Ascolti collegati
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Tracklist
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01 |
Favole |
02 |
Canto |
03 |
Penelope |
04 |
25
frecce |
05 |
Siamo
arrivati stanotte |
06 |
Non
ti ho detto |
07 |
G24 |
08 |
Non
sento |
09 |
Tre
di fiori |
10 |
La
grande guerra |
11 |
Jader |
"Quante
volte ci siamo guardati, da lontano, senza toccarci e delle nostre
parole ci giungeva solo il ricordo. Al centro del mare che da sempre
ci abbraccia e ci divide, oggi le nostre voci arrivano ad incontrarsi
e parlano tra loro come se si fossero conosciute da sempre".
Penelope sta di qui del mare e aspetta. Ulisse sta al di là
del mare e aspetta a sua volta. Aspetta che sia il momento buono
per poter tornare. In mezzo ci sta il mare e ci stanno tutte le
avvenuture che costituiscono una vita. Gli Adria hanno preso questa
storia, questa metafora universale e attorno a essa hanno costruito
il loro disco. Che è un gioiello. Per farlo scelgono le musiche
che si suonano sulle due sponde dell'Adriatico, quel connobio mediterraneo
che guarda verso Oriente, un Oriente remoto come un sogno che non
sarà mai raggiunto. Organetto e violoncello dialogano secondo
una stretta trama, finché non interviene, in tre occasioni,
l'oboe di Mario Arcari a spezzare la simmetria e a offrire nuove
forme su cui strutturare il filo dei brani, che, a volte, sono canzoni
e a volte solo musiche.
Struggente l'iniziale "Favole":
"Parole non scriverò, / le sai già / animano
i miei sorrisi / e potrai leggere nei miei occhi. // Parole non
ti dirò, / vanno via e tornano con altri nomi / Tu le dimenticherai
ma io ci sarò. // Un giorno ti porterò lungo le mie
vecchie strade / farmi uscir fuori dovrai / da tutte le mie rovine
/ e dentro le mie città / mi conoscerai /e quando ti guarderai
/ io non mi nasconderò". Ma la cifra dell'album
è comune: un dialogo fragile, ipirato alla frugalità
e alla immediatezza della musica popolare che tende poi a un versante
più moderno e scomposto che rappresenta l'approdo verso le
città, i luoghi dove l'approdo si è reso inevitabile.
Se "Favole" quindi ha tutta la struttura di un antico
canto popolare, la finale "Jader"
si libra alta per aria, senza attendere che le radici la trattengano
sul terreno. In mezzo a questo incrocio musicale si compie il viaggio.
Purtroppo, nel lungo tempo in cui si è svolto il viaggio
ci siamo persi anche noi, che solo anni dopo arriviamo a conoscere
questo prodotti di sintesi tra le armonie delle terre di Otranto,
le corrispettive arie albanesi e un approccio jazzistico arioso.
E' un altro disco fatto d'aria, che gonfia le vele e che fa veleggiare
Ulisse verso casa. Intanto Penelope canta: "Canto del fiore
di rugiada / con la sua poca tormentata / sente le storie della
strada / e poi tutta bagnata / ce le racconterà / Nelle sue
gocce di memoria racchiude le sue storie e poi ce le dirà
/ Canto del fiore di lavanda / mandagli a dire a chi ti manda /
che non c'è ancora chi mi prenda / a meno che pretenda soltanto
di guardarmi / io sono bianca o mantella e per prendere una stella
bisogna camminar // E mi diverto a cantar / mi diverto a sognar
/ e trovo il modo di dirlo / tutto quello che mi va / e mi diverto
a cantar / e se mi perdo a pensare / è per cercare di tessere
/ dei miei sogni la realtà". ("Canto").
Crediti:
Maria
Mazzotta (Voce); Claudio Prima (Organetto, voce): Redi Hasa (Violoncello);
Emanuele Coluccia (Sax); Vito De Lorenzi (batteria, percussioni).
Ospiti: Mario Arcari (Oboe in 25 frecce, Tre di Fiori, Jader). Strings
on "Favole": Roberta Mazzotta (violino); Francesco Del
PRete (violino); Armando Ciardo (viola). Registrato nel novembre
2008 a La fabbrica dei Gesti di San Cesario (Le); mixato e masterizzato
a Chora Studi Musicali di Monteroni (Le) da Valerio Daniele. Graphics:
Mrnuss@libero.it.
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