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BiELLE
EVENTI |
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Ecco
l’esito delle votazioni per le Targhe Tenco 2011. Hanno votato
158 giornalisti. Le Targhe, come vedete, sono state vinte da Vinicio
Capossela, Patrizia Laquidara, Cristiano Angelini e Roberta Alloisio.
Album in assoluto (di cantautore)
1. Vinicio Capossela: Marinai profeti e balene
2. Paolo Benvegnù: Hermann
3. Marco Ongaro: Canzoni per adulti
4. Mauro Ermanno Giovanardi: Ho sognato troppo l’altra notte?
5. Le Luci della Centrale Elettrica: Per ora noi la chiameremo felicità
6. Daniele Silvestri: S.C.O.T.C.H.: 12
Interprete
di canzoni non proprie 1.
Roberta Alloisio: Janua
2. Filippo Graziani: Filippo canta Ivan Graziani
3. Gang: La rossa primavera
4. Cristiano De André: De André canta De André
5. Musicanuda: Complici
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Album
in dialetto (di cantautore)
1. Patrizia Laquidara: Il canto dell’anguana
2. Yo Yo Mundi: Munfrà
3. ex aequo:Alfio Antico: Guten Morgen
Davide Van De Sfroos: Yanez
5. 24 Grana: La stessa barca
6. Mario Brai: Cuntinuité
Opera prima (di cantautore)
1. Cristiano Angelini: L’ombra della mosca
2. Carlot-ta: Make me a picture of the sun
3. I Cani: Il sorprendente album d’esordio dei Cani
4. Rossoantico: Rossoantico
5. ex aequo:Iosonouncane: La macarena su Roma
Jang Senato: Lui ama me, lei ama te
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Le
targhe premiano la qualità
di Giorgio Maimone
Sia lecito esultare come Bielle per l'esito delle votazioni: Cristiano
Angelini, Roberta Allosio e Patrizia Laquidara sono da sempre le
nostre prime scelte per le Targhe Tenco di quest'anno (Laquidara,
per noi, alla pari con il costantemente ignorato Maieron). E Vinicio
Capossela ha fatto un grande disco, forse addirittura troppo grande
come pretesa verso l'assoluto, ma in ogni caso opera monumentale
e degna di essere conservata. Peraltro essendo Capossela alla sua
terza Targa Tenco come album dell'anno (2001, 2006 e 2011) avremmo
preferito che la Targa fosse andata a qualche nome nuovo come Naif
Herin o Dario Brunori. Ma nessuno può discutere lo spessore
di un album come "Marinai, profeti e Balene". Da evidenziare
peraltro che anche i posti di rincalzo sono andati ad album di ottimo
spessore, come Paolo Benvegnù e Marco Ongaro per l'album
dell'anno, Carlot-ta per l'opera prima (che se non fosse stata in
inglese ...) e gli Yo Yo Mundi per il dialetto. Qualche dubbio mi
lascia il disco di Filippo Graziani che credo che, a spanne, nemmeno
esista e sia solo venduto ai concerti (come faccia in queste condizioni
a raccogliere un pieno di voti resta un mistero). Giustamente ignorati
dalle targhe tutti i cani. |
La
Rassegna: dal 10 al 12 novembre
Dopo gli allarmi circolati per la sopravvivenza della storica Rassegna
della canzone d’autore che si tiene annualmente a Sanremo e
l’affettuosa mobilitazione generale che è seguita, il
Club Tenco ha deciso coraggiosamente di programmare la 36ª edizione
della Rassegna nonostante i pesantissimi tagli finanziari a cui è
stata sottoposta. Ciò soprattutto per non far passare sotto
silenzio la ricorrenza del centenario della nascita di Amilcare Rambaldi,
l’amatissimo fondatore e anima del Club Tenco: la manifestazione
sarà quest’anno dedicata a lui col titolo “Robe
di Amilcare”, parafrasi della canzone che Paolo Conte
gli dedicò dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1995.
Sarà perciò un’edizione straordinaria, ma purtroppo
anche nel senso di un forzato ridimensionamento nella struttura e
nei contenuti delle tre giornate in cui si articolerà, dal
10 al 12 novembre. Dopo il taglio dei contributi da parte del Comune
di Sanremo e della Regione Liguria, una salutare boccata di ossigeno
è arrivata dalla Siae, la cui nuova gestione straordinaria
ha deciso di concentrare i propri contributi su poche iniziative selezionate,
tra cui la Rassegna del Club Tenco. (segue) |
Dagli
Archivi di Bielle
Patrizia
Laquidara:"Il canto dell'anguana" - "Sì,
è vero: tiriamo sempre in ballo Fabrizio De Andrè. Quando
esce un disco nuovo e questo disco è buono, maledettamente
buono, il primo nome che ci viene in mente è Fabrizio De André.
Se poi questo disco, per qualche accidente della vita, è cantato
in dialetto e di musica popolare, allora ci viene in mente "Creuza
de ma", sempre di Fabrizio De André. E allora tiriamo
in ballo anche questa volta Fabrizio, perché il disco con cui
abbiamo a che fare è un gran disco: Patrizia Laquidara, "Il
canto dell'Anguana". Insomma, che dite? De André o meno,
si capisce che mi è piaciuto? Cinque stelle. E un aggettivo:
"Formidabile!" (Vai
all'articolo)
Roberta
Alloisio: "Janua"
- Genova è una vertigine in bilico su un'eternità di
mare. Dal forte Diamante a 667 metri di altezza, fino alla Lanterna,
fino ai ciottoli di Boccadasse, levigati dall'andamento incessante
delle onde sono discese e salite e prospettive vertiginose. Un album
che non ha punti deboli, non ha flessioni, né ripensamenti.
Senza fronzoli, ma con molta anima, col fado tra le note, che la Macaja
profuma dei sentori speziati dei carrugi. Un disco che arriva da Genova
e gira per il mondo. Tanto, prima o poi, già lo si sa, a Genova
farà ritorno. (Vai
all'articolo)
Cristiano
Angelini: "L'ombra della mosca" - Viva! Se tutti i debutti
fossero come questo! Dall'esordio direttamente a imperdibile. Volete
sapere dove può andare, quale può essere una delle possibili
direzioni del cantautorato italiano ascoltate "L'ombra della
mosca". C'è tanto. La scuola genovese che da De André
sale a Max Manfredi e arriva per li rami ad Angelini che, peraltro
suona con lo stesso staff (la Staffa) di Max. L'intelligenza dei testi,
la ricercatezza delle musiche, preziose sempre, la varietà
etimologica ed etnologica (a volte enologica) del fare canzoni.
(Vai
all'articolo)
Vinicio
Capossela: "Marinai, profeti e balene" - "Lo abbiamo
aspettato. Ci siamo arrampicati sulle torri di guardia a scrutare
il mare. Dall'alto dei fari, nelle notte scandite dal monotono ruotare
del fascio di luce della lanterna, tra le onde squassanti delle tempeste
piuccheperfette. Lo abbiamo cercato tra le conchiglie delle spiagge,
abbiamo chiesto di lui ai pesci che, immersi in profonde riflessioni
non si sono dati pena di risponderci. Abbiamo rastrellato le bettole
del porto, sfidato le incoercibili sbronze dei marinai, ci siamo arrampicati
sulle creuze per vederlo arrivare, per scorgerne gli alberi, le velature,
il sartiame. Abbiamo percorso in lungo e in largo le scale atoniche
delle musiche inconsistenti. Ci siamo bagnati nelle Onde Martenot,
pagati con la lira cretese, affrontato pianoforti-capodoglio, tra
kalimbe, marimbe, saz e santoor e, alla fine, lo abbiamo visto sbarcare.
Coperto di sale, come Ulisse, con gli alamari di calamari e le spalline
di alghe amare, con le balene e i suoi profeti. E abbiamo capito che
no, a dispetto delle seghe musicali suonate nel disco, questo no,
non è una sega musicale. "Marinai, profeti e balene"
è piuttosto una saga, lunga, estesa, distesa. Con tanta acqua
di mare e poca sabbia. (Vai
all'articolo) |
Seconda
lettura: Cristiano Angelini
di Mario Bonanno
La
faccio breve, senza giri di parole: se tutti i dischi d’esordio
fossero come “L’ombra della mosca” di Cristiano
Angelini (Gutenberg Music, by Caligola/IRD; Targa Tenco 2011 Miglior
Opera Prima), dovrei cospargermi il capo di cenere per quanto detto/scritto
sin qui sulla morte della canzone d’autore e la conseguente
storicizzazione del “fenomeno”. Il cd di Angelini rappresenta,
invece, la classica eccezione a conferma della regola. Un bocciolo
di eleganza nel deserto, per lo più disarmante, della nuova
leva cantautorale. E’ coi “giovani” - soprattutto
- che c’è l’ho. Omologati fino allo scoramento,
carenti di idee e di carisma. Angelini - che giovane non è
- au contraire è una riserva indiana di buone intuizioni.
Non solo sotto l’aspetto tematico ma anche sotto quello musicale.
La sua “mosca” veleggia, più che volare, nel
cielo aureo della canzone di qualità. Del tutto a suo agio,
per propensione naturale alla ricercatezza, alla rarefazione. E
per autonomia di “taglio” (qualche debituccio nei confronti
della poetica manfrediana, ma si può soprassedere: si estinguerà
strada facendo) e compiutezza di scrittura. I versi sono articolati,
le parole esprimono, non scimmiottano e nemmeno si risparmiano.
Leggere il booklet del cd per accertarsene: finalmente qualcuno
che ha qualcosa da scrivere/cantare e sa come scriverla/cantarla.
Testi compiuti, pregnanti: no slogan e nemmeno frasi fatte. Meno
che mai l’amore dolente che sbrodola luoghi comuni di qua
e di là, sfracellando neuroni, e non soltanto. Gli eroi comuni
di Cristiano Angelini sono eroi da bianco e nero, pudichi, fantasmi
anonimi di città, portatori a loro modo di una poetica da
realismo magico, di una propedeutica onirica. Che non si piega al
fragore, e nemmeno si abbassa al mercimonio dell’apparenza,
delle coscienze a gettoni, dei dischi saponetta (per rimanere nel
nostro ambito). Si tratti del clochard che diventa Babbo Natale
(“La juta di Klaus”) o del Giuda traditore per causa
di forza maggiore (“L’iscariota”). O ancora dell’io
diviso tra demonio e santità di “La polvere dei guai”.
Angelini è figlio di ottimi ascolti (scuola genovese in primis)
e di altrettanto ottime frequentazioni (al disco partecipano, tra
gli altri, Max Manfredi e Vittorio De Scalzi). Il clima musicale
tiene botta, dal canto suo. Altro che, se tiene botta. Siamo in
zona cantautorato doc, per capirci. Senza orpelli, soverchiamenti,
virtuosismi fine a se stessi e compiaciuti. Con qualche spunto di
gran classe (oltre alle tracce citate vedi la title track e “Il
profumo del canto”), che, come si sa, non è mai acqua.
Dato che i testi evocano, la melodia sorregge, suggerendo sulla
scia. Valore aggiunto ai sogni di sogni, alle nebbie, alle ontologie,
ai crepuscoli intravisti nel microcosmo - sfrangiato, tenue, delicato,
meridiano - di un (cant)autore per il quale un avvenire artistico
“splendido splendente” (mi si passi la citazione incolta)
è il più scontato dei pronostici. |
Le
cinquine in gara |
Album
dell'anno
Miglior
album assoluto di cantautore:
in ordine alfabetico
Paolo Benvegnù: "Hermann"; Vinicio
Capossela: "Marinai profeti e balene";
Mauro Ermanno Giovanardi: "Ho sognato troppo l’altra
notte?"; Le Luci della Centrale Elettrica: "Per
ora noi la chiameremo felicità"; Marco Ongaro:
"Canzoni per adulti"; Daniele Silvestri:
"S.C.O.T.C.H.".
Tre album usciti nel 2010 e tutti gli altri a inizio anno. Indicazione
da tenere conto.
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Il
parere di Bielle
di Giorgio Maimone
Stupisce l'assoluta
mancanza di nomi nuovi. Vasco Brondi ha già vinto un Tenco
come Opera prima, quindi non è nuovo per le targhe. Nessun
coraggio da parte dei giurati. Sono contento per Benvegnù
che merita ed ha fatto un bel disco. Capossela è potente,
per quanto ostico, Marco Ongaro ha fatto il suo disco migliore.
Ma nemmeno mediocre è Daniele Silvestri, la cui produzione
non attiene all'ambito della canzone d'autore, ma a quella di
consumo e Giovanardi, a parere mio, è un bell'interprete
di un pop melodico e Le Luci, se vogliamo, replica in toto il
primo album. Pazienza. Voto personale tra Capossela e Ongaro,
col secondo favorito. Chissà se qualcuno ha ascoltato il
disco di Brunori
o di Naif e se
lo ha fatto con la dovuta attenzione.
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Opera
prima e album in dialetto
Sempre
in ordine alfabetico, fanno parte della cinquina per il dialetto,
che dovrà essere votata entro il 30 settembre:
Alfio
Antico: “Guten Morgen”: Mario Brai:
“Cuntinuitè”: Patrizia Laquidara:
“Il canto dell’anguana”: Davide
Van De Sfroos: “Yanez”: Yo Yo Mundi:
“Munfrà”: 24 Grana: “La
stessa barca”.
Ed ecco i magnifici cinque per l'Opera prima:
Cristiano Angelini: “L’ombra della mosca”;
Carlot-ta: “Make me a picture of the sun”;
I Cani: “Il sorprendente album d’esordio dei
cani”; Erica Mou: “È”;
Rossoantico: “Rossoantico”. |
Gli
interpreti
A
queste tre categorie riservate ai cantautori si affianca come
sempre quella per i dischi di interpreti. Ecco la cinquina relativa:
Roberta Alloisio: “Janua”; Cristiano
De André: “De André canta De André
2”; Filippo Graziani: “Filippo canta
Ivan Graziani”; Musicanuda: “Complici”;
The Gang: “La rossa primavera”.
Entro il 30 settembre bisogna votare tra i candidati delle cinquine
Nelle settimane successive saranno comunicati il cast completo
della “Rassegna della canzone d’autore” ed i
Premi Tenco, attribuiti - a differenza delle Targhe - direttamente
dal Club Tenco alla carriera di cantautori e operatori culturali
soprattutto internazionali. Maggiori informazioni sulla manifestazione
e sulle Targhe si possono trovare all’indirizzo: www.clubtenco.it
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La
musica che gira intorno
Molto
meglio le scelte della giuria dei 170 giornalisti e bloggers interpellati
che ha fornito indicazioni di pregio. Negli album in dialetto
la scelta (la nostra scelta) è ardua, strettra tra Patrizia
Laquidara col "Canto dell'anguana" di raffinanata dolcezza
e di liquida malinconia e il solito Van De Sfroos (ma perché
non è mai miglior disco dell'anno?) con "Yanez".
Ma "Munfrà" degli Yo Yo Mundi si colloca sullo
stesso livello e poco sotto anche "Guten Morgen" di Alfio
Antico, con Carmen Consoli in cabina di regia. Devo confessare la
più profonda ignoranza per Mario Brai, nemmeno sapevo che
esistesse (e come avrà fatto a raccogliere un pieno di voti?
Mah?), mentre i 24 Grana, personalmente, non mi dicono nulla. Per
quanto riguarda l'Opera prima, anche qui la scelta
è buona: Cristiano Angelini con "L'ombra della mosca"
ha fatto un ottimo disco, mo,to maxmanfrediano nelle atmosfere,
ma totalmente suo nello svolgimento. Carlott-ta è molto brava,
molto interessante, peccato che canti in inglese. Il regolamento
del Tenco lo consente, ma io il mio voto non glielo do, perché
la canzone d'autore si caratterizza anche per la pregnanza del testo
e se un testo non posso comprenderlo non lo voto. Molto bravi anche
i Rossoantico di Antonio Pascuzzo con l'album omonimo, caravanserraglio
di musiche da strada, tra l'attitudine della banda e quella della
canzone d'autore. Meriterebbero anche loro il premio. Su Enrica
Mou rimandiamo a una prossima recensione. Carino, piacevolino, sponsorizzato
dalla Caselli, ma possibile che non riescano a insegnarle una passabile
pronuncia italiana? Tutti gli accenti tonici, ma proprio tutti,
sono sbagliati. Peggio di Alessio Lega! E qui non ci sono nemmeno
i testi a dare sostegno. I cani sono così sorprendenti che
non ho notizie su di loro. Infine gli interpreti: sono i cinque
candidati più probabili. Sopraffina la "Janua"
di Roberta Alloisio, che avrà il mio voto, Cristiano canta
le canzoni del padre (e le canta bene), Filippo pure (ma un po'
meno bene) e i Gang, infine, offrono una meravigliosa rassegna di
canti di resistenza. E ne abbiamo così bisogno ...
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Le
nomination (e le nostre recensioni)
Album
dell'anno:
Album in dialetto:
Opera prima:
Interprete:
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