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Le BiELLE RECENSIONI
Massimiliano Larocca: "La breve estate"
Bello, ma ingenuo. Ingenuo e perciò bello.
di Giorgio Maimone


Ascolti collegati


Massimiliano Larocca
Il ritorno delle passioni

Massimo Chiacchio
Sasso

Del Sangre
Un nome a ogni pioggia

Tiziano Mazzoni
Zaccaria per terra

Lino Straulino
Fur dai Dincj

Andrea Parodi
Soldati

 

Musicisti:
Massimiliano Larocca: chitarra e voce
Gianfilippo Boni: pianoforte, tastiere, rhodes
Nico Gori: sax, clarinetto
Lorenzo Forti: basso
Alessandro Potini: Batteria
Matteo Giannetti: Contrabbasso

Luca Mirti (Del Sangre) : cori
Matteo Addabbo: hammond, tastiere
Claudia Rizzitelli: violino
Roni Beraha: violoncello
Rodolfo Sarli: Trombone, basso tuba
Francesco Masi: tromba
Marco Barsanti: batteria

Collaboratori: Andrew Hardin (chitarrista americano collaboratore di lunga data di Tom Russell), Joel Guzman (uno dei più grandi fisarmonicisti al mondo nonchè musicista per Joe Ely, Los Lobos, Los Super Seven e molti altri), Radoslav Lorkovic (già con Greg Brown, Jimmy Lafave e Andy White), Lino Straulino, Carlo Muratori, Riccardo Tesi, Maurizio Geri, Nico Gori, Marco "Python" Fecchio, Max De Bernardi, Del Sangre e Andrea Parodi.



Testi e musiche di Massimiliano Larocca (tranne La petite promenade du poete - Testo di Dino Campana, tratto dai Canti Orfici)
Prodotto da Massimilano Larocca e Gianfilippo Boni
Arrangiato da Massimiliano Larocca tranne "Naima mundi" (Straulino) e "La peteite promenade" (Maurizio Geri)



Tracklist

01 - Un'altra città
02 - Terra di abbondanza
03 - L'uomo qualunque
04 - I ragazzi del vicolo
05 - La breve estate
06 - Maria delle montagne
07 - Anima Mundi
08 - La petite promenade dù poetè (testo di Dino Campana)
09 - Un uomo in rivolta
10 - Tristessa
11 - Svegliati nino
12 - Dimmi tu, fiore
13 - Le ceneri di Pasolini (lettera dal DopoStoria)
14 - Il nome delle cose

Dividiamo subito i discorsi. C'è la musica e ci sono i testi. Ci sono le intenzioni e ci sono le realizzazioni. Ci sono la voce e ci sono le canzoni. Massimiliano Larocca mi piace molto, ha una grande voce, molta voglia di fare e un gran bel talento, anche per la socialità, che lo spinge a diventare in questo caso una sorta di "Zucchero della musica alternativa". Tutto quello che di buono gira per il mondo della musica lo si trova dentro questo disco e non è poco. L'album è bello, pur venendo dopo un esordio coi fiocchi come "Il ritorno delle passioni". Ma non è un disco esente da pecche.

D'altra parte gli amici lo sanno. Peggio che per i nemici. Dagli amici si pretende di più E Massimiliano Larocca ha di tutto per fare di più. Se avessi ascoltato un disco nuovo, di un cantautore sconosciuto, che suonasse come "La breve estate" avrei strillato al miracolo. Ma per Larocca è il secondo (o terzo) disco. Dipende se consideriamo l'esordio semiclandestino su poesie di Dino Campana oppure no. Massimilano è prima di tutto attento ascoltatore, poi grande lettore, infine appassionato di musica Americana. In questo caso ha messo insieme un disco che musicalmente è un piccolo gioiello, ma sui testi avrebbe dovuto lavorare di lima. Come nella title track dove la foga per quello che si vuole dire, più che la cura per quello che si può dire, lo spinge a violare ripetutamente la metrica (dirà che non gliene cale, ma non credo. Dirà che lo faceva pure De André e questo è vero. Ma l'esito era migliore).

Per togliere qualsiasi dubbio diamo subito le stellette che sono almeno quattro a stare stretto. Perché "La breve estate" è vario, suonato benissimo, a 360 gradi attraverso i sentieri della musica americana, ma anche italiana, dalla popolare, al rock, al country, alla musica manouche alla Django Reinhard (oh, guarda chi c'è alla chitarra e alla produzione di Petit promenade? Maurizio Geri!).

Il disco contiene 14 canzoni incentrate sul tema della perdita dell'Innocenza nel Mito, nella Storia e in Letteratura. Un'abbondanza di maiuscole che fa intuire più che qualche ambizione nella realizzazione, per cui è naturale che qualche bacchettata arrivi, ma solo per il dispiacere che le cinque stelle siano state mancate di così stretta mira! Di ascolto in ascolto peraltro il piacere cresce costantemente: Massimiliano ha voce profonda e calda, un'ottima scelta di armonie e passioni letterarie intense (da Dino Campana a Pasolini).

Perché allora forzare? Facciamo una piccola silloge partendo dalla prima canzone:"Un'altra città", un bel folk-rock chitarristico dagli ampi significati: canzone di viaggio, di treni che partono (dalla finestra?) e ti portano lontano. Ma perché "un tempo eri il re del quartiere /offrivi sempre da bere agli amici e ai parenti"? Offrivi da bere! Basta. "La breve estate" è ricca di queste forzature: "Era un ragazzo senza nome / che amava il mare e la rivoluzione / e non faceva distinzione tra le favole e la bugia e la bugia". Si passa dal novenario all'endecasillabo per mettere dentro per forza "il mare" o per ripetere bugia. Ma queste sono imprecisioni. Invece in "Un uomo in rivolta" il problema si fa sostanziale: la ricerca della rima baciata (Larocca c'ha la fissa) rischia di togliere senso a quello che viene detto. Io il significato della canzone non sono riuscito a trovarlo. Sento solo queste rime banali che chiunque potrebbe immaginare: "Mentre intorno tutto tace / nella guerra e nella pace / è solo un uomo che all'oltraggio / contrappone il suo miraggio / il suo nome e la sua faccia / le sue gambe e le sue braccia / quando il calcolo dei giorni / ha perduto i suoi contorni / è il momento della svolta /per un uomo in rivolta". C'è un senso? Massimiliano aiutami tu! Io non lo vedo. Mi sembra un brano di Cammariere! Comunque "Un uomo in rivolta" è globalmente l'episodio più infelice di un disco che invece è tutto da godere. Anche se l'uso della rima è come il ralenty nei filmati: andrebbe rigorosamente regolamentato.

Passiamo alle perle, che sono molte: "Tristessa", canzone di confine messicana dalla densa atmosfera, accentuata dall'organetto di Joel Guzman. "Dimmi tu, fiore" un bluegrass incrociato con la tradizione popolare italiana, dove il banjo si sposa con mandolino e fiati, suonato come dio comanda. Un orgasmo! Come se Massimo Bubola si fosse ibridato con Davide Van De Sfroos, offrendo il meglio di entrambi. "Le ceneri di Pasolini (lettera dal DopoStoria)" è un grande brano, riflessivo e intenso, condotto dal piano e dall'organetto di Riccardo Tesi. "I ragazzi del vicolo" è meravigliosa: nasce quasi come brano do-wap e dopo un minuto cambia completamente vestito: cantato a due voci con Andrea Parodi, diventa un valzer di campagna. La voce nell'intro è di Luca Mirti dei Del Sangre. "Maria delle montagne" ha il passo giusto della musica popolare. "Anima mundi", con la partecipazione di Lino Straulino e Carlo Muratori, risente delle passioni sixty e tardo-psichedeliche di Lino, soprattutto nella musica e suona nitida e affilata. Potente invece "Terra di abbondanza" con la slide di Marco Phyton Fecchio. Ma, forse la mia preferita del lotto, è "La petite promenade du poete" con testo tratto dai Canti Orfici di Dino Campana e resa al meglio dalla chitarra di Maurizio Geri e dal clarinetto di Nico Gori.

Quasi un'ora di musica, un'offerta abbondante e variegata da parte di uno dei migliori esponenti di quel nuovo rock italiano che tiene almeno un'orecchio e metà del cuore oltre Atlantico. Se solo tenesse a freno le rime ... Sono 300 anni che si scrivono canzoni, ogni giorno escono 170 libri e pare siano 10 mila le poesie quotidiane di professionisti e dilettanti. Quante volte pensate che cuore rimi con amore? O oltraggio con miraggio? Troppe.

Massimiliano Larocca
"La breve estate"
Pomodori Music- 2008
Ai concerti o sul sito

Sul web
Sito ufficiale
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Ultimo aggiornamento: 18-04-2008
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