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De André
De Andrè canta
De Andrè |
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De Andrè
In direzione ostinata
e contraria |
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Sono
uscite le materie |
Massimo Bubola
Ballate di terra
e di acqua |
Gang
Il Paese della vergogna |
Musicisti:
Basso: Fabio Fraschini
Batteria: Giampaolo Rao
Chitarre: Gianluca D’Alessio, Fabrizio Guarino, Massimiliano
D’Ambrosio, Davide Vaccari
Violino: Stefano Tavernese
Fisarmonica: Desiree Infascelli
Bombardino: Ludovica Valori
Mandolino, Bouzuki e Kazoo: Davide Vaccari
Tastiere e Hammond: MarcoQuagliozzi
Banjo: Danilo Cartia
Violoncello: Marco Cecilia
Cori: Alessandro Facchini
Registrato e Mixato presso l’Emerald Studio Recording di
Roma da Fabio Fraschini e Luigi Colasanti Antonelli.
Mastering effettuato da Fabrizio De Carolis presso il Reference
Studio di Roma
Testi e musiche di Massimiliano D'Ambrosio, tranne "An Scathàn"
di Key McCharty/M. D'Ambrosio e "La scuola più strana
del mondo" di Stefano Benni/M.D'Ambrosio
Ospiti: Marino Severini in "Luna lunera"
Key McCharty in "An Scathàn"
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Tracklist
01. Sette notti senza luna
02. La danza immobile (l’amore ai tempi del
Folkstudio)
03. L’ufficiale
04. La via sul porticciolo
05. Cuore di ferro
06. La scuola più strana del mondo
07. Teresa Batista
08. Luna Lunera
09. An Scathàn (Lo specchio)
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Massimiliano
D'Ambrosio ha messo assieme un disco che è serio, divertente,
buffo, simpatico, profondo, sincero. Insomma, un gran bel disco,
fatto di poche cose, ma tutte giocate bene, anzi: come meglio non
si può. Solo nove le canzoni allineate, per un totale che
sa più di Lp chedella macrodisponibilità di tempo
di un cd e inq uesti nove brani alterna sentimenti, sensazioni,
stimoli e ambienti musicali. Si inizia con una breve ballata "Sette
notti senza luna" che riprende il gioco coi numeri tipico delle
canzoni popolari: "uno è il cielo col caprone d'oro
/ due le mani senza un lavoro / solo tre i dubbi del finanziere
/ quattro le giacche del contrabbandiere / cinque i sospiri davanti
al mare / amore mio non annegare / sono se le bocche della lussuria
/ e sette gli anni di sventura". Già una piccola delizia
che anticipa il sapore dei piatti più forti che usciranno
dalla cucina. Diciamo un' amuse-goule di classe.
Ma
già con secondo piatto si fa sul serio. E' un antipasto in
piena regola "La danza immobile"
(e il sottotitolo spiega che si tratta di "amore ai tempi del
Folkstudio"). Un ritmo lento che marca il passare del tempo
e il colore della nostalgia scandito dal ritmo cantilenante del
testo, ben scandito. Qualcosa di letteratura russa, un pizzico di
film francese "("Un cuore in inverno"?): "Tutto,
rinnegare tutto / per un po' di vita / tutto rinnegare tutto / tutta
la fatica / settimane ad aspettarsi / tanta strada per fermarsi
/ qua". Uno spiedino di capesante e scampi, con infuso
di mela verde e sedano rapa!
"L'ufficiale" scandisce il ritmo
del vino di accompagnamento. Dovrebbe essere vodka, vista la gogoliana
scrittura del brano, ma noi possiamo puntare su un bianco di frontiera,
zona isontina: diciamo "Braide alte" di Livon. "Sono
stato un ufficiale per piacere / il meglio della mia generazione
/ perché fosse chiaro che il potere / aveva fatto la sua
selezione / ma il potere ha perso un'occasione / sprecandomi in
un posto che odiavo / umiliandomi, mandandomi in pensione / senza
la stella in più che meritavo". La stella da jeune restaurateur,
gliela attribuiamo noi. Era dai tempi di De André che non
sentivamo un discorso così serio e motivato tra il potere
e suoi esecutori!
"La via sul porticciolo" è
un secondo antipasto, più tenue: liberamente ispirato a una
poesia di Lawrance Ferlinghetti, per non farsi mancare niente. "Stupenda
e incandescente / camicia aperta, seno quasi nudo / appende i suoi
peccati / appena un po' sbiancati / mi salva almeno in parte / mi
salva almeno in parte dal futuro". Noci di capesante in bagnetto
di topinambur.
"Cuore di ferro" è la
chiave di volta del disco, cui dona il nome. Siamo sempre sul versante
della malinconia e delle musiche pacate, al servizio di storie che
mantengono alto un appeal letterario. Ascoltare Massimiliano D'Ambrosio
in questo disco è come sfogliare un buon compendio di letteratura."potresti
abbassare la voce? /Ho male al cervello / Potresti gridare più
piano? / Lo so, non ne puoi fare a meno / ti piace cantare / seduto
a un altare / Potresti abbassare i tuoi occhi? / Mio figlio è
malato". Un piatto di spessore: linguine di gragnano con calamaretti
spillo e pasta di pane di Fobello.
Ma le canzoni ispirate a opere letterarie non finiscono qui, visto
che questo è il tono generale del disco. "La
scuola più strana del mondo" è
tratto, come testo, da una poesia di Stefano Benni e "Teresa
Batista", come è facile indovinare, è
liberamente ispirata al libro "Teresa Batista stanca di guerra"
di Jorge Amado. Mentre, tanto per gustare, "Luna
lunera" è introdotta da una frase di Federico
Garcia Lorca: " ... e la luna lunera, che sorriso aveva tra
le labbra".
"La scuola più strana del mondo"
è fresca e divertente, come un piatto di Oldani: anguria,
zafferano, funghi neri e riso, mentre "Teresa Batista"
è sinfonica ed epica: uno degli episodi più alti del
disco, da cui traspare il senso evidente del libro di Jorge Amado.
Merita una moqueca di granchi molli come quella che cucina Dona
Flor! "Luna lunera" che sa di
canto popolare e che mi ricorda, chissamai perché il ritmo
di "Volta la carta", si porta dietro l'aroma di dolce:
crema di latte montata con composta di pesca e marzapane, sfera
di cioccolato alla vaniglia e fiore croccante.
Infine, capitolo finale della degustazione "An
Sachàn": un armagnac!
Buone letture, buoni ascolti, grande degustazione, rilassata e intesa
e una buona capacità di cercare la melodia e di creare la
suggestione: queste riassumendo sono le qualità (e sono qualità
di eccellenza) che Massimiliano D'Ambrosio mette in mostra in questo
album, che è arrivato a fine 2009, ma che ho ascoltato bene
solo a inizio 2010. E per questo motivo finisce, per ora, tra gli
imperdibili di questa nuova stagione.
Massimiliano
D'Ambrosio
"Cuore di ferro"
Emerald records - 2009
Nei negozi di dischi
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