Una Brigata di memoria, di cultura, di utopie,
di speranze, d'informazione, dell'uomo.


L'artista
Il suono
L'immagine
Archivio storico A-D / E-L
Archivio M-R / S-Z
RadioBielle
 
Le BiELLE RECENSIONI
Acustimantico: "Tempo di passaggio"
L'eleganza del tempo perso a cercare l'audacia di un sogno
di Giorgio Maimone
Ascolti collegati

Acustimantico
La bella stagione

Acustimantico

Acustimantico o Il disco nero
Acustimantico
Santa Isabel

Acustimantico
Disco numero quattro

SursumCorda
La porta dietro la cascata

Piccola Bottega Baltazar
Ladro di rose

Crediti:
Raffaella Misiti (voce); Marcello Duranti (sax soprano e baritono, clarinetto basso, glockenspiel e altri tubi sonori); Stefano Scatozza, (chitarre, pianoforte, fisarmonica); Stefano Napoli (contrabbasso);
Salvatore De Seta (batteria), Massimiliano Natale (batteria, percussioni)



Ospiti: Arianne Boisie e Camilla Dell'Agnola (viola in 1, 10, 11, 12); Cristina Romagni e Eliana Quattrocchi (violini in 1, 11, 12); Luca De Carlo - Tetes De Bois (Tromba in 4 e 12); Eugenio Colombo (sax contralto in 8 e flauto basso in 12)

Tutte le musiche e gli arrangiamenti sono di Stefano Scatozza, tranne "Piccolo carro di frutta in fiamme" scritta e arrangiata da Marcello Duranti e "Punk Islam" testi e musica di CCCP.
Tutti i testi di Danilo Selvaggi.

Produzione artistica di Stefano Scatozza e Danilo Selvaggi
Registrato e mixato da Lucio Leoni a Controchieve e al Monkey Studio, Roma.
Mastering di Fabrizio De Carolis al Reference Mastering Studio, Roma
Artte grafica di Danilo Selvaggi e Pubblimedia.
Le fotografie della copertina, dell'interno copertina e del libretto sono di Mario Giacomelli, il grande fotografo di Senigallia, per gentile concessione di Simone Giacomelli.

Su Bielle
Ascolti: "Assoluto"

Sul web
Sito ufficiale
Facebook


Acustimantico
"Tempo di passaggio"
Palombari/Helikonia / Egea - 2012
Nei negozi di musica

Tracklist

01 Canzone di giugno
02 Assoluto
03 Canzone del mattino
04 Il cane infedele
05

Febbre alta

06 Canzone del fiore di pietra
07 Mare
08 Il buon insegnamento
09 Punk Islam
10 Piccolo carro di frutta in fiamme
11 Libano
12 Psico A
13 Da un luogo all'altro
14 Tempo di passaggio
Un disco degli Acustimantico non può lasciare indifferenti. Mai. Potrebbe perfino non piacere, ma lasciare indifferenti no. Anche perché ne fanno pochi e quando li fanno hanno la tendenza a fare opere che restino nella nostra testa e nella nostra pelle. Sono fatti così. Un po' perfezionisti, un po' algidi, molto eleganti, molto discreti. Ma i risultati di quello che fanno sono di una bellezza insinuante, di una cristallina nitidezza. Suoni puliti, pochi. attraverso i quali passa, come passa una sirena nella nebbia, la voce sciamanica di Raffaella Misiti. E allora provate ad ascoltarli e a dirmi se è possibile fare finta di niente. E' domanda retorica: la risposta è no. O forse sì, ma non sareste a leggere queste note.

E' un approccio cerebrale alla musica, che affascina e perturba, che avvolge in una dimensione sonora spessa e calda come una coltre che è ancora d acapire come faccia a scaturire da un ensemble di voce, sax, chitarra, basso e batteria. Un combo rock che fa musica tra classico, jazz e cautamente sperimentale con echi folk nella matrice urbana. Certo aiutano gli archi e le trombe degli ospiti, ma la struttura è tutta made in Acustimantico.

E non trascuriamo i testi di Danilo Selvaggi, membro esterno da sempre del gruppo romano. Testi che svariano da Pasquale Panella alla poesia contemporanea, che non si perita di parlare di "un merlo dal becco assoluto" o di un cane che "dà confidenza agli stranieri" e che ha "un'andatura primordiale". Oppure di imbarcarsi in frasi del tipo: "Ti ho incontrata in un abisso per fuggire da un abisso e scoprire un nuovo abisso tutto intorno". O, ancora, a conugare la passato remoto l'incipit di una canzone: "mi aiutò la febbre alòta a resistere alle dieci meraviglie minacciose del tuo volto" o a perdersi in aforismi come "Il buon insegnamento è quando l'ultima parola del maestro assomiglia a un tradimento". Trovate che ci siano delle differenze con Mogol? Anch'io.

Ogni tanto la sola lettura del testo lascia pensare alle facce atterrite degli Acustimantico quando arrivano queste prose sciolte da musicare. Ma Scatozza (autore di tutte le musiche) e soci sono tipi duri che non si lasciano certo intimidire da un aoristo o da un ottativo tentato. Cosa vuoi che sia un testo come "Manca il suolo su cui poggiare, dunque vaghiamo nell'aria, pura malinconia. Un uomo che dice di essere Abramo ha un coltello da macelleria, dunque vaghiamo nell'aria, prede dell'isteria", che rappresenta il verseggiare integrale di "Psico A", né una parola in più, né una parola in meno.

Non è un concept "Tempo di passaggio", ma ha un tema condiviso tra tutte le canzoni, che il gruppo spiega così: "Tempo di passaggio è una riflessione libera, non didascalica, sul tempo che viviamo: difficile, diviso, per molti versi oscuro eppure entusiasmante. Un tempo di crisi della società, della cultura, dell’arte, di molti progetti rivelatisi illusori, ma che avrebbe in sé gli elementi e la potenza per un profondo cambiamento, una rigenerazione individuale e collettiva".




E così ci sono le trasformazioni della vita ("Canzone di Giugno", "Febbre alta", "Canzone del fiore di pietra", "Canzone del mattino"), il valore salvifico delle canzoni ("Assoluto"), l’elogio dell'utopia ("Tempo di passaggio"). C'è l’esempio illuminante dei maestri ("Il buon insegnamento"), il desiderio di disobbedire, correre il rischio ("Il cane infedele"), l’esperienza del disorientamento ("Psico A"). C'è una trilogia dedicata alla primavera araba ("Piccolo carro di frutta in fiamme", "Punk Islam", "Libano"), a partire dalla storia senza parole di Mohamed Bouazizi e del suo banchetto ambulante di frutta: la polizia lo sequestra, per l’ennesima volta, e allora Mohamed protesta, urla la propria rabbia, si da fuoco, muore. E quel gesto di lotta estrema attraversa il Nord Africa, il Medio Oriente, si fa rivolta.


Ci sono tanti frammenti e spunti da farne un paio di dischi, perché è pure un disco lungo, che si dipana in 14 canzoni per poco più di 50 minuti di musica densa e ben costruita. Musica impegnativa, ma varia a sufficienza per dare aria agli scomparti dela nostra mente. Ci sono brani appena accennati, in punta di dita come "Assoluto": "Ogni notte una nuova canzone mi spezza il cuore / Che cosa è che rende umana questa notte gigante / troppo lontana, troppo più grande? Un confine, una misura a questa notte gigante / troppo più grande di me / E' una nuova, una nuova canzone / una nuova, una nuova canzone ... che mi spezza il cuore". E' una delle canzoni che preferisco, per la delicatezza, per la rarefazione assoluta, la dolcezza suprema.

Ma non temete, subito dopo c'è "Canzone del mattino" che invece ricorda gli Acustimantico storici, con quella deriva sghemba che li portava verso le armonie balcaniche alla Bregovic. Orchestrina sbilenca, clima circense, atmosfera da film di Fellini. "Ma se guardo con gli occhi di chi non si arrende, al mattino ogni cosa, ogni cosa risplende". Rallentano di nuovo i ritmi con "Il cane infedele", stimolante canzone soft jazz e metaforica: "Il mio cane odia i padroni / però lo fa con un suo stile / lo guardi e lui lo fa capire / scavando per ore in cortile / i resti del mondo che abbiamo sepolto nel fango". Il testo di Danilo Selvaggi è geniale a dire poco e la canzone cresce pian piano. Parte calma come se potesse non andare da nessuna parte e non avesse assolutamente fretta di andarci e poi prende le mosse e si impenna in un latrato di sax, prima di spegnersi nell'invocazione: "Un osso, per favore, al cane mio infedele".

Non c'è niente da fare: quando un disco, oltre che ascoltarlo, lo si può leggere, significa che siamo alle prese con un prodotto che ha dei valori aggiunti dentro. I testi di Danilo Selvaggi hanno quel quid, quell'indefinito nonsoché che ci porta dentro alle canzoni.

In questo album, dicono ancora gli Acustimantico "c'è la nostra idea di canzone d'autore e di canzone europea. Il Folk, il punk rivisitato, la rumba ubriaca. La psichedelia e il free jazz, i toni malinconici e la frenesia.
Ci sono le meravigliose foto di Mario Giacomelli (grazie a Simone Giacomelli, per la gentile concessione), che in una vita intera di artista ha dato immagini al matrimonio tra luce e ombra, tra giorno e notte, tra ieri e domani.E soprattutto c'è l’idea che la musica non sia un passatempo ma un tempo di passaggio, che porta con sé le gioie e i dolori, la voglia di cantare e ballare il bisogno, a volte intenso, di pensare alla vita. Le ferite del tempo e le sue medicine".

E "Tempo di passaggio", oltre che titolo dell'album, è anche il brano che chiude l'album: "Vi ho sentito cantare una canzone / è la stessa che canto io / in queti giorni di negazione / in questo tempo di passaggio. / Parla di un deserto da attraversare / fa l'elogio dei castelli in aria / ed è qualcosa che mi fa sperare / e che mi dà coraggio. / In questo tempo diviso / tempo ripiegato / tempo di fiori recisi, di cuori sezionati / tempo di un mondo migliore / tempo di un mondo migliore / se solo avessi l'audacia di un sogno. // Vi ho sognato su un piccolo battello / è lo stesso su cui navigo io / per questi fiumi di negazione / in questo tempo di passaggio / non esiste giorno che non cerchi il mare / mare aperto dove regna la deriva / perché è qualcosa che mi fa sperare / e che mi dà un motivo / in questo tempo perduto / tempo ripiegato / Tempo di pochi minuti, di cuori sezionati / tempo di un mondo migliore / Se solo avessi l'audacia di un sogno". La riportiamo tutta, perché ci piace pensare che c'è chi ha voglia di trovare "l'audacia di un sogno"

Ma non è tutto qui. Ho solo passato in rassegna le canzoni preferite. A cui va aggiunto "Il buon insegnamento" e sottratto "Punk Islam", cover dei CCCP che serve, più che altro per fare quadrare la trilogia mediorientale, ma che è di cifra stilistica così differente da tutto il resto da disturbare, per quanto gli Acustimantico ce la mettano tutta per riportarla nel loro alveo. Ma è evidente che "Punk Islam" non è cosa loro (ed è pesantemente invecchiata), mentre "Piccolo carro di frutta in fiamme", che è solo musica, è al cento per cento un brano del gruppo romano. Così come la delicata "Libano": "Sembra ieri che le strade splendevano degli sguardi dei giovani fieri di scrivere insieme la storia del LIbano / Le lingue si imitavano, si mescolavano le ombre a mezzaria ci imprigionavano / e che gioia trovare ristoro nei liquori del Libano". Oltre a "Piccolo carro", sono altri due gli strumentali. Molto brevi, quasi un intermezzo tra una canzone e l'altra: i 40" di "Mare" e i 53" di "Da un luogo all'altro".

Poi c'è "Psico A", di cui abbiamo già messo in evidenza il testo. Due righe, E 7'16" di canzone. Che in pratica diventa quasi un altro strumentale, dove trombe, viole e violini collaborano, litigano e si scontrano dopo i primi 2'40" di calma frenata. Da lì parte una lunga coda strumentale tutta da godere, trascinante, gonfia, ripiena, tracimante, da cui è bello lasciarsi sommergere.

Un disco degli Acustimantico non si può passare sotto silenzio. Bisogna leggerlo, capirlo, ascoltarlo, lasciarlo sotto la paglia, riprenderlo e ricominciare ad ascoltarlo. Potrebbe non colpire subito al primo ascolto. Bisogna dargliene un altro e un altro ancora. Imparare a convivere con merli assoluti, merli creativi che ogni notte fanno "una musica nuova che mi spezza il cuore" e cani, con cani "sperimentali" e "apocalissi urbane", tra i fiumi di negazione e i cedri del Libano "di un colore che vedi soltanto dipinto nei quadri" e poi andarsi a rileggere la frase finale di "Febbre alta": "Mi aiutò la confusione / mi aiutò la febbre alta / a trovare la risposta nella notte più profonda / ma ho perso la domanda / ho perso la domanda!".

Ultimo aggiornamento: 12-09-2012