver ammazzato la propria compagna,
la cantante Adriana Doriani, accusa da cui poi sarà assolto
dopo cinque anni e la revisione del processo.
Un personaggio difficile quindi, ma che ancora oggi segna
tutti i musicisti legati al maltrattato sud.
Il disco
nasce come l’esigenza di lasciare una testimonianza musicale
concreta di quanto è stato imbastito per questo progetto
teatrale partendo da una manciata di canzoni del “poeta
degli umili” con l’aggiunta di due composizioni originali
scritte appositamente da Umberto Sangiovanni, “Che bella
cummedia” e “Il tango delle mosche”.
Umberto Sangiovanni,
pianista e compositore jazz, non è artista solito a ripetersi
nel suo lavoro di ricerca e sperimentazione musicale, diciamo
che ne è nato dunque un disco piuttosto diverso, ad esempio,
dal suo predecessore e splendido “Calasole”. Qui sono
cambiati anche i compagni di viaggio, troviamo la cantante e percussionista
Gabriella Profeta (per me un’assoluta rivelazione), il basso
di Adriano Matcovich e la tromba dell’ospite Tiziano Ruggeri.
Ciò
che resta immutato è il fascino degli abiti musicali che
Umberto ha confezionato su misura per questi brani fatti caratterizzati
da una poesia minimalista, tanto legati alla quotidianità
quanto estranei alla banalità del quotidiano vivere, aggiungendo
eleganza e classe a questa musica di matrice popolare.
Basterebbe
sentire l’attacco e lo svolgersi di “Faciteve li cazza
vostra”, storia di un desiderato matrimonio “d’amore”
contrastato dalla malsana curiosità dell’intero vicinato,
per rendersene immediatamente conto. La morbidezza delle percussioni,
il tocco magico di Umberto sulla tastiera, la bella voce di Gabriella
sono esemplari e, a suggello, c’è la tromba con sordina
di Tiziano Ruggeri. Si è già nel vivo dello spettacolo.
Tutto il
disco è però un alternarsi di momenti topici, a
volte più vicini e fedeli all’originale come ad esempio
il languido e appassionato canto d’amore “Bene mio”,
altre volte quasi reinventati come la gustosissima versione forte
di riff di “Il lamento dei mendicanti”, uno dei pezzi
più conosciuti di Matteo Salvatore.
In alcuni
casi i brani, in queste nuove vesti piene di contaminazioni, acquistano
un’aria più internazionale, in stile world music
come nel caso di “La notte è bella”, che potrebbe
anche benissimo essere cantata in lingua inglese o di “Mo’
ve’ la bella mia dalla muntagna”, ringiovanita non
poco dal sincopato jazzare nonché dalla fresca voce di
Gabriella.
Allo stesso
filone sociale appartiene anche “Padrone mio”, un’accorata
e incondizionata preghiera al proprio datore di lavoro che ironicamente
diviene denuncia di sfruttamento, “E qquanne sbaglie / damme
li bbotte / e qquanne sbaglie /damme li bbotte / voglie la morte
/ ma nnu’ mme caccià / voglie la morte / ma nnu’
mme caccià”.
Chiude il
disco “Il tango delle mosche”, l’altro brano
firmato da Umberto, direi ancor più live del primo, privo
di testo e di breve durata, costituisce un leggiadro commiato
a quella poetica invece pregna di sudore, di sofferenza e sentimenti
vividi, che anima i testi di Matteo Salvatore.
Credo che
nel complesso l’operazione di omaggio alla musica, ma soprattutto
alla poetica di Matteo Salvatore sia pienamente riuscita in questo
nuovo percorso intrapreso da Umberto Sangiovanni e la sua DauniaOrchestra,
perché anche in questa nuova veste jazz, piena d’influssi,
le liriche del grande poeta non perdono per nulla, la loro forza
originaria anzi, in alcuni casi, trovano nuova linfa senza per
questo tradire le proprie origini profondamente legate al sofferente
sud, non solo della nostra Italia, ma dell’intero mondo,
quel sud che soffre di fame di denaro e di passioni.
Vivamente
consigliato!
Come un volo di passeri
In cima ai fossi, è volata la
Ricchezza e le speranze.
Allora piango e trionfo
Ancora su niente, su niente
(Matteo Salvatore)