Chiara
Ragnini: "Il giardino di rose" L'aria fresca
del giardino di Chiara di
Giorgio Maimone
Ascolti
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Barabino
Magot
Giua
Giua
Naif
Tre civette sul comò
Pilar
Sartoria italiana fuori catalogo
Adriana Spuria
Il mio modo di dirti le cose
Giulia Millanta
Dropping down
Crediti:
Chiara Ragnini (voce e chitarra acustica): Claudio Cinquegrana
(chitarre classica ed acustica e missaggio), Max Matis (basso)
e Sandro Vignolo (percussioni e batteria).
Arrangiamenti curati da Chiara sotto la supervisione di Claudio
Cinquegrana, che ne ha gestito anche il missaggio, e di Max
Matis.
Testi e musiche Chiara Ragnini
Prodotto da Chiara Ragnini. Foto a cura di Luca Lombardi.
Registrato nella primavera 2011 nella splendida cornice della
campagna piemontese
Chiara
Ragnini
"Il giardino di rose" Ragnini - 2011 Nei negozi di dischi
Tracklist
01
Quello
che ho
02
Gli
scoiattoli nel bosco
03
Il
giardino di rose
04
Ogni
mia poesia
05
Acqua
da bere
06
Guardami
07
Oltre
le nuvole
08
La
neve non fa più rumore
09
Di
terra e mare
10
Aria
Chiara
Ragnini è già da qualche anno che canta
e suona dalle parti di Genova. Il suo primo lavoro autoprodotto,
intitolato "Wonderland", esce nel 2008, sotto lo pseudonimo
Ceanne McKee: 10 tracce di canzone d’autore, pop, rock e
contaminazioni d’oltreoceano, dalla trama forse esile, ma
dal gusto già formato. Per chi ha ascoltato "Wonderland"
questo "Il giardino delle rose" non giunge quindi del
tutto a sorpresa. Ma in tre anni i passi avanti sono stati parecchi
e quello che era acerbo o in boccio nel primo lavoro, si è
sbozzato, sgrossato e maturato.
Sono dieci tracce anche in questo caso, ma tutte in italiano
(e chi dice che è poco non ha idea di cosa stia parlando).
Non ne posso più delle giovani cantanti che cercano il
successo cantando in lingua inglese: se non si vende un chiodo
cantando in italiano, perché provare la strada internazionale?
Quando poi, come nel caso di Chiara, tornando all'italiano si
hanno cose da dire e sensazioni da esprimere che possono coinvolgere
altre persone, è peccato mortale non cercare di farlo nella
proprio lingua. Chiusa la parentesi.
Che musica fa questa 28enne genovese, diplomata al licelo classico
Andrea D'Oria di Genova (ebbene sì. Doria si scrive D'Oria)
e laureata in informatica? Una musica gentile, acustica, a volte,
ma solo a volte, leggermente poppeggiante, più incline
a strizzare un occhio, o anche entrambi, alla canzone d'autore.
Poi, se proprio vogliamo parlarne, il processo di maturazione
che in alcune canzoni si è spinto più avanti, in
altre rileva ancora acerbità e margini di miglioramento:
due chitarre, un basso e batteria e percussioni sono la formazione
che si occupa della bisogna. Si parte con il turbo con "Quello
che ho", un brano che ha tutto il necessario
per rubare l'attenzione. "Non mi vado bene / proprio
così / tutte le speranze / crollano qui
/ Non importa
/ ma qualcosa mi sento di dire / non mi basta / ma stanotte lo
voglio sentire
/ E’ quello che ho / così poco / è soltanto
la voglia di fare / è quello che ho / solo un grido / oggi
voglio sprecare un sorriso / è quello che ho / non è
molto / lo so".
Partita col piede giusto, il secondo brano è il singolo
prescelto "Gli scoiattoli nel bosco",
di cui sotto potete vedere il video ufficiale. Canzone un po'
vezzosa e fragile: se poi si aggiunge che il personaggio Chiara
è pure vezzosa, una bella ragaza bionda, con abiti vaporosi,
forse c'è un eccesso di Disney in questo brano che pure
è tutt'altro che disprezzabile. "Mi rimane appiccicata
/ la tua giacca stropicciata / come colla sulle dita / brucia
piano la ferita / uno scoiattolo mi guarda / con quell’aria
diverita / gli rispondo che è già tardi / la mia
nave è ripartita".
"Il giardino di rose" è
il brano che dà il titolo a tutto il lavoro. "Nella
tana del lupo adesso ci sono io / mentre tu stai lì a guardarmi
/ io sono come la sposa che ha detto addio / senza neanche salutarti
/ e dal vuoto delle tue parole / ho saputo arrendermi / senza
fare più rumore / vado via / per non tornare più
/ Passerà
/ cambierà / ogni cosa che non va / lascia perdere le volte
che hai sbagliato / non importa e lo sai / troverai / le risposte
che non hai / e dall’alto del tuo muro / fra le rose mi
ritroverai".
Il ritornello funziona sempre. Ma "Ogni mia poesia"
sta su un gradino superiore: è forse il brano più
bello del lotto e convince dalla prima all'ultima nota. Oltre
ad avere il pregio di restare subito in mente e di essere meno
fievole di altre anche sotto il profilo musicale. "Immaginare
che io possa rimanere / racchiusa dentro te / fa sembrare tutto
così semplice / Lascia che io sia il punto di partenza
/ la gioia della sera / sono la promessa che non perderai / E
se diventeremo alberi / sarà solo per poterti accarezzare
/ e se diventeremo nuvole / sarà solo per poterti ritrovare".
Sì, certo, sono canzoni d'amore, ma sono belle canzoni
d'amore e soprattutto adatte a Chiara e agli anni suoi.
"Acqua da bere" e "Guardami"
scivolano via facili e leggere, ma con un leggero difetto di personalità
di fondo. Oh, intendiamoci: canzoni correttissime, ma che difficilmente
lasciano una traccia perdurante. Bisogna essere disposti a volere
loro bene, coccolarle, ascoltarle ancora e a poco a poco lasciarsi
sommergere ed avvolgere. Tuttavia ben calate nella temperatura
complessiva dell'album. "Resto ancora qui / è
quasi sera / mi sento pronta per ricominciare / è candida
sete di mare / è acqua da bere / sei acqua da bere".
"Guardami / sono qui / distesa nel letto / coperta di immagini
/ e le lascio andare / dritte al cuore / fuori il
vento / soffia caldo il suo respiro / è polvere calda /
che brucia piano / il mio silenzio / non smetterà mai /
resta solo il rimpianto / di non averti accanto".
Ma ecco che un colpo d'ala lo assesta la
successiva "Oltre le nuvole",
che è un ottimo brano, in grado di lasciare il segno. "Ho
spostato da quel muro / il tuo quadro preferito / e fatto spazio
sul divano / dove tutto è cominciato / ho spento le candele
/ e fatto luce col sorriso / di chi aspetterà il momento
/ che il peggio sia passato ma non ho più
niente da fare / passo i miei giorni a pensare di più /
e anche se il vuoto fa male / parto da sola e ritorno da me".
E' una canzone di solitudine e di abbandono che parte dalle piccole
cose concrete del vivere quotidiano per allargarsi a onda e sfociare
in un bell'inciso. Prova di maturità superata.
Così come bella è anche la successiva "La
neve non fa più rumore", quasi eterea,
impalpabile, tintinnante. Canzone di Natale, canzone invernale,
canzone del freddo che fa dentro e che non sempre c'è anche
fuori. O viceversa. A seconda dei casi. "La neve non
fa più rumore / sulle labbra / e ogni prato si colora /
di bianco e di blu / scaldarsi con la cioccolata / sentire il
ghiaccio tra le dita / respirare fino in fondo / questa notte
ascolterà". Non c'è metafora, né
bifora o anfora. La storia è storia. Nevica, è inverno
e la città assume tratta di magia. Con assoluta semplicità
e con un buon tratto impressionista Chiara la dipinge per noi.
Canzone di stagione, da scaldare sotto l'albero.
"Di terra e mare" porta verso
la fine album con un pezzo che sembra uscire dalla penna di Roberta
Barabino, concittadina e quasi coetanea. In effetti le atmosfere
tra i due dischi sono abbastanza simili, musica gentile, proposta
con discrezione e garbo. "Aria",
come promette il titolo, è un brano etereo che serve a
prendere congedo. "Stretta
sui miei passi / non mi volto indietro / cerco il mio rifugio
dalla solitudine / verso l’orizzonte seguirò le onde
/ del mare intorno a me / che mi porterà via" recitano
i versi contenuti in "Di terra e mare".
Mentre nella successiva e ultima canzone la cadenza è
questa. "Io / sarò per te / buio per amarti luce
per scoprirti mio / E tu / mio complice / voglia di poesia / segreto
da nascondere / Ma / prendimi e portami via / ed io sarò
solo tua / unica voce per te".
Un po' evanescenti musicalmente entrambi gli ultimi brani, ma
letterariamente più ricca e interessante "Aria".
"Noi
immagini
nudi come l’aria
mani che si scaldano
e noi
soli
bruciano le labbra
cresce la mia musica
E' una boccata d'aria fresca ascoltare Chiara Ragnini. Certo che
non si deve storcere il naso di fronte alla semplicità.
Un'album estremamente piacevole, morbido, arrendevole, cedevole
sotto il ciglio del sorriso e del sospiro. Un ottimo lavoro giovanile.