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Cannes al vento


Festival 2012

"Con un pastis dal Palais" - Ottima giornata

Tra "Post tenebras" e "Paperboy"
di Louise Brooks

Lecito chiedersi di chi siano tutti questi megayacht che ostentano bandiera di Georgetown?

Come ai vecchi tempi. Due corsi latitanti arrestati nei dintorni di Parigi. Avevano rapinato un furgone blindato vicino a Nizza. Per un milione e mezzo di euro

"Post tenebras lux". Film messicano in concorso. Immagini suggestive e magnifico inizio. Macchina da presa ad altezza bimbo segue una piccina che si perde in una campagna minacciosa, guardando cavalli, cani pastore, mucche. A poco a poco il buio l'avvolge. L'inquietudine ti perseguita per tutto il film. Storia confusa e irrisolta. Presuntosa (il senso finale è: la forza oscura della campagna dove si rifugia chi scappa dalla città). Ancora una volta la visionarietà si intreccia con un indubbio manierismo, ma lo stupendo gusto per l'immagine sovrasta la storia. Dove sono finiti gli sceneggiatori? Alla proiezione stampa fischiato. Più di quanto meritasse.



Una battuta da "Killing them softly":"Quella deve avere cocci di vetro, fra le cosce"
.

Devo prenderlo come un segno positivo? Invece del solito afrore che sprigiona il cinefilo che passa troppe ore al chiuso il distinto signore seduto vicino a me, in camicia bianca jeans e giacca blu è fresco di doccia e profumato. Deve essere uno fuori dal giro.

A ristabilire l'equilibrio quello alla mia destra. Un tedesco in camicia fiorata. Lui la doccia non la fa da almeno cinque giorni.

In sala in attesa di "The paperboy". Con Nicole Kidman. Fuori brilla il sole dell'estate.







I film che voglio vedere a un Festival: Carax

Quali film ho voglia di vedere a un festival? I blockbuster da arena estiva che peraltro mi divertono? I film di qualità da circuito d'essai? Quelli dei grandi autori accademici? Anche questi, perché sono comunque una fotografia della produzione mondiale (e uno specchio del mondo, perché questo è il cinema). Però, in fondo, per quei film non sarebbero neppure necessari i festival. Una manifestazione come Cannes deve anche farmi scoprire qualcosa, inquietarmi e sorprendermi. Ed è da ieri sera che penso a queste cose, rimuginando su "Holy motors", l'oggetto più ardito e misterioso passato a Cannes, capolavoro per alcuni, porcheria per altri. Su Leos Carax la leggenda si spreca.


Si dice che sia figlio ribelle dell'altissima borghesia parigina, che sia un Dupont. Il suo primo film, Boy meets girl, in un cinefilo e godardiano bianco e nero, lo avevo scoperto nell'83 al Torino film festival (in realtà lo avevano scoperto loro, Steve Della Casa & Alberto Barbera). L'anno dopo a Berlino incontro Leos Carax e Juliette Binoche (ai tempi sua compagna e ancora sconosciuta) per un film che mi era molto piaciuto, Mauvais sang. E avevo pure parlato con Carax, un miracolo, perché l'uomo è ruvido e di rare, rarissime parole. Poi Les amants du Pont Neuf, una catastrofe finanziaria pari a I cancelli del cielo, con un set più spericolato di Apocalypse now. Ed ecco Carax accolto fra i maledetti del cinema. Salto qualche passaggio per non annoiare e arrivo a ieri sera. Holy motors, un film che ti resta dentro e più ci pensi, più ti si incolla addosso e ti penetra nel profondo. Visionario fin dall'apertura, interpretata da Leos Carax stesso. Una sala cinematografica, vista dalla parte dello schermo, poi un uomo che dietro quello schermo che si muove, forse senza sapere neppure dove sta. Poi, il voyeurismo, la parete che viene abbattuta, un film muto che filma un corpo d'altri tempi, un po' freak e un po' contorsionista da circo. Finalmente, l'avventura, un otto volante per la fantasia, una calamita per lo sguardo. L'attore feticcio di Carax, Denis Lavant, che ha interpretato TUTTI i suoi film, attraversa dieci vite (più una, il protagonista). O forse dieci ruoli (più uno: l'attore). O forse dieci incubi (più uno: il sognatore). Portato in giro per una Parigi struggente su una limousice bianca guidata da una vieille dame (la morte in guanti bianchi?), a ogni sosta, dopo una seduta di trucco nell'auto-camerino, scende e inizia una nuova vita. Dalle più banali, un padre di famiglia, un operaio, o un anziano che sta morendo, a quelle più surreali, un replicante mostruoso un po' Matrix e un po' Alien, il gobbo di Notre Dame che rapisce la Bella e la porta nelle viscere di Parigi, un assassino, un amante dimenticato, un uomo che vive con uno scimpanzé da cui ha avuto un figlio.... Forse Carax ci mostra tutti i film che avrebbe voluto girare e non ha girato, o ci racconta le vite che avremmo potuto vivere, lo spazio che sta al di là di una porta a cui non avevamo mai fatto caso. E con lui intraprendiamo un viaggio oltre i limiti dell'impossibile, là dove Godard e Borges si prendono per mano, sotto lo sguardo benevolo di Carax... E la potenza delle immagini è così forte che ti trascina fino alla fine del film. E solo dopo cominci a riflettere su quello che il regista ti ha raccontato. Ecco, forse sono proprio questi i film che ho voglia di vedere a un festival.

Le giornate precedenti
Prima giornata: "Louise torna sui suoi passi"
Seconda giornata: "Odio l'acqua"
Terza giornata: "L'esorcismo finito male"
Quarta giornata: "Due ore e sette minuti di strazio"
Quinta giornata: "La storiellina (noiosa) di Kiarostami"
Sesta giornata: "Brad Pitt riporta il sole sulla Croisette"
Settima giornata: Carax, tra capolavoro e schifezza

Bertolucci e i problemi della crescita

Aspettando Bertolucci parlo con una giurata della Camera d'or, il premio all'opera prima. E scopro raggiante che il mio amato francese "Rengaine" sul razzismo tra neri e arabi è in pole position. E messo bene anche quello sulle ossessioni legate a shining. Insomma non mi state mandando in giro per niente.

"Sono vittima di un arresto della crescita. Mi è facile calarmi nei panni di un adolescente". Dice Bertolucci parlando di "Io e te".


Finalmente si pranza al sole. Ce l'hanno fatto proprio sudare questo momento:-)

Tea Falco è bellissima e selvaggia con una forte tragicità mediterranea. Sentiremo molto parlare di lei.

Gara di bocce sulla piazza del municipio. Per gli abitanti che se ne fregano di film e palme. Belli felici a controllare il pallino.


"On the road" di Coppola con Marlon Brando

Nel 1979 Francis Ford Coppola compra i diritti di Sulla strada. Mi sarebbe piaciuto molto vedere come il regista di Rusty il selvaggio avrebbe potuto raccontare il viaggio alla fine degli anni Quaranta fatto da Sal-Jack Kerouac e Dean - Neil Cassidy in giro per l'America, mi sarebbe piaciuto vedere come ci avrebbe raccontato "la purezza della strada". E il jazz, la voglia di scrivere, la droga, il sesso, le donne amate e maltrattate, le amicizie virili, i sogni di una gioventù che ha continuato a farla da padrona coi suoi sogni fino al '68. Coppola sarebbe stato più ardito, più visionario. Più eccessivo e disordinato. Ai tempi aveva contattato Marlon Brando per fargli interpretare Dean. Non se ne fece niente. Ci sono film difficili da fare andare in porto. Trent'anni dopo, con Roman Coppola alla produzione e Walter Salles dietro la macchina da presa, il film si è finalmente fatto. Otto anni di preparazione, attori che rinunciavano a altre produzioni, innamorati della storia di Jack kerouac, Kristen Stewart che nel frattempo è riuscita a farsi un'intera saga, tutta Twilight e Viggo Mortensen che è arrivato sul set con la vera macchina da scrivere del personaggio che interpreta, William Burroughs, e che è uno dei suoi miti. In film è generoso (come lo è il brasiliano Walter Salles) e nostalgico e ha fatto consumare la suola delle scarpe a tutti quelli che ci hanno lavorato: hanno girato per davvero l'America in lungo e in largo. Una storiona appassionata come "I diari della motocicletta", un altro romanzo di formazione, un come eravamo che strizza l'occhio alla generazione dei "giovani per sempre", i ragazzi nati negli anni Cinquanta, i beat, i post beat. E gli adolescenti di oggi, anche loro come Kerouac e compagni alla ricerca di un posto nel mondo e un senso della vita. Bello, insomma, avrà probabilmente successo (uscirà in ottobre). A me resta un retrogusto di malinconia perché penso a cosa avrebbe potuto essere un Sulla strada diretto da Francis Ford Coppola e interpretato da Marlon Brando. Però, non è che si possa avere tutto dalla vita.

Un paio di video: "Paperboy" di Lee Daniels

"Madagascar 3 " di Darnell, Vernon, McGrath

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