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Le Bielle interviste 2012

Francesco Guccini:
«Essere a poco a poco, e se Dio vuole, dimenticato»

E' uscito l'ultimo disco di Francesco Guccini. La fine della carriera: "L'ultima Thule". "Meglio andarsene quando ancora si riescono a fare canzoni così. Niente concerto d'addio. Ora leggo"


28/11 - La "location", come si dice adesso con un termine che a Guccini non piacerebbe, era la più indicata. Una balera a Porta Venezia a Milano, all'interno dell'Associazione combattenti e reduci, dove si va a giocare a carte in compagnia o a bigliardo con gli amici. "Sabato - avvisava un cartello sul muro - si mangia e si balla!" Nella sala da pranzo, più in fondo, occhieggiano a vista stoviglie color nostalgia. Francesco pacato e solo un attimo stanco di rilasciare interviste, si concede tranquillo. "Ma non stupitevi se a metà mi trasformerò in un mostro orrendo". Chiede solo che le domande siano "rapide, ficcanti, efficaci". Detto e fatto.

Secondo te, Francesco, uno che riesce a scrivere una bella canzone come “L’ultima volta” deve davvero smettere di fare dischi?

Meglio smettere quando si riesce ancora a fare queste cose. Avevo deciso che sarebbe stato l’ultimo e così è stato. Se pensate da quanti anni sono passati dall’ultimo che ho fatto … cos’era “Stagioni?”

No, “Ritratti”

“Ritratti”, è vero. Sono passati 7/8 anni, quindi vuol dire che la produzione di canzoni si è rallentata moltissimo. Quindi vuol dire che ormai era ora di fare queste nuove canzoni che penso mi siano venute bene.

Già in “Eskimo” però avevi detto “tanto eran le ultime oramai!”

Erano le ultime per quella ragazza lì. Era rivolta al personaggio femminile della canzone. "Per farle sentire a te, mia cara".

Francesco, ma è l’ultimo album o sono proprio le ultime canzoni?

E' l’ultimo album e anche le canzoni e i concerti sono finiti. Avevo detto tanti anni fa a Riccardo Bertoncelli, che era venuto a casa mia … gli avevo manifestato l’intenzione di scrivere soltanto. Perché gli avevo detto: “se penso di andare su un palcoscenico a sessant’anni - quindi ne avevo meno di sessanta - mi vergognerei”. Adesso ne ho 72, quindi a maggior ragione. Eppure non avevo ancora pubblicato niente. Adesso scriverò. Sto parlando con Loriano Machiavelli di un nuovo giallo, ma stare sul palcoscenico un’ora e mezza non è più il mio mestiere. Non ho più il fisico … Ci vuole il fisico per andare sul palco.

Bene, adesso volete che vi racconti io qualcosa?

Nella “Canzone di notte numero 4” racconti che finalmente hai pace. E’ anche per questo che smetti di scrivere? Perché è dalla tensione che esce l’ispirazione?

Sono due cose diverse. Nel senso che la mia vita è cambiata molto da quando sono tornato a vivere a Pavana. In città tutte le sere le passavo con gli amici in una trattoria vicino a casa a giocare a carte fino alle 3 o alle 4 del mattino. Carte italiane: tresette, scopone, il tarocchino bolognese, che non è quello piemontese. A Pavana voi immaginate facilmente quale può essere la vita notturna. E’ leggermente ridotta. Si va a letto verso mezzanotte, l’una. Tutto un altro ritmo Si vive una vita differente. Poi quello che influisce è l’età, che aumenta, il pensare ai tanti amici che si sono persi per strada e canzone di notte va indietro nel tempo a quando questo mulino viveva ancora. Adesso i miei cugini lo hanno trasformato in un bed and breakfast per gucciniani. Questo luogo mitico della mia infanzia con la battola che ritmava la macinatura. Le castagna fanno un fruscio nella macina, ma la battola fa un rumore continuo, come il rumore del Limentra, il fiume che di giorno si sente appena, ma che di notte fa un rumore bestiale. Insomma è il richiamo del ritorno all’infanzia e dall’infanzia al presente. Al mio presente. Di notte, guardare le coste dei monti che sembrano un presepe, di quei presepi fatti dai ragazzi con le casine e le lucine dietro. E poi c’è l’ultima Thule che è l’ultima esperienza, l’approdo, la nave che arriva in questa località del nord, misteriosa, mitica. Che non ha nulla a che vedere con l’ultima Thule ariana. Io, come è noto sono particolarmente bello, ma soprattutto biondo. E quindi sarei il perfetto tipo dell’ariano. Sento un mormorio di disappunto quando dico questo. Ma io sono convinto di essere così.


"Non ci sarà un ultimo concerto. Non ci sarà un finale clamoroso. Meglio finire in silenzio, tranquillo, meglio andarsene via a passi lenti e silenziosi. Che fare il ciocco dire adesso finisco no, non è nelle mie corde. Allontanarsi a poco a poco e come dice l’Ultima Thule “Essere a poco a poco e se dio vuole dimenticato”.

"L’Isola non trovata l’ho fatta che avevo 29/30 anni e aveva una grande speranza nella vita che avevo davanti e anche nelle canzoni. Non c’è tanto il tempo che passa, quanto il senso dell’arrivo del tempo passato. Questo nocchiero che dice sono rimasto in questa nave senza ciurma. Non esiste più la vita di un tempo. Le vele sono afflosciate e allora decido di partire ancora,. Di fare vela a ncora e perdermi nell’estremo Nord, come luogo mitico e lontano. Perso in mezzo al ghiaccio, a questa fine infinita. Alla fine di me si perderà anche il ricordo. Sono due cose molto diverse. Come mai, io che sono montanaro, parlo tanto del mare? Perché ne parlo da montanaro, come di una cosa lontana. Diventa un posto mitico di non conoscenza-. Ecco perché quest’ultimo viaggio. L’isola non trovata era invece un luogo fantastico, di fantasia, di possibilità. ".


"Da tempo pensavo a una canzone sull’ultima volta. Quante volte nella vita abbiamo fatto una cosa per l’ultima volta, senza saperlo. Magari poi guardandoti indietro pensi, ma guarda l’ultima volta l’ho fatto allora. E’ qualcosa di simbolico, che non capiamo bene. L’ultima volta deve finire con l’ultima volta vera, l’ultima volta nella vita. La vera ultima volta. C’è dentro di me questo fiume che scorre che va. Tutto scorre, come la vita che finisce e ricomincia da altre persone".


"Le mie canzoni non le ha mai volute nessuno (qui Guccini però si dimentica dell'album tributo che gli hanno appena dedicato I Luf - NdR). Sì ci sono stati i Nomadi e due canzoni per l’Equipe 84. Poi ho proposto sempre cento anni fa “Un altro giorno è andato”, ma non l’hanno presa e Vandelli ha sentenziato: “Guccini non ha più nulla da dire”. Sì, hanno inciso Dio è morto la Vanoni, la Mannoia, Celentano ha fatto “Vita” ed Enrico Ruggeri “Incontro”, ma poca cosa. Si vede che vengo considerato (e non mi dispiace esserlo) un po’ marginale. Non sono un autore di canzoni tradizionale. Ci sono altri che lo fanno molto meglio di me. Anche se devo dire una cosa: la discografia sta finendo, si sta esaurendo. Non ci sono più negozi di dischi. Adesso i dischi si vendono al supermercato. Una volta c’era un negozietto per ogni paese. Ora c’è internet: mi parlavano del pre-order che sono le prenotazioni. Mi fanno: “Coi pre-order siamo primi in classifica”. Ah, bene. E quanti ne abbiamo venduti? “150 copie!”. Sentite, sappiatemi dire alla fine quanto abbiamo fatto e buonanotte. Il cantautore quindi è un mestiere, come tanti altri, che sta scomparendo. Su internet si copia tutto e ci saranno solo i cantautori di condominio che faranno i dischi per il loro caseggiato, con una festa giù in lavanderia e buona notte. Non ci sono più i produttori che vanno in giro per le sale da ballo a cercare i talenti".

"Io non ascolto quasi niente. Anzi, direi che non ascolto niente. Ascolto in macchina e chiedo di toglierlo. Come non suono quasi più la chitarra. Non sono più capace. Ammesso che sia stato capace. E’ una parte della mia vita che ho dimenticato, quella della musica. Ma questo succede a molti".

Quando parli di un grappolo di illusioni che svaniscono nella memoria, riferendoti alle canzoni ci credi davvero o per uno che è stato l’autore di “Dio è morto” che dopo 50 anni è ancora cantata e conosciuta è una forma di understatement?

"E’ understatement sicuramente, ma ci credo anche. Non può durare più di tanto. Orazio, il poeta latino ha scritto: “ho eretto un monumento più duraturo del bronzo e più immortale dell’immortale mole delle piramidi”. Io non credo che farò quella fine liì. i miei monumenti siano più duraturi del bronzo qualcuno se li ricorderà forse come frammenti di canzoni che fanno parte della vita di ognuno di noi, perché ognuno di noi ricorda un certo numero di canzoni legati a un certo numero di episodi, ma non sono molto più che grappoli nella memoria".

"La cosa che mi fa più piacere in questo momento è leggere. Leggo, leggo, leggo. E’ un ottimo modo per passare il tempo. Ho letto l’ultimo Camilleri, un romanzo di Laura Pariani. Ho sulla scrivania il giallo di Enrico Ruggeri, non ho ancora letto quello di Gianni Mura. Un grande libro sui cantastorie. L’ultimo romanzo di Loriano Machiavelli e il libro di Cazzullo. Il mio nuovo libro con Machiavelli si svolge ai giorni nostri e segue le avventure di questo nuovo personaggio che abbiamo inventato, Marco Gherardini, detto Poiana, ispettore della forestale".


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"L'ultima Thule"

I critici invecchiano. Quelli musicali prima degli altri. E i cantautori pure. Bertoncelli, il sulfureo Bertoncelli che scrisse "non capisco perché Guccini continui a far canzoni" e si prese di risposta "L'avvelenata", é un tranquillo signore di 60. Mario Luzzatto Fegiz ha raggiunto quasi i 70 e la pace dei sensi (critici) e anche noi ci avviciniamo a larghi passi alla sesta decina. Quando si invecchia assieme al tuo cantautore di riferimento come puoi sperare di fare recensioni che siano critica pura? E' evidente che il messaggio viene falsato non dal mezzo, ma dalla vita. Guccini è stato il fratello maggiore che non abbiamo avuto. Quello che ci ha entusiasmato con "trionfi la giustizia proletaria" e che ci ha deluso con "stare a letto il giorno dopo è forse l'unica mia meta". Poi era evidente che Guccini giocava all'Oblomov di provincia (tratto in comune con De André) e che c'era tutto il piacere del flaneur, quando non dell'aspirante maledetto nel tirarsi fuori quando tutti pretendevano impegno senza soste, 24 ore al giorno. Poi però Guccini i concerti militanti li faceva e li ha sempre fatti.

Adesso siamo di fronte a un album nuovo. I numeri suggeriscono che sia il 16esimo album di studio di Francesco e le canzoni tra la 128 esima e la 136esima. Ma se usciamo dalla logica dei numeri non c'è dubbio che questo sia soprattutto l'ultimo album di Francesco Guccini. E non nel senso del più nuovo, ma proprio l'ultimo. La corsa iniziata con "Folk Beat n.1" nel 1967, finisce con "Folk beat n.12" nel 2012. Che sono comunque la bellezza di 45 anni dopo la partenza (falsa partenza in realtà. "Dio è morto" è antecedente, del 1965 e "Auschwitz" del 1966". E' vero, Bob Dylan ha celebrato i 50 anni in canzone, ma è un caso raro anche in America. I 45 anni di canzoni di Guccini sono ben più di una vita: un marchio "di speciale disperazione" che ha comunque segnato una decina di generazioni. Con "L'ultima Thule" si mette un punto e a capo. E allora, ancora una volta mi chiedo, come si fa a recensire Francesco Guccini, quando l'unica cosa che mi viene in mente è di dirgli grazie. Grazie per tutto quello che ci hai dato e hai voluto condividere con noi. Grazie per le "stoviglie color nostalgia", per "i ciuffi di parietaria attaccata ai muri", per i "ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false", per le "vetrate viola" e le "vecchie suore nere" e il "bastardo posto". Grazie per le danze "con Snoopy e con Linus", per esserti fatto vedere "grande e grosso coi fumetti", per aver raccontato "piccole storie ignobili". Grazie per Nel sole dei cortili i tuoi fantasmi giovanili corron dietro a delle Silvie beffeggianti" e per "Trasudano le schiene schiantate dal lavoro, son per la terra mirra, l' oro e incenso. Sembra che sia nel vento su fra la palma somma il grido del sudore e della gomma". E potremmo andare avanti ancora a lungo.

Non so dire, non ancora, se anche qualcuno dei pezzi di questo album entrerà nel pantheon dei capolavori gucciniani, ma mi viene naturale pensare che almeno due abbiano "la stigmate", come dice il vate di Pavana: "L'ultima volta" e "Gli artisti".

Lui che, con una chitarra in mano o un martello o una sega o magari una zappa o dei chiodi

"Fabbrico sedie e canzoni,
erbaggi amari, cicoria,
o un grappolo di illusioni
che svaniscono dalla memoria,
e non restano nella memoria".


Ma non è vero. Restano, restano nella memoria. E resteranno a lungo. Molto più a lungo le canzoni che non i libri. O meglio. alcune canzoni, rispetto a tanti libri. Tra queste canzoni, quelle di Guccini. (segue)

Conferenza stampa del 28 novembre 2012
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