Oggi
l'acqua non piace: né in cielo né al cinema di Louise Brooks
Cannes. Il sole si appanna. Giornata negativa? Non posso
crederci dopo lo splendore di ieri ... Intanto fuori
piove: che anche gli dei abbiano visto il film austriaco?
Solo un fraintendimento: è tornato il sole.
Festival farcito di eventi collaterali: tutti alla ricerca
di un palcoscenico. Oggi, fra le altre iniziative, presentazione
di una nuova (sembra super deluxe, rivoluzionaria e
prestigiosissima) linea cosmetica. Astalift. Dal Giappone.
Madrina Naomi Watts,prima in conferenza stampa al Martinez
alle 13.30 poi la sera, in cena per pochi eletti. Noi,
si va. Così si evita di dover finire in Kenya...
Metti che Astalift funzioni.
Otto e un quarto. Sala strapiena. Da grandi occasioni.
Ci si accontenta dello strapuntino.
All'ingresso volevano sequestrare la mia bottiglia d'acqua.
Che succede? Ordini più restrittivi? Ma alla
fine senza neppure troppa fatica me l'ha lasciata. La
ragazza era forse ferma all'anno passato
Si spengono le luci. Vediamo come Matteo Garrone racconta
il paese
1 ora e 55 di film. Nessun autore famoso. Solo un cameo
di claudia gerini ma così piccolo che lei neppure
è tenuta a cannes
Ma oggi è anche la giornata di "Madagascar
3" accompagnato dalle voci. Ben Stiller
e Jessica Chastain. Non solo: alle quattro incontro
con Sean Penn su "Haiti"
"Paradies:
liebe", di Ulrich Seidl
Chi bene comincia... Be', le carte sono in tavola fin
dall'inizio: un luna park, l'attrazione dell'autoscontro.
Alla guida, ragazzi handicappati, ripresi in primi piani
che indugiano su sguardi vacui resi ancora più
smarriti dai colpi violenti degli urti fra le automobiline.
A bordo pista una donna, bionda e sovrappeso, di mezza
età, senza storie apparenti da raccontare sorride
con occhi persi nel vuoto. La stessa donna viene seguita
a introdurre la trilogia (ahinoi) che il regista austriaco
dedica a tre personaggi femminili: la bionda di mezza
età, appunto, la figlia adolescente e obesa che
sta per partire per un campo estivo riservato a ragazzi
sovrappeso e l'amica che curerà il loro gatto,
che nel terzo episodio viene seguita nella sua ossessione
religiosa. Rassicurati da cotanta felicità, arriviamo
in Kenya con la nostra bionda dal passo strascicato
e dai vestiti larghi che sceglie quella vacanza con
un obiettivo preciso: incontrare qualche aitante africano.
Le amiche le hanno detto che lì nessuno bada
ai tuoi limiti, non importa se non hai più vent'anni,
se una ragnatela di rughe ti disegna il volto, se i
fianchi strabordano. Prima timidamente, poi compulsivamente,
illudendosi che i rapporti mercenari possano essere
d'amore, la donna incontra una serie di smorti, nonostante
la pelle scura, kenyoti, interessati solo a spillarle
denaro con tutte le bugie possibili. In chiusura una
scena davvera eccessiva: per il compleanno della donna
le amiche le recapitano in stanza un giovanotto infiocchettato
fin sul pene, trasformando la festa in uno squallidissimo
bunga bunga in rosa. Già Laurent Cantet in Verso
Sud aveva affrontato con tutt'altro tono e profondità
il tema del turismo sessuale femminile, ormai una mortificante
realtà, ma lì la protagonista, una superba
Charlotte Rampling disegnava un personaggio femminile
di ben diverso - e molto superiore - spessore. Qui la
sensasione è quella della glaciale provocazione
travestita da coraggiosa denuncia. Resta senza risposta
un interrogativo: perché si può sempre
scommettere a occhi chiusi sul fatto che i film più
sgradevoli siano sempre firmati da registi belgi o austriaci?
C'è del marcio dovunque, lo si sa, ma forse in
Belgio e Austria un po' di più.
Cannes. Istruzioni per l'uso. Alla moltitudine fornita
di foglio sempre più professionale, molti stampati
in francese e inglese, che chiede "une invitation"
e staziona nei dintorni delle sale si allargano le braccia
e con un sorriso si replica désolée. O
si regala a quelli con la faccia più simpatica
il biglietto d'ingresso in più di cui a volte
molto di rado si dispone.
In sala - affollata - per l'austriaco. Fuori i paria
col pass del colore sbagliato cuociono al sole. Il pass
migliore bianco poi rosa, blu e tutti gli altri. Col
bianco vai dovunque anche alle proiezioni di gala il
red carpet. Il mio rosa. Troppo freddo in sala. Aria
condizionata a manetta chissà perché che
tutti si bardano con sciarpe e felpe e maglie.
Confermo. All'entrata controlli di maglia a rete molto
larghe. Non guardano più niente. Incontrato marco
risi. Certo che il padre... A volte conviene non seguire
le orme familiari. Tutti in kenya adesso a imparare
che gli africani baciano poco e senza lingua. Con lingua
ha un altro nome. Baiser mzungu. L'austriaco ne sa una
più del diavolo
Il film austriaco sul turismo sessuale femminile sgradevole
come da supposizioni. Impietoso. Ripetitivo. Ma questo
è. Donne come uomini. Ma alla fine il problema
è politico e economico. Ognuno prende o da quello
che ha. Giovinezza contro soldi. Emozioni contro bugie.
Le donne impressionano di più di un uomo in oriente
o a cuba solo perché ancora non siamo abituati.
E questo è il paradiso di una recidua e un mondo
in decadenza. E assai malati
Non si dice bene del film di Michel Gondry: "The
we and I". New York. I ragazzi neri di
un bus. Le loro storie. Dicono noioso con materiale
appena sufficiente per un corto.
"Reality"
- Matteo Garrone
Grandi speranze su Matteo Garrone e il suo Reality.
Unico italiano in concorso. Nessuno ne sa nulla, nessuna
proiezione di cortesia prima del festival. La consegna
del silenzio è stata mantenuta nel modo più
rigoroso. Alle 8.30 tutti in religioso silenzio all'Auditorium
Lumière.
Garrone. Film sbagliato. Una prima ora magnifica.
Felliniana sull'italia di oggi tragica e volgare.
Vuota. Il centri confraga lo spar esteriore i non
luoghi. Poi il disastro. Il film non sa più
che direzione prendere annoia si sfilaccia non finisce.
Pochi applausi stanchi. Qualche isolato fischio. Peccato.
Poi
già invecchiato. Il grande fratello non è
più un fenomeno e il film non ha avuto la forza
di trasferire la purga in una dimensione universale.
Peccato un'altra volta.
Conferenza stampa di Garrone. Accoglienza tiepida
alla ricca tavola. Ora le domande. Garrone misurato.
Difficile trovare qualcosa all'altezza di "Gomorra"
e forte come quello. Dice che la storia del film è
vera.
"Volevo raccontare la televisione come nuovo
Eldorado. L'aspetto illusorio del sogno". Ecco
che parla dei non luoghi. Il centro commerciale acquapark
e il contrasto col palazzo decadente dove abita il
protagonista. Come in prendini e portami via di ammaniti.
Ma le buone intenzioni peraltro palesi nel film non
bastano a fare un buon film. Manca credo la passione.
Si percepisce l'incertezza del dopo Gomorra. Certo
non deve essere stato facile.
In diretta. Senza filtri. Sala per Garrone mezza vuota.
Palma di sicuro non italiana. "A posteriori credo
di avere pensato a "Lo sceicco bianco" di
Fellini. Il mio protagonista e un Pinocchio moderno".
Pochi giornalisti stranieri. Per la Palma, nonostante
Moretti in giuria, i bookmaker già puntano
su Haneke.