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Cannes al vento


Festival 2012

"Con un pastis dal Palais" - Sesta giornata

Brad Pitt riporta il sole sulla Croisette
di Louise Brooks

Meteo cannes. Grigio. Freddo. In lieve miglioramento. In danimarca estate. 27 gradi. Lo dice il padrone del mio albergo che ha la famiglia li. E qualcuno ha tirato fuori cappottini con collo di pelo. Non una cattiva idea.

Segnali. Visto ieri l'ossessivo film su shining room 237 la famosa stanza dei segreti del film. Cosa pensare se tra poco andrò all'intervista con emmanuelle riva per il film di haneke all'hotel majestic nella stanza 237? Essere razionali e credere a una canale coincidenza? Ok. Razionale. Ma anche un poco solo un poco inquieta

E' il giorno di Bernardo Bertolucci, "Io e te". Emozionante intervista con Emmanuelle Riva


Bel noir. "Killing them softly". Molto politico. Frase che chiude. "L'America non è un Paese è un business. Pagami ". A dopo pezzi luoghi

Brad Pitt bello, biondo, lungo capello fresco di doccia. Grandi sorrisi. Impossibile credere che abbia quasi 50 anni. Potrebbe però sputare il chewingum ...

Peraltro tutto il cast del film rumina come mucche. Americani. Non C'è niente da fare.

Brad Pitt "mi turberebbe di più interpretare un razzista che un killer"


Altro buon indirizzo per mangiare a cannes. Buona cucina italiana. Prezzi ottimi. Ristorante il viaggio. Rue d'oran 11

Cielo con un vago blu. Forse migliora. Però niente stelle. Non esageriamo.

Timido raggio di sole dopo l'angosciante claustrofobico Bertolucci. Pecco sempre di troppo ottimismo. Ore dodici. Sta ancora piovendo
.



In fila per Bertolucci. Sala piccola. Tutti in anticipo per timore di restare fuori. Panini veloci consumati in piedi. Manca mezz'ora e la fila già conta tutti i posti disponibili. Mereghetti arrivato anche lui adesso. C'è di buono che qui nessuno è raccomandato. Louise ne approfitta per le sue calde corrispondenze.

Ma ci sono anche state un paio di commedie, non solo tragedie. Ken Loach lieve lieve, con la storia di una truffa. Tutto da sorridere "Le grand soir", dove il più vecchio punk a bestia d'Europa si ritrova a discutere su un'eredità di famiglia. Protagonista Benoit Poelvoorde (qui sotto), uno dei comici francesi più di successo.


"Killing them softly" di Andrew Dominik

Basta farli fuori con gentilezza e ti salvi la vita. Così sembra pensarla il killer Brad Pitt, chiamato a sistemare una sporca faccenda in "Killing them softly": c'è stata una rapina in una bisca clandestina e va da sé che i gangster non possano sopportare l'oltraggio. E Brad ammazza, ma cercando di non sporcare e persino di accompagnare al destino la vittima designata, con un'eutanasia criminale abbastanza inedita, sia nei romanzi che sullo schermo. Il film, tratto da un romanzo degli anni Settanta e anche prodotto da biondo aitante Brad Pitt, ha delle ambizioni. L'intreccio, parecchio semplice, quello che abbiamo riassunto sopra, è montato con video e spezzoni tv dell'elezione di Obama. L'equazione? In fondo i criminali non sono poi così diversi dal resto della società, anzi la rappresentano e ne sono parte fondante, seguendone in maniera netta le identiche logiche. Ciascuno fa il suo lavoro, c'è chi cerca di farlo al meglio (Brad Pitt, il killer gentile), rispettando le regole e ci sono gli altri. Presupposto discutibile. Meglio lasciare il film a fare il suo mestiere, quello di un noir robusto, a tratti gradevole e debitore di Tarantino: ma quanto parlano tutti questi criminali! E i dialoghi sono smaccatamente in stile "Le iene" e "Pulp fiction". A volte funzionano, a volte meno. Di Quentin Tarantino ce n'è uno solo. Quanto alla visione politica, il regista la racchiude nella battuta finale che Brad Pitt indirizza all'avvocato che l'ha ingaggiato: "L'America non è un Paese, è un business. Pagami"



"Room 237" alla Quinzaine

Film davvero eccentrico (foto, qui di lato), dell'americano Rodney Ascher, assomiglia per certi versi a quei documentari educativi che si facevano in America negli anni '50, ne ha colori, ritmo, la surreale sicumera da predicatore. E parecchia ironia, spruzzata ad alleggerimento dal regista (accompagnato in sala persino dalla suocera che, guai a lei, non ha mai visto "Shining"!). Il regista ha raccolto i racconti di alcuni... chiamiamoli fan, di "Shining", il film di Kubrick che ai loro occhi è diventato una testimonianza subliminale strabordante messaggi. Ogni frame del film viene analizzato nelle modalità più sconcertanti, andando a scovare la lattina nascosta nell'ultimo scaffale a sinistra, la losanga della moquette, la cabala di numeri che appaiono e scompaiono e si ripresentano. Fino a sovrapporre come in un mazzo di carte la prima e l'ultima immagine della pellicola e così via, a ritroso, alla ricerca di coincidenze e illuminazioni. Una vera congrega di pazzi, ma mai in vita mia ho visto un film analizzato così in profondità e, cercando di non farmi trascinare nella paranoia, pericolo incombente, ammetto di essermi alla fine parecchio divertita.

Le giornate precedenti
Prima giornata: "Louise torna sui suoi passi"
Seconda giornata: "Odio l'acqua"
Terza giornata: "L'esorcismo finito male"
Quarta giornata: "Due ore e sette minuti di strazio"
Quinta giornata: "La storiellina (noiosa) di Kiarostami"

Fritto misto tra toilette del Carlton e autisti "bonazzi"

Al bar del Carlton. Improponibile fauna. Lingua più parlata il russo. Ci vengo solo perché ci sono le migliori toilette di Cannes


Anni fa erano meglio. C'era anche la crema per le mani. Ora solo sapone al bergamotto.

E ragazze davvero stupende. Mi chiedo dove fabbricano questi modelli. Davvero qui a Cannes le donne più belle del mondo che fanno impallidire tutte ma dico tutte le attrici

Anche le auto che vedo qui ci sono solo nei film di James Bond. Nella vita normale mai

Invece gli uomini più belli sono gli autisti e i ragazzi della sicurezza


Forse la tempesta se n'e andata. Per la prima volta da giorni cielo azzurro e sole che tramonta dietro la cittadella. Si rinasce.


"Io e te" di Bernardo Bertolucci

Sono diventata ipersensibile? No, non credo, è che qui ogni film è un pugno nello stomaco. Belli, anche, ma non che si esca poi dalla sala sollevati. Mi è successo anche con "Io e te", il film che Bertolucci ha tratto dal romanzo di Niccolò Ammaniti. La storia è nota, un quattordicenne introverso si chiude nella cantina del palazzo in cui abita, per sette giorni, facendo credere ai genitori di essere in settimana bianca con la scuola. L'arrivo della sorellastra, più grande e in crisi d'astinenza, cambierà i suoi progetti di solitudine. Ma farà anche nascere un rapporto fra i due. L'incontro che ti cambia è un classico del cinema, Bertolucci rispetta le regole, con un film compatto e due interpreti perfetti, lui, tutto un brufolo e l'aria incazzosa, lei, una magnifica Tea Falco, pronta a una carriera in grande stile, è bellissima e già perduta. La cantina realistica, sporca, quasi fino a fartene sentire il tanfo, diventa una caverna rifugio dove i due ragazzi ammassano cibo spazzatura e mobiglia da buttare che diventa un arredamento che cambia scena dopo scena, litigio dopo litigio. Quinta della disperazione, il bagno, un buco di ruggine. Eppure, come cantava De André, è dal letame che nascono i fiori, è dalle condizioni più difficili che alla fine si riesce a risalire. Niente di patinato, nessuna concessione e macchina da presa tenuta addosso ai due protagonisti che si urlano le rispettive disperazioni fino a trovare il varco della comprensione e di un amore fraterno vero, seppure incerto, scombinato e forse solo di passaggio. Niente finale consolatorio, nessun ottimismo e un cinema disturbante. Poca gente in sala


Un paio di video: "Angel share" di Ken Loach

"La grand soir" di di Benoît Delépine

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