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Cannes al vento


Festival 2012

"Con un pastis dal Palais" - Quarta giornata

Malausséne arriva al cinema! Da Pennac a Bejo
di Louise Brooks

La saga di Malaussène di Daniel Pennac diventerà un film. Alla regia Nicolas Bary, protagonisti, Raphael Personnaz e Bérénice Bejo (la fanciulla di "The Artist").

Ashton Kutcher sarà invece Steve Jobs. E una signora. Anzi una signorina. Brava. Mélanie Laurent sarà la protagonista del film tratto da "Lettera a una sconosciuta" di Stefan Zweig. Una storia d'amore fiammeggiante. E impossibile.

E Hugh Jackman Jean Valjean in un nuovo film su "I miserabili". Ispirato però al musical (Hugh ha una voce bellissima)


Freddo vento tempesta. Impossibile anche tenere aperto l'ombrello. E se andassi a giocare alle slot machine? Il casinò è qui a fianco. Al caldo. Al coperto e magari si vince anche ...


Presse blanche, rose pastillée, rose, blue, jaune. invitations, cinéphiles, marché. Poco importa. Vince l'égalité. Tutti in fila sotto la pioggia che non ne vuole sapere di fermarsi. Freddo freddo. Ancora di più qui immobili. E tutto per Kiarostami che gira in Giappone. Una ragazza incontra un uomo anziano. Lost in translation ? Al sapore di ciliegia? Che gli dei ci assistanon e tengano lontane le polmoniti!

Ogni anno un tema. Quest'anno compleanni e torte. Sulla scia del poster di Marilyn tante altre immagini. La più bella il taglio della torta di Rita Hayworth con un giovanissimo Orson Welles. Lei con abito da sera monospallina lui giacca senza niente sotto. E aria innamorata e felice.


"Amour (Love) " di Micheal Haneke

Due ore e sette minuti di strazio: Haneke racconta la fine. Quando si muore, si muore soli, Anne e fortunata, perche ha un marito che la ama da sempre, ma neppure questo basta a morire piu serenamente. Forse la morte serena non puo mai esserlo. Forse accadeva un tempo, quando lasciare il mondo era vissuto come qualcosa di piu naturale e collettivo. E si moriva piu semplicemente perché la medicina, arma a doppio taglio, era meno invasiva col suo accanimento nel tenerti in vita anche quando non ne puoi piu.

Jean Louis Trintignant e Emmanuelle Riva sono una coppia di vecchi - ebbene si, chiamiamo le cose con il loro nome - affettuosi e ancora teneri, legati dalla comune passione per la musica. Sono discreti nel loro amore, pudichi, riservati. Lei si ammala, prima la paralisi della parte destra del corpo, poi, tutto il resto. Dove tutto, significa tutto, quello che probabilmente e identico in ogni malattia e in cui ogni spettatore che ha vissuto qualcosa di simile non puo che riconoscersi. Chi si avvicina alla fine cade, in senso figurato e proprio, non riesce piu a risollevarsi come se venisse richiamato verso le viscere delle terra. Torna bambino, ricorda avvenimenti dell'infanzia, chiede aiuto, si lamenta. Chiama la mamma, rifiuta cibo e acqua, vuole solo sparire. Si ribella. Vuole lasciarsi andare e lasciare che gli altri gli permettano di svanire, finalmente. E poi si contraddice e si attacca alla vita. Si vergogna di dover essere accudito, si accascia la prima volta che e costretto a mettersi un pannolone, a farsi lavare, a essere aiutato nele funzioni intime. La disperazione della perdita progressiva dell'autonomia e la percezione del decadimento sono uno strazio inguardabile che Haneke invece guarda dritto negli occhi, arrivando fino all'anima e alle budella, servito da due attori superbi e coraggiosi, senza risparmiare niente allo spettatore. Bel film? Si, bel film, ma l'emozione va al di la del giudizio. E si pensa alla vita e alla morte, al loro essere insicindibilmente unite, a una possibile soluzione per arginare il dolore. E ci si convince che non c'e, lo sapevamo che non c'era, ma ci illudevamo, senza volerci interrogare, infilando la testa sotto la sabbia, come gli struzzi. Io non voglio vedere, io non voglio sapere. Non c'e aiuto per chi non riesce a capire la morte, per chi ancora si dibatte nel trovarne il senso, chi non ha nessuna fede a cui fare ricorso e disarmato. Si, un film cosi non era ancora stato fatto. Se fosse necessario farlo... non lo so, onestamente non lo so.

"Se arrivi a una certa età, non puoi essere immune dalla sofferenza"

 

Le giornate precedenti
Prima giornata: "Louise torna sui suoi passi"
Seconda giornata: "Odio l'acqua"
Terza giornata: "L'esorcismo finito male"

"Jagten", ovvero la caccia e "Dracula" di Argento

"Jagten". Ovvero La caccia. Quella al cervo, passatempo preferito degli uomini del villaggio. Ma soprattutto caccia a Lucas, quarantenne, brava e mite persona, separato, un figlio che, perso il lavoro come insegnante, ha trovato impiego nella scuola materna del villaggio. Affettuoso coi bambini, timido, non immagina cosa gli sta per capitare. Per una serie di circostanze che benissimo il regista (lo stesso di Festen: ricordate?) concatena, si trova ad essere accusato, ingiustamente, di abusi su una bimba di 4 anni. Troppo sconvolto per difendersi, troppo introverso per ribellarsi, finisce nel gorgo dell'emarginazione, anche quando le accuse cadranno. Minuti dettagli, psicologia profonda, una spolverata di alleggerimento sorridente, che anche nella tragedia si fa spazio, a comporre il quadro algido del perfetto Nord, dove niente è così perfetto. Dove il politicamente corretto rischia di frantumare anche il buon senso. E un altro film perturbante attraversa gli schermi inquieti della Croisette, specchio di un mondo che sta perdendo per strada la serenità?

"Dracula". Dario Argento gotico. Molto anni cinquanta, colori da cinema scope. Sembra un film di Roger Corman. Solo più pulp. Un guizzo. L'intenzione di una mantide verde gigante. Alla fine un altro omaggio al cinema horror degli anni d'oro.

Folla. Folla. Per "Dracula" di Dario Argento tutti in coda un'ora prima.


Continua ad affluire gente. Ma quanti siamo? E le conferenze sono tutte visibili al sito del festival. Organizzato naturalmente alla perfezione. In diretta da cannes. Festival bagnato festival fortunato? Non saprei. Per me una tragedia. Anche questa sala ormai colma

Quanto a me stasera invece di Kiarostami, imperdibile con Moretti in giuria, mi vedrei un bel Cannes classic. "Method to madness of Jerry Lewis". Siamo in ritardo. Perdiamo la conferenza stampa prevista per le undici. E siamo svegli dalle sette.

Non sono la sola. Ne ho viste altre tre con la scarpa bassa di ricambio. Solo le replicanti reggono dodici ore il tacco quindici.

Impossibile saltare una proiezione perché va in tilt tutta li giornata. Ecco si entra. Ma la coda in attesa è ancora lunga. Terza proiezione? E magari in italia in autunno incasserà cinquecento euro. Certo aveva vinto la Palma con "Il nastro bianco" ma anche vero che giornalisti e cinefili sono una razza a parte.

Niente risate neppure con il film danese. Come da programma peraltro. Un uomo accusato ingiustamente di avere molestato dei bambini viene emarginato dalla comunità. Come potete immaginarlo. Freddo articolato ineccepibile. E anche questa è andata. Certo la bimba bugiarda l'avremmo preferita soppressa perché quelle così meglio non farle crescere. Questo però solo effetto festival

Tutto col logo esclusivo o de luxe. Suvvia. Meglio piedi per terra. Vitamin water dovunque. Ma che mania è?

Ci si può occupare delle rose quando il mondo brucia?


"Lawless", di John Hillcoat (il regista di "La strada", film mai arrivato in Italia). Tratto da "La contea più fradicia del mondo".

Il proibizionismo è il Far West del 900. La contea di Franklin in Virginia negli anni Venti è una delle più attive nel contrabbando di liquori. I luoghi ricordano quelli di Il cacciatore, ma ancora di più quelli di I compari, il magnifico film di Altman a cui ho continuato a pensare guardando Lawless. Anche qui ci sono uomini di poche parole, convinti di poter sopravvivere a tutto, alle guerre, alle epidemie di colera, figuriamoci al Proibizionismo, uomini che pensano a se stessi come a leggende che camminano. E donne che passano loro vicine per caso, condividendone quella sobrietà tipica di chi non ha tempo da perdere. E deve sempre guardarsi alle spalle. Come i tre fratelli Bondurant, due uomini veri (Tom Hardy e Jason Clarke) e un ragazzino (Shia Labeouf) che uomo lo diventerà nel corso del film. Tutto come vi aspettate, la corruzione della polizia, dove però alla fine a vincere è la solidarietà della comunità, i gangster, duri a volte col cuore d'oro e le donne con un passato di piume e troppi maschi. Sì, tutto come vi aspettate, ma fatto maledettamente bene e con una colonna sonora (firmata da Nick Cave come la sceneggiatura) che vi inchioda. Jessica Chastain, che arriva nel locale dei tre fratelli, coi suoi capelli di fuoco e lo sguardo parimenti infiammato si conferma una delle migliori attrici degli ultimi anni. Guardandola, non riuscivo a togliermi dalla mente la Julie Christie del film di Altman e il suo amore disperato per Warren Beatty. Ma i tempi sono cambiati e oggi il lieto fine è d'obbligo. Persino in un film dove la rudezza la fa da padrone. Non abbastanza però per chiudere male. E in fondo da spettatrice, lo confesso, ne sono stata anche contenta.




Anche vero che i bookmaker danno Haneke tra i premiati sicuri. Però qui altro mondo altre regole. Tutta gente che si e alzata alle sette di una domenica fredda e che minaccia pioggia per vedere un film che si annuncia come un pugno dritto al fegato. Fuori parlo con Nicoletta, ufficio stampa italiano del film, che commenta con sguardo inequivocabile: "si è sparsa voce che è un capolavoro". Non lo sarà secondo me, ma è certo che ci farà stare male per due ore e sette minuti.

Anche El Pais definisce "Reality", il film di Matteo Garrone come una commedia agrodolce.

Ancora sotto l'acqua. Se resisto significa che la tempra c'è. La gente protesta. Ma che cosa potevano fare gli organizzatori per limitare i disagi del maltempo? Onestamente non molto. Da domani virus in sala temo ...

La pioggia aumenta ancora. Meno male che non ho dimenticato gli Omega 3!

Cielo irrimediabilmente grigio. Palazzi bigi. E tra poco il red carpet. Molto azzardato per la pioggia. In campo tutta la creatività del cerimoniale.

Domattina il grande Alain Resnais. Con un film che parla di morte. La mia ultima febbre la devo a lui. Troppo stravolta da un suo film. "L'amour à mort". Correva l'anno 1984

Un paio di video: "Dracula" - Dario Argento


"Amour (Love)" di Michael Haneke


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