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Le BiELLE RECENSIONI
Ligabue: "Arrivederci, mostro!"
Incredibile! Il Liga riscopre il passato. E vince.
di Moka


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Crediti:
Luciano Ligabue (voce e chitarra); Corrado Rustici (chitarra); Michael Urbano (batteria),; Kaveh Rastegar (basso); Fede Poggipollini (chitarre); Niccolò Bossini (chitarre); Luciano Luisi (tastiere).

Ospiti: il Solis Strings Quartet in "Quando mi vieni a prendere"; José Fiorilli alle tastiere e Lenny, il figlio undicenne di Luciano, alla batteria in "Taca banda".

Testi e musiche di Luciano Ligabue: Prodotto da Corrado Rustici. Masterizzato da Brian Gardener al Berni Grundman Studio di Los Angeles. Registrato e mixato da Chris Manning allo Zoo Studio di Correggio fra gennaio e marzo 2010. Arrangiamento archi in Quando mi vieni a prendere" Corrado Rustici.

Fotografie Alessio Pizzicannella; Artwork: Paolo De Francesco. Idea di copertina ripresa da "Fishy Island di Erik Johansson

Tracklist

01. Quando canterai la tua canzone
02. La linea sottile
03. Nel tempo
04. Ci sei sempre stata’
05. La verità è una scelta
06. Caro il mio Francesco
07. Atto di fede
08. Un colpo all'anima
09. Il peso della valigia
10. Tacabanda
11. Quando mi vieni a prendere?
12. Il meglio deve ancora venire





Sono molto orgogliosa! Ligabue nel suo ultimo disco parla anche di me. Non so se nella frase "quei presunti puri mi possono baciare le chiappe allegramente" oppure in "di chi vuol parlare andando solo a braccio / di cose di cui non capisce un cazzo". Ma mi riconosco in entrambi le definizioni! Eh sì, sono un topo (una topa? Speriamo almeno una bella topa!) e mi dispiace solo di non poter "dar via la madre per stare sul giornale", perche la signora è in affari in proprio. Ma nonostante questo (o proprio per questo) a me questo disco di Ligabue piace. Mi piace perché si è tanto incazzato da scrivere la sua avvelenata (da cui sono tratte le frasi di cui sopra) sotto forma di lettera a Guccini ("Caro Francesco")), mi piace perché parla di un fatto di cronaca doloroso come la strage di Dendermonde in "Quando mi vieni a prendere?". Mi piace perché quest'album, coi mostri, finalmente vibra di vita.

Facciamo una prova. Prendete un disco che suona falso come una moneta falsa come "Nome e cognome" e fatelo girare assieme a "Primo tempo" che raccoglie il Ligabue degli esordi. Imparagonabili. E adesso c'è "Arrivederci, mostro!" che si piazza un po' a metà strada tra i due. Sembra quasi che Ligabue, dopo essersi compensibilmente stizzito per le critiche ricevuto, ne abbia tratto profitto. Cosa scrivevamo infatti a compendio di "Nome e cognome"? "Il signor Ligabue, nato a Correggio il 13 marzo 1960, quindi ricco di 46 primavere e 45 inverni, uno che praticamente ha l'età dei nostri padri, continua a preoccuparsi dell'happy hour, di amore o sesso (tragico dilemma se lo si culla ancora a quasi 50 anni!), di donne che la danno o meno e che "vogliono ballare un po' di più". Vivaddio (e grazie ai mostri) qua dentro si respira altra aria! Merito anche della "Lettera a Francesco, così viscerale e sentita: "sarà che anche qui / le quattro del mattino / sarà che anche qui l'angoscia / e un po' di vino / sarà che non ci posso fare niente / se ora mi viene su il veleno”. Dove al centro dell'insoddisfazione non sono solo i critici, ma tutto l'ambiente musicale. E' vero che il Liga già tende a smorzarla, derubricandola come uno sfogo, ma proprio per questo è sincero e vero.

L'altro pezzo forte, fortissimo, è "Quando mi vieni a prendere?", così poco ligabuiano nelle atmosfere e nella trama. La mattina del 23 gennaio 2009 a Dendermonde, una città a trenta chilometri da Bruxelles, un ragazzo di vent'anni è entrato in un asilo nido armato di un coltello con una lama di circa trenta centimetri, con il quale ha ucciso una donna e due bambini e ne ha feriti altri dodici. Il nome dell'asilo è “Paese delle favole”. Ligabue, sorprendendoci tutti, sceglie di raccontarla in soggettiva, dal punto di vista di un bambino e ottiene risultati strepitosi. Forse non accontenterà i vecchi fan (che peraltro ne troveranno altri di motivi per essere soddisfatti) ma di sicuro se ne farà di nuovi. E' un film poetico, dove il rocker di Correggio assume sicuramente da ricordi e sensazioni personali: “e poi è stato come quando tolgono la luce / e la maestra urlava come con un'altra voce. / Se non stiamo buoni arriva forse l'uomo nero / io prima ho vomitato e lui adesso è qui davvero. / Quando mi vieni a prendere / dammi la tua parola / Vieni un po' prima / fammi una sorpresa”. Eccolo il mostro! Eccolo, è qua! Ma i passaggi più forti non sono quelli più drammatici. E' meravigliosa la scena preparatoria, la madre che insiste perché il bambino faccia colazione, lui che ha lo stomaco chiuso, finge di star male, ma lei non ci casca e lo accompagna all'asilo cantando una canzone. Bravo Liga!

Perla da perla segnaliamo anche "La linea sottile" con la domanda finale “fra baciare e mangiare / fra partire e venire / fra la voglia e il piacere / fra la noia e il bicchiere / ... / da che parte vuoi stare?” . Musicalmente abbastanza classica tra le cose di Ligabue: batteria potente, chitarra elettrica, voce graffiata. E' proprio rock anche nei temi: "Per il cielo è un po' presto / per l'inferno non c'è posto", ma con un buon atteggiamento. Anche "Nel tempo" ha i suoi quarti di nobilità, con quest'aria finalmente di un uomo che, sul crinale della vita, riflette anche sulle tappe già passate: "C'ero quando sono nato / c'ero quando son cresciuto / ... “c'ero nel '77 / a mio modo e col mio passo. / Il processo a De Gregori / c'ero coi Police a Reggio / c'erano due torri e un muro / e Berlingue e Moro lì / nel tempo". Una bella galoppata nel tempo non esente da bei giochi di parole (il tempo cronologico che si confonde col tempo che deve tenere la batteria) , da riflessioni non banali ("tutti quegli scherzi che fa il tempo / quelle foto che non ho / ne ho scattate solo un po' / non ne avevo il tempo").

Molte canzoni poi rientrano nella standard ligabuiano. Ad esempio la iniziale "Quando canterai la tua canzone" e la successiva "La verità è una scelta", il che non implica affatto un giudizio di merito. Sono solo tappe più conosciute, perché per altro sono belle canzoni. Ma devo dire che le mie preferenze vanno verso brani più morbidi e modulari come "Ci sei sempre stata" che sarà anche una canzone d'amore, ma è una bella canzone d'amore che si aggira dalle parti di Springsteen. Se vogliamo ripescare la concezione dell'album come collezione di mostri, anche un certo tipo d'amore può quantomeno essere mostruoso: "chi ti ha fatto gli occhi e quelle gambe / ci sapeva fare / chi ti ha dato tutta la dolcezza / ti voleva bene /... / quando il cielo non bastava /
non bastava la brigata / eri solo da incontrare / ma tu ci sei sempre stata”. Chiude un lungo finale strumentale di oltre 1'20", caratterizzato dalla solista di Corrado Rustici e da un'esplosione musicale da fuochi artificiali. Un grande finale per una grande canzone.

Ma passiamo subito a un altro pezzo forte: "Il peso della valigia" che nasce come poesia e diventa canzone solo in occasione dell'uscita di questo album. Si intitolava "Cosa non mettere nella valigia" ed era una delle poesie di "Lettere d'amore nel frigo": "E sole pioggia neve e tempesta / nella valigia e sulla tua testa / e gambe per andare / e bocca per baciare”. Dopo un lungo viaggio scopri che nella valigia "c'erano solo quattro farfalle / un po' più dure a morire". Il mostro della valigia. Sorvoliamo rapidi sulla piacevolissima "Taca banda" a tempo di swing che il Liga mette anche per far suonare alla batteria su un tempo semplice suo figlio Lenny che comunque ha solo 11 anni ed è bravo", ci soffermiamo solo per segnalare la prova vocale del Liga che dimostra doti da interprete/interpretante forse superiori alle attese in questo quasi-talking, così americano nella forma e italiano nella sostanza. E teniamo presente che un attimo sdrammatizzante serve anche a introdurre la successiva e impegnativa "Quando mi vieni a prendere?", la miglior canzone del lotto.

Dato ad "Atto di fede" quello che le compete (è una bella canzone) e a "Un colpo all'anima", il primo singolo, quello che ugualmente le compete (non vale le altre dell'album) resta appena il tempo per parlare di "Il meglio deve ancora venire" che è il brano che ha il difficile compito di chiudere l'album. Un rock tirato che minaccia di entrare tra i classici del Liga con un ritornello che ti si attacca sulla pelle: "sei qui per dire / mi devi dire che / il meglio deve ancora venire”. Una degna chiusura da concerto, per una canzone che non contiene mostri e che recupera quella carica vitale così tipica nel Liga.

Insomma, facciamo piazza pulita dei dieci milioni di live e raccolte di questi ultimi anni, gettiamo via anche "Nome e cognome" e accantoniamo anche "Fuori come va" e ci troviamo facilmente a considerare "Arrivederci mostro!" come il miglior album del decennio per il Liga (ma anche del secolo e del millennio) e uno dei migliori in assuluto con "Lambrusco e popcorn" e "Buon compleanno, Elvis". Non è poco per uno che ha dato alle stampe un album sui mostri e in quest'album si è forse "mostrato" più che altrove. "Arrivederci mostro!" è uscito esattamente a vent'anni di distanza dal primo album di Ligabue, quello omonimo. Come chiudere quindi? Buon compleanno, Liga!

Ligabue
"Arrivederci, mostro!"

Warner Music - 2010
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Ultimo aggiornamento: 13-05-2010
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