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Le BiELLE RECENSIONI
Giuseppe Righini: "In apnea"
Racconti e canzoni trattenendo il fiato
di Giorgio Maimone
Ascolti collegati

Giuseppe Righini
Spettri sospetti

Filippo Andreani
La storia sbagliata

Grazia Verasani
Sotto un cielo blu diluvio

Paolo Brancaleoni
L'avamposto

Tetes de bois
Goodbike

John De Leo
Vago svanendo

Crediti:
Giuseppe Righini (voce, synth); Fulvio Mennella (basso elettrico, bass synth, armonium, synths, programmazioni); Massimo Marches (chitarra acustica, classica ed elettrica, e-bow, pad guitar, percussioni, organo, bottiglie, pentole, carillon, basso elettrico); Diego Sapignoli (batteria, vibrafono, glockenspiel, percussioni, percussioni trattate, synth, finger snapping).

Produzione esecutiva: Massimo Roccaforte per Nda PRess /Interno 4 Records. Produzione artistica: Fulvio Mennella e Giuseppe Righini. Edizioni musicali: Fridge records.

Canzoni e racconti: Giuseppe Righini
Illustrazioni Alexa Invrea
Foto: Fabiana Rossi, Mauro Sorrentino e Johanna Invrea

Registrato e mixato da Fulvio Mennella presso Naive Reocrding Studio, Fano; Studio L1, Riccione e Teatro Francesco Rosaspina, Montescudo

Su Bielle
Ascolti: "E mio padre se ne vola via"

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Giuseppe Righini
"In apnea"

Nda Press /INterno 4 records - 2011
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Tracklist

01 Anima di animale
02 I fiori di plastica sono per sempre
03 In apnea
04 Satellite
05 Non ho tempo
06 E mio padre se ne vola via
07 Sul grande pendaglio
08 Marta
09 L'ultimo sogno di Arthur Rimbaud
10 La luce del sole alle sei di pomeriggio
11 Si qui ora
12 Kreuzberg Sonata
"Aghi di insetto / mani da gorilla / unghie di gatto / pancia di cavalla / schiena di mulo / denti di murena / occhio di falena / penna di gallo / antenne di formica / ali di manta / guscio di lumaca / ossa di cane / pelle di elefante / naso di porco / sangue di bisonte / quale specchio si frantumerá?" Un bell'incipit. Toti Scialoja? No, Giuseppe Righini. Cantautore romagnolo. Uno bravo, uno tosto. Vedi sotto voce John De Leo, Tetes de bois. Già autore di un ottimo "Spettri sospetti" qualche anno fan esce ora con un ancora migliore "In apnea"

Righini è uno che non si contenta. Non gli basta fare un disco, ci aggiunge un libretto che ha lo spessore di un libro e un po' anche l'ambizione. Dodici canzoni e 50 minuti di musica. Un libro con 17 racconti, illustrato da Alexa Invrea. E scegliere cosa piaccia di più è compito arduo. Belli i racconti, magnifici e disegni di Alexa, affascinanati le canzoni. Perché scegliere? Teniamocoli tutti e mandiamolo al volo tra i preferiti dell'anno. Qualche sonorità anni sessanta, voce filtrata, atmosfere rarefatte, ambiente favolistico per racconti di vetro che non si arrampicano mai per le scale della banalità. Cosa potremmo volere di più? Per oggi mi basta.

Le qualità di Righini sono soprattutto letterarie. Lo dimostrano i racconti, ma anche la cura nei testi. Le canzoni, in quanto distillati, scelgono strade più oniriche, i racconti tengono sempre l'immaginario come probabile, ma si legano più a cose di questa terra. I testi delle canzoni fanno musica tra gli altri strumenti. Le consonanti esplodono e le vocali liquide fanno da collante sonoro. Seguiamole in mezzo a storie d'amore, far le capriole tra un synth ed un bel suono di chitarra.

Deliziosi quei "I fiori di plastica sono per sempre", inquietante "Anima animale"; di alto livello "E mio padre se ne vola via". "In apnea" sembra un estratto da John De Leo. Una canzone rimasta senza fiato che si muove liquida su un tappeto irto di microsuoni. Siamo sul versante più onirico, tra pesci luna su soffitto, squali nella tv, pesci rossi sulle mensole (che ci possono anche stare). Non fosse che la vita è vista dal fondo del mare. Altro episodio da segnalare e da segnarsi. Forse l'unico limite di queste micro-suite con pesce è che trapassano l'una nell'altra quasi senza avvertire. Forse manca un po' di varietà di arredamenti sonori. E la voce, appena sussurrata e quasi in apnea, facilita questa uniformità di fondo. Annoia? Quando mai! Giuseppe riesce sempre a trovare guizzi anche nelle canzoni più tenui come "Satellite". C'è sempre un motivo per ricordarsele.




Sarà anche per questo che quando arriva "E mio padre se ne vola via" e la successiva "Il grande pendaglio" si prende un po' il fiato. Intendiamoci, qui non si fa rock & roll, i ritmi sono sempre più che rilassati, ma queste due canzoni sono più vivaci. Scanzonata "Il grande pendaglio" e quasi divertita. Più pregnante "E mio padre" che comunque descrive un distacco. Anche "Marta" ha grinta a sufficienza per incidersi nella memoria. "L'ultimo sogno di Arthur Rimbaud" per me paga pegno alla mia fissa che é meglio non tirare in ballo nell'ambito canzone i personaggi storici o letterari. Sono tutti troppo usati e ti costringono a semplificazioni. Una canzone minore anche in questo caso. Preferisco di lunga "La luce del sole alle sei del pomeriggio" o "Si qui ora" che sanno meno di esercizi di stile, anche se, formalmente, "L'ultimo sogno di Arthur Rimbaud" è superiore. La differenza è che la sento meno "necessaria", posto che in termini di canzoni si possa parlare di necessità..

"I fiori di plastica sono per sempre / il tempo non li sciuperà / e profumeranno di nuovo / nell'attimo esatto in cui lei tornerà / Il cuore si beve un bicchiere di neve / il sangue si addormenterà / la vita pazienta, la giostra rallenta / del tutto non si fermerà. / Ma non importa / che cosa conta / se tu non ci sei più vicino a me" ("I fiori di plastica sono per sempre").

"Non ho tempo di fermarmi qui / rimaner così / abbracciati / ad un sogno che non durerà / mi addormento tra i papaveri / e rimango lì a guardarti / a saperti ad un passo da me / domani" ("Non ho tempo").

"Un dito in bocca per testare i venti / lo sguardo fiero verso gli orizzonti / il tempo era perfetto per volare / ed anche quello giusto per fallire / si va ... si va ... ti dico che si va / ne sono più che certo, parto oggi vado là" ("E mio padre se ne vola via")

Ma non fermatevi alle canzoni, non fate questo errore. O, almeno, non subito. Sennò cosa ve lo consiglieremmo a fare. Leggete il libro. Leggete i racconti di Giuseppe. Che sono diversi dalle canzoni, perché diverso è il mezzo, ma sono quasi altrettanto onirici e forse ancora meglio strutturati. Non è Giuseppe uno che lascia molto al caso. I suoi lavori non danno mai né idea di fretta né di scarsa cura. Tutt'altro. Sono limati, ordinati, ricchi e organizzati secondo una logica che non è quella del caso. I magnifici disegni di Alexa Invrea sono a loro volta materiale narrante, da fruire, da scoprire, da analizzare, da leggere assieme ai racconti e da ascoltare assieme alle parole. Soffermatevi su quello di "In apnea" o sull'immagine riportata qui a fine pagina e sentirete l'immagine raccontare, la pagina cantare e le canzoni risolversi in immagini.

Giuseppe Righini fa parte della generazione dei cosiddetti "Anni zero" e infatti un suo brano ("E mio padre se ne vola via" è presente anche in quella composita raccolta organizzata da Club Tenco e Mei per premiare e far conoscere la generazione cantautorale emersa durante l'ultimo decennio (o in fase di emergenza. Continuata). Non saprei dirvi se Righini è emerso o meno. So dirvi però che è uno di quelli che non passano inosservati. Attenzione ai ritmi lenti, alle parole sussurrate, ai sensi apparentemente piani: sono ipnotici. Vi porteranno via. In apnea.


Ultimo aggiornamento: 08-04-2011