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Musicisti:
MEvasio Muraro: voce, chitarre acustiche
ed elettriche, basso
Daniele Denti: chitarre elettriche, tastiere, organo hammond
Alessandro Soresina: chitarra elettrica
Moreno Zaghi: chitarre elettriche
Fidel Fogaroli: pianoforte, rhodes
Paolo Montanari: organo hammond
Gaetano Liguori: pianoforte
Diego Galeri: batteria
Cesare Bernasconi: batteria
Stefano Bertoli: batteria
Francesco Capasso: basso
Marco Gamba: basso
Matteo Cominetti: basso
Michele Anelli: basso
Laura Morganti: voce
Produzione artistica:
Daniele Denti
Arrangiamenti: Evasio Muraro – Daniele Denti
Assistenti alla produzione: Jackson Fhivve / Michele Berti / Claudio
Conti
Registrato al Suonovivo Studio (Bergamo) da Dario Ravelli
Eccetto: Lello / Tuffati / Distratto - registrati al Torpedo Free
recordig Studio Vizzolo P. da Daniele Denti
Sovraincisioni registrate al T.F.R. Studio – Vizzolo P.
(MI) da Daniele Denti
Missato al Adesiva Discografica Studio da Paolo Iafelice
Pre-produzione: T.F.R. Studio (Vizzolo)-Roal Sound – Lodi
Produzione esecutiva per Fragile dischi: Daniele Denti
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Tracklist
01. Distratto
02. Miraggio
03. Semino errori
04. Un giorno
05. Hai aspettato
06. Lello
07. La fabbrica in silenzio
08. Raccolgo la vita
09. Il granchio
10. Osteria Italia
11. Tuffati
12. In equilibrio
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Ecco
un buon disco, fatto da un autore che non affolla certo gli scaffali
dei negozi e che con quello che abbiamo in mano è arrivato
solo al suo secondo disco da solista. Poi ci sono i lavori sui canti
partigiani con Michele Anelli e prima ancora quelli in gruppo con
i Settore Out. Evasio Muraro infatti non è per nulla un debuttante,
visto che è sulle scene da almeno 15 anni, ma "Canzone
per uomini di latta" suona fresco come un disco d'esordio,
ambizioso eppure ingenuo. Opera d'artista indubbiamente che tende
a svariare, a offrire un caleidoscopio della propria arte.
Infatti è un episodio a sè il primo brano "Distratto":
elettrico, fortemente cadenzato, dall'incedere rock che ricorda
più una garage band che un cantautore, ma non alieno da preziosismi.
"Distratto sei tu quando fermo al semaforo / vedi qualcosa
che cerca te / e un'ombra ti copre la luce vitale / ti copre fino
a star male // Perennemente,
quasi per sempre / sorretto, costretto da un guscio infrangibile
/ da un mondo invisibile / non vedi niente, di quella gente / ma
senti l'odore e rimandi tutto / alla tua solita diagnosi del dottore".
Dal secondo brano tutto cambia, l'approccio diventa acustico e,
peraltro paradossalmente, i testi meno limpidi. "Verso
un miraggio, maestoso incedere sulla strada / ricordo capanne
costruite per gioco, paesaggio fantastico / era sicura la nostra
innocenza, le corse affannate al rientro / mentre un rosso tramonto,
riempiva quegli occhi felici" ("Miraggio").
Le atmosfere sono acustiche, le immagini richiamano il mondo infantile
(con tocchi alla Mogol/Battisti), ma il tono di fondo non è
sereno.
Ci sono voluti nove anni a dare un seguito a "Passi"
(2000), anni occupati da tre uscite: "Canti di lavoro
in Lombardia", "Festa d'aprile"
e il recentissimo "Nome di battaglia: briganti!",
questi ultimi due con il fido Michele Anelli con cui ha militato
come bassista nei Groovers. Gli ultimi due anni sono stati dedicati
a lavorare a "Canzoni per uomini di latta"
e i risultati si vedono. E' un disco che più si va avanti
negli ascolti e più cresce e si afferma come un prodotto
originale che assomiglia poco ad altro che abbiamo ascoltato, sia
di qua che di là dall'Oceano. Un perfetto disco da outsider,
ma forse in America si direbbe da outlaw, da fuorilegge delle canzone.
E infatti le canzoni mutano man mano, per piccoli scivolamenti qualitativi:
dal country cantautorale, al blues, al fingerpicking, al rock, a
un tocco di sofisticato jazz, fino a un piccolo e piacevole tentativo
di rap che sfocia in un ritornello cantato ("Osteria
Italia"). Proprio quest'ultima, che porta il bellissimo
sottotitolo di "canzone d'amore traditore, tra
un bicchiere di vino e l'altro", è il
brano più politico dell'album:
"Puoi
dire quel che vuoi, che son scappati i buoi
puoi dire quel che sai, tanto non impari mai
puoi alzare il bicchiere e metterti a sedere
puoi guardare la caduta e prescriverti la dieta
puoi dire quel che vuoi, tanto sono affari tuoi
puoi scrivere nel cielo e lisciare tutto il pelo
puoi tentare di trattare poi restare ad aspettare
puoi dire quel che vuoi, smentire tutto prima o poi
puoi stare tranquillo, fino al prossimo squillo
arriverà il momento di guardare in faccia al conto".
Ma
non è la sola canzone di valore del lotto. Senza stare
a esagerare e parlare di capolavori, si può però
essere certi di trovarci di fronte a un autore ritrovato. Se "Passi"
infatti aveva fatto ben sperare, "Canzoni per uomini
di latta" è una piacevolissima conferma (o
riscoperta). Il problema resta, come sempre, lo stesso: come fare
a far conoscere lavori come questo che superano il blocco imposto
alle nostre orecchie di latta dall'establishment radiofonico?
Struggente tra i brani "La fabbrica in silenzio",
cantata in parte da Laura Morganti, triste cronaca e quanto mai
attuale di un posto di lavoro perso; a suo modo un altro canto
di lavoro (o di dis-lavoro) della Lombardia,
"La
fabbrica in silenzio
toglie il respiro col suo fumo denso
parole non dette, speranze cancellate
e nomi di uomini sparsi tra le pagine di un giornale
e
la fabbrica rimane in silenzio
non sarà più come prima, nemmeno per un momento
persa
tra i tubi arrugginiti
come perso tu che eri uomo
ora sei due righe di un giornale"
Ma i testi da soli, con qualche pretesa poetica, ma in fondo ingenui,
non bastano a dare la portata del lavoro di Evasio. Sono le atmosfere
delle canzoni a fare il prodotto nella sua totalità: testi,
musiche e interpretazione. Anche questo è un risultato
sorprendente di questo lavoro: una maturità espressiva
a lungo coltivata e infine acquisita che, dicono gli esperti,
guadagna ulteriormente nelle esibizioni dal vivo, dove l'abilità
chitarristica di Muraro ha modo di farsi maggiormente notare.
Il disco, comunque ben prodotto e ben strumentato, è costruito
in modo semplice e le canzoni sono tutte in grado di farsi apprezzare:
la tenera "Lello", l'intensa
"Il granchio", la profonda
"Tuffati", l'esile "In
equilibrio".
Un insieme di dodici canzoni che, se non rappresentano il meglio
di quanto attualmente giri in Italia sotto il profilo cantautorale,
di sicuro rappresentano una costola nobile di questo movimento.
Per pensare, per ascoltare, per sentire, per ricordare. E soprattutto
per non svendere proprio subito la nostra anima agli uomini di
latta.
Evasio Muraro
"Canzoni per uomini di latta"
Fragile/Universal - 2009
Nei negozi di dischi e sul
sito
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