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Tracklist
01. Amanti distanti
02. Scusa
03. L’oriente del nord
04. Una questione di educazione
05. Vagon lit
06. Sbagliare d’autobus
07. Passeggiando
08. Scarpe rotte
09. Aspettando su una pensilina
10. Il tempo perso
11. Quello che manca
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“A
ispirare il titolo una frase di Alejandro Jodorowsky: «
… tutto ciò che si fa, prima o poi scompare e lascia
dentro di noi un’enorme depressione ...tramite le arti ho
cercato una "aspirina metafisica" … ».
Così giustifica la scelta di questo
curioso titolo Augusto Forin, cantautore genovese,
che pubblica il suo primo album ufficiale “Aspirina
metafisica” all’età di 53 anni.
In realtà, per chi già lo conosce, sa che non si tratta
di un vero e proprio esordio perché Augusto bazzica l’ambiente
musicale da molti anni, ha alle spalle almeno un paio di registrazioni
“caserecce”, concerti sporadici un po’ ovunque
ed una finale al Bindi nel 2007 con il brano Amanti
distanti che tra l’altro apre questo disco che
può quindi essere considerato più un fare il punto
della situazione che un vero e proprio primo disco.
Vorrei però tralasciare per il momento il
discorso musicale, per cogliere alcuni aspetti davvero curiosi
ed originali del packaging, innanzitutto il formato che
riprende il classico 31x31 cm delle custodie dei vecchi LP, richiamando
sensazioni ormai perdute anche al tatto, grazie alla consistenza
cartacea di ottima qualità. La copertina, realizzata da
“Ilpigiamadelgatto” di Genova, studio grafico dello
stesso Augusto e della sua compagna Patrizia Biaghetti, ritrae
un vero e proprio caos di oggetti sparsi, ma una cosa che mi è
balzata subito all’occhio è l’assenza quasi
totale di oggetti ormai quotidiani a tutti, ossia cellulari, notebook,
ecc.; vi si trovano invece oggetti come una reflex Olympus, una
macchina per scrivere, una copia del Corrierino dei Piccoli, una
copia del testo “Spagna veloce e toro futurista”
di Marinetti, in quest’ultimo caso un futuro
che è già passato, un po’ come nei paradossi
di Carmelo Bene.
Ecco allora che prende forma il concetto di canzoni
come un’aspirina metafisica contro la naturale depressione
di chi vede che tutto ciò cui era legato ed affezionato,
prima o poi scompare, lasciando un vuoto incolmabile, un senso
di inutilità, ma soprattutto un senso di incapacità
di reagire, di mettere in moto una ribellione sia pur solo mentale.
È però quasi giunta l’ora di
metterlo nel lettore, perché sebbene appaia a prima vista
come un tradizionale LP, trattasi comunque di CD e qui mi sento
di fare un appunto, forse l’unico al progetto: se l’idea
del maxi-formato è, infatti, molto originale e attraente,
all’atto pratico così com’è realizzata
diventa un po’ un limite nella fruizione del disco, io stesso
ad esempio mi sono portato a spasso il CD più volte tra
auto, stereo di casa e pc e devo dire che una volta estratto dalla
bella confezione, è molto vulnerabile: perché non
si è pensato di creare una custodia in cartoncino all’interno
della custodia esterna, un po’ alla maniera di "Akuaduulza"
di Van De Sfroos?
Particolari tecnici a parte, il progetto “Aspirina
metafisica” presenta altre curiosità come
lo svolgersi dell’intera scaletta senza soluzione di continuità,
i brani sono stati uniti fra loro da registrazioni d’ambiente
che hanno contribuito a rendere più conviviali e familiari
i singoli pezzi.
Così come appare subito evidente, a chi
conosceva già buona parte del programma proposto, che il
tutto è stato riarrangiato per l’occasione. L’incontro
tra Forin e il pianista jazz Roberto Logli (autore
degli arrangiamenti) ha fruttato una nuova ventata latin-jazz
all’intero lavoro, grazie all’uso sapiente del piano
suonato da Logli stesso e delle percussioni di Marica
Pellegrini e Marco Fadda, ecco che i
brani si sono così trasformati d’incanto in ottimi
ballabili, latineggianti si, ma senza strafare, mentre una sfumatura
vintage è stata loro donata dalla presenza di numerosi
coretti femminili.
Qualcuno forse penserà già che mi
stia dilungando per evitare di parlare delle canzoni vere e proprie,
che sono poi il vero motivo per cui uno acquista o no un disco,
non è così.
Voglio solo rinunciare al consueto passaggio in
rassegna dei singoli brani perché sono in fondo tutti di
ottima fattura e mi troverei davvero in imbarazzo, se mi chiedessero
cosa non funziona in questo disco.
Piuttosto, vorrei sottolinearne alcuni passaggi
di particolare rilievo tipo i versi “e io nonostante
gli sforzi non riesco a seguirle ste masse / ma sono solo parole,
e hanno le gambe corte” in Scusa
che evidenziano un dichiarato stato di inadeguatezza dell’auto
a capire il mondo circostante, che mi ricorda un po’ il
“Se gli dicessi che li odio non lo so se mi saprebbero
capire / ma se gli urlassi in faccia che li amo chi lo sa se mi
starebbero a sentire” di Max Manfredi
ne "Il regno delle fate".
A proposito dell’amico Max Manfredi, da segnalare
il suo duettare con Forin in "Sbagliare d’autobus",
di cui è anche autore del testo, un pezzo che racconta
in modo particolare dell’attesa di un autobus, l’errore
commesso di prendere un autobus sbagliato e l’accorgersene
quando si è ormai al capolinea, una metafora in cui credo
si siano riconosciuti in tanti, “un’attesa ma
sbagliare d'autobus, si a volte capita / Si è troppo timidi,
non c'è più dialogo”, ecco un altro male
di questa società, l’incomunicabilità.
Credo poi che "Scarpe rotte"
sia un pezzo di classe, è un brano triste e nostalgico,
preceduto da un breve brano solo strumentale dalla sonorità
graffiata, come uscisse da un vecchio grammofono e contiene almeno
due splendide riflessioni “Ma fuori dalla porta ci sta
il mare / che è una scusa buona per camminare / una valigia
vuota pronta per restare”, il desiderio mai sopito
di cambiare vita senza poi averne il coraggio e “Perché
il tempo che passa / le cose le sposta / e quello che cerchi ora
qui non c'è più”, ossia la perdita dei
propri punti fermi, paletti spazzati via inesorabilmente dal tempo
che passa. Toccante!
In "Il tempo perso",
forse il pezzo più lento e personale dell’intero
lavoro, c’è credo la chiave di lettura dell’intero
lavoro, “Poi chi mi vedrà sarà convinto
/ di avermi parlato a lungo / in chi mi vedrà nascerà
il dubbio / di avermi già conosciuto!”, questo
è, infatti, l’effetto che ho provato prestando ascolto
a questo disco “d’esordio” di Forin.
Chiude infine il disco la canzone "Quello
che manca" che recita “c'è
bisogno di mettersi al vento / con una musica che ci conforti
/ con un ritmo che ci trasporti, via, via, via / Ma è quel
che manca, è quel che manca / è quel che manca ad
ogni età”, sacrosanta verità che condivido
in pieno, come ovviare però o almeno cercare di rimediare
a questo senso di vuoto?
Beh, forse questa “Aspirina Metafisica”
non sarà la panacea di ogni male, non ci salverà
certo dall’imminente e minacciata pandemia, però
forse potrà aiutare tutti noi a sentirci meno soli nonostante
Facebook, Myspace e tutto il resto del mondo virtuale, meno fuori
tempo in un mondo che ci corre sempre avanti senza lasciarsi raggiungere
mai e per di più, è una cura che non ha controindicazioni…
Fatevela prescrivere dal vostro cuore!
Augusto
Forin
"Aspirina metafisica"
Autoprodotto - 2009
In alcuni negozi di dischi oppure online