Ascolti collegati
Tetes de Bois
Ferré, la rabbia e la rivolta |
Tetes de Bois
Avanti Pop |
Tetes
de Bois
Pace e male |
Leo Ferré
Au Theatre Libertaire |
Alessio Lega
Resistenza e amore |
Cipelli/Fresu/
Testa
A F. |
Crediti:
I Tetes de bois sono: Andrea Satta voce,
Carlo Amato contrabbasso, basso, computer e campionamenti,
Luca De Carlo tromba,
Angelo Pelini pianoforte, fisarmonica, tastiere,
Maurizio Pizzardi chitarre,
Lorenzo Gentile batteria,
Fabio Lauteri comunicazione,
Raniero Terribili fonico,
Anna Maria Piccoli architetture umane
Dallo studio centrale: Gianni Mura, Militant A (Assalti frontali),
Karisa Kahindi
Prendono la linea della motocicletta: Claudio Ferretti dal Passo
dello Stelvio, Aldessandra De Stefano dal passo del Bracco, Marco
Pastonesi dal Senegal, Maurizio Crosetti dal Delta del Rodano.
Vignette di Sergio Staino
A pedali nel mondo: Marc Augé,Chris Carlsson, Margherita
Hack. Afredo Martini. Voce italiana di Chris Carlsson: Paolo Lombardi.
Traduzzione Silvia Baraldini. Voce italiana di Marc Augé:
Marino Sinibaldi. Tradizione: Marie Cécilie Ferré
Viaggiano con i Tetes de bois: Timisoara Pinto, Marie Cécilie
Ferré, Maria Morhart, Raniero Terribilil, Fabio Lauteri
Scritto, arrangiato, realizzato e masterizzato dai Tetes de bois
al V38-Studio di Roma nei primi mesi del 2010
|
Stamattina
ho portato a fare il suo ultimo viaggio la mia bicicletta preferita.
Una Kronan di quelle dell'esercito svedese. Avete presente? Pesanti
come un carro armato, ma altrettanto sicure e potenti. Raggiunti limiti
di età di entrambi imponevano una separazione. Non potevo trovare
di meglio, per accompagnare questo lento, ma piacevolissimo ultimo
viaggio che spararmi nelle cuffiette l'intero "Goodbike",
l'album dei Tetes de bois dedicato alla bicicletta, all'epica del
ciclismo, dai tempi eroici a ora. Sia quello dei professionisti che
di noi migliaia di anonimi praticanti che, come dice una delle canzoni
"siamo il traffico". "Passiamo la notte a benedire
una bici / che dorme allacciata ad un vecchio lampione /catena leggera
/ preghiera ogni sera / pisciata di cane proprio sul cerchione".
Se avete fatto sì con la testa almeno una volta fin qui, andate
avanti a leggere, altrimenti lasciate perdere. Non potete capire.
La bicicletta non è solo un oggetto, un mezzo di trasporto.
La bicicletta è una religione, un credo, uno stile di vita,
una metafora. La bicicletta è fatica e velocità , è
ebbrezza e vento, è leggerezza e sconcia difficoltà,
perfezione estetica e pericolosi sghimbesci. Insomma si pedala perché
lo si vuole fortemente. Forse non è neanche naturale andare
in bici. Infatti tantissimi non ci riescono e molti altri, soprattutto
tra i ciclisti urbani, farebbero bene a rinunciare. Chi ama la bicicletta
se ne innamora da giovane e non la molla più. Si dice che non
si disimpari mai ad andare in bici. Si parte un giorno, prendendo
il volo dalle mani protese di tuo padre o tua madre sotto il sellino
per afferrarti al volo, qualora dovessi perdere l'equilibrio e, una
volta partiti, si va non ci si ferma più. Come aquilotti che
imparano il volo. La bicicletta è una lunghissima planata sull'ala
di un copertone sottile, ancorato alla strada da una fragilissima
promessa.
Andrea Satta e i Tetes de Bois questo lo sanno benissimo. Tanto che
da anni si sono trasformati in cantori del ciclismo. Andrea ha anche
scritto un libro, "I riciclisti", che,
come nelle corde dei Tetes, è diventato rapidissimamente uno
spettacolo e quel libro (e quello spettacolo) portavano già
in dote un dischetto e quel dischetto portava già con sè
alcune delle canzoni che sono ora confluite nel discone. Una replica?
Sì, per chi ha tutto dei Tetes de bois è in parte una
replica. Ma c'è da dire che solo in questo contesto, ossia
nel contenitore più ampio di "Goodbike",
il progetto viene a compimento. Le canzoni riprese dal mini-cd sono
"Mia cara Miss", "Dai",
"Le bals de cols" (con testo di
Gianni Mura) e "La canzone del ciclista",
dedicata a Fabio Casartelli, giovane promessa del ciclismo, morto
per una caduta in discesa al Tour de France (che già era contenuta
in "Pace e male").
Tra le altre canzoni "La bicicletta"
("A bicyclette") è di Pierre Barooh e Francis Lai
e tradotta e adattata alla versione italiana da Andrea Satta, "Coppi"
è di Gino Paoli (musica Paoli-Beppe Vessicchio) e "La
bicitrombetta" è derivata da un canto
tradizionale africano, con la voce campionata di Karisa Kahindi.
Sia questa canzone che tutte le altre sono firmate dai Tetes al
completo, come vecchia tradizione impone. Il pezzo finale, "Goodbike
extra", è veramente un extra, con le voci
di Marc Augé, di Chris Carlsson, uno dei promotori di Critical
mass, l'astronoma Margherita Hack e l'ex Ct del ciclismo ed ex gregario
di lusso di Fausto Coppi, Alfredo Martini. A corredare il tutto,
il libretto riporta alcune vignette di Sergio Staino (vedi a lato).
Ma se il contorno è importante, le canzoni lo sono molto di
più. Solo chi ama profondamente la bicicletta può mettere
in piedi un pezzo come "Alfonsina
e la bici"
che parla di Alfonsina Strada (in nomen omen), la prima donna che,
nel 1924, sceglie di correre il giro d'Italia. "Biciclette pesanti,
tappe di 400 km, strae bianche. Arrivò fuori tempo massimo
Alfonsina, ma concluse il Giro". Belle le parole e bella la struttura
del pezzo che miscela ritmi hip-hop e musicalità acustiche.
La voce rap è di Miliant A degli Assalti frontali. "Alfonsina
ha le tette sgonfie / (Alfonsina si faceva fina fina la mattina) /
Alfonsina ha le gomme piene / (Alfonsina a una ragazza questa storia
non conviene) /... / ad una stella che mi guardava dalla cucina /
ho dato il nome Alfonsina / Alla fine per lo sforzo e il sottozero
/ quel cuore che aveva retto ogni salita / finì fuori giri".
Alfonsina, racconta ancora Satta, aveva una vecchia bottega da corridore
sulla Varesina, a Milano, "dove lei aspettava in vetrina
Coppi, Bartali, Magni e Martini a parlare di nuovi copertoni, di fughe,
di volate, discese, salite e passi alpini". Bellissima storia
al servizio di una grande canzone.
"Corrosivo acido" è la
seconda canzone del mazzo.Già il gioco di parole si insinua
sotto il titolo "Corro ... corro? / Corrosivo acido"
ma l'incubo metropolitano tracima: "Falce e martello nel
cassonetto / scudo crociato sotto l'elmetto / Qualcuno butta un manubrio
e due pedali / e nasce un fiore, nasce un fiore" Canzone
acida come il titolo promette, ma di quelle che ti intaccano a partire
dal basso e poi risalgono per i gangli dell'attenzione. "La
bicicletta", cover dal francese e cavallo di battaglia
di Yves Montand, è una delizia senza termini intermedi. "Si
era tutti innamorati / da cento ali coccolati / in bicicletta / Nella
brughiera e i suoi sentieri / i visi rossi e i piedi neri / si pedalava
sempre fieri / ... per Paoletta". Quadro agreste, per le
compagne perdute nelle campagne, a ritmo di pacato jazz, che Andrea
Satta con la collaborazione di Marie Cécile Ferré (peraltro
figlia di Leo), rende alla perfezione.
"Noi siamo il traffico" è
invece una canzone situazionista, destinata a celebrare Critical
Mass. "Siamo il caos e ci fottiamo le macchine / tutti
in gruppo sulla tangenziale / vogliamo aria e strade senza catrame
/ e acqua e terra / da bere e coltivare". Come non essere
d'accordo. Impossibile se d'accordo lo si è nati! Forse incomprensibile,
come tutto il disco per i guidatori di Suv: la canzone è
infatti dedicata "ai sognatori in bicicletta". Adoro anche
questa canzone.
"La canzone del ciclista" è
ormai un classico, quanto meno del repertorio dei Tetes de Bois.
Ma anche in genere. "E penso a te che sei in cima alla
salita / e già respiri la libertà della discesa /
E io che ho fatto la tua stessa fatica / arriverò tra un'ora
/ con la tua gomma bucata". E' un canto dolente, come
si deve per un ricordo triste, ma anche un canto d'amore: "A
mio padre dirò che l'ho fatto per onore / alla mia donna
dirò che l'ho fatto per dovere / alla radio, alla tv che
l'ho fatto per la squadra / alla mia bici dirò che l'ho fatto
per amore". E non c'è niente da fare: la fatica
che si fa in bicicletta la sia può fare solo per amore. E'
inesplicabile, inspiegabile per chi non prova. Ma chi te lo fa fare?
Non lo so, ma questa fatica è bella. Quando arrivo in cima
alla salita sento le campane che suonano e non è solo il
fantasma della cotta o il colpo apoplettico in agguato: è
la gioia, è la sfida, è la passione, è l'amore.
"Mia cara Miss" è un
modo diverso di vedere le corse: "mia cara miss / scrivimi
un sorriso sulle guance / macchia di rosso il mio sudore / la mia
fatica, la mia fatica". Il vincitore di giornata che è
felice non solo per la vittoria di tappa, ma per la vicinanza con
la miss: "restami abbracciata per la foto". Quasi
un rovesciamento della situazione consueta su una musica che è
uno svolazzo dolce.
"Coppi" è una cover da
Gino Paoli, ma non potrebbe stare meglio di così, inserita
in questo punto nel disco. "Un omino con le ruote / contro
tutto il mondo / un omino con le ruote / contro l'Izoard / e va su
ancora / e va su". La canzone e il ciclismo spesso si sono
sposati e quasi sempre bene: capolavori come "Il
bandito e il campione" o "Bartali",
ma anche brani come "Gimondi e il cannibale"
o "Signore io sono Irish" o "Le
biciclette bianche". Ottimo tema per canzoni.
Ancora lo spazio per la piacevolissima "La bicitrombetta",
uno dei punti più alti dell'album. Parla di Karisa, un bambino
dell'Equatore. Una bici può cambiare la vita di un uomo in
Africa. E su una base ispirata a un canto tradizionale africano si
sviluppa la storia di Karisa: "Ho una bicicletta fatta di
ossa lunghe / respiro di elefante, tibie come raggi / e canne di fucili
/ il campanello spara / ad altezza mamma incinta / eppure ho voglia
di cantare". Per favore: un Oscar per i Tetes de Bois, per
la sceneggiatura di questa canzone-film! "Stanotte il mio
villaggio si sposta per la guerra / domani arriverà col fiume
/ la luna sulal bici, mia nonna, le coperte / dell'acqua per le labbra
/ e per la paura continuerò a cantare".
"Dai"
è quella gradevolissima marcetta ironica che ci era entrata
dentro per non lasciarci più, dal mini-cd dei "I
riciclisti" e che nell'incipit fa il verso a un celebre
brano dello Zecchino d'oro ("Dagli una spinta"),
ma che si sviluppa su tutto altro tema: "dai campione /
a Natale ti sei fatto troppo panettone / a Pasqua cioccolato col
salame / e ti becchi un quarto d'ora sul Bondone". Ma
non è solo il panettone a rallentare il campione! Ci sono
"Maria, Celestina, Ester, Giulia e compagnia".
Molto divertente: musica e testo.
Infine "Le bal des cols", un
divertissement firmato da Gianni Mura, cronista sportivo di grande
lignaggio e soprattutto cantore del Tour de France. Una canzone
intera costruita coi nomi delle grandi salite del tour e dei grandi
ciclisti che queste salite hanno provato a illustrare coi propri
garretti gonfi di fatica e di acido lattico, gonfi, a volte, anche
di sangue riciclato, di epo, di prodotti da farmacia chimica, ma
non per questo più estranei all'immaginario del sogno collettivo.
E' evidente che un album del genere è un album bipolare.
Per chi ama la bicicletta, per chi vive di bicicletta è essenziale,
è una bibbia, imprescindibile e imperdibile (e per me è
senz'altro così). E per chi non vive di bicicletta? Non lo
so. Bisognerebbe chiedere a chi non ha questa protesi impiantata
tra il cavallo e la ragione. Io continuo a pedalare e a cantare
"Dai, dai, dai / dagli una spinta / dagli una spinta perché
così non va / dai campione / a Natale ti sei fatto troppo
panettone". Cinque stelle, anzi cinque campanelli da tutti
gli innamorati delle due ruote.
Tetes
de Bois
"Goodbike"
Ala Bianca - 2010
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