Meteo cannes. Grigio. Freddo. In lieve miglioramento.
In danimarca estate. 27 gradi. Lo dice il padrone del
mio albergo che ha la famiglia li. E qualcuno ha tirato
fuori cappottini con collo di pelo. Non una cattiva
idea.
Segnali. Visto ieri l'ossessivo film su shining room
237 la famosa stanza dei segreti del film. Cosa pensare
se tra poco andrò all'intervista con emmanuelle
riva per il film di haneke all'hotel majestic nella
stanza 237? Essere razionali e credere a una canale
coincidenza? Ok. Razionale. Ma anche un poco solo un
poco inquieta
E' il giorno di Bernardo Bertolucci, "Io
e te". Emozionante intervista con Emmanuelle
Riva
Bel noir. "Killing them softly".
Molto politico. Frase che chiude. "L'America non
è un Paese è un business. Pagami ".
A dopo pezzi luoghi
Brad Pitt bello, biondo, lungo capello fresco di doccia.
Grandi sorrisi. Impossibile credere che abbia quasi
50 anni. Potrebbe però sputare il chewingum ...
Peraltro tutto il cast del film rumina come mucche.
Americani. Non C'è niente da fare.
Brad Pitt "mi turberebbe di più interpretare
un razzista che un killer"
Altro buon indirizzo per mangiare a cannes. Buona cucina
italiana. Prezzi ottimi. Ristorante il viaggio. Rue
d'oran 11
Cielo con un vago blu. Forse migliora. Però niente
stelle. Non esageriamo.
Timido raggio di sole dopo l'angosciante claustrofobico
Bertolucci. Pecco sempre di troppo ottimismo. Ore dodici.
Sta ancora piovendo.
In fila per Bertolucci. Sala piccola. Tutti in anticipo
per timore di restare fuori. Panini veloci consumati
in piedi. Manca mezz'ora e la fila già conta
tutti i posti disponibili. Mereghetti arrivato anche
lui adesso. C'è di buono che qui nessuno è
raccomandato. Louise ne approfitta per le sue calde
corrispondenze.
Ma ci sono anche state un paio di commedie, non solo
tragedie. Ken Loach lieve lieve, con la storia di una
truffa. Tutto da sorridere "Le grand soir",
dove il più vecchio punk a bestia d'Europa si
ritrova a discutere su un'eredità di famiglia.
Protagonista Benoit Poelvoorde (qui sotto), uno dei
comici francesi più di successo.
"Killing
them softly" di Andrew Dominik
Basta
farli fuori con gentilezza e ti salvi la vita. Così
sembra pensarla il killer Brad Pitt, chiamato a sistemare
una sporca faccenda in "Killing them softly":
c'è stata una rapina in una bisca clandestina
e va da sé che i gangster non possano sopportare
l'oltraggio. E Brad ammazza, ma cercando di non sporcare
e persino di accompagnare al destino la vittima designata,
con un'eutanasia criminale abbastanza inedita, sia nei
romanzi che sullo schermo. Il film, tratto da un romanzo
degli anni Settanta e anche prodotto da biondo aitante
Brad Pitt, ha delle ambizioni. L'intreccio, parecchio
semplice, quello che abbiamo riassunto sopra, è
montato con video e spezzoni tv dell'elezione di Obama.
L'equazione? In fondo i criminali non sono poi così
diversi dal resto della società, anzi la rappresentano
e ne sono parte fondante, seguendone in maniera netta
le identiche logiche. Ciascuno fa il suo lavoro, c'è
chi cerca di farlo al meglio (Brad Pitt, il killer gentile),
rispettando le regole e ci sono gli altri. Presupposto
discutibile. Meglio lasciare il film a fare il suo mestiere,
quello di un noir robusto, a tratti gradevole e debitore
di Tarantino: ma quanto parlano tutti questi criminali!
E i dialoghi sono smaccatamente in stile "Le iene"
e "Pulp fiction". A volte funzionano, a volte
meno. Di Quentin Tarantino ce n'è uno solo. Quanto
alla visione politica, il regista la racchiude nella
battuta finale che Brad Pitt indirizza all'avvocato
che l'ha ingaggiato: "L'America non è un
Paese, è un business. Pagami"
"Room 237" alla Quinzaine
Film
davvero eccentrico (foto, qui di lato), dell'americano
Rodney Ascher, assomiglia per certi versi a quei documentari
educativi che si facevano in America negli anni '50,
ne ha colori, ritmo, la surreale sicumera da predicatore.
E parecchia ironia, spruzzata ad alleggerimento dal
regista (accompagnato in sala persino dalla suocera
che, guai a lei, non ha mai visto "Shining"!).
Il regista ha raccolto i racconti di alcuni... chiamiamoli
fan, di "Shining", il film di Kubrick che
ai loro occhi è diventato una testimonianza subliminale
strabordante messaggi. Ogni frame del film viene analizzato
nelle modalità più sconcertanti, andando
a scovare la lattina nascosta nell'ultimo scaffale a
sinistra, la losanga della moquette, la cabala di numeri
che appaiono e scompaiono e si ripresentano. Fino a
sovrapporre come in un mazzo di carte la prima e l'ultima
immagine della pellicola e così via, a ritroso,
alla ricerca di coincidenze e illuminazioni. Una vera
congrega di pazzi, ma mai in vita mia ho visto un film
analizzato così in profondità e, cercando
di non farmi trascinare nella paranoia, pericolo incombente,
ammetto di essermi alla fine parecchio divertita.
Fritto
misto tra toilette del Carlton e autisti "bonazzi"
Al bar del Carlton. Improponibile fauna. Lingua più
parlata il russo. Ci vengo solo perché ci sono
le migliori toilette di Cannes
Anni fa erano meglio. C'era anche la crema per le mani.
Ora solo sapone al bergamotto.
E ragazze davvero stupende. Mi chiedo dove fabbricano
questi modelli. Davvero qui a Cannes le donne più
belle del mondo che fanno impallidire tutte ma dico
tutte le attrici
Anche le auto che vedo qui ci sono solo nei film di
James Bond. Nella vita normale mai
Invece gli uomini più belli sono gli autisti
e i ragazzi della sicurezza
Forse la tempesta se n'e andata. Per la prima volta
da giorni cielo azzurro e sole che tramonta dietro la
cittadella. Si rinasce.
"Io
e te" di Bernardo Bertolucci
Sono diventata ipersensibile? No, non credo, è
che qui ogni film è un pugno nello stomaco.
Belli, anche, ma non che si esca poi dalla sala sollevati.
Mi è successo anche con "Io e
te", il film che Bertolucci ha tratto
dal romanzo di Niccolò Ammaniti. La storia
è nota, un quattordicenne introverso si chiude
nella cantina del palazzo in cui abita, per sette
giorni, facendo credere ai genitori di essere in settimana
bianca con la scuola. L'arrivo della sorellastra,
più grande e in crisi d'astinenza, cambierà
i suoi progetti di solitudine. Ma farà anche
nascere un rapporto fra i due. L'incontro che ti cambia
è un classico del cinema, Bertolucci rispetta
le regole, con un film compatto e due interpreti perfetti,
lui, tutto un brufolo e l'aria incazzosa, lei, una
magnifica Tea Falco, pronta a una carriera in grande
stile, è bellissima e già perduta. La
cantina realistica, sporca, quasi fino a fartene sentire
il tanfo, diventa una caverna rifugio dove i due ragazzi
ammassano cibo spazzatura e mobiglia da buttare che
diventa un arredamento che cambia scena dopo scena,
litigio dopo litigio. Quinta della disperazione, il
bagno, un buco di ruggine. Eppure, come cantava De
André, è dal letame che nascono i fiori,
è dalle condizioni più difficili che
alla fine si riesce a risalire. Niente di patinato,
nessuna concessione e macchina da presa tenuta addosso
ai due protagonisti che si urlano le rispettive disperazioni
fino a trovare il varco della comprensione e di un
amore fraterno vero, seppure incerto, scombinato e
forse solo di passaggio. Niente finale consolatorio,
nessun ottimismo e un cinema disturbante. Poca gente
in sala