Ascolti collegati
Massimiliano Larocca
Il ritorno delle passioni |
Massimo
Chiacchio
Sasso |
Del Sangre
Un nome a ogni pioggia |
Tiziano Mazzoni
Zaccaria per terra |
Lino Straulino
Fur dai Dincj |
Andrea Parodi
Soldati |
Musicisti:
Massimiliano Larocca: chitarra e voce
Gianfilippo Boni: pianoforte, tastiere, rhodes
Nico Gori: sax, clarinetto
Lorenzo Forti: basso
Alessandro Potini: Batteria
Matteo Giannetti: Contrabbasso
Luca Mirti (Del Sangre) : cori
Matteo Addabbo: hammond, tastiere
Claudia Rizzitelli: violino
Roni Beraha: violoncello
Rodolfo Sarli: Trombone, basso tuba
Francesco Masi: tromba
Marco Barsanti: batteria
Collaboratori: Andrew Hardin (chitarrista americano collaboratore
di lunga data di Tom Russell), Joel Guzman (uno dei più
grandi fisarmonicisti al mondo nonchè musicista per Joe
Ely, Los Lobos, Los Super Seven e molti altri), Radoslav Lorkovic
(già con Greg Brown, Jimmy Lafave e Andy White), Lino Straulino,
Carlo Muratori, Riccardo Tesi, Maurizio Geri, Nico Gori, Marco
"Python" Fecchio, Max De Bernardi, Del Sangre e Andrea
Parodi.
Testi e musiche di Massimiliano Larocca (tranne La petite promenade
du poete - Testo di Dino Campana, tratto dai Canti Orfici)
Prodotto da Massimilano Larocca e Gianfilippo Boni
Arrangiato da Massimiliano Larocca tranne "Naima mundi"
(Straulino) e "La peteite promenade" (Maurizio Geri)
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Tracklist
01 - Un'altra città
02 - Terra di abbondanza
03 - L'uomo qualunque
04 - I ragazzi del vicolo
05 - La breve estate
06 - Maria delle montagne
07 - Anima Mundi
08 - La petite promenade dù poetè (testo
di Dino Campana)
09 - Un uomo in rivolta
10 - Tristessa
11 - Svegliati nino
12 - Dimmi tu, fiore
13 - Le ceneri di Pasolini (lettera dal DopoStoria)
14 - Il nome delle cose
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Dividiamo
subito i discorsi. C'è la musica e ci sono i testi. Ci sono
le intenzioni e ci sono le realizzazioni. Ci sono la voce e ci sono
le canzoni. Massimiliano Larocca mi piace molto, ha una grande voce,
molta voglia di fare e un gran bel talento, anche per la socialità,
che lo spinge a diventare in questo caso una sorta di "Zucchero
della musica alternativa". Tutto quello che di buono gira per
il mondo della musica lo si trova dentro questo disco e non è
poco. L'album è bello, pur venendo dopo un esordio coi fiocchi
come "Il ritorno delle passioni". Ma non è un disco
esente da pecche.
D'altra parte gli amici lo
sanno. Peggio che per i nemici. Dagli amici si pretende di più
E Massimiliano Larocca ha di tutto per fare di più. Se avessi
ascoltato un disco nuovo, di un cantautore sconosciuto, che suonasse
come "La breve estate" avrei strillato
al miracolo. Ma per Larocca è il secondo (o terzo) disco.
Dipende se consideriamo l'esordio semiclandestino su poesie di Dino
Campana oppure no. Massimilano è prima di tutto attento ascoltatore,
poi grande lettore, infine appassionato di musica Americana. In
questo caso ha messo insieme un disco che musicalmente è
un piccolo gioiello, ma sui testi avrebbe dovuto lavorare di lima.
Come nella title track dove la foga per quello che si vuole dire,
più che la cura per quello che si può dire, lo spinge
a violare ripetutamente la metrica (dirà che non gliene cale,
ma non credo. Dirà che lo faceva pure De André e questo
è vero. Ma l'esito era migliore).
Per togliere qualsiasi dubbio diamo subito le stellette che sono
almeno quattro a stare stretto. Perché "La breve
estate" è vario, suonato benissimo, a 360 gradi
attraverso i sentieri della musica americana, ma anche italiana,
dalla popolare, al rock, al country, alla musica manouche alla Django
Reinhard (oh, guarda chi c'è alla chitarra e alla produzione
di Petit promenade? Maurizio Geri!).
Il disco contiene 14 canzoni incentrate sul tema della perdita dell'Innocenza
nel Mito, nella Storia e in Letteratura. Un'abbondanza di maiuscole
che fa intuire più che qualche ambizione nella realizzazione,
per cui è naturale che qualche bacchettata arrivi, ma solo
per il dispiacere che le cinque stelle siano state mancate di così
stretta mira! Di ascolto in ascolto peraltro il piacere cresce costantemente:
Massimiliano ha voce profonda e calda, un'ottima scelta di armonie
e passioni letterarie intense (da Dino Campana a Pasolini).
Perché allora forzare? Facciamo una piccola silloge partendo
dalla prima canzone:"Un'altra città",
un bel folk-rock chitarristico dagli ampi significati: canzone di
viaggio, di treni che partono (dalla finestra?) e ti portano lontano.
Ma perché "un tempo eri il re del quartiere /offrivi
sempre da bere agli amici e ai parenti"? Offrivi da bere! Basta.
"La breve estate" è ricca
di queste forzature: "Era un ragazzo senza nome / che amava
il mare e la rivoluzione / e non faceva distinzione tra le favole
e la bugia e la bugia". Si passa dal novenario all'endecasillabo
per mettere dentro per forza "il mare" o per ripetere
bugia. Ma queste sono imprecisioni. Invece in "Un
uomo in rivolta" il problema si fa sostanziale:
la ricerca della rima baciata (Larocca c'ha la fissa) rischia di
togliere senso a quello che viene detto. Io il significato della
canzone non sono riuscito a trovarlo. Sento solo queste rime banali
che chiunque potrebbe immaginare: "Mentre intorno tutto
tace / nella guerra e nella pace / è solo un uomo che all'oltraggio
/ contrappone il suo miraggio / il suo nome e la sua faccia / le
sue gambe e le sue braccia / quando il calcolo dei giorni / ha perduto
i suoi contorni / è il momento della svolta /per un uomo
in rivolta". C'è un senso? Massimiliano aiutami
tu! Io non lo vedo. Mi sembra un brano di Cammariere! Comunque "Un
uomo in rivolta" è globalmente l'episodio
più infelice di un disco che invece è tutto da godere.
Anche se l'uso della rima è come il ralenty nei filmati:
andrebbe rigorosamente regolamentato.
Passiamo alle perle, che sono molte: "Tristessa",
canzone di confine messicana dalla densa atmosfera, accentuata dall'organetto
di Joel Guzman. "Dimmi tu, fiore"
un bluegrass incrociato con la tradizione popolare italiana, dove
il banjo si sposa con mandolino e fiati, suonato come dio comanda.
Un orgasmo! Come se Massimo Bubola si fosse ibridato con Davide
Van De Sfroos, offrendo il meglio di entrambi. "Le
ceneri di Pasolini (lettera dal DopoStoria)"
è un grande brano, riflessivo e intenso, condotto dal piano
e dall'organetto di Riccardo Tesi. "I ragazzi del
vicolo" è meravigliosa: nasce quasi come
brano do-wap e dopo un minuto cambia completamente vestito: cantato
a due voci con Andrea Parodi, diventa un valzer di campagna. La
voce nell'intro è di Luca Mirti dei Del Sangre. "Maria
delle montagne" ha il passo giusto della musica
popolare. "Anima mundi", con
la partecipazione di Lino Straulino e Carlo Muratori, risente delle
passioni sixty e tardo-psichedeliche di Lino, soprattutto nella
musica e suona nitida e affilata. Potente invece "Terra
di abbondanza" con la slide di Marco Phyton Fecchio.
Ma, forse la mia preferita del lotto, è "La
petite promenade du poete" con testo tratto dai
Canti Orfici di Dino Campana e resa al meglio dalla
chitarra di Maurizio Geri e dal clarinetto di Nico Gori.
Quasi un'ora di musica, un'offerta abbondante e variegata da parte
di uno dei migliori esponenti di quel nuovo rock italiano che tiene
almeno un'orecchio e metà del cuore oltre Atlantico. Se solo
tenesse a freno le rime ... Sono 300 anni che si scrivono canzoni,
ogni giorno escono 170 libri e pare siano 10 mila le poesie quotidiane
di professionisti e dilettanti. Quante volte pensate che cuore rimi
con amore? O oltraggio con miraggio? Troppe.
Massimiliano Larocca
"La breve estate"
Pomodori Music- 2008
Ai concerti o sul sito
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