Tracklist
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01 |
Tutto
cambia |
02 |
Non
dormo mai tutta la notte |
03 |
L'amore
assoluto |
04 |
Inno
nazionale |
05 |
Sulla
violenza e sulla speranza |
06 |
Basso
impero |
07 |
Padroni
e bestie |
08 |
Na
strada mizzo o mare |
09 |
Brigantessa |
10 |
Lu
brigante |
11 |
Canta
cu me |
13 |
Scioscia
popolo |
Teresa
De Sio è passata per Milano per presentare, in concerto al
Carroponte una nutrita anteprima del suo nuovo album: "Tutto
cambia", un album che, come dirà poi lei, potrebbe anche
essere l'ultimo per la cantautrice napoletana. A meno che ... tutto
cambi, ma in senso positivo. Dove questo tutto va dalla situazione
politica, al mercato discografico, dalle radio all'organizzazione
dei concerti. La vita (artistica) per chi si autioproduce e resta
un po' fuori dal sistema, continua a essere difficile.
Tutto cambia Teresa. Prima c’era l’estate, quella normale,
afosa e un po’ noiosa. Poi è arrivato il disco della
De Sio ed è cambiato tutto. Anche per me. Quanto ci hai lavorato?
Ci ho lavorato
per farlo e mettere insieme tutto il materiale ... ci ho lavorato
tanto. Dall’uscita di “Sacco e fuoco”, quindi
da quattro anni fa non ho mai smesso. Però la lavorazione
vera è propria è durata due mesi
La
scelta delle canzoni come è venuta fuori? Ci sono un po’
di cover e poi canzoni originali tue.
Anche in
questo senso tutto è cambiato, perché è un
disco nel quale mi metto in gioco sia come autrice che come interprete.
In genere negli altri dischi sono quasi tutti pezzi miei. Però
c’erano cose che mi piacevano troppo … Ognuna per
motivi diversi. Mentre le canzoni scritte sono tutte legate le
une alle altre e parlano molto di me in questo momento, le cover
spaziano molto e ognuna ha un motivo molto ben preciso. Da quale
vuoi che cominci?
Da
quella che da il titolo all’album: “Tutto cambia”
Adesso che
la canzone sta nel disco mi sembra che non poteva non starci e
infatti dà il titolo all’album e adesso capisco che
“Tutto cambia” è un titolo
che riguarda in parte me, ma anche una frase che offro agli altri.
Perché per me è una frase augurale; più che
una certezza è una frase augurale … una speranza.
E
anche Don Gallo nel disco ci invita a coltivare la speranza …
Don Gallo è
un grande personaggio, una grande intelligenza e purtroppo le
grandi intelligenze, quelle che non si sono vendute sono rimaste
poche.
Ma
ti ha ispirato la visione di “Habemus papam” dove
c’è la versione originale di Mercedes Sosa a prendere
questa canzone?
No. La verità
è che mi ha telefonato un giorno Michele Santoro e mi fa
“io sto preparando questa iniziativa con la Fiom, sul lavoro,
in questo momento in cui il lavoro soffre tantissimo. E ho avuto
una visione – fa Michele – ho immaginato te che cantavi
la canzone di Mercedes Sosa “Todo cambia. Tutto questo avviene
dopodomani”. Miché? Io sto in studio di registrazione
che sto scannata coi tempi, devo chiudere i missaggi, devo chiudere
il disco, sto in ritardo su tutto e poi è un pezzo che
non so suonare, non conosco. E infine è un pezzo in spagnolo!
E lui mi fa: “Guarda, pensaci fino a domani. Ok? Ciao”.
Appena arrivo a casa vado a scaricarmi il pezzo con il testo,
perché Michele ci piglia sempre. Non può avermi
detto una cazzata. Se lui ha detto questa cosa, qualche cosa di
vero ci deve essere. Non mi chiama a casa per dirmi “Vieni
a fare il pezzo che se no c’ho un buco”. E allora
mi sono scaricata pezzo e testo in spagnolo con traduzione in
italiano ed ho capito che ci potevo lavorare. L’ho riscritto
in italiano, adattandolo alla musica ed ho capito che la forza
espressiva e la forza aggregante che avevano quelle parole in
questo momento era potente. Mi sono studiata il pezzo tutto il
giorno, l’ho tradotto, l’ho cantato, l’ho imparato,
mi sono svegliata alle sei del mattino …
…
Hai usato il fatto che non dormi mai tutta la notte (ridiamo)
Mi sono detta “Mettiamola
a frutto questa cosa” … e ho chiamato Michele e gli
ho detto “La canto, ma in italiano”. “Sei una
donna eccezionale”, mi fa.
Sia
lode a Michele Santoro, perché il pezzo è eccezionale
Tuitti cantavano.
Questa era la cosa bella. Non conoscevano le parole, ma la volevano
cantare, volevano dire "Tutto cambia", perché
la gente si è stancata e vuole davvero che un cambiamento
ci sia. Vent’anni
di narcosi totale, da basso impero! E questo basso impero poteva
prolificare perché c’era una narcosi totale. Io penso
che da questa narcosi stiamo uscendo e quando canto questo pezzo
nei concerti lo cantano tutti perché vogliono dire le parole
tutto cambia,
Parliamo
de "L’inno nazionale". Sei andata a cercare un
pezzo antico di Luca Carboni e nei hai fatto un pezzo tutto tuo.
Ho sentito l’originale ed è proprio un ‘altra
cosa.
Quando io
faccio una cover la devo fare mia forzatamente. Ma questo pezzo
mi piaceva già allora. Era forse troppo avanti per i tempi.
Adesso invece ci sono i festeggiamenti per il 150 esimo dell’unità
d’Italia. Da questa parte d’Italia sembra che lo si
voglia tenere quasi nascosta. Io ne parlo sempre nei concerti.
Lui, Carboni, ha detto una cosa molto importante in modo molto
brillante. L’Italia deve essere unità. Qualsiasi
passo in senso contrario ci porta molto indietro, in epoca pre-istorica.
Ci riporta a un medioevo dove c’era una divisione localistica
accentuata. Io voglio mantenere bella e forte quest’unità
che ci dà forza. Però questa unità deve essere
rivista. Se tu una parte del Paese, il Sud, lo devasti, lo annetti
con violenza, prendi tutta la forza-lavoro, lo impoverisci, crei
l’emigrazione poi non puoi dire siamo nella merda, cavatevela
da soli. Lui nella canzone è riuscito a dirlo in modo brillante.
Bisogna sempre essere orgogliosi della propria identità,
molto, ma non troppo. Questa ricchezza di culture, di dialetti,
di cibi, di storie da raccontare, di cultura che abbiamo noi dalle
Alpi al Tavoliuere delle Puglie non ce l’ha nessuno. Non
ce l’hanno i tedeschi, né gli inglesi e nemmeno gli
americani così grandi come sono. La versione di Carboni
lo diceva in modo divertente, anche sul versante politico. Troppo
comunisti, troppo fascisti, troppo democristiani! Troppi manganelli
per tutti. E allora, visto che tutto cambia, approfittiamo di
questo momento di cambiamento per rivedere le cose e per volerci
bene con intelligenza.
Un
esempio di questa originalità nella diversità c’è
nella versione in napoletano che hai fatto di "Creuza de
ma": "Na strada in miezzo o mare".
E’
stato un lavoro molto complesso. L’avevo promesso a Dori
che un bel giorno, di punto in bianco mi fa “Perché
non traduci Creuza de ma in napoletano?” Con "Bocca
di rosa" è stato fatto. Ma "Bocca di rosa"
è un’altra cosa.
E’
una tarantella
Non solo.
E’ una storia! Chiara nel suo sviluppo. Creuza de ma è
molto più oscura come significato. L’ho detto anche
all’Agnata, l’agriturismo di Fabrizio e Dori quando
sono stata là in agosto … ci sei mai stato?
No,
me ne hanno parlato molto bene
E’
una situazione unica e particolarissima,. Sembra che si stia celebrando
una sorta di rito e la gente viene in una specie di pellegrinaggio.
Mi cagavo sotto all’idea di fare Creuza de ma in napoletano
...
Di
fronte al popolo nomade degli orfani di De André
Quindi ho detto che
non avevo tradotto Creuza , ma mi ero tuffata, mi ero fatta sirena
e mi ero tuffata in questo mondo subacqueo alla ricerca dei significati
di una canzone come Creuza e credo di avere trovato una mia interpretazione
di quel pezzo e quando ho trovato una mia interpretazione ho inziato
a trasportare quel mondo nel mondo della lingua napoletana,.Quindi
non è mai veramente tradotto ma trasposto. E’ molto
rischioso, anche perché come sai quando si tocca De André
… “chi tocca muore c’è scritto sopra!
Ho
sempre detto che solo una donna può interpretare le canzoni
di De André, perché ne fa un altra cosa,
Io faccio
anche "Don Raffaè" in concerto
L’ho
sentita proprio ieri. Una versione lunga, sognante, distesa e
rallentata
Raccontare
tutto quello che c’è lì dentro per simboli,
canzoni e immagini. Ricreare
e trasporre. Sono contenta di come venuta perché tra l'altro
la mia versione è attraversata da una leggerezza che le
dona.
Poi
ci sono le ultime due cover che sono tutte e due di Modugno: Scioscia
popolo col testo di Eduardo e Lu brigante. Quest’ultima
è una vera chicca.
Non la conosce nessuno. E' un pezzo degli anni sesana,
uscita come retro di una canzone più famosa. Me l'ha fatta
scoprire Timisoara Pinto.
Ma
c’è un clima che sembra quasi una canzone d’amore
Ma è una canzone
d’amore! E il brigantaggio più sentimentale. Modugno
l’ha scritta negli anni sessanta, quando era possibile ed
era anche giusto guardare il brigantaggio con un occhio diverso
da quello che cui lo si puà guardare oggi che è
un’ottica di revisione della storia, collocare i briganti
in un’altra dimensione, Invece lui poteva guardarli anche
solo in quest’ottica romantica e avventurosa. Immagini semplici
che parlano all’immaginario collettivo: quando in cielo
la luna c’è sta. E poi ci stanno i lupi …
Varitipidilupi
Sì,
varitipidilupi! Siamo io e Papadia quelli che ululuano. “Scioscia
popolo” invece è tratta da un opera teatrale che
parla di Tommaso d’Amalfi, ossia Masaniello. Quindi anche
quella volendo è roba mia.
Torniamo
alle tue canzoni adesso
Faccio molta più
fatica a parlare delle mie canzoni che delle cover!
Partiamo
da Basso impero che, secondo me, è la tua “Domenica
delle salme”, tanto per fare un parallelo con De André.
Grazie. Quello
che posso dirti è che ho scritto in modo diverso dal solito
e che se dovesse capitare che scrivessi … no, un momento,
scriverò di sicuro altre cose … dovesse capitare
che faccia un altro disco, cosa che veramente non so … tanto
non gliene frega niente a nessuno … ho recuperato un uso
della metafora che è un po’ demodé. Dall’Hip
hop in poi si è usciti fuori dalla metafora. E’ stata
un po’ la grande rivoluzione della musica di strada, dei
rapper e dell’hip hop: tagliare il cordone ombelicale tra
racconto metaforico e canzone. Con “Basso impero”
ho voluto proprio ricostruire questo filo, recuperare questo filo,
usare una metafora molto strutturata e molto riconoscibile, non
una metafora astrusa, in questo senso mi fa piacere il paragone
con Domenica delle salme, perché è quel modo di
fare canzone.
Ci
sono frasi all’interno della canzone destinate a fare storia.
Da citare a memoria.
Anche
dal punto di vista sonoro, musicale è un pezzo per me innovativo.
E’ un versante molto più rock, intenso nel senso
di rock moderno non storico. E’ un pezzo molto adatto alla
mia maturità vocale come cantante.
Ti
ho sentito dire una frase ieri sera nel concerto ...
Dimmi cosa,
perché ieri sera ero così stanca che sbarellavo
“Il
folk è il rock del popolo”
Questo sempre!
E’ ormai un mio marchio. Il fatto che tra folk e rock esista
una vicinanza enorme è dovuta a due cose fondamentali.
Tutti e due si basano sul potere del ritmo, facendo le dovute
differenze. Ma così come la gente salta, balla e poga a
un concerto rock, la gente salta, balla e poga anche a un concerto
folk, certo del tipo di quello che faccio io. Ha lo stesso tipo
di impatto corporale ed emotivo. E poi il fatto che usano linguaggi
laterali, al di fuori dalla strada maestra della comunicazione.
Parliamo
di "Padroni e bestie", un pezzo trascinante
E’
psichedelia pura. Nasce dai racconti Matteo Salvatore, quando
facevamo Craj, prima di andare sul palco la sera mi racconta la
storia di questo pover uomo che aveva il ciuccio da badare come
unico lavoro.
E allora mi piaceva il fatto di raccontare la storia di questo
che c’ha una sola cosa nella vita: un ciuccio. E se perde
il ciuccio perde il lavoro. La perdita del lavoro è devastante.
Era devastante nella campagna pugliese degli anni ’50, è
devastante oggi nelle metropoli nella stessa maniera. Raccontano
di una perdita di identità, la perdita di se stessi, di
chi sei., Quando perdi il ciuccio, quando perdi il tuo lavoro
perdi te stesso.
"L’amore
assoluto" invece che genesi ha?
E’
una chimera qualcosa che sta davanti a noi che tutti quanti vorremmo.
Chi è che non vorrebbe sperimentare l’amore assoluto?
"Più
lo cerchi e meno c’è, quando non lo cerchi torna
da te". Stai parlando di un'esperienza diretta? Parli di
te per una volta? Non sei una che parla di sé nelle canzoni
che scrivi.
No, non parlo
tanto di me. Racconto di me, ma penso di non essere veramente
unica, di non essere speciale. L’amore assoluto è
l’amore per una persona che può essere speciale,
ma anche la musica, le passioni politiche … questi sono
amori assoluti. Devo dire una cosa, questa canzone ha una genesi
precisa. Ho iniziato a scriverla all’Agnata. E quindi se
devo parlare nel campo della musica l’amore assoluto è
Fabrizio De André.
Visto
che non parli mai di te, ma sei innamorata o no?
(pausa) Sì (timidamente
a bassa voce)… educatamente
Non
è vero poi che non parli mai di te, perché “Non
dormo mai tutta la notte” è un tema personale, un
fatto vero.
Sì,
io dormo poco e stare sveglia la notte ti insegna ad avere uno
sguardo diverso sulle cose. Di giorno la giornata ci passa addosso
e ci induce quasi sempre al depensamento e quando c’è
il depensamento c’è sempre uno spazio, un cuneo da
cui può entrare un pensiero violento, un atteggiamento
violento. Invece la notte, quando puoi allargare il tuo pensiero,
hanno spazio altre cose. Questa cosa della tenerezza è
una cosa a cui credo molto perché la tenerezza è
un sentimento forte. Tenerezza e rabbia possono cambiare il mondo.
Mi ha ispirato molto la frase di uno scrittore francese, André
Dey “Che la tua corazza sia molto dura perché
tu possa essere molto tenera. La tenerezza è come l’acqua,
è invincibile”. Di notte c’è lo
spazio di fuga per pensare a questo.
Senti
l’abbiamo lasciata ultima anche qua, povera, è davvero
sfortunata … “Canta cu me”
Eh, “Canta cu
me” va assieme al canto della Brigantessa
Uh,
la brigantessa abbiamo dimenticato! Imperdonabile. Grande canzone.
Queste due
canzoni possono essere viste insieme. Perché Brigantessa
… a me chiamano la Brigantessa, io l’ho accettata
e mo’ la devo un po’ incarnare, la devo mettere in
piazza, rendere omaggio a questo appellativo che mi hanno dato.
Però è così. Brigantesse e briganti sono
quelli che vogliono tenere desto un pensiero naturale. Il Brigantaggio
intellettuale che ci deve contraddistinguere e deve aiutare anche
questo Paese. Il brigantaggio intellettuale per molti anni è
stato tenuto a bada, è stato nascosto. Quella fuliggine
che i media hanno messo davanti ai nostri occhi, quella cortina
di fumo davanti agli occhi per mostrare il mondo patinato, sempre
bello, sempre tutti in prima posizione, sempre in classifica,
sempre tutti potenti. Quello è un mondo destinato a creare
solo frustrazione negli umani, perché poi gli umani sono
umani. Non possono essere sempre tutti più belli, più
ricchi, più potenti! Oltre a questo terribile sdoganamento
della volgarità, dell’ignoranza, della rozzezza di
costumi a cui questi 20 anni ci hanno abituato ed hanno purtroppo
forgiato delle anime giovanissime. A questi ragazzini io vorrei
offrire, non da sola ovviamente, una sponda diversa. E il brigantaggio
intellettuale, la diversità intellettuale è una
sponda da offrire. Penso anche una cosa: che si parla tanto di
diversità: sessuale, di origine, di razza, di lingua, diversamente
abili … si parla di tutti i tipi di diversità e tutti
i tipi di diversità hanno degli spazi nell’opinione
pubblica. Non si parla mai, e questo la rende più dura,
della diversità intellettuale. Che è quella che
può mutare più in profondità il mondo ed
è quella che ha maggiore ostracismo e minore visibilità,
perché offre una visione del mondo diversa. Quando io dico
voglio cambiare nome, chiamami Brigantessa, significa questo:
mi sento una brigantessa pacifica.
Ultima
cosa e dopo ti lascio andare. Hai detto che vuoi smettere di fare
dischi ...
Perché
aspetto che cambi davvero qualche cosa. Se tutto cambia si può
ricominciare a fare, ma se nulla cambia diventa veramente difficile.
Certo, significa darla vinta a chi non vuole che si dicano le
cose, chi non vuole che si faccia una musica coi contenuti. Guarda
questi ragazzi che escono dai talent show! Io vengo da una generazione
in cui la musica era uno strumento per dire delle cose, non era
un attrezzo ginnico. Delle acrobazie vocali chi se ne frega! Allora
fate le olimpiadi della canzone, quelli vanno alle olimpiadi e
chi fa la nota più alta vince. Ma fuori da questa visione
agonistico-olimpionico-ginnica, se vogliamo parlare di musica
coi contenuti questa è una cosa che fa paura e viene tenuta
molto fuori dai circuiti ufficiali. Io sono un esempio di quanto
questa musica venga tenuta ai margini. Certo viene molta gente
a sentirmi ai concerti, ma è molto faticoso, sono sacrifici,
è durezza, non c’è aiuto da nessuna parte.
Ci siamo immolate fino ad adesso pure con Marialaura (Giulietti),
mo’ dobbiamo vedere se vogliamo continuare a immolarci!
Non è detto. E però devo dire che avere scritto
il mio primo romanzo mi ha aperto strade non solo dentro di me,
ma per continuare a raccontare, per continuare a testimoniare
questa diversità intellettuale. Il mio libro è stato
accolto molto bene, anche in Germania e altri Paesi esteri. Sto
vivendo rapporti di conversazione che non sempre sono come questi.
Riesci ad avere una conversazione a un livello interessante.
Quindi
“Tutto cambia” potrebbe essere l’ultimo disco
di Teresa De Sio … se niente cambia
Se niente
cambia, cambierò io. Parola di Brigantessa. Vado a scrivere
musica sulle montagne!