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Cannes al vento


Festival 2012

"Con un pastis dal Palais" - Decima (e ultima) giornata

Un premio per la Kidman?
di Louise Brooks

Chi vince? Le voci (le stesse dei boomakers prima che iniziasse il festival!) sono attestate su "Amour" di Haneke. Non trapelano mai indiscrezioni, ma qualcosa si scoprirà gia domani: basta vedere chi ritorna, quali star verranno richiamate sulla Croisette ed eccola lì la rosa dei papabili. Tutti a star dietro al cerimoniale.

Non dimentichiamo la Kidman. Se una star arriva sulla Croisette, le buone maniere suggeriscono di non farla tornare a casa a mani vuote. Poi nel film è brava. E poi è già qui. Non tocca neppure richiamarla. Premio per la miglior interpretazione potrebbe essere suo.

Ultimo film del concorso. "Mud". Dell'american Jeff Nichols. Che l'anno scorso aveva vinto la quinzaine con un bel film. Stiamo a vedere.

Grandi convinti applausi a "Mud". Bello: uno "Stand by me" nelle paludi del Mississippi. Storia di ragazzini storia americana del tempo che va, della vita che si impara. E le donne? "un lavoro. Ti fanno sempre fare quello che vogliono ". Ci torniamo. Merita più parole

Alcuni dicono. Un po' Giffoni, nel senso del festival del cinema per ragazzi. Vero ma bel film


Michel Gondry sta ultimando le riprese del mio e nostro adorato romanzo: "La schiuma dei giorni". Di Boris Vian.

Qui si parla assai della rivolta degli studenti nel Quebec. In Italia la ignoriamo.

Libé titola su "Cosmopolis". Apocalypse nerd


Dice Robert Pattinson. "vorrei fare un film con Audiard. Mi piace come racconta gli uomini. Vorrei assomigliare a uno dei suoi personaggi"
.

E anche l'ultimo film in concorso all'auditorium Lumière coi suoi 2300 posti fa alle otto di un sabato mattina fa il tutto esaurito. Si spengono le luci. "La séance commence".

Tutti al sole. Come lucertole. Ad asciugarsi dalla pioggia. Ma ormai è tardi. Si è già sulla via del ritorno. Con la testa a Milano.

Mercato del sabato, tanti colori. Stoffe, gioielli, argenti. E molti sorrisi. Fiori. Ceramiche. Cappellini. Gli orecchini che mi piacevano sono stati venduti. Erano i più belli del mercato.





"Mud": un ingenuo Huckleberry Finn

Mi piacciono i grandi spazi, la natura quando permette all'occhio di perdersi, mi piace l'avventura, mi intenerisco facilmente con le storie dell'adolescenza. Mi piace la tenerezza che si tinge di violenza, i sentimenti contradditori, le illusioni perdute e la fine dolorosa dell'innocenza. Mi piacciono i sogni, il gioco, la lealtà. Tutto per questo per dire che ho guardato volentieri Mud, ultimo film in concorso a Cannes, con tutto il suo corredo di ingenuità. Impossibile non pensare a Mark Twain, a Tom Sawyer e Huckleberry Finn, seguendo il girovagare cocciuto di Ellis e Neckbone, due quattordicenni fortunati, nati sul fiume, sul Mississippi, nell'Arkansas. Ogni giorno, una scoperta. I serpenti velenosi, le chiatte abbandonate, gli animali, i segreti degli abitanti più scontrosi e l'incontro con un uomo misterioso, Mud, rifugiato su un'isola in mezzo al fiume. L'uomo in cui ogni adolescente vorrebbe specchiarsi, perché è forte, pieno di sogni, capace di cavarsela, forse braccato, forse innamorato, imprigionato in una passione eterna e intatta, per difendere la quale ha forse anche ucciso. E i ragazzi ai sogni credono volentieri e volentieri si mettono nei guai per aiutare qualcuno a realizzarli. Viene in mente Stand by me (e il protagonista un poco assomiglia a River Phoenix), vengono in mente altri film per ragazzini. A far fare il salto, i luoghi. L'acqua del fiume, le barche, le baracche pronte a essere demolite che fanno tutt'uno con la gente che lì abita. Spettatrice appassionata, navigavo anch'io sulle acque del Mississippi inseguendo come i due quattordicenni il mio sogno per il tempo fugace di due ore

Le giornate precedenti
Prima giornata: "Louise torna sui suoi passi"
Seconda giornata: "Odio l'acqua"
Terza giornata: "L'esorcismo finito male"
Quarta giornata: "Due ore e sette minuti di strazio"
Quinta giornata: "La storiellina (noiosa) di Kiarostami"
Sesta giornata: "Brad Pitt riporta il sole sulla Croisette"
Settima giornata: Carax, tra capolavoro e schifezza
Ottima giornata: tra "Post Tenebras" e "Paperboy"
Nona giornata: "Cosmopolis e la limousine simbolica"

L'ajolì, il sole, il relax e il ritorno a Milano

Relax. L'aioli. Sulla stupenda piazza della cittadella. Il sindaco invita i giornalisti. Non vedo ragionevoli motivi per rifiutare. Splende il sole. Caldo. E il film su mishima lo vedrò un'altra volta

Piove. Tempo disastroso così mai visto. Mi restano solo le slot machine.

Simpatiche le francesi. Sandalo tacco venti, abito da sera e schiena nuda. Nonostante la pioggia. Sarà perché le medicine in Francia costano meno, molto meno? Se bella vuoi apparire un poco devi soffrire. Io in sala per il film di Henry Bernard Lévy sulla Libia: "Le serment de Tobruk"

Di fianco una bella africana con le infradito. E nella borsa trasparente il famoso tacco venti. C'è da scommettere che tra poco sarà una moda. E si faranno le borse per il cambio scarpa. Insomma giustamente sdoganato il fatto che solo le replicanti possono sopportare per più di un'ora certe calzature.

Delegazione da occasioni ufficiali. H. B. Lévy è l'intellighenzia. "Proiettare questo film é un atto politico "

Henri Lévy però ancora assai belloccio. Con camicia alla Robespierre. "E' un film su una rivoluzione riuscita: la Libia. E una tragedia in atto: la Siria".

Il mercato di Cannes. Con tutti i colori e la vita del sud. Mi piace sempre attraversarlo e ascoltare la parlata provenzale.

Rissa sulla piazza delle bocce. Perché? Ragazzi giovani e belli. Neri. Arabi. Francesi. Una ragazza. Sangue sui visi. Perché?

Cannes. Città internazionale e paese. Le star e la gente che continua la sua vita. Ragazzi compresi. Città passerella. Città di convegni e festival. Città del sud.



"Le sermont de Tobruk" di Bernard Henri Levy

Non sono una grande esperta, ma ho seguito con interesse e apprensione il susseguirsi di eventi della primavera araba. Sarò stata distratta, superficiale, fatto sta che avevo sottovalutato il ruolo cruciale di Bernard Henri Lévy in tutto il processo. Ma per fortuna "Le sermont de Tobruk" ha ridato a Cesare quel che è di Cesare. Lévy, dandy e scrittore, è stato ai tempi uno dei nouveaux philosophes che tanto successo e credito ebbero in Francia e in Europa qualche decina di anni fa. Grandi idee e vite all’altezza, comprese le donne, ovviamente, perché il fascino della parola e della cultura fa facile breccia nel morbido cuore femminile. Ieri sera al suo fianco Arielle Domblase, attrice molto molto carina anche se ormai con la sua età, che forse in Italia qualcuno ricorda per i suoi film con Rohmer. La lady indossava un magnifico abito viola con anelli come quelli di Saturno che solo una professionista del glamour come lei poteva continuare a mantenere nelle loro orbite persino sedendosi e guardando ammirata il film del suo Henry. Che sarà anche infedele, ma che resta un signore che sa come vivere e come far vivere. Film e documentario, girato nel mentre, in Libia, dal marzo all’ottobre 2011. Immagini violente e emozionanti, camera a mano e sonora ogni tanto incerto, capi di stato che sfilano, la risoluzione dell’Onu, parole e fatti. Ma soprattutto lui, Lévy. Sempre e comunque. Bello, capello al vento e camicia bianca, slacciata, alla Robespierre, incurante di possibili attacchi e invulnerabile all’afa del deserto come al freddo delle notti. Una divisa a cui non rinuncia, sarà che è l’abito che fa il filosofo, vestito nero, pantaloni e giacca, molto molto chic con scarpe nere e sempre lucide. Anche nelle piazze mentre la guerra infuria, anche spazzato dal vento del Sahara, il look non cambia, sia che parli alla pari con Hillary Clinton sia che tratti con qualche capotribù beduino, spiegandogli la linea. Solo in una fugace scena, mentre tutti intorno a lui grondano sudore, si concede una maglia bianca. Ma a manica lunga, che dalla giacca (sempre quella nera, di gran taglio) possano mostrarsi i polsini candidi. Menomale che ho visto il film. Adesso ho finalmente capito come sono andate davvero le cose in quel del Nordafrica. Prossima tappa del rivoluzionario philosophe et écrivain, la Siria. Che Allah ce la mandi buona.

Un paio di video: "Cosmopolis" di David Cronenberg

"The Paperboy " di Lee Daniels

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