Tarantinata,
gioco e amore sfrenato per il cinema
di Louise Brooks
Vogliamo definirlo una “tarantinata”?
Ebbene sì, è un film che strizza l’occhio
a Quentin (amicissimo e sodale di Rodriguez) e si muove nella
stessa scia, quella del gioco e dell’amore sfrenato
per il cinema, prima di tutto come spettatore: quanti film
hanno visto quei due?
E con quanta passione, accidenti! Il protagonista, quella
montagna di muscoli e rabbia di Danny Trejo, è Machete,
vendicatore butterato, ex agente federale messicano, che tutti
credono morto. E invece, ovviamente, no. Lui se ne sta nascosto
in Texas e quando esce allo scoperto non ce n’è
più per nessuno.
Nessuno gli resiste, tantomeno le donne (leggenda vuole che
in tutto il Sudamerica “prenditi questo machete”
abbia un significato che fa più arrossire le gote delle
fanciulle che non indondare di sangue le carni dei nemici).
Fra schizzi di sangue, seghe elettriche, macheti, eccessi
pulp che non impressionano perché sono puro fumetto
(come le mani mozzate che continuano a sparare), donne bellissime
e padrone del proprio destino (altro che blando femminismo:
vere dure che vogliono tutto e subito) ecco arrivare anche
un bell’intrigo rivoluzionario, con l’entrata
in scena di un senatore razzista e camei di grandissimi attori
che non solo si divertono come matti (e lo si vede), ma recitano
anche all’altezza della loro fama. Insomma, grande cinema,
che parla sul serio senza prendersi sul serio
La frase: "Perché dovrei essere una persona
reale, quando sono già una leggenda?"
Da
vedere: Per i fanatici di Tarantino e dintorni, per
i cinefili, per le arene estive
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