Una Brigata di memoria, di cultura, di utopie,
di speranze, d'informazione, dell'uomo.


 
Le BiELLE INTERVISTE
Teresa De Sio: «Se niente cambia, vado sui monti»
di Giorgio Maimone

Tracklist

01 Tutto cambia
02 Non dormo mai tutta la notte
03 L'amore assoluto
04 Inno nazionale
05 Sulla violenza e sulla speranza
06 Basso impero
07 Padroni e bestie
08 Na strada mizzo o mare
09 Brigantessa
10 Lu brigante
11 Canta cu me
13 Scioscia popolo
Teresa De Sio è passata per Milano per presentare, in concerto al Carroponte una nutrita anteprima del suo nuovo album: "Tutto cambia", un album che, come dirà poi lei, potrebbe anche essere l'ultimo per la cantautrice napoletana. A meno che ... tutto cambi, ma in senso positivo. Dove questo tutto va dalla situazione politica, al mercato discografico, dalle radio all'organizzazione dei concerti. La vita (artistica) per chi si autioproduce e resta un po' fuori dal sistema, continua a essere difficile.

Tutto cambia Teresa. Prima c’era l’estate, quella normale, afosa e un po’ noiosa. Poi è arrivato il disco della De Sio ed è cambiato tutto. Anche per me. Quanto ci hai lavorato?

Ci ho lavorato per farlo e mettere insieme tutto il materiale ... ci ho lavorato tanto. Dall’uscita di “Sacco e fuoco”, quindi da quattro anni fa non ho mai smesso. Però la lavorazione vera è propria è durata due mesi

La scelta delle canzoni come è venuta fuori? Ci sono un po’ di cover e poi canzoni originali tue.

Anche in questo senso tutto è cambiato, perché è un disco nel quale mi metto in gioco sia come autrice che come interprete. In genere negli altri dischi sono quasi tutti pezzi miei. Però c’erano cose che mi piacevano troppo … Ognuna per motivi diversi. Mentre le canzoni scritte sono tutte legate le une alle altre e parlano molto di me in questo momento, le cover spaziano molto e ognuna ha un motivo molto ben preciso. Da quale vuoi che cominci?

Da quella che da il titolo all’album: “Tutto cambia

Adesso che la canzone sta nel disco mi sembra che non poteva non starci e infatti dà il titolo all’album e adesso capisco che “Tutto cambia” è un titolo che riguarda in parte me, ma anche una frase che offro agli altri. Perché per me è una frase augurale; più che una certezza è una frase augurale … una speranza.

E anche Don Gallo nel disco ci invita a coltivare la speranza …

Don Gallo è un grande personaggio, una grande intelligenza e purtroppo le grandi intelligenze, quelle che non si sono vendute sono rimaste poche.

Ma ti ha ispirato la visione di “Habemus papam” dove c’è la versione originale di Mercedes Sosa a prendere questa canzone?

No. La verità è che mi ha telefonato un giorno Michele Santoro e mi fa “io sto preparando questa iniziativa con la Fiom, sul lavoro, in questo momento in cui il lavoro soffre tantissimo. E ho avuto una visione – fa Michele – ho immaginato te che cantavi la canzone di Mercedes Sosa “Todo cambia. Tutto questo avviene dopodomani”. Miché? Io sto in studio di registrazione che sto scannata coi tempi, devo chiudere i missaggi, devo chiudere il disco, sto in ritardo su tutto e poi è un pezzo che non so suonare, non conosco. E infine è un pezzo in spagnolo! E lui mi fa: “Guarda, pensaci fino a domani. Ok? Ciao”. Appena arrivo a casa vado a scaricarmi il pezzo con il testo, perché Michele ci piglia sempre. Non può avermi detto una cazzata. Se lui ha detto questa cosa, qualche cosa di vero ci deve essere. Non mi chiama a casa per dirmi “Vieni a fare il pezzo che se no c’ho un buco”. E allora mi sono scaricata pezzo e testo in spagnolo con traduzione in italiano ed ho capito che ci potevo lavorare. L’ho riscritto in italiano, adattandolo alla musica ed ho capito che la forza espressiva e la forza aggregante che avevano quelle parole in questo momento era potente. Mi sono studiata il pezzo tutto il giorno, l’ho tradotto, l’ho cantato, l’ho imparato, mi sono svegliata alle sei del mattino …

… Hai usato il fatto che non dormi mai tutta la notte (ridiamo)

Mi sono detta “Mettiamola a frutto questa cosa” … e ho chiamato Michele e gli ho detto “La canto, ma in italiano”. “Sei una donna eccezionale”, mi fa.

Sia lode a Michele Santoro, perché il pezzo è eccezionale

Tuitti cantavano. Questa era la cosa bella. Non conoscevano le parole, ma la volevano cantare, volevano dire "Tutto cambia", perché la gente si è stancata e vuole davvero che un cambiamento ci sia. Vent’anni di narcosi totale, da basso impero! E questo basso impero poteva prolificare perché c’era una narcosi totale. Io penso che da questa narcosi stiamo uscendo e quando canto questo pezzo nei concerti lo cantano tutti perché vogliono dire le parole tutto cambia,

Parliamo de "L’inno nazionale". Sei andata a cercare un pezzo antico di Luca Carboni e nei hai fatto un pezzo tutto tuo. Ho sentito l’originale ed è proprio un ‘altra cosa.

Quando io faccio una cover la devo fare mia forzatamente. Ma questo pezzo mi piaceva già allora. Era forse troppo avanti per i tempi. Adesso invece ci sono i festeggiamenti per il 150 esimo dell’unità d’Italia. Da questa parte d’Italia sembra che lo si voglia tenere quasi nascosta. Io ne parlo sempre nei concerti. Lui, Carboni, ha detto una cosa molto importante in modo molto brillante. L’Italia deve essere unità. Qualsiasi passo in senso contrario ci porta molto indietro, in epoca pre-istorica. Ci riporta a un medioevo dove c’era una divisione localistica accentuata. Io voglio mantenere bella e forte quest’unità che ci dà forza. Però questa unità deve essere rivista. Se tu una parte del Paese, il Sud, lo devasti, lo annetti con violenza, prendi tutta la forza-lavoro, lo impoverisci, crei l’emigrazione poi non puoi dire siamo nella merda, cavatevela da soli. Lui nella canzone è riuscito a dirlo in modo brillante. Bisogna sempre essere orgogliosi della propria identità, molto, ma non troppo. Questa ricchezza di culture, di dialetti, di cibi, di storie da raccontare, di cultura che abbiamo noi dalle Alpi al Tavoliuere delle Puglie non ce l’ha nessuno. Non ce l’hanno i tedeschi, né gli inglesi e nemmeno gli americani così grandi come sono. La versione di Carboni lo diceva in modo divertente, anche sul versante politico. Troppo comunisti, troppo fascisti, troppo democristiani! Troppi manganelli per tutti. E allora, visto che tutto cambia, approfittiamo di questo momento di cambiamento per rivedere le cose e per volerci bene con intelligenza.

Un esempio di questa originalità nella diversità c’è nella versione in napoletano che hai fatto di "Creuza de ma": "Na strada in miezzo o mare".

E’ stato un lavoro molto complesso. L’avevo promesso a Dori che un bel giorno, di punto in bianco mi fa “Perché non traduci Creuza de ma in napoletano?” Con "Bocca di rosa" è stato fatto. Ma "Bocca di rosa" è un’altra cosa.

E’ una tarantella

Non solo. E’ una storia! Chiara nel suo sviluppo. Creuza de ma è molto più oscura come significato. L’ho detto anche all’Agnata, l’agriturismo di Fabrizio e Dori quando sono stata là in agosto … ci sei mai stato?

No, me ne hanno parlato molto bene

E’ una situazione unica e particolarissima,. Sembra che si stia celebrando una sorta di rito e la gente viene in una specie di pellegrinaggio. Mi cagavo sotto all’idea di fare Creuza de ma in napoletano ...

Di fronte al popolo nomade degli orfani di De André

Quindi ho detto che non avevo tradotto Creuza , ma mi ero tuffata, mi ero fatta sirena e mi ero tuffata in questo mondo subacqueo alla ricerca dei significati di una canzone come Creuza e credo di avere trovato una mia interpretazione di quel pezzo e quando ho trovato una mia interpretazione ho inziato a trasportare quel mondo nel mondo della lingua napoletana,.Quindi non è mai veramente tradotto ma trasposto. E’ molto rischioso, anche perché come sai quando si tocca De André … “chi tocca muore c’è scritto sopra!

Ho sempre detto che solo una donna può interpretare le canzoni di De André, perché ne fa un altra cosa,

Io faccio anche "Don Raffaè" in concerto

L’ho sentita proprio ieri. Una versione lunga, sognante, distesa e rallentata

Raccontare tutto quello che c’è lì dentro per simboli, canzoni e immagini. Ricreare e trasporre. Sono contenta di come venuta perché tra l'altro la mia versione è attraversata da una leggerezza che le dona.

Poi ci sono le ultime due cover che sono tutte e due di Modugno: Scioscia popolo col testo di Eduardo e Lu brigante. Quest’ultima è una vera chicca.

Non la conosce nessuno. E' un pezzo degli anni sesana, uscita come retro di una canzone più famosa. Me l'ha fatta scoprire Timisoara Pinto.

Ma c’è un clima che sembra quasi una canzone d’amore

Ma è una canzone d’amore! E il brigantaggio più sentimentale. Modugno l’ha scritta negli anni sessanta, quando era possibile ed era anche giusto guardare il brigantaggio con un occhio diverso da quello che cui lo si puà guardare oggi che è un’ottica di revisione della storia, collocare i briganti in un’altra dimensione, Invece lui poteva guardarli anche solo in quest’ottica romantica e avventurosa. Immagini semplici che parlano all’immaginario collettivo: quando in cielo la luna c’è sta. E poi ci stanno i lupi …

Varitipidilupi

Sì, varitipidilupi! Siamo io e Papadia quelli che ululuano. “Scioscia popolo” invece è tratta da un opera teatrale che parla di Tommaso d’Amalfi, ossia Masaniello. Quindi anche quella volendo è roba mia.

Torniamo alle tue canzoni adesso

Faccio molta più fatica a parlare delle mie canzoni che delle cover!

Partiamo da Basso impero che, secondo me, è la tua “Domenica delle salme”, tanto per fare un parallelo con De André.

Grazie. Quello che posso dirti è che ho scritto in modo diverso dal solito e che se dovesse capitare che scrivessi … no, un momento, scriverò di sicuro altre cose … dovesse capitare che faccia un altro disco, cosa che veramente non so … tanto non gliene frega niente a nessuno … ho recuperato un uso della metafora che è un po’ demodé. Dall’Hip hop in poi si è usciti fuori dalla metafora. E’ stata un po’ la grande rivoluzione della musica di strada, dei rapper e dell’hip hop: tagliare il cordone ombelicale tra racconto metaforico e canzone. Con “Basso impero” ho voluto proprio ricostruire questo filo, recuperare questo filo, usare una metafora molto strutturata e molto riconoscibile, non una metafora astrusa, in questo senso mi fa piacere il paragone con Domenica delle salme, perché è quel modo di fare canzone.

Ci sono frasi all’interno della canzone destinate a fare storia. Da citare a memoria.

Anche dal punto di vista sonoro, musicale è un pezzo per me innovativo. E’ un versante molto più rock, intenso nel senso di rock moderno non storico. E’ un pezzo molto adatto alla mia maturità vocale come cantante.

Ti ho sentito dire una frase ieri sera nel concerto ...

Dimmi cosa, perché ieri sera ero così stanca che sbarellavo

“Il folk è il rock del popolo”

Questo sempre! E’ ormai un mio marchio. Il fatto che tra folk e rock esista una vicinanza enorme è dovuta a due cose fondamentali. Tutti e due si basano sul potere del ritmo, facendo le dovute differenze. Ma così come la gente salta, balla e poga a un concerto rock, la gente salta, balla e poga anche a un concerto folk, certo del tipo di quello che faccio io. Ha lo stesso tipo di impatto corporale ed emotivo. E poi il fatto che usano linguaggi laterali, al di fuori dalla strada maestra della comunicazione.

Parliamo di "Padroni e bestie", un pezzo trascinante

E’ psichedelia pura. Nasce dai racconti Matteo Salvatore, quando facevamo Craj, prima di andare sul palco la sera mi racconta la storia di questo pover uomo che aveva il ciuccio da badare come unico lavoro.
E allora mi piaceva il fatto di raccontare la storia di questo che c’ha una sola cosa nella vita: un ciuccio. E se perde il ciuccio perde il lavoro. La perdita del lavoro è devastante. Era devastante nella campagna pugliese degli anni ’50, è devastante oggi nelle metropoli nella stessa maniera. Raccontano di una perdita di identità, la perdita di se stessi, di chi sei., Quando perdi il ciuccio, quando perdi il tuo lavoro perdi te stesso.

"L’amore assoluto" invece che genesi ha?

E’ una chimera qualcosa che sta davanti a noi che tutti quanti vorremmo. Chi è che non vorrebbe sperimentare l’amore assoluto?

"Più lo cerchi e meno c’è, quando non lo cerchi torna da te". Stai parlando di un'esperienza diretta? Parli di te per una volta? Non sei una che parla di sé nelle canzoni che scrivi.

No, non parlo tanto di me. Racconto di me, ma penso di non essere veramente unica, di non essere speciale. L’amore assoluto è l’amore per una persona che può essere speciale, ma anche la musica, le passioni politiche … questi sono amori assoluti. Devo dire una cosa, questa canzone ha una genesi precisa. Ho iniziato a scriverla all’Agnata. E quindi se devo parlare nel campo della musica l’amore assoluto è Fabrizio De André.

Visto che non parli mai di te, ma sei innamorata o no?

(pausa) Sì (timidamente a bassa voce)… educatamente

Non è vero poi che non parli mai di te, perché “Non dormo mai tutta la notte” è un tema personale, un fatto vero.

Sì, io dormo poco e stare sveglia la notte ti insegna ad avere uno sguardo diverso sulle cose. Di giorno la giornata ci passa addosso e ci induce quasi sempre al depensamento e quando c’è il depensamento c’è sempre uno spazio, un cuneo da cui può entrare un pensiero violento, un atteggiamento violento. Invece la notte, quando puoi allargare il tuo pensiero, hanno spazio altre cose. Questa cosa della tenerezza è una cosa a cui credo molto perché la tenerezza è un sentimento forte. Tenerezza e rabbia possono cambiare il mondo. Mi ha ispirato molto la frase di uno scrittore francese, André Dey “Che la tua corazza sia molto dura perché tu possa essere molto tenera. La tenerezza è come l’acqua, è invincibile”. Di notte c’è lo spazio di fuga per pensare a questo.

Senti l’abbiamo lasciata ultima anche qua, povera, è davvero sfortunata … “Canta cu me”

Eh, “Canta cu me” va assieme al canto della Brigantessa

Uh, la brigantessa abbiamo dimenticato! Imperdonabile. Grande canzone.

Queste due canzoni possono essere viste insieme. Perché Brigantessa … a me chiamano la Brigantessa, io l’ho accettata e mo’ la devo un po’ incarnare, la devo mettere in piazza, rendere omaggio a questo appellativo che mi hanno dato. Però è così. Brigantesse e briganti sono quelli che vogliono tenere desto un pensiero naturale. Il Brigantaggio intellettuale che ci deve contraddistinguere e deve aiutare anche questo Paese. Il brigantaggio intellettuale per molti anni è stato tenuto a bada, è stato nascosto. Quella fuliggine che i media hanno messo davanti ai nostri occhi, quella cortina di fumo davanti agli occhi per mostrare il mondo patinato, sempre bello, sempre tutti in prima posizione, sempre in classifica, sempre tutti potenti. Quello è un mondo destinato a creare solo frustrazione negli umani, perché poi gli umani sono umani. Non possono essere sempre tutti più belli, più ricchi, più potenti! Oltre a questo terribile sdoganamento della volgarità, dell’ignoranza, della rozzezza di costumi a cui questi 20 anni ci hanno abituato ed hanno purtroppo forgiato delle anime giovanissime. A questi ragazzini io vorrei offrire, non da sola ovviamente, una sponda diversa. E il brigantaggio intellettuale, la diversità intellettuale è una sponda da offrire. Penso anche una cosa: che si parla tanto di diversità: sessuale, di origine, di razza, di lingua, diversamente abili … si parla di tutti i tipi di diversità e tutti i tipi di diversità hanno degli spazi nell’opinione pubblica. Non si parla mai, e questo la rende più dura, della diversità intellettuale. Che è quella che può mutare più in profondità il mondo ed è quella che ha maggiore ostracismo e minore visibilità, perché offre una visione del mondo diversa. Quando io dico voglio cambiare nome, chiamami Brigantessa, significa questo: mi sento una brigantessa pacifica.

Ultima cosa e dopo ti lascio andare. Hai detto che vuoi smettere di fare dischi ...

Perché aspetto che cambi davvero qualche cosa. Se tutto cambia si può ricominciare a fare, ma se nulla cambia diventa veramente difficile. Certo, significa darla vinta a chi non vuole che si dicano le cose, chi non vuole che si faccia una musica coi contenuti. Guarda questi ragazzi che escono dai talent show! Io vengo da una generazione in cui la musica era uno strumento per dire delle cose, non era un attrezzo ginnico. Delle acrobazie vocali chi se ne frega! Allora fate le olimpiadi della canzone, quelli vanno alle olimpiadi e chi fa la nota più alta vince. Ma fuori da questa visione agonistico-olimpionico-ginnica, se vogliamo parlare di musica coi contenuti questa è una cosa che fa paura e viene tenuta molto fuori dai circuiti ufficiali. Io sono un esempio di quanto questa musica venga tenuta ai margini. Certo viene molta gente a sentirmi ai concerti, ma è molto faticoso, sono sacrifici, è durezza, non c’è aiuto da nessuna parte. Ci siamo immolate fino ad adesso pure con Marialaura (Giulietti), mo’ dobbiamo vedere se vogliamo continuare a immolarci! Non è detto. E però devo dire che avere scritto il mio primo romanzo mi ha aperto strade non solo dentro di me, ma per continuare a raccontare, per continuare a testimoniare questa diversità intellettuale. Il mio libro è stato accolto molto bene, anche in Germania e altri Paesi esteri. Sto vivendo rapporti di conversazione che non sempre sono come questi. Riesci ad avere una conversazione a un livello interessante.

Quindi “Tutto cambia” potrebbe essere l’ultimo disco di Teresa De Sio … se niente cambia

Se niente cambia, cambierò io. Parola di Brigantessa. Vado a scrivere musica sulle montagne!

Intervista del 17-09-2011