Chi vince? Le voci (le stesse dei boomakers prima che
iniziasse il festival!) sono attestate su "Amour"
di Haneke. Non trapelano mai indiscrezioni, ma qualcosa
si scoprirà gia domani: basta vedere chi ritorna,
quali star verranno richiamate sulla Croisette ed eccola
lì la rosa dei papabili. Tutti a star dietro
al cerimoniale.
Grande folla per "Cosmopolis"
di Cronenberg padre. Eppure i parigini hanno già
avuto anteprime. Ma Robert Pattinson, il protagonista,
presidia da vincitore le copertine più prestigiose.
Buio in sala. Inizia il viaggio con Cronenberg tratto
da De Lillo. Da oggi in tutti i cinema. Niente di così
esclusivo!
Si può fare filosofia con un film? David Cronenberg
l'ha fatta.
Nel mio ristorante preferito. Astoux. Di fianco a noi
gli attori del film messicano. Il vantaggio di non essere
star
Ostriche e pesce crudo. Qui il meglio a Cannes. Forse
un po' dimagrita ...
Un corto precede ogni proiezione alla Quinzaine. Un
attore si affaccia dal sipario e gli crolla tutto addosso.
Download mp3 piraterie varie. Poi il claim. Diritto
d'autore su internet. Ancora nessuna legge.
Uomini in smoking sulla croisette con foglio di carta
a implorare un invito per "The paperboy"
"The paperboy". Un noir.
Ben confezionato. Gli americani sono bravi. Alle spalle
un buon romanzo. E che meraviglia le paludi della Florida!
"Cosmopolis"
e la limousine simbolica
Cosmopolis,
di David Cronenberg. Con Robert Pattinson, Sara Gadon,
Paul Giamatti, Juliette Binoche, Mathieu Amalric, Samantha
Morton. Francia-Canada 2012
La
limousine come simbolo dell’insensatezza del moderno,
macchina mutante creata tagliando la carrozzeria giuste
nel centro e allungando la silhouette quanto serve.
Le abbiamo viste nel film Leos Carax, ed era l’incubatrice-camerino
delle molte vite possibili del protagonista, la vediamo
ossessivamente, in riprese tutte in grandangolo, nel
film di Cronenberg. La lussuosa auto con autista protegge
Mr Parker, un ibernato Robert Pattinson, miliardario
28enne, convinto che tutto al mondo si possa comprare.
Ostinatamente, nonostante il traffico in tilt per la
visita del presidente, pretende di essere portato dal
barbiere. Il suo, quello che sta dall’altra parte
della città. E lo spettatore pensa a Beckett
e a Godot che non arriva, o a Bunuel che interrompeva
continuamente la cena dei suoi commensali nel fascino
discreto della borghesia. Il mondo non sta bene e il
sintomo più forte che affiora dal film di Cronenberg
(e dal romanzo di De Lillo da cui è tratto) è
l’impotenza. Mescolata alla paura. Mr Parker non
riesce a far l’amore con la bella moglie, nonostante
continui a inseguirla con la sua limousine, e gli amplessi
autoreferenziali con donne di passaggio non placano
il suo desiderio. E i soldi non bastano per comprare
quell’intera cappella affrescata che vorrebbe:
ma come? Il denaro non può tutto? Intanto, il
mondo preme e per dirla con una battuta del film “La
vita è troppo contemporanea”. La limousine
è bloccata, le ore passano, lo yen crolla portando
con sé – forse - i miliardi di Mr Parker
che questa volta non ha azzeccato le sue previsioni.
E una folla minacciosa di fanatici e disperati gira
per le strade, portando come in un carnevale cinese
fantocci di topi giganti e buttandone altri vivi o morti
là dove capita. Il mondo così com’è
ha qualcosa che non va, il business ancora di più,
visto che “la sua prosecuzione logica è
l’omicidio”. Quanto al denaro, ha perso
come la pittura il suo potere narrativo e parla solo
per sé. Si può provare con il sesso, un
buon antiodoto alla disillusione. O stordirsi con “qualcosa
che non si sa ancora”. Magari uccidere o anche
essere uccisi, perché no? Sebbene “morire
sia uno scandalo”. Rassegnamoci e continuiamo
a vivere, non è ancora arrivato il nostro momento.
Cerchiamo di guardare in faccia il domani: ce la faremo?
Il futuro sta diventando troppo insistente… Allora
ribelliamoci, perché non c’è niente
di creativo come il desiderio di distruggere. Continuate
ancora ad avere paura? Ovvio. “Uno spettro si
aggira per il mondo: è il capitalismo”.
E ditemi se Cronenberg non ha fatto filosofia con il
cinema. Buona visione.
Nanni Moretti con capello tinto e bionda sempre molto
firmata al fianco. L'andropausa non fa prigionieri
Guerra di stellette e faccine su tutta la stampa. In
testa Haneke e il rumeno Mungiu. A seguire Carax e il
danese Winterberg. In coda i gangster gentili di Dominik.
Vuoi dire che avendo l'onore di Brad Pitt sulla Croisette
non si può rispedirlo a casa da Angelina a mani
vuote?
Scrive Libé: su "Post tenebras lux".
Faut pas pousser mémé dans l'arty. E aggiunge.
Reygadas est tombé dans sa blague. Insomma va
bene tutto ma neppure esagerare ...
Sempre Libé. Non ha amato "The Paperboy".
Che liquida con Kidman e McConaughey ne fanno talmente
tante e di tutti i colori che Zac Efron sembra introverso.
"Suis moi jusqu'au bout de la nuit, jusqu'au bout
de notre ennui"
Prossimo ruolo di Sam Riley, protagonista di "On
the road". L'assistente della strega Angelina
Jolie in una nuova versione di "La bella addormentata
nel bosco". Vista dalla parte dei cattivi. Troppe
fiabe sugli schermi negli ultimi tempi? Duecento anni
dei fratelli Grimm. Fascino degli anniversari.
Sulla terrazza dell'hotel Five. Aspettando le interviste
per "Sulla strada". Le terrazze
di questi hotel sono magnifiche
E mentre sei in fila senti il vicino chiedere all'altro:
"scusa, ma di cosa parlava il film di ieri?".
Tornato di moda un certo ermetismo
Alla prima gallery di rue Notre Dame guardo la nostra
di Ronnie Wood. E sapete cosa immortala? Gli Stones.
In quadri che potrebbero ricordare le vecchie tavole
della Domenica del Corriere. A suo onore però
va detto che è arrivato in sordina. Senza fare
rumore. Senza rubare la scena a nessuno.
Delusa da Loach. "Angels' share"
è una commediola. Un gruppo di poveracci nei
guai con la legge, più per scalogna che per cattiveria,
si ritrova nei lavori socialmente utili. Si rimettono
sulla retta via si legano in rapporti solidali aiutati
da un assistente sociale molto per bene. Ma alla fine
mettono in piedi un furto che non fará male a
nessuno. Rubano wiskey molto vecchio da collezionisti.
Tutto bene quel che finisce bene. Non sempre è
male rubare ai ricchi. Fiaba alla Frank Capra. Va bene
per una serata televisiva natalizia. Davvero una piccola
piccola cosa.
E ora il film russo: "V Tumane" (In
the fog). Due ore e sette minuti. Il dono della
sintesi mai qui a Cannes vero?
Uscita dopo un'ora di film russo. Non sono riuscita
a essere interessata alla storia di partigiani e tradimenti
nella Bielorussia invasa da tedeschi. Dopo la prima
mezz'ora già capito come sarebbe andato avanti.
Insomma per la prima volta mollato un film a metà.
Per la prima volta a Cannes quest'anno. Non per la prima
volta nella vita.
Ma quante ne vedo di fanciulle con le scarpe in mano
camminare finalente respirando su asfalto e marciapiedi.
Sussulto di umanità.
Meteo Cannes. Bello senza incertezze
The
paperboy", un noir ben confezionato
Lee
Daniels è nero ed è il regista di "Precious".
La sua è una vita di fronte a cui ci si inchina,
con rispetto. Uno dei suoi fratelli se ne sta in carcere,
accusato di omicidio. I suoi genitori e i nonni e
tutti quelli prima vivevano servendo i bianchi. Lui
per anni ha avuto tanti amici bianchi che pero non
erano contenti di farsi vedere in giro con lui, né
di stare con lui in mezzo alla gente. Nelle cose complicate
e sgradevoli ci mette la testa dentro. Come aveva
fatto con la storia di "Precious", adolescente
nera obesa e infelice, abusata dal padre e maltrattata
dalla madre. Arrivò all'Oscar.
Ora,
in "The paperboy" prende
in mano un soggetto piu classico, quello in cui gli
americani riescono sempre bene: un noir. Storia robusta
(alle spalle il romanzo di Pete Dexter). Florida,
col suo corredo di coccodrilli e paludi, ancora più
mostruoso nel 1963, un'epoca in cui il razzismo nel
profondo sud era una realtà di tutti i giorni.
Non per tutti. Non per il protagonista, Zac Efron,
che ha con la mamie di casa, Anita, il suo unico punto
di riferimento. La madre se n'è andata quando
lui era piccolo, piantando in asso il marito e due
figli. Il padre dirige il giornale locale e ha tempo
solo per le voraci segretarie e qualche distratto
scoop, dove non si fa scrupoli di gettare fango anche
su parenti e amici. La vita di Zac Efron (che è
bravo e non solo un belloccio da Disney Channel) cambia
quando torna il fratello maggiore (Matthew McConaughey),
diventato un reporter d'assalto e deciso a fare luce
su un condannato a morte la cui sorte ha avuto alle
spalle indagini troppo sbrigative. Accompagna la combriccola
nella missione-salvezza una magnifica Nicole Kidman,
una di quelle svitate (e ce ne sono tante e per davvero)
groupie della morte che si emozionano solo per gli
uomini pericolosi (sbagliati?). Anche lei è
convinta dell'innocenza dell'"assassino"
ed esibisce a riprova le lettere che scambia con lui
da mesi e mesi. Regole ferree e colpi di scena, niente
è come sembra, ciascuno ha i suoi scheletri
nell'armadio e alla fine saranno in troppi a pagare.
Almeno una scena da antologia: Zac Efron e fratello
arrivano in carcere con Nicole. Ma al condannato,
John Cusak, in un ruolo buio che piu buio non si può,
non importa nulla della sua presunta innocenza e vuole
solo lei, la donna che gli scrive parole a luce rossa.
Non possono toccarsi, ma fanno tutto, fino in fondo.
Guardandosi, parlandosi, mimando. Scena forte, loro
bravissimi, Kidman superba. Neppure una briciola di
volgarità. Cinema. Di quelli che fanno i soldi
in sala. Al festival per le star e la passarella.
Detto questo, due ottime ore di intrattenimento intelligente
Un
paio di video: "Cosmopolis"
di David Cronenberg