|
Tracklist
01.
Premesso che non so ballare… lascio?
02. Una rosa
03. Camera con vista
04. Musica per ballare
05. Giro di carte
06. Musica per sordi
07. E se questo e’ l’amore
08. Sirtaki!
09. Canzone intelligente
10. La coscienza degli ombrelli
11. Blu!
12. Maybeline
|
|
|
Sono
passati ormai cinque anni dal precedente album di Fabrizio Consoli
intitolato “18 piccoli anacronismi”, ottimo album caratterizzato
da una lunga gestazione, da brani molto concisi, da una dominante
decisamente crepuscolare che ha, però avuto per vari motivi
una scarsa diffusione.
Se già
il precedente album mostrava un ottimo lavoro, questo suo nuovo
progetto “Musica per ballare” è,
a maggior ragione, un disco da cercare subito e soprattutto da
ascoltare con urgenza, perché penso che il panorama della
canzone cosiddetta d’autore, abbia proprio “urgenza”
di dischi come questi, dischi che sappiano conciliare mirabilmente
sobrietà ed accuratezza linguistica, leggerezza strumentale
e ricami musicali curati nei minimi particolari, perfezione tecnica
e creatività artigianale.
In “Musica
per ballare” c’è soprattutto l’amore
ostinato per sonorità in perfetto equilibrio tra il migliore
cantautorato, raffinate sfumature jazz e nostalgie di Sudamerica
che hanno portato Fabrizio Consoli a coniare il gergo “dulcamara”,
che rende così bene l’idea di Sudamerica da lui ricercata,
una musicalità dolce ma assolutamente non stucchevole,
dal retrogusto amaro ma certamente non acre, un perfetto equilibrio
di spezie e di colori che non eccedono mai né verso un’abbagliante
solarità né verso un’oscura tetralità.
Non so se
sono riuscito a dare un’idea delle sensazioni raccolte nell’ascoltare
questo splendido disco, cui è necessario tributare la dovuta
attenzione, perché Fabrizio non canta mai con prepotenza
e la sua musica non vuole mai imporsi con la forza, saremo noi
ascoltatori a lasciargli strada a lasciargli aperta quella porta
che va dritta al cuore e che fa sì che quando scoppia l’amore
è un amore che non tradisce.
Il disco
si apre con una brevissima intro (appena 45”) dal titolo
“Premesso che so ballare… lascio?”.
La breve durata, la voce roca e sofferta di Fabrizio quasi coperta
dal crepitio tipico dei vecchi grammofoni sembra voler riallacciare
il discorso interrotto con il precedente disco, però poi
il segno inequivocabile di un importante evento nella vita di
Fabrizio, cioè il battito del cuore della figlia Alice
Luna registrato durante un’ecografia effettuata nel 5°
mese di gravidanza, ci porta dritti al nuovo lavoro, così
come una nuova creatura ha fatto irruzione nella vita di Fabrizio,
così una nuova creazione musicale ha preso forma.
Ma non c’è
il tempo di riprendersi dallo stupore e dall’emozione della
vita che un’altra emozione ci avvolge, “Rosa”
è, infatti, una grande canzone d’amore in bilico
tra rumba e beguine, il soggetto della rosa poteva essere tra
i più abusati in tema musical-letterario ed il rischio
di farne un pezzo banale era più che una remota possibilità,
ma qui Consoli è riuscito nel miracolo di creare un brano
che non fa rimpiangere né i grandi poeti né musicisti
del calibro di Capossela o Conte, anzi li tiene a debita distanza
con versi di tutto rispetto come questi “E’ la
mia unica rosa / Scandalosa radice / Matematica esplosa / Ubriaca
di tutto / S’innamora con niente / Terra nuda e farfalle
/ E negli occhi le stelle”.
C’è
ancora l’amore, motore del mondo in “Camera
con vista”, un brano ancora rivolto verso
il Sudamerica, ma con un po’ più di solarità
e leggerezza, personalmente amo molto questa bella immagine “Come
vorrei scrivere canzoni / Che emozionano anche i cani / Che colorino
le labbra / Alle ragazze sui balconi / Smetterò di camminare
/ Sulle nuvole di ieri / Di affittare desideri / Senza chiedermi,
l’amore… cos'è?”.
C’è
tutto invece tutto l’ardore e la passione insita nel ballo
in “Musica per ballare”, in cui ancor
più che altrove il clarinetto di Silvio Verdi, il contrabbasso
di Jino Touche e la fisarmonica di Beppe Sanzari sanno intrecciare
trame intrise di desideri sottesi fino alla magica conclusione
“E quando la notte cadrà sulle balere / X sempre
ritroverai / Passi stupendi nel blu / Seguendo briciole di arcobaleno”.
Trascinante,
caliente, quasi fosse uscita da un redivivo Buena Vista Social
Club, “Giro di carte” ci
fa apprezzare anche la bella voce di Simona Bencini intenta a
duettare con Fabrizio Consoli in questa altra bella canzone d’amore
che unisce un bel testo “Perché l’amore
è un giro di carte / Ti prego abbracciami forte / Che sia
un sogno e niente più” ad una musica che trascina
nel turbinio del ballo anche chi non ha la musica nelle gambe.
Con “Musica
per sordi” si passa a raffinate atmosfere
jazz, chitarra alla Franco Cerri, tromba con sordina, c’è
tutta l’aria fumosa e torbida dei jazz club ed il testo
è a tratti quasi tragicamente profetico sulle sorti della
musica d’autore “Sono lettere mai aperte / Dai
confini della notte / Rose nate nelle sabbie / Nelle nebbie di
Boheme / I poeti nessuno li vuol pagare” fino all’amara
conclusione “E dagli angoli e dai bordi / Una musica per
sordi / E ferraglia di ricordi / E che pace imbarazzante”.
Con “Sirtaki!”
è la musica allo stato puro a tener banco, se si eccettuano
le introduttive battute “Porca zozza fammela un po’
rifà” ed il “Rifalla un po’”,
poi è solo musica ed arpeggi da ovazione.
Ecco poi
un’altra chicca dell’intero lavoro, una cover certamente
non nuova per Consoli per chi l’ha ascoltato dal vivo, si
tratta di una versione molto decelerata di “La
canzone intelligente” della mitica coppia
comica Cochi e Renato, frutto del trio Jannacci, Ponzoni, Pozzetto
e summa della canzone d’autore demenziale ma impegnata,
seria ma comica, qui è affrontata in coppia con il comico-cantante
Alberto Patrucco e ne esce una raffinata canzone che fa decisamente
riflettere su quanto fosse anch’essa profetica.
Si entra
poi in un’atmosfera decisamente contiana con due brani molto
affascinanti “La coscienza degli ombrelli”
e “Blu!”, non siamo nel
campo dello scopiazzamento sono a mio parere due riuscitissimi
e raffinati omaggi all’arte del grande compositore astigiano.
Il primo
è un tango-beguine dall’atmosfera molto esotica e
testo che è una visione piena di sensualità e di
attesa che qualcosa nell’aria accada “C’è
stato un attimo in cui / La luce andava e veniva / Ma era un gran
bel vedere / Proprio quell’attimo in cui / Tutto era perso.
/ Ma si continuava a giocare / E’ stato l’attimo /
In cui era bellissima / E tutto poteva accadere”, farebbe
un gran figurone anche eseguita da una sostanziosa orchestra jazz.
Il secondo, ancora un brano sospeso tra rumba e tango, è
invece proprio un dichiarato omaggio all’arte del compositore
astigiano, come si deduce dalla dedica di Consoli riportata nel
libretto “… perché non capirò mai come
ha fatto un aguaplano ad atterrare nel monferrato astigiano”,
sin dal titolo riecheggia altri titoli contiani come “Blu
tango” o “Blu Haways”
ed anche i versi trasudano topos della poetica di Conte “Dal
delirio di terre che non hai / Nel cobalto dell’anima? /
Blu! Blu… / Lo scenario sommerso e muto / Sembra sia il
sonoro del Blu… / E all’improvviso, il paradiso del
Paso Doble è qui …”.
Il disco
si chiude poi con la stessa delicatezza e cura artigianale in
cui si era aperto, “Maybeline”
è un piccolo delicato brano “casalingo” nel
senso che è eseguito nella modalità più semplice
possibile, cioè voce e chitarra, con l’aggiunta però
di tazzine da caffè utilizzate come percussioni e l’utilizzo
dell’inglese anziché l’italiano come lingua.
Non penso
sia un caso l’utilizzo della lingua inglese, anzi questo
disco di Consoli ha secondo me tutte le carte in regola per puntare
anche al mercato discografico straniero, perché è
costruito su sonorità ammalianti, ballabili senza essere
puramente destinate al ballo, sia latineggianti sia più
ricercatamente jazz.
Non perdetevi
assolutamente questo disco, perché non sia mai, che la
canzone intelligente resti musica per sordi.
Fabrizio
Consoli
"Musica per ballare"
Novunque / Warner Chappell Musica Italiana - 2009
Nei migliori negozi di musica e su www.self.it