Abituati al cinema “sporco” di David Cronenberg,
ai suoi mutanti, alle carni che si lacerano, reagiamo
con un’ iniziale diffidenza alle inquadrature
elegantemente simmetriche di "A dangerous
method".
La bellezza dei laghi svizzeri e di Zurigo,i giardini
curati che ricordano Versailles, l’austerità
borghese di Vienna, gli studi medici invasi dai libri,
le belle facce dei protagonisti. Poi, e basta poco,
capiamo: quella è solo la gabbia razionale e
ottimista di una società illusa di poter comprendere
tutto con la lama dell’intelligenza e non si accorge
che il mondo si sta sgretolando, che la Guerra è
alle porte e che forse, per capire, è meglio
ricorrere al caos e non sottovalutare la potenza creativa
della distruzione. Pensi tutto questo mentre segui la
storia, quella dell’incontro di Carl Gustav Jung
(il divo in ascesa Michael Fassbender), brillante psicoanalista,
con Sabina Spielrein (Keira Knightley), una ragazza
russa, ricca e colta che sembra il paradigma delle teorie
di Freud: è vittima di un padre violento,è
imprigionata nella repressione sessuale, è masochista
e esprime il tutto manifestando un comportamento isterico.
Il caso, seguito anche con l’aiuto di Freud (Viggo
Mortensen, attore feticcio di Cronenberg) a cui Jung
scrive lettere quasi quotidiane, diventa il racconto
della nascita della psicoanalisi e contemporaneamente
di tutto quello che ha caratterizzato il nostro Novecento,
violenza compresa. Ma ai primi del secolo l’orrore
giace ancora sopito , nascosto dalla bellezza di una
società ricca e in crescita e da un mondo che
crede ciecamente nel progresso e nella forza della ragione.
Due giganti del pensiero, Freud e Jung, con la sua intuizione
potente dell’inconscio collettivo e i suoi sogni
profetici di un’Europa sommersa da un fiume di
sangue, mostrano tutta la loro umana fragilità
nel morboso ménage à trois con la bella
Sabina, che a sua volta diventerà psicoanalista.
Dando un contributo importante alla nuova scienza (l’intuizione
dell’importanza dell’istinto di morte è
sua). Film complicato e ben più ricco della sua
semplice lettura biografica, lascia serpeggiare dubbi
che si sedimentano e ti accompagnano a lungo, dopo la
visione. Sabina assomiglia allo scienziato folle di
La mosca: anche lei si mette in gioco, non crede alle
convenzioni e all’ordine costituito e sfida il
mondo, disposta a pagare qualunque prezzo. Film importante
e perfetto, deflagrante nel tenere la narrazione tutta
sul crinale dell’implosione, senza mai perdere
il controllo. E anche sotto lo sguardo fermo di Cronenberg
immaginiamo lo stesso fuoco che brucia, lava, magma
creativo e distruttivo.
Nel film di Cronenberg uno più figo dell'altro.
Non sai dove guardare!
Film troppo parlati scrivono alcuni critici. Certo,
a volta al cinema tocca stare attenti. Altre volte anche
sapere le lingue. Fantastico poi se non ci si addormenta
sulle poltrone.
"Scialla" , film carino,
lieve con ritardo simpatico sui giovani. Bentivoglio
interpreta il professore che tutti avremmo voluto incontrare.
Il
contagio televisivo
E ora Soderbergh. Come sarà? Da un capace di
passare da "Full frontal" a "Ocean twelve"
ci si può aspettare di tutto. Qui gran cast.
E se fosse il qiarto gran film in quattro giorni? Dai.
Fiducia anche a lui. A me sta simpatico con la sua faccia
affilata da intellettuale della east cost. "Contagion"
di Steven Soderbergh (Usa, 105', v.o. inglese s/t italiano)
con Matt Damon, Kate Winslet, Marion Cotillard, Jude
Law, Gwyneth Paltrow, Laurence Fishburne
Grande coda. E tutti con grandi aspettative. Già
si sprecano le lodi per Muller, il direttore della mostra.
Ma le merita se va avanti così.
Siamo solo a metà. Ma lo metto tra le delusioni.
Un pilot di una serie televisiva sul contagio.
Confermo. Niente che un lettore dei vecchi Urania già
non intuisse. Un virus si diffonde troppo rapidamente.
C'è chi ci guadagna perché la lotta di
classe e il denaro hanno a che fare con tutto, anche
con la salute. L'unica cosa divertente è scoprire
che un pipistrello sia venuto a contatto con un maiale
per generare il virus responsabile dell'epidemia. Ma
tutto questo non lo avevamo già visto in un episodio
di Csi?
Una sola battuta divertente: "Un blog è
un graffito con la punteggiatura"
Salvo i dieci minuti finali, l'incontro fatale maiale-pipistrello
e poi il passaggio di quella poveretta di Gwyneth Paltrow,
la mitica paziente zero. Quello è proprio bello.
Altra lettura, potrebbe essere il prequele di "La
strada". Ovvero, come si arriva all'Apocalisse.
Ma siamo comunque nei territori di Csi.
Ci becchiamo anche l'autopsia della Paltrow con tanto
di calotta cranica scoperchiata. Appunto: in stile Csi.
Mi sa che arriverà una nuova serie tv: "Contagion".
A grandi linee darei Soderbergh parecchio più
inelligente dei suoi film. Dell'ultimo di sicuro.
"Non c'è nessuna metafora nel mio film",
dice Soderbergh. "Quel virus è solo un virus.
Ma io ho pensato a "Tutti gli uomini del Presidente".
"Se il virus fosse una punizione per le corna penso
che pochi rimarrebbero vivi in questa sala", dice
Gwyneth Paltrow. Vittima numero uno che aveva avuto
una relazione extraconigale nel film.
Soderbergh ha in programa un film sugli strip maschili.
Diavolo di un uomo: una ne fa e cento ne pensa!